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Canali di Bologna in mostra all’Opificio delle Acque

di Libera
l'Opificio delle Acque è ben visibile in questo scatto d'epoca con il canale in Via della Grada

Una splendida mostra fotografica, dedicata agli interventi di copertura eseguiti sui canali di Bologna nel corso del Novecento, è stata allestita presso l’Opificio delle Acque.

Il percorso espositivo, che occupa parte dell’edificio di Via della Grada, è stato curato da Maria Cecilia Ugolini e Stefano Pezzoli.

I circa ottanta scatti, rigorosamente in bianco e nero, sono disposti in ordine cronologico e ripercorrono le tappe di quel lungo processo di trasformazione urbanistica, che ha cambiato per sempre il volto di Bologna.

Attraverso le immagini, il visitatore viene infatti catapultato in una città che quasi stenta a riconoscere.

È una dimensione parallela, dove l’asfalto lascia il posto a canalette colme d’acqua ed i parcheggi sono soppiantati da pubblici lavatoi.

Solo inquadrando con il proprio smartphone il QR code posizionato presso ciascuno degli scatti, è infatti possibile collocare ogni scorcio all’interno dell’attuale stradario cittadino.

Sembra incredibile, non è vero?

Cerchiamo di saperne di più!

L’Opificio delle Acque e i canali di Bologna

L’Opificio delle Acque (o della Grada) fu costruito nel 1681 in prossimità del punto in cui il canale di Reno fa il suo ingresso a Bologna.

La presenza di paratoie, tuttora attive, consentiva di regolare la portata dell’acqua.

Da qui, grazie ad un fitto reticolato di condotti, veniva distribuita a tutte le realtà produttive locali.

Ancora oggi del resto, proprio di fronte all’entrata dell’ex conceria, è visibile la grata in ferro anticamente adoperata per evitare che sedimenti e detriti finissero nel canale.

L’attività di pellacaneria, tra le più importanti della città, chiuse solo nel 1841.

Quindi, venne dapprima convertita in Molino da grano e poi in Pila da Riso.

Nel 1892, a seguito di un incendio, la ruota idraulica fu rimossa (oggi ne è esposto un modello perfettamente funzionante) e gran parte dell’edificio venne ricostruito.

Per sfruttare l’acqua del canale, l’Istituto Ortopedico Rizzoli decise di affittare i locali e realizzare una centrale idroelettrica, che potesse fornire l’energia necessaria per alimentare la prima sala a raggi X.

L’impianto, dotato di turbine, rimase in funzione dal 1899 al 1926.

Dopo l’ultimo restauro, affidato all’architetto Francisco Giordano e terminato tra il 2018 ed il 2020, l’Opificio delle Acque è tornato in funzione, ma in una veste del tutto nuova.

È diventato la sede di Canali di Bologna, gestore unico del sistema idraulico artificiale cittadino.

Il piano terra però è aperto al pubblico ed ospita spesso congressi e mostre, con l’obiettivo di avvicinare la collettività al glorioso passato, ancora poco noto, di Bologna intesa come città d’acqua.

Canali di Bologna: da quando e perché sono nascosti

La prima copertura dei canali che attraversavano l’area nord-occidentale di Bologna, risale alla fine dell’Ottocento.

All’epoca, il Piano Regolatore e di Ampliamento della città (1889), stabilì con urgenza il risanamento della zona anticamente destinata agli opifici, ritenuta malsana, tramite la costruzione di una rete stradale.

Tali interventi erano considerate di pubblica utilità in seguito all’entrata in vigore della cosiddetta Legge Napoli (15 Gennaio 1885), promulgata in occasione dell’epidemia di colera che colpì la città partenopea.

un tratto degli antichi canali di Bologna

Questa norma prevedeva la possibilità di demolire e ricostruire intere aree urbane per uno scopo di tipo sociale, quale era appunto il risanamento.

Per realizzare il nuovo cavalcavia sulla ferrovia cittadina, bisognava necessariamente terminare Via Indipendenza, l’attuale arteria principale di Bologna, e la vicina Piazza XX Settembre.

Nel 1925 dunque, si decise di coprire completamente un tratto di 150 metri del canale delle Moline e del torrente Aposa, nei pressi di Porta Galliera.

Pensate: la nuova area coperta rimase vuota fino al 1937, quando fu costruito il Palazzo della Gioventù Italiana del Littorio, abbattuto nel 1957 e sostituito dall’attuale Autostazione.

Il Canale Cavaticcio e l’antico Porto di Bologna

Il Canale Cavaticcio, derivazione di quello di Reno, fu adoperato nel corso del XIII secolo, per alimentare il canale Navile e le attività produttive collocate lungo il suo corso.

Qui nel 1548, Jacopo Barozzi detto il Vignola, progettò quello che di fatto era l’antico Porto cittadino.

Per completare Via don Minzoni fino a Viale Pietramellara tuttavia, si dovette procedere con diversi abbattimenti.

Vennero rasi al suolo: l’edificio della Dogana, punto di arrivo e partenza delle merci, la Porta che consentiva il passaggio delle imbarcazioni, la casa del custode e la Chiesa del SS. Crocifisso del porto.

Fortunatamente si riuscì a portare in salvo un altorilievo in terracotta raffigurante la Madonna con bambino e gli arcangeli Michele e Gabriele.

Questo ex voto, posto sulla facciata dell’edificio doganale nel 1667, venne trasferito presso il palazzo comunale.

Le ruspe risparmiarono una sola costruzione.

Si tratta della Salara, un magazzino dei sali e dei grani, risalente alla seconda metà del Settecento e restaurato trent’anni fa.

Grazie alla presenza di un dislivello di circa 15 metri tra il piano di scorrimento dei Canali del Cavaticcio e del Reno, nel 1994 il Comune ha installato una centrale idroelettrica in concomitanza del salto d’acqua.

Il viadotto tamponato di Via Marconi

Una delle modifiche più importanti dell’epoca riguarda la costruzione dell’attuale Via Marconi, originariamente intitolata al Principe Amedeo.

Bisognava realizzare una strada che collegasse Piazza Malpighi a Piazza dei Martiri (ex Piazza Umberto I) e allo stesso tempo abbattere diverse abitazioni fatiscenti, che contrastavano con le palazzine eleganti di nuova costruzione.

I lavori, cominciati nel 1931, portarono all’edificazione di un imponente viadotto a 9 arcate.

La città durante la Seconda Guerra Mondiale subì moltissimi bombardamenti, privando di fatto migliaia di famiglie della propria casa.

Una lapide di marmo posta su una palazzina di Via Leopardi, ricorda coloro che persero la vita nella violenta esplosione che colpì proprio in quel punto, il tunnel del Cavaticcio, lasciando un’enorme voragine.

Secondo le stime dell’epoca, si contavano ben 4.000 sfollati in tutta Bologna.

Per cercare di risolvere la questione, si pensò di ricavare delle abitazioni anche in luoghi apparentemente improbabili.

Il viadotto di Via Marconi ad esempio, venne opportunamente tamponato.

immagine che mostra il viadotto di Via Marconi tamponato

Gli inquilini, costretti a vivere in condizioni davvero precarie, dovevano anche versare al Comune un canone di affitto mensile.

Il processo di ricostruzione post bellico dunque, si trovò di fronte ad una nuova emergenza di tipo igienico-sanitario, legata alla mancanza di un sistema di fognature.

Il Canale delle Moline e la Piccola Venezia

Coprire i canali rappresentava indubbiamente la soluzione più comoda e veloce per risolvere il problema del cattivo odore, denunciato dai residenti.

Il Canale delle Moline, come quello del Reno, fu quasi completamente interrato.

Le acque che scorrevano tra le case erano ormai sporchissime e dal colore scuro, a causa della presenza di rifiuti e della totale mancanza di condotti fognari.

Per ben sei secoli, 15 mulini da grano (poi convertiti in concerie e altri opifici) avevano trovato posto lungo questo canale dove, grazie a 9 salti d’acqua, mettevano in movimento le ruote idrauliche.

Una di queste, ovvero la ruota a pale del vecchio Mulino Leone Aposa, è stata recuperata ed è attualmente esposta presso il Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio.

Nonostante l’intensa opera di interramento, qualche tratto del canale è comunque rimasto scoperto.

Dopo il risanamento avvenuto negli anni Ottanta e la riqualificazione dei cosiddetti affacci, terminata una decina di anni dopo, oggi questa zona è divenuta una vera e propria attrazione turistica.

Del resto, chi non conosce la celebre finestrella di Via Piella?

Questo scorcio, denominato Piccola Venezia, rientra nell’elenco dei 7 segreti di Bologna. Conoscete già gli altri sei leggendari misteri che avvolgono la città? Venite a scoprirne di più nel mio approfondimento!

Non tutti sanno che, a pochi metri da Via Piella, esiste un altro splendido affaccio sul Canale delle Moline.

Per ammirarlo da vicino, dovete raggiungere il bar Opera, Caffè e Tulipani in Via Alessandrini, 7/a e chiedere un tavolo sul terrazzino interno, con vista sull’acqua.

È in assoluto uno degli posti più instagrammabili di Bologna!

Visitare l’Opificio delle Acque: biglietti e orari

L’Opificio delle Acque è aperto ai visitatori nei seguenti giorni ed orari:

  • il martedì, dalle 14:00 alle 17:00;
  • il mercoledì, dalle 10:00 alle 13:00;
  • il giovedì, dalle 14:00 alle 17:00;
  • il venerdì, dalle 10:00 alle 13:00;
  • il sabato, dalle 10:00 alle 18:00.

I biglietti si possono acquistare direttamente in sede, entro trenta minuti dall’orario di chiusura al pubblico.

Tuttavia, può tornare molto utile consultare anticipatamente il sito internet per prendere visione di eventuali riduzioni e dare un’occhiata al calendario delle visite.

Periodicamente infatti, il personale di Canali di Bologna effettua dei tour nei locali dell’Opificio, che tocca anche le esposizioni e le mostre temporanee.

l'edificio che ospita l'Opificio delle Acque di Bologna

In questo caso però, è sempre obbligatorio prenotare, inviando una mail a: prenotazioni@canalidibologna.it.

Dove si trova l’Opificio delle Acque e come arrivare

L’Opificio delle Acque si trova in Via Monaldo Calari, 15, a pochi metri dai viali di circonvallazione che racchiudono il centro di Bologna.

Se arrivate in città in treno, il modo più semplice per raggiungerlo è con i bus delle linee: 33 (fino alla fermata Vicini) oppure 36 (la fermata di riferimento è Palasport).

Se invece vi trovate in Piazza Maggiore o nelle vie centrali del capoluogo emiliano-romagnolo, prendete il bus 19 (dovete scendere alla fermata Palasport).

Chi di voi ama spostarsi in macchina, potrebbe fare molta fatica a trovare un posto dove parcheggiare, nelle immediate vicinanze dell’ex centrale idroelettica.

Il mio suggerimento, in ogni caso, è di partire con largo anticipo e di evitare le ore di punta.

Perché riscoprire Bologna come città d’acqua

Quando il visitatore fa il suo ingresso all’Opificio delle Acque, si trova di fronte alla seguente scritta:

Alla città mancava un fiume e lo si inventò.

Si aprirono due canali, dal Savena e dal Reno.

L’acqua arrivò e le ruote girarono per per la prosperità di tanti …

Penso che queste poche righe riescano a sintetizzare in maniera impeccabile, tutta la genialità dei bolognesi, capaci di trasformare una città priva di corsi d’acqua, in uno dei principali centri economici dell’intera Europa.

Il fitto reticolo di canali realizzato tra il XII ed il XIII secolo, ha consentito infatti lo sviluppo di innumerevoli attività produttive, ha agevolato la navigazione marittima e ha assicurato alla popolazione il giusto fabbisogno idrico.

La distribuzione delle acque in una località sostanzialmente di terra, è ancora oggi garantita da due ingegnose opere idrauliche:

Questi complessi meccanismi ingegneristici sembrano avere poco a che fare con i classici itinerari turistici, eppure sono parte integrante della storia di Bologna.

Pertanto, la prossima volta che siete in città, concedetevi un salto indietro nel tempo, mettetevi sulle tracce degli antichi canali di Bologna.

I miei ultimi itinerari di viaggio:

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4 commenti

Eliana 23/04/2023 - 11:46

Di solito quando si pensa a Bologna si pensa ai suoi portici e ai suoi monumenti ma non ai suoi canali dimenticandosi che invece hanno ricoperto un ruolo fondamentale per la città! Bello riscoprire queste storie in questo modo.

Rispondi
Bru 12/04/2023 - 06:35

Una Bologna molto romantica e diversa da quella che conosciamo oggi, bello poter vedere come sono cambiate le nostre città nel corso degli anni

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Sara Slovely.eu 11/04/2023 - 08:55

Davvero affascinante questa mostra! Guardando le foto, Bologna era indubbiamente pittoresca con i canali. Certo che, però, dal punto di vista igienico-sanitario non era il massimo… Assurdo poi che avessero fatto abitare le persone dentro un viadotto!

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Libera Salcuni del blog Liberamentetraveller
Libera 12/04/2023 - 19:22

Incredibile, davvero.

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