Andare a vivere all’estero è una di quelle decisioni che, nella mente di chi resta, oscilla tra la follia ed il coraggio.
Chi, tra noi, non ha mai pensato anche solo per un secondo, di mollare tutto e ricominciare da zero dall’altra parte del mondo?
Acquistare un biglietto di sola andata per una destinazione straniera e lontana potrebbe sembrare un azzardo, un gesto insano, ma spesso più che rivelarsi come l’inizio della fine, si prospetta come la reale promessa di una vita nuova.
Andare a vivere all’estero: gesto di follia o scelta di coraggio
Sono stata spesso tentata dall’eventualità di andare a vivere all’estero, perché sono per natura molto curiosa e mi piace confrontarmi con culture e tradizioni diverse.
Circa venti anni fa mi sono trasferita da sola a quasi 600 chilometri da casa, passando da una realtà provinciale ad una delle città più anticonformiste d’Italia.
Dal primo momento, mi sono sentita a casa e non ho mai, e sottolineo mai, avvertito il bisogno di tornare indietro, neanche durante i momenti di difficoltà.
Quando sono entrata a far parte delle Travel Blogger Italiane ho avuto modo di conoscere alcune ragazze che, come me, vivevano a molti chilometri dal luogo dove erano cresciute.
A differenza mia però, loro avevano scelto di andare a vivere all’estero.
Follia o coraggio? Giudicate voi dopo aver letto le loro storie.
Andare a vivere all’estero: trasferirsi in Australia
A fine giugno di oltre dieci anni fa sono sbarcata per la terza volta nel giro di tre anni ad Adelaide, Australia.
A differenza delle volte precedenti però, nel 2011 sono atterrata in Australia per restare.
Arrivavo con un biglietto di sola andata, per ricongiungermi al mio compagno (australiano e conosciuto durante l’Erasmus in Francia nel 2007), scegliendo di vivere all’estero.
La nostra prima base è stata appunto Adelaide, città natale del mio compagno, dove siamo rimasti per circa 15 mesi. Eravamo ancora giovani, avevamo un futuro tutto da disegnare e scegliere dove era la prima decisione da grandi da prendere.
Stabilirsi a Sydney
E così ci siamo trasferiti a Sydney, dove io ho iniziato un dottorato di ricerca presso l’University of Sydney e lui la carriera da avvocato.
Sydney è in assoluto la città del mio cuore, è una città meravigliosa dal punto di vista ambientale e un ottimo porto di arrivo per i tanti italiani che qui sbarcano ogni giorno in cerca di fortuna.
Io ero e sono sempre stata un’expat anomala, non ho mai fatto la vita da backpacker che la maggior parte degli italiani in Australia fanno, ma la comunità italiana a Sydney è sempre stata una bella rete di sostegno qualora ne avessi avuto bisogno.
A Sydney siamo rimasti oltre otto anni, ci siamo sposati, abbiamo comprato casa, adottato un gatto e avuto un figlio; abbiamo deciso cosa fare da grandi e mosso i primi passi nella giusta direzione.
Il ritorno ad Adelaide
Poi la vita ci ha riportato dove tutto è cominciato, e oltre un anno fa siamo tornati ad Adelaide, spinti dal desiderio di far crescere nostro figlio con la famiglia intorno e dal sogno di poter vivere la vita che volevamo e che a Sydney non ci saremmo mai potuti permettere.
Il cerchio si è chiuso, sono tornata dove sono sbarcata dieci anni e sono pronta a vivere la seconda parte della mia esperienza all’estero.
A cura di Claudia del blog Diario dal mondo
Trasferirsi in Danimarca
Per dieci anni ho vissuto e lavorato in Veneto, nel campo della Grafica Pubblicitaria.
Quando ho deciso di tornare in Sardegna, nella mia regione d’origine, ho scelto di aprire un negozio di giochi in legno e folletti nordici.
Ero profondamente attratta dalla cultura scandinava ma non potevo immaginare che quella passione mi avrebbe spinta ad andare a vivere all’estero, in terre così lontane.
Dopo cinque anni di attività, sono stata costretta a chiudere, per via di una crisi finanziaria.
Entro un mese anche mio marito è stato licenziato. Il mondo sembrava crollarci addosso ma siamo stati capaci di non darci per vinti, decidendo di ripartire.
La voglia di ricominciare in Danimarca
Stavolta però verso un Paese estero.
Abbiamo scelto la Danimarca, pensando che stare in Europa ci avrebbe permesso di non allontanarci troppo dalle nostre famiglie.
La Danimarca è uno dei Paesi economicamente più stabili, con una buona politica sociale, ci sembrava un’ottima scelta.
Non ho mai conosciuto un luogo più civile e democratico. Per noi è stato come vincere alla Lotteria.
Viviamo a Copenaghen da quasi nove anni. Anche se rimetterci in gioco non è stato facile, la Danimarca ci ha accolti subito a braccia aperte.
Abbiamo dovuto ricominciare da zero, certo, facendo i lavori più umili: mio marito il lavapiatti, io la donna delle pulizie. Ma questo Paese non ci ha mai sfruttati, né umiliati, mai trattati da parassiti, da ladri o da extracomunitari.
L’integrazione in un Paese straniero e la nuova vita a Copenaghen
In poco tempo ci siamo integrati e in soli tre anni abbiamo aperto la nostra azienda di giardinaggio e manutenzioni. Lavoriamo sereni e soddisfatti, abbiamo ricominciato a viaggiare e possiamo toglierci anche qualche sfizio ogni tanto.
Personalmente mi occupo della parte amministrativa: fatture, preventivi, social media, gestione clienti.
Posso lavorare ovunque ci sia una connessione internet e questo mi da la libertà di poter viaggiare autonomamente e portare avanti la mia passione di blogger.
La mia scelta di andare a vivere all’estero e le mie esperienze in solitaria incoraggiano molte donne e questo mi gratifica tantissimo.
A cura di Silvia del blog Viaggiare zaino in spalla
Andare a vivere all’estero: ricominciare in Francia
Tutto è iniziato in un teatro, durante una pausa, mentre chiacchieravo con il mio ex relatore.
Perché non vai a studiare teatro a Lione tu che parli il francese? Mi disse, mentre io non avevo mai considerato l’idea di andare a vivere all’estero, fino a quel momento.
Qualche settimana dopo, mi ero candidata per la selezione d’accesso al corso specialistico di studi teatrali.
E ad inizio luglio una busta, molto sottile, ha annunciato l’inizio dell’avventura: ero stata presa!
Cercare casa da lontano è stata un’impresa. Ho tentennato varie volte, non convinta di aver fatto la scelta giusta.
L’arrivo a Lione e le difficoltà dei primi tempi
Una volta arrivata, mi sono innamorata di Lione, una città a misura d’uomo, dove trovare la propria dimensione è facile.
Il primo mese, però, è stato molto duro: i colleghi di corso a stento mi rivolgevano la parola, la mia vita sociale era minima, avevo letto tutti i libri che ero riuscita a portare con me.
Una domenica mattina, la svolta: stavo facendo la spesa al mercato e ho sentito delle ragazze parlare italiano. D’istinto ho iniziato a chiacchierare e da lì a poche ore avevo trovato le mie prime amiche.
Nei giorni seguenti tutto è cambiato: avevo qualcuno con cui confrontarmi, uscire, sfogarmi, scoprire la città e abituarmi alla vita francese.
La progressiva integrazione nella comunità di Lione
Lione è la capitale gastronomica francese: trovarsi in un bouchon significava letteralmente assaporare la cucina lionese, impresa difficile per una vegetariana come me.
Ma niente che un buon bicchiere di Côtes du Rhône e una buona compagnia non potessero allietare. In pochi mesi la città non ha più avuto segreti per me.
Ho iniziato a sorseggiare rosé nel pomeriggio e giocare alla petanque con gli amici, bivaccare giornate intere al Parc de laTtête d’Or, mangiare croissants la notte e festeggiare il 14 luglio.
Le ansie e le paure si sono dissipate in breve tempo, spingendomi a credere di aver preso la decisione giusta andando a vivere all’estero.
E la conferma è arrivata una mattina d’autunno, mentre ero sul tram diretta al campus: benché provassi ad astrarmi dalle chiacchiere della gente attorno a me, non riuscivo più a smettere di capire e seguirle. Mi ero integrata.
A cura di Carlotta del blog Piccole Avventure di Famiglia
Andare a vivere nel Galles
La passione per il Regno Unito è nata tra i banchi di scuola, complice lo studio della lingua ed Harry Potter.
Sognavo di vivere a Londra già dal liceo, anche se all’epoca mai mi sarei aspettata di realizzare quel sogno e trasferirmi in un Paese estero. Invece, nel 2014 l’ho fatto davvero.
Dopo la laurea sentivo che non c’era nulla che mi legasse all’Italia e sicuramente il mercato del lavoro non mi invogliava a rimanere.
L’incontro con Londra
Il primo impatto con Londra è stato un colpo di fulmine. Mi sentivo nel posto giusto al momento giusto, peccato che non è sempre tutto rosa e fiori.
La nostalgia si è fatta sentire subito, come tanti expat, ho passato le prime settimane a piangere.
Ho dovuto trovare la forza interiore per continuare a far sì che la mia esperienza all’estero continuasse. Complici nuove amicizie e la bellezza della città che esploravo nei giorni liberi, pian piano ho cominciato a sentirmi a metà tra l’essere italiana e britannica. Negli anni la cosa si è accentuata a dismisura.
Peccato che la routine, le ore di lavoro massacranti, i costi della vita e i ritmi folli hanno iniziato a ledere la mia salute mentale.
La nuova vita a Cardiff
Così ho chiuso un capitolo della mia vita che mi ha insegnato tanto, ho rifatto le valige e ho ricominciato da capo, spostandomi in Galles.
Avevo visitato Cardiff durante un weekend. La baia mi era rimasta impressa: quel contatto con l’acqua mi era mancato.
Essendo siciliana, non avere sempre il mare vicino è stato un trauma. Il mio fidanzato (adesso marito) mi ha seguita e pian piano abbiamo messo qui radici.
Cardiff è una città a misura d’uomo, i gallesi sono simpatici e c’è una maggiore attenzione al work-life balance.
Forse non sarà l’ultima tappa del nostro viaggio da expat o forse sì, ma al momento è sicuramente casa.
A cura di Veronica del blog Lost Wanderer
Andare a vivere in Indonesia
Abbiamo lasciato una vita che non si poteva certo definire brutta, abbattendo la nostra comfort zone per andare incontro all’ignoto.
Abbiamo cercato di individuare il luogo perfetto dove poter vivere all’estero.
Bali era la prima della lista, un’isola che avevamo nel cuore da tanti anni. Dopo tre mesi di prova, abbiamo preso la decisione di buttare via le altre mete nell’elenco e fermarci per qualche tempo nell’isola degli dei.
Perché trasferirsi a vivere a Bali
La scelta di Bali viene da tante cose. Un aeroporto internazionale che permette viaggi in moltissime destinazioni.
Un luogo con gente cordiale e sorridente, dove la vita scorre lenta e senza stress. Un’isola incredibile e bellissima, crocevia di culture e lingue provenienti da ogni parte del mondo.
Un estremo oriente che ha tanti lati occidentali, dove è facile adattarsi vivendo a metà tra le due culture.
Non sempre è stato facile e non tutto è sempre stato bello, spesso abbiamo dovuto lottare, mettendoci alla prova e superando tanti ostacoli.
Come quando i primi mesi dell’espatrio, Mauro ha preso la dengue, stava malissimo e io mi sono ritrovata da sola, piena di paure per lui e per me, sprofondando in un abisso che mi aveva portato a desiderare di voler ritornare indietro.
Quando un Paese straniero diventa la propria casa
Con il tempo tutto è diventato più semplice, abbiamo imparato a gestire il peso della lontananza, la burocrazia locale, la lingua e la grande differenza culturale.
Non siamo pentiti della nostra pazza scelta e ci riteniamo molto fortunati per avere potuto vivere questa incredibile esperienza all’estero che ci ha profondamente cambiato.
Oggi dopo quasi sette anni, siamo felici nella nostra isoletta tropicale che chiamiamo casa, consapevoli che la nostra non sarà per sempre una vita balinese.
Perché il mondo è grande e noi abbiamo ancora voglia di metterci alla prova con altre esperienze.
A cura di Bru del blog Indonesia con Bru
Trasferirsi in Inghilterra
Da tre anni a questa parte l’Inghilterra è diventata la mia casa, il Paese estero dove ho deciso di andare a vivere dopo il mio lungo viaggio nel sud est asiatico.
Ero alla ricerca di un posto dinamico, multiculturale, flessibile, dove si parlasse inglese e con buone opportunità lavorative e Londra era perfetta.
A distanza di tempo posso dirmi soddisfatta della mia scelta.
Londra mi ha dato tanto, soprattutto dal punto di vista lavorativo, esperienze che mai in Italia avrei potuto fare in particolare per l’importanza delle compagnie.
Vivere a Londra per realizzare i propri sogni
Qua si può crescere in fretta, senza raccomandazioni, ma solo ed esclusivamente grazie alle proprie capacità.
Inoltre, se il lavoro che si sta facendo non piace o non ci si trova bene, si può cambiare senza problemi e trovare facilmente un’altra occupazione in tempi relativamente brevi.
Sto anche sviluppando una mia attività, ho infatti creato il mio gruppo di camminate e nei weekend porto le persone a scoprire i lati nascosti di Londra e del countryside, ricevendo degli ottimi feedback da parte dei partecipanti.
Ho conosciuto persone fantastiche con cui si è creata un’amicizia speciale, persone che diventano la propria famiglia fuori dall’Italia. Inoltre, si ha solo l’imbarazzo della scelta delle cose da fare: cinema, teatri, spettacoli di ogni genere, danza, ristoranti, sport di ogni tipo, volontariati, musei, mercati, parchi.
I pro e i contro della vita a Londra
Non è tutto oro quel che luccica, infatti ci sono anche delle cose negative, come ad esempio le distanze.
Londra, essendo sviluppata in orizzontale, rende gli spostamenti alquanto impegnativi, cosa di forte impatto sulle relazioni sociali.
Il cielo è spesso grigio, trovare una casa decorosa, con dei coinquilini corretti ad un importo accettabile non è sempre semplice (anche se in quest’ultimo caso sono stata fortunata).
Non biasimo chi sceglie di vivere a Londra, ma nemmeno chi decide di lasciarla. Ho visto tante persone arrivare e poi cambiare idea.
A cura di Miriam del blog Miry Giramondo
Andare a vivere all’estero: ripartire dal Kenya
Uso queste parole di Karen Blixen da La mia Africa per descrivere le Ngong Hills, il posto in cui mi sono trasferita quando ho deciso di andare a vivere all’estero.
In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altipiani del Ngong. A un centocinquanta chilometri più a nord passava l’equatore; eravamo a milleottocento metri sul livello del mare. Di giorno si sentiva di essere in alto, vicino al sole, ma i mattini, come la sera, erano limpidi e calmi, e di notte faceva freddo
Mi chiamo Laura, detta Makena, sono italiana, ma dal 2015 vivo in Kenya. Proprio sotto quelle colline in terra maasai.
In questi anni in Kenya ho vissuto in posti diversi: ai piedi del monte Kenya, nella savana con vista Kilimanjiaro, e ora in Ngong, nella periferia della capitale Nairobi.
La prima volta che misi piede su questa terra rossa fu nel 2011 per una vacanza-lavoro . Questa esperienza tra le molte cose che mi insegnò, mi lasciò anche la curiosità di conoscere meglio questo Paese.
Così nel 2013 tornai per restare un anno come cooperante in un ospedale nel Meru.
Trasferirsi in Kenya per amore
Ed è lì che ho conosciuto Tom, colui che ora è mio marito.
Non so quanto la mia decisione di trasferirmi in Kenya sia stata dettata dall’amore per Tom o per la mia passione per questo Paese, ma da allora vivo qui felicemente.
Oltre all’adattamento a cultura, lingua, cibo e molti altri aspetti diversi da quelli a cui ero abituata, una delle cose più difficili è stato il fatto di dover reiventarmi completamente.
Pur avendo un permesso di soggiorno, la burocrazia non mi permette ancora di lavorare. Perciò ho dovuto lasciare la mia professione e creare una nuova me.
Non posso dire che la mia vita da expat sia tutta rose e fiori e che non abbia mai nostalgia dell’Italia, ma dopo essermi ritrovata a vivere in un Paese estero, ora posso dire di sentirmi a casa e di voler progettare il mio futuro qui.
A cura di Laura del blog Lauramakenainkenya
Andare a vivere nei Paesi Bassi
Era già qualche mese che mio marito Andrea stava applicando per delle posizioni nel centro spaziale Estec nei Paesi Bassi ma senza successo, il lavoro a Torino non gli dava più stimoli e poche possibilità di crescita.
A febbraio 2007, mentre eravamo in partenza per una lunga vacanza in Martinica, arriva inattesa la chiamata per un colloquio da svolgersi nei giorni successivi.
Dilemma: che fare? Andrea chiede ed ottiene un rinvio del colloquio e riusciamo comunque a partire per le Antille.
Dopo un mese dal colloquio riceviamo a casa un pesante faldone con la proposta di contratto di lavoro in ESA/Estec a tempo indeterminato: il libro che ci avrebbe cambiato la vita a 40 anni.
Una scelta dettata dal cuore
Lui ha iniziato a novembre 2007 a lavorare in ESA/Estec, io l’ho raggiunto pochi mesi dopo perché l’azienda presso la quale lavoravo mi aveva chiesto di affiancare una nuova assunta che potesse svolgere le mie mansioni.
Avevamo già avuto modo di andare alcune volte nei Paesi Bassi perché Andrea lavorava per conto dell’Alenia Spazio e gli capitava abbastanza spesso di dover seguire alcuni progetti che venivano sviluppati nel centro europeo per la ricerca e la tecnologia spaziale Estec di Noordwijk.
Erano però trasferte di massimo 2/3 settimane, a volte lo raggiungevo per stare un po’ con lui e visitare questo Paese.
Un conto è starci periodicamente da turisti ed un altro è trasferirsi a vivere in un Paese estero.
Dopo i primi tempi trascorsi in un residence ad inizio 2008 abbiamo iniziato a cercare casa.
L’Estec ha un ufficio apposito per i neo assunti che fornisce supporto sia nella scelta della casa, delle scuole, ma anche di eventuali corsi di lingue e di tutto quello che possa necessitare ad una persona che si è appena trasferita nei Paesi Bassi.
L’addetta di questo ufficio per expat ci aveva già dato indicazioni su alcuni paesi del circondario dove sarebbe stato meglio non andare ad abitare perché gli olandesi ortodossi non vedevano di buon occhio il fatto che nei loro quartieri ci fossero stranieri.
La ricerca di un nuovo posto da chiamare casa
Non volendo comunque andare a vivere in una grossa città come ad esempio Den Haag, abbiamo optato per un paese ad una decina di chilometri dalla sede di lavoro di Andrea e per una classica casetta olandese a schiera disposta su più piani, con un minuscolo giardino.
Dall’Italia avevamo portato con noi la nostra gatta ed almeno i primi tempi avrebbe avuto un piccolo spazio esterno a disposizione per ambientarsi a sua volta.
Per scelta, non abbiamo voluto andare ad abitare nei quartieri in stile Little Italy che si trovano in alcune cittadine di medie/grandi dimensioni, ma ci siamo letteralmente infilati in un quartiere di famiglie olandesi, situato in una cittadina di 10.000 persone, circondata dai famosi campi fioriti di tulipani.
All’inizio c’è stata un po’ di diffidenza da parte loro ma poi pian piano è sparita. Tuttavia, a parte una coppia di vicini con i quali nel tempo abbiamo iniziato a frequentarci ed uscire talvolta a cena, con gli altri c’è sempre stata cordialità e niente di più. L’integrazione nei piccoli centri non è agevole.
Nelle grosse città come Amsterdam invece, c’è un ambiente più multiculturale ed aperto ed anche i rapporti tra le persone ne risentono positivamente.
L’integrazione nella società olandese
Lo standard di vita nei Paesi Bassi è piuttosto elevato, la burocrazia olandese è rigorosa ma abbastanza snella, il livello dei servizi è molto buono ed efficiente. I Paesi Bassi hanno regole ferree e gli olandesi sono abituati a seguirle.
Il costo della vita è mediamente superiore che in Italia: le utenze, le auto ed il mercato immobiliare hanno costi molto alti.
È pur vero che anche gli stipendi sono più sostanziosi. Trovare casa non è così semplice e scontato: c’è penuria di alloggi ed un’alta richiesta.
L’Olanda è un paese con un’economia stabile, che offre opportunità lavorative a chi sa coglierle e di crescita a chi merita.
Pur essendo l’olandese la lingua ufficiale, qui viene parlato un inglese di buon livello e questo permette a tutti gli expat di destreggiarsi nel disbrigo delle faccende quotidiane.
I vantaggi e gli svantaggi della nuova vita nei Paesi Bassi
Esiste però anche un limite perché così si finisce per vivere in un Paese estero ma senza sentire la necessità di imparare la lingua ufficiale.
Ovviamente per determinati lavori è assolutamente necessario imparare l’ostico olandese.
Di questo paese, oltre all’elevato livello della qualità della vita, ho apprezzato molto l’anticonformismo, il senso di libertà , la voglia di stare all’aria aperta e di godersi la vita fuori dal lavoro.
Di contro non è stato facile adattarsi ad esempio ad un clima così sorprendentemente variabile.
Abituati a quello italiano, pur arrivando dal nord Italia, il meteo olandese è stato un po’ pesante da digerire, soprattutto negli interminabili e bui inverni.
Non è stato per me particolarmente semplice ritrovarmi a quarant’anni in un Paese differente da quello in cui avevo vissuto fino a quel momento, senza amicizie o conoscenze e con uno stile di vita tipicamente nord europeo.
In alcuni momenti ho patito che tutto in questo Paese sia pianificato ed organizzato ed il fatto che gli olandesi siano estremamente diretti, schietti e rigidi.
La spontaneità non è nel loro DNA. Nel tempo Andrea ed io abbiamo stretto amicizia con alcuni suoi colleghi di lavoro e le loro famiglie, anche se mediamente l’età degli altri expat è più bassa della nostra.
Ho cominciato a fare spesso la pendolare tra i Paesi Bassi e l’Italia per il peggiorare delle condizioni di salute di mio padre ed ammetto di aver potuto riflettere con maggiore serenità sulla mia scelta di vivere all’estero, arrivando a considerarla un ottimo sistema per approfondire la conoscenza di me stessa.
A cura di Raffaella del blog Giringiro
Trasferirsi a vivere in Thailandia
La Thailandia è stata la mia seconda esperienza di espatrio dopo la Cina.
In Thailandia c’ero già stata come turista, l’avevo amata molto e, quando l’azienda di mio marito gli aveva fatto una proposta per trasferirsi a vivere in quel Paese estero per tre anni, ne ero stata felice.
Naturalmente, viverla nel quotidiano è stato molto diverso e sicuramente più difficile. Innanzitutto c’è lo scontrarsi con una mentalità completamente diversa, spesso difficile da capire.
E poi vivere in un Paese con un clima tropicale comporta delle difficoltà dal punto di vista sanitario.
L’adattamento dei primi mesi in Thailandia
I primi mesi sono stati i più difficili. Eravamo partiti con due figli abbastanza piccoli, uno di appena un anno ed uno di cinque.
Il primo periodo era stato tutto un entrare e uscire dall’ospedale per vari virus, poi il più grande era stato aggredito da un cane randagio ed infine sia lui che io eravamo stati ricoverati in contemporanea per dengue, una malattia tropicale, in una forma piuttosto grave. Insomma un inizio davvero difficile!
Poi piano piano ci siamo lasciati i problemi di salute alle spalle e siamo riusciti a viverci anche il bello di questa esperienza.
La Thailandia è paesaggisticamente meravigliosa. Non solo isole, mare e spiagge, ma anche foreste, parchi naturali e cascate. Come se questo non bastasse, in Thailandia è stato preservato tantissimo dell’antica cultura e delle tradizioni.
Il buddhismo è ben radicato e, con esso, tutta una serie di feste tradizionali e rituali tremendamente affascinanti. Tutte le celebrazioni sono molto scenografiche, ma anche dense di significati.
L’incontro con la cultura thailandese
Nei miei anni lì mi sono interessata molto alla loro cultura in tutte le sue forme. Una cosa che mi ha molto colpita è che, nonostante il progresso sia arrivato da tempo, sono ancora estremamente diffuse tutte le credenze animiste ancestrali.
I Thai per esempio, credono che dopo la morte, le anime rimangano sulla terra. Per questo quasi ogni casa ha all’esterno una casa degli spiriti dove si pensa che essi continuino a vivere.
Si portano ogni giorno cibo ed offerte per ingraziarsi gli spiriti e per chiedere protezione. Ogni evento della vita di un Thai è influenzato da queste credenze e superstizioni. Tutto ciò per me cresciuta in una cultura completamente diversa, è stato molto affascinante.
Così come molto interessante è stata anche l’esperienza che ho vissuto tramite la scuola dei mie figli.
Pur frequentando una scuola internazionale infatti, era comunque abitudine celebrare tutte le feste tradizionali buddhiste in cui venivano coinvolti anche i genitori.
Vivere tutto così da dentro è stato molto diverso dal vivere queste esperienze solo da turista.
Per questo, serbo nel mio cuore tanti ricordi bellissimi di questo Paese estero dove ho scelto di vivere, facendone la mia casa per tre anni.
A cura di Federica Assirelli del blog My Travel Planner
Ringrazio di vero cuore tutte le blogger che sono intervenute per raccontare cosa ha rappresentato per loro, scegliere di andare a vivere all’estero.
C’è chi lo ha fatto per amore, chi ha preso questa decisione per inseguire i propri sogni e chi l’ha vista come una via d’uscita o piuttosto come l’unica possibilità di rialzarsi, dopo pesanti fallimenti.
Uscire dalla comfort zone non è una cosa facile, poiché rimettersi in gioco in un Paese estero porta con sé notevoli difficoltà di adattamento e di integrazione.
Eppure, cosa c’è di più bello che voltarsi indietro, ripercorrere per un attimo tutte le difficoltà superate, darsi una pacca sulla spalla e dire a se stessi di avercela fatta?!
34 risposte
Ho letto affascinata tutte le storie e sorrido al pensiero di essere totalmente in sintonia con i sentimenti di ognuna. Storie di rinascita, di rivalsa, di forza e apertura verso il mondo. Che bellissimo articolo! Grazie Libera, per avermi coinvolta in questo bellissimo confronto di vite luminose.
Grazie a te di aver partecipato.
“Vado a vivere da solo” era il titolo di un film del 1982 del regista Marco Risi, in quegli anni la libertà era potersi staccare dalla famiglia. Successivamente è aumentata, soprattutto nei giovani, la voglia di trasferirsi all’estero per svariati motivi, non esclusivamente economici. Mi è piaciuto tantissimo leggere le storie delle altre blogger ed expat e scoprire tutte le motivazioni che le hanno spinte a lasciare il Bel Paese e scegliere destinazioni anche molto lontane e con usi e costumi differenti da quelli ai quali erano abituate. E’ stato un vero piacere poter contribuire con la mia esperienza, grazie Libera per l’opportunità che mi hai dato
Grazie di cuore a te per aver partecipato.
Concordo con Silvia, è come se ci fosse un sottile fil rouge tra tutte le storie, accomunate da un passo decisivo, periodi duri e integrazioni. Leggendole ho avuto voglia di vivere in tutti gli altri paesi e non vederli o rivederli solo da turista.
Vi siete davvero raccontate senza risparmiarvi e vi ringrazio per questo.
C’è stato un periodo della mia vita in cui ho pensato di fare anche io questa scelta, ma poi non ho trovato la forza di farlo. Adesso credo che ormai sia troppo tardi, visto che sono alle soglie della pensione!
Tantissimi pensionati si trasferiscono all’estero , quindi non vedo perché non possa farlo anche tu 😉
Io non ho mai pensato di lasciare la mia città, ne definitivamente ne per un periodo medio lungo, per stabilirmi altrove. ma è anche vero che ho avuto la fortuna di avere qui tutto quello che mi serve e edu cui ho bisogno. Compreso un mare stupendo. Ma ammiro molto queste ragazze che hanno saputo prendere in mano la propria vita e farne un capolavoro!
Io ho cambiato città ma sempre in Italia e ti posso dire che c’è stato qualcosa che ho sentito dentro , che mi ha fatto capire che il mio posto era altrove .
Rimango sempre affascinata dai racconti di chi ha avuto il coraggio di cambiare radicalmente la propria vita con la scelta di trasferirsi all’estero. Io non ho avuto la forza necessaria di farlo molti anni fa e a volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se fossi emigrata, chissà.
Mai dire mai.
Seguo buona parte di queste blogger da tempo, in particolare Claudia, Veronica e Silvia, e ogni volta che leggo un loro articolo non posso fare a meno di provare un po’ di sana invidia. Indivia perché anche a me è capitato tante volte di immaginare di trasferirmi all’estero quando ero più giovane ma poi non ne ho mai avuto il coraggio quando si è presentata l’occasione. Per cui complimenti a queste ragazze che hanno fatto un salto nel buio!
Mi unisco ai complimenti .
Questo articolo mi ha fatto venire tanta nostalgia della mia vita da expat. Dopo aver vissuto quella libertà rientrare in Italia è stata dura. Vorrei poter partire di nuovo verso un altro Paese, ma aspetto che mio figlio sia un po’ più grande, poi why not 😉
Seguiremo volentieri le vostre avventure .
Bellissimo questo articolo, leggere di tutte le esperienze che altre persone hanno fatto mettendosi in gioco e lasciando il loro paese mette voglia di partire e ricominciare!
Vero, è di grande stimolo.
Mi piace tanto leggere le storie di altri che come me hanno fatto questa scelta, sei stata bravissima Libera a unirci tutte in un questo articolo
grazie mille per la tua gentile ospitalià
Grazie a te.
Bellissimo articolo che ti fa voglia di mollare tutto e cambiare vita. Quante volte lo penso e non ho il coraggio di farlo. Un limite che mi sono messa in testa è anche la lingua inglese che so purtroppo malamente e quindi mi chiedo sempre cosa potrei fare all’estero, ma mai dire mai. Con questo articolo ho comunque davvero sognato, brave ragazze!
Sono contenta che sia stato per te un stimolo così forte.
Libera, ti ringrazio moltissimo per aver lasciato anche a me lo spazio per raccontare la mia esperienza. In mezzo a moltissime altre expat blogger mi rendo conto come tutte abbiamo avuto una forte motivazione a lasciare il nostro paese. Probabilmente rifarei questa scelta, forse ancora prima di quando sono partita, per esplorare e valutare più opzioni, anche se non escludo mai un altro capitolo da espatriata in un’altra nazione.
Grazie a te e alla tua preziosissima testimonianza.
Bellissimo post Libera e tanta stima per tutte le partecipanti al post che hanno avuto coraggio a mollare tutto e ricominciare. Ho diversi amici expat e confrontandomi con loro ho appreso delle naturali difficoltà per cui quando vedo persone coraggiose che hanno intrapreso questa strada provo tanta ammirazione
Contenta che ti sia piaciuto l’articolo, anche io stimo molto chi fa questa scelta.
Ci ho pensato tante volte.
Questi cambi di vita sono così affascinanti.
Da una parte mi piacerebbe moltissimo, dall’altra continuo a pensare che, per quanto mi piaccia scoprire il mondo, poi mi piace anche tornare a casa dagli affetti.. e devo dire che l’Italia nonostante tutto resta un paese meraviglioso in cui vivere..
quindi non so se farò mai questo passo
Penso che nella vita i “mai” e i “sempre” non esistono. Poi, chi può sapere cosa ci riserverà il futuro 🙂 ? Magari gli stati d’animo e le prospettive cambiano .
Conoscevamo alcune di queste storie, fatto sta che la scelta di prendere una valigia e un biglietto di sola andata non è per tutti. Noi ammiriamo molto queste scelte e le persone che le intraprendono. Poi in parte le capiamo anche noi, abbiamo vissuto per periodi della nostra vita all’estero e sappiamo cosa significa. Ci vuole tanto coraggio, complimenti a tutte!
Che belle parole, sono certa che le autrici dei racconti ne saranno felici.
Leggere queste storie mi ha profondamente commosso, le sento tutte molto vicine dato che anche io sono Expat in Spagna da quasi 4 anni. Con il tempo ci si abitua ad avere il cuore sempre diviso a metà tra il luogo in cui abbiamo deciso di vivere e l’Italia. È un sentimento bello e struggente allo stesso tempo ❤
Grazie Martina, se avrai piacere di raccontare la tua storia , ti ospiterò volentieri sul mio blog.
Bellissimo leggere tutte le storie expat delle altre ragazze che hanno partecipato a questo post. È sempre molto interessante il confronto con chi ha vissuto le tue stesse esperienze! Grazie per avermi ospitato!
Grazie a te, Federica.