Uno dei tesori più preziosi di Napoli è il Cristo Velato, custodito all’interno del Museo Cappella Sansevero.
Per la sua assoluta magnificenza, l’opera di Giuseppe Sanmartino è stata paragonata dal celebre divulgatore scientifico Alberto Angela, alla Pietà di Michelangelo.
L’ingresso dell’edificio sito in Via Francesco de Sanctis è costantemente presidiato da folle di turisti e curiosi, che attendono in fila il proprio turno, prima di entrare.
Se dovessi stilare un elenco dei tesori dell’arte italiana che meritano di essere visti almeno una volta nella vita, non avrei alcun dubbio: il Cristo Velato di Napoli occuperebbe indubbiamente uno dei primi posti!
Ed ora vi spiego il perché.
Dove si trova il Cristo Velato a Napoli: il Museo Cappella Sansevero
Come è consuetudine nella città partenopea, anche le origini della Cappella Sansevero, oggi museo, si fondono tra mito e storia, realtà e leggenda.
Si racconta ad esempio che alla fine del Cinquecento, da quelle parti si trovò a passare un uomo, accusato ingiustamente e per questo condotto verso il carcere.
Costui vide una parete crollare improvvisamente ed un’effigie della Madonna farsi spazio davanti ai suoi occhi.
Impressionato da un tale prodigio, fece un voto alla Vergine: se fosse stata riconosciuta la sua innocenza, l’avrebbe omaggiata con una lampada d’argento.
Così fu e l’uomo non si dimenticò della promessa fatta.
Tornò sul luogo del miracolo e tenne fede alle parole pronunciate al cospetto della Madonna. Ma non solo.
La portata dell’evento fu tale che la voce si sparse in un batter d’occhio in città.
Sempre più persone cominciarono così a recarsi in pellegrinaggio alla volta della Vergine della Pietà, dove fu costruita persino una cappella.
Al di là del fascino che suscita indubbiamente questa leggenda, sappiamo che attorno ai primi del Seicento vennero intrapresi importanti lavori di ampliamento e riqualificazione del piccolo tempio originario.
Alessandro di Sangro, patriarca di Alessandria infatti, la trasformò in un’ampia cappella funeraria, riservata alla sua nobile casata.
L’attuale assetto tuttavia, è opera di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, che impreziosì gli ambienti interni con opere scultoree di grande pregio, al fine di mostrare al mondo intero, la magnificenza della sua famiglia.
L’edifico presenta una sola navata, che culmina sul fondo con l’abside e l’altare maggiore. Ai due lati spiccano archi a tutto sesto, che racchiudono monumenti maestosi, tra cui vi sono le personificazioni delle Virtù.
La statua del Cristo Velato è collocata esattamente al centro della cappella, così da poter essere ammirata da più angolazioni.
Una curiosità: ancora oggi, la Cappella Sansevero è di fatto una proprietà privata, appartenente agli eredi della famiglia di Sangro.
Costoro, nel 1996 hanno costituito una società, che si occupa della gestione delle attività museali, finanziate prettamente grazie ai contributi dei visitatori.
Napoli: il Cristo Velato
Inizialmente il principe di Sangro aveva scelto Antonio Corradini per la realizzazione del Cristo Velato. Tuttavia, l’artista morì nel 1572 e fece in tempo a portare a termine soltanto un bozzetto.
Al suo posto, venne designato il giovane Giuseppe Sanmartino, che quasi ignorò del tutto gli schizzi del suo predecessore.
L’opera, terminata nel 1573 (in soli tre mesi), mostra una tale dovizia e precisione nei dettagli, da indurre il visitatore a pensare di trovarsi realmente dinanzi al corpo di Cristo defunto.
Le membra, adagiate su un lettino con alcuni dei simboli della Passione (tra cui i chiodi, una tenaglia e la corona di spine) sono ricoperte da un velo così sottile, che lascia intravedere il volto di Gesù e i segni della crocifissione sul suo corpo.
Lo ammetto: mi sono soffermata a lungo davanti a quel capolavoro, realizzato con un unico blocco di marmo. L’ho osservato da ogni prospettiva possibile, così da ricercarne i dettagli e ammirarne le sinuosità.
Mi è capitato poche volte di trovarmi in balia di un tale turbinio di emozioni, davanti ad un’opera d’arte.
Eppure vi assicuro che il Cristo Velato di Napoli, è permeato di un’aura quasi magica.
La leggenda del Velo
Il velo è sicuramente uno degli elementi che ha destato maggior curiosità del Cristo scolpito da Sanmartino. Si è arrivati persino a mettere in dubbio che fosse stato realizzato in marmo, come il resto dell’opera.
Secondo alcuni infatti, grazie alle sue abilità alchemiche, Raimondo di Sangro, iscritto alla massoneria napoletana (di cui divenne Gran Maestro), sarebbe addirittura riuscito a trasformare un ampio velo di tessuto in una rigida e sottile lastra di marmo, tramite un processo detto di marmorizzazione.
La scienza ha ovviamente smentito questa teoria, che nel frattempo è entrata nell’immaginario collettivo come la leggenda del Velo.
Museo Cappella Sansevero: cosa vedere oltre al Cristo Velato
Lo splendido soffitto, che vi costringerà a rimanere con il naso all’insù a lungo, è stato affrescato nel 1749 da Francesco Maria Russo e riproduce la Gloria del Paradiso.
Il pavimento originario invece presentava un motivo a labirinto, che purtroppo oggi è visibile solo in alcuni punti.
Simbolicamente, stava ad indicare il percorso tortuoso che era necessario intraprendere, per giungere alla conoscenza.
Fu realizzato da Francesco Celebrano attorno al 1760 ma, in seguito ad un grave crollo, nel 1889 venne sostituito da una pavimentazione in cotto.
Sopravvisse tuttavia in alcuni punti. Attualmente è visibile dinanzi al monumento funebre di Raimondo di Sangro oppure nella cavea, al piano inferiore.
Tra le opere scultoree nel loro complesso, ce ne sono alcune che hanno attirato fin da subito la mia attenzione.
Disinganno
È tra i capolavori indiscussi della cappella e nasce come un omaggio di Raimondo a suo padre, Antonio.
Costui lo lasciò con i nonni dopo la morte della moglie, per condurre un’esistenza all’insegna dell’avventura.
Tornò a Napoli solo da vecchio, quando decise di abbracciare la vita sacerdotale.
La scultura venne commissionata a Francesco Queirolo (1753 – 1754) e raffigura un uomo che cerca di liberarsi da una rete con l’aiuto di un genietto alato, che rappresenta l’intelletto umano.
Ai suoi piedi vi è un piccolo globo, che indica le passioni terrene ed un libro aperto, la Bibbia. Nel bassorilievo sottostante infine, è scolpita l’immagine di Cristo che dona la vista al cieco, una scena che è stata interpretata come una chiara allegoria del percorso iniziatico tipicamente massonico.
Pudicizia
L’opera fu realizzata nel 1752 da Antonio Corradini in memoria della madre di Raimondo, Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, che morì prima che il principe avesse compiuto il primo anno di età.
Un lunghissimo velo, impreziosito da boccioli di rose, ricopre totalmente il viso ed il corpo della donna, che ha lo sguardo perso nel vuoto.
Una lapide spezzata a metà è posta accanto ai suoi piedi, a simboleggiare la sua prematura scomparsa.
In realtà, il significato profondo che si cela dietro a quest’opera è ben diverso. La scultura indicherebbe la dea Iside, divinità prediletta della scienza esoterica.
Avete osservato bene l’immagine in evidenza di questo post? Nei Quartieri Spagnoli la Pudicizia di Corradini rivive in un murale, realizzato dallo street artist Francisco Bosoletti. È un vero capolavoro e nasconde un segreto: consultate il mio articolo dedicato alla street art di Napoli per scoprire di cosa si tratta!
Monumento a Cecco di Sangro
Questa scultura, posta sulla porta d’ingresso della cappella, è opera di Francesco Celebrano e risale al 1766.
Raffigura Cecco intento ad uscire da una cassa e ripropone un episodio reale della vita dell’illustre antenato di Raimondo, che organizzò questo stratagemma per sorprendere i nemici e tendere loro un agguato.
Anche in questo caso però, l’opera rivela un significato nascosto. Il glorioso Cecco infatti, collocato presso l’entrata della cappella, rappresenterebbe il guardiano del Tempio massonico.
Macchine Anatomiche
Oltre alla cappella in senso stretto, il percorso di visita include anche la cavea sotterranea. È qui che sono esposte le cosiddette Macchine Anatomiche, uno scheletro maschile ed uno femminile, realizzati da Giuseppe Salerno.
Originariamente si trovavano nella residenza del principe e solo dopo la sua morte, si pensò di spostarli nella cappella. Pare che, accanto allo scheletro femminile, vi fosse persino un feto, la placenta aperta ed il cordone ombelicale.
In generale, entrambe le opere rivelano una profonda conoscenza dell’anatomia umana che, secondo alcuni, sarebbe impossibile attribuire ad un uomo dei tempi di Ramondo, quanto più ad uno scienziato d’epoca successiva.
Come prenotare la visita al Cristo Velato a Napoli
Al fine di tutelare il patrimonio artistico del Museo Cappella Sansevero, gli ingressi sono contingentati.
Potete acquistare il biglietto in loco, presso la biglietteria posta a pochi metri dall’ingresso del museo, oppure effettuare una prenotazione on line, selezionando il giorno e la fascia oraria che preferite.
Il mio consiglio è quello di richiedere anche l’audioguida, che ho trovato un supporto davvero molto utile durante la mia visita.
Dovete infatti pensare al museo come ad uno scrigno che custodisce dei gioielli preziosi. Ne sarete abbagliati a tal punto, da non sapere dove guardare prima.
Inoltre, a meno che non abbiate la possibilità di consultare un volume di storia dell’arte, le informazioni messe a disposizione dei visitatori tramite l’audioguida, sono fondamentali per comprendere la reale portata di ciascuno degli elementi architettonici presenti.
Cosa sapere prima di fare la visita
Prima di accedere alla Cappella Sansevero, ricordate di spegnere i telefoni cellulari e le videocamere, poiché sono assolutamente vietati sia i video che le foto.
Bisogna inoltre prestare molta attenzione a non avvicinarsi troppo alle opere scultoree, evitando assolutamente di toccarle.
Gli interni della cappella sono presidiati da alcuni membri dello staff del museo i quali, vista la notevole affluenza di turisti, devono costantemente vigilare affinché non si verifichino atti di vandalismo.
Non esiste una vera e propria durata della visita ma, se posso darvi un consiglio, evitate di intrattenervi eccessivamente negli ambienti museali, così da dare l’opportunità a chi attende all’esterno, di poter entrare.
Considerate che, seguendo le indicazioni dell’audioguida ed ascoltando per intero ciascun approfondimento, impiegherete circa un’oretta a terminare il percorso.
Napoli: come arrivare al Museo Cappella Sansevero
Il Museo Cappella Sansevero si trova in Via Francesco de Sanctis 19/21, nel centro storico, cuore pulsante della città.
Se provenite dalla Stazione di Napoli Centrale, potete prendere la metropolitana della linea 1 (di colore giallo) e scendere alla fermata Dante.
Da qui, attraversando prima Via Port’Alba e poi Via San Domenico Maggiore, in pochi minuti vi ritroverete dinanzi al cospetto del museo.
Cristo Velato: cosa vedere nei dintorni
Una volta terminata la visita del Museo Cappella Sansevero, potete dedicarvi all’esplorazione dei vicoli di Napoli.
Vi suggerisco almeno un paio di tappe che ho scoperto in compagnia di Laura e che secondo me, meritano si essere inserite nel vostro itinerario di viaggio.
Chiesa di Santa Luciella: a pochi minuti a piedi da Via de Sanctis si trova uno dei luoghi più sorprendenti di Napoli. Non lasciatevi trarre in inganno dall’aspetto esterno, la Chiesa di Santa Luciella custodisce una delle tradizioni più antiche della città. Ad attendervi, troverete numerosi teschi, tra cui uno in particolare, che ha persino le orecchie. Correte a scoprirne di più!
Via San Gregorio Armeno: se c’è un luogo a Napoli dove è Natale tutto l’anno, quella è proprio la cosiddetta via dei presepi. Qui i maestri artigiani danno sfoggio di tutte le loro abilità realizzando, accanto alle figure della tradizione, statuine originalissime che omaggiano i protagonisti della cronaca, dello sport e dell’intrattenimento internazionale.
E ora tocca a voi: siete pronti a prenotare la vostra visita al Cristo Velato di Napoli?
24 risposte
Uno dei tanti motivi che mi spinge a tornare nuovamente a Napoli e soprattutto dopo tanti anni!
Sono stata dal Cristo Velato anni fa, ma la coda era talmente lunga che ho dovuto rinunciare. Se ci torno seguo sicuramente il tuo link di prenotazione online
Te lo consiglio.
Quando sono stata a Napoli non sono riuscita a vederlo, ma alla prossima visita della città ci vado e seguo tutti i tuoi preziosi consigli
Conosco questa cappella solo attraverso le foto purtroppo, ma anche così la meraviglia di vedere simili opere d’arte c’è tutta! Sculture all’altezza di quelle di Bernini, se non superiori.
Ti consiglio di programmare una visita, non ne sarai delusa.
Custodirò queste notizie preziose perchè ancora non ho visto bene la città di Napoli, sono solo stata di passaggio. Ho sentito parlare spesso del Cristo Velato e credo valga la pena una visita!
Assolutamente!
Opere davvero preziose con un aura quasi magica. Il Cristo velato mi ricorda molto un’altra scultura, custodita nel duomo di Lucca, il Monumento funebre di Ilaria del Carretto, di Jacopo della Quercia, risalente al 1406-1408.
È un’opera che emoziona, da vedere sicuramente dal vivo.
Purtroppo durante la mia visita a Napoli non sono riuscita a visitare il Cristo Velato ma mi riprometto di farlo quanto prima, sembra proprio una meraviglia da non perdere!
Da vedere assolutamente! Ti consiglio vivamente di prenotare.
Un vero must to see a Napoli! Non ero riuscita a vederlo a causa dell’affluenza spropositata e per il fatto che non c’erano più posti liberi nel giorno in cui volevo andare ma è sicuramente uno dei motivi per cui tornerei a Napoli!
La prossima volta però ricordati di prenotare 😉
Questo articolo sembra scritto apposta per me! Ho appena prenotato la visita alla Cappella Sansevero e ho letto con estrema attenzione le tue descrizioni come sempre recise ed emozionanti. C’ero stata tanto tempo fa in una visita frettolosa durante un viaggio di lavoro e ricordo il turbamento (che anche tu racconti) di fronte alla statua del Cristo.
Grazie mille, Antonella. Buona visita!
Non ho mai visto questa opera di persona, e devo dire che mi hanno emozionata già le immagini, per cui immagino che dal vivo si possa facilmente rimanere colpiti dalla sindrome di Stendhal. Devo assolutamente tornare a Napoli, per questo e per tantissimi altri motivi
Ti consiglio assolutamente la visita.
Da buona napoletana…non ho mai visto il Cristo Velato, però ho una giustificazione. C’è una leggenda secondo la quale non bisognerebbe entrare nella Cappella Sansevero finché non ci si è laureati. Io ho frequentato l’Orientale, per cui ero in zona praticamente ogni giorno e non ci ho mai messo piede. Dopo laureata, non ho mai prenotato in anticipo e ogni volta che c’era la giornata dei musei gratis, la lunghissima fila mi ha sempre fatto passare la voglia di entrare. Prima o poi entrerò, lo giuro!
Grazie Erminia per aver raccontato questo aneddoto legato alla superstizione. Ti dirò, anche a Bologna ci sono credenze di questo tipo, tant’è che io sono salitq sulla Torre degli Asinelli solo nel 2015 (ben 7 anni dopo la mia laurea).
L’ho visto la seconda volta che sono stata a Napoli, e non riuscivo più a staccarmene. Davvero un’opera d’arte che toglie il fiato. Secondo me è un assoluto must see quando si visita la città partenopea.
Concordo in pieno.
Il prossimo mese andrò con mio padre a Napoli proprio perché vogliamo ammira in primis il cristo velato, grazie per informazioni
Sono contenta di poterti essere utile. Buon viaggio!