Pinacoteca di Bologna: opere del Rinascimento

locandina della mostra Giulio II e Raffaello presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna

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In occasione della mostra Giulio II e Raffaello, ho avuto la possibilità di visitare la Pinacoteca Nazionale di Bologna e di ammirare le principali opere esposte nella sezione dedicata al Rinascimento.

Con l’arrivo del ritratto di Papa Giulio II dalla National Gallery, l’ala dedicata al periodo storico che va dall’epoca dei Bentivoglio fino all’incoronazione di Carlo V (1530), è stata infatti ampiamente riorganizzata.

Al fine di comprendere al meglio l’evoluzione della tradizione pittorica bolognese, nell’ambito di questo intenso periodo storico, ho scelto quindi di affidarmi alle competenze di Elisabetta Berselli de Le Guide d’Arte.

È stato un vero e proprio viaggio indietro nel tempo. Pronti a ripercorrerlo con me?

Pinacoteca Nazionale di Bologna: opere principali del Rinascimento

La prima delle opere inserite in questo percorso nell’arte rinascimentale all’interno della Pinacoteca Nazionale di Bologna, è la Pala dei Mercanti (1474), di Francesco del Cossa.

Venne commissionata da Domenico Amorini e Alberto de Cattaneis per il tribunale dei Mercanti.

Pur essendo ferrarese, Francesco del Cossa lavorò a Bologna per lungo tempo ed ebbe quindi la possibilità di approfondire la tecnica di Jacopo della Quercia e di Nicolò dell’Arca.

La tela raffigura la Madonna con Bambino tra San Petronio e San Giovanni Evangelista.

Inginocchiato in segno di adorazione, spicca lateralmente uno dei committenti, Alberto de Cattaneis.

Pala dei Mercanti nella sezione dedicata al Rinascimento della Pinacoteca Nazionale di Bologna

Artisti ed opere del Rinascimento a Bologna: l’arte alla corte dei Bentivoglio

Nel 1490, grazie alla presenza sulla scena bolognese di Francesco Francia e Lorenzo Costa, si inaugurò alla corte dei Bentivoglio una nuova stagione artistica.

Pensate: dello splendido palazzo della signoria bolognese, oggi non è rimasto più nulla. Eppure sappiamo che all’epoca, sorgeva esattamente nel punto in cui oggi svetta il Teatro Comunale, nell’odierna Via Zamboni.

La sua costruzione fu avviata nel 1460 con Sante Bentivoglio, per poi essere portata a termine da Giovanni II.

Si trattava di un edificio a tre piani, con una facciata lunga 60 metri.

Pare inoltre che le ricche e sontuose stanze, fossero minuziosamente ornate con alcune delle opere dei migliori artisti della scena del tempo.

Tra il 1500 ed il 1501 arrivarono in città alcune pale, realizzate da pittori che, fino a quel momento, non avevano avuto alcun legame con la città.

È il caso del Perugino e della sua Pala Scarani, destinata all’omonima cappella presso la Chiesa di San Giovanni in Monte.

Qui la Madonna è collocata all’interno di una mandorla e sospesa al di sopra di una schiera di Santi: Giovanni Evangelista, Apollonia, Caterina d’Alessandria e Michele Arcangelo.

Pala Scarani nella sezione dedicata al Rinascimento della Pinacoteca Nazionale di Bologna

L’oratorio di Santa Cecilia nella Bologna dei Bentivoglio

Tra il 1504 ed il 1505 Giovanni II commissionò un intero ciclo pittorico dedicato a Santa Cecilia, nell’omonimo oratorio, collegato alla Chiesa di San Giacomo Maggiore.

Da molti, questo ambiente ad una sola navata, è stato definito la Cappella Sistina di Bologna.

Gli affreschi ricoprono la parte centrale delle pareti, sia a destra che a sinistra, raffigurando all’interno di dieci riquadri, scene della vita di Santa Cecilia e Valeriano, entrambi martiri.

I lavori vennero portati avanti da Francesco Francia, Lorenzo Costa e Amico Aspertini, finché Giulio II non giunse in città.

L’arrivo di Papa Giulio II: Michelangelo e Raffaello a Bologna

L’arrivo del Papa l’11 Novembre del 1506 infatti, fece inevitabilmente allontanare gli artisti che avevano già eseguito tele ed affreschi per i Bentivoglio.

Il Papa, dal canto suo, convocò a Bologna Michelangelo.

Gli chiese di realizzare una sua raffigurazione bronzea da collocare sulla facciata della Basilica di San Petronio, uno degli edifici più cari ai bolognesi.

Tuttavia, di questa statua oggi non v’è alcuna traccia, poiché fu distrutta al ritorno dei Bentivoglio, nel 1511.

Una curiosità: in questa sala della sezione del Rinascimento della Pinacoteca Nazionale di Bologna, è esposta una lettera di Michelangelo.

La scrisse a suo fratello mentre si trovava a Bologna nel 1508, per lavorare all’opera che il pontefice gli aveva commissionato.

Il Ritratto di Papa Giulio II realizzato da Raffaello, risale agli anni compresi tra il 1511 ed il 1512.

Mette in evidenza, nei dettagli come nei colori, la potenza del pontefice, in età rinascimentale.

Ritratto di Giulio II realizzato da Raffaello Sanzio

Tutti i simboli della sua solidità, come il pesante scranno su cui è seduto o gli anelli, sono assolutamente messi in rilievo.

Il secondo capolavoro di Raffaello, esposto esattamente di fronte al Ritratto di Giulio II, è l’Estasi di Santa Cecilia.

Fu realizzato nel 1515 per la cappella Elena Duglioli, nella Chiesa di San Giovanni in Monte.

Santa Cecilia è stata raffigurata con lo sguardo verso l’alto mentre, in uno stato estatico, lascia scivolare dalle sue mani l’organo, simbolo delle gioie terrene.

Ai suoi lati le figure dei Santi: Paolo, Giovanni Evangelista, Agostino e Maria Maddalena mentre accanto ai loro piedi vi sono diversi strumenti musicali, definiti egregiamente da Giovanni da Udine, allievo del Sanzio.

Dopo Raffaello anche il Parmigianino a Bologna

L’arrivo di Raffaello a Bologna ebbe delle conseguenze ben evidenti sulla tradizione pittorica locale.

Ne è un esempio la Pala della Madonna con Bambino in gloria e i Santi Michele Arcangelo, Pietro e Benedetto, realizzata da Innocenzo da Imola per la Chiesa di San Michele in Bosco, tra il 1517 ed il 1522.

Sappiamo che in questo periodo infatti, Innocenzo venne a conoscenza del cartone di San Michele Arcangelo, che Raffaello inviò ad Alfonso I d’Este, nel 1518.

Il Sacco di Roma (1527) spinse il Parmigianino a lasciare la capitale e spostarsi a Bologna, prima di rientrare nella sua Parma.

Oltre a dedicarsi all’arte dell’incisione, qui realizzò alcuni dei suoi capolavori: la Madonna di Santa Margherita (1529), destinata all’omonimo convento e la Madonna di San Zaccaria (1530-1533).

Madonna di San Zaccaria presso Pinacoteca Nazionale di Bologna

Quest’ultimo, commissionato dal conte Gozzadini, proviene dalla Galleria degli Uffizi.

Prende il nome dal Santo che appare in primo piano, dall’espressione severa e contrapposta a quella della Maddalena, sicuramente più dolce.

Visita alla Pinacoteca con Le Guide d’Arte

Visitare la mostra Giulio II e Raffaello insieme ad Elisabetta, è stato per me fondamentale.

Ritengo infatti che, per comprendere appieno un periodo così controverso, come quello del Rinascimento a Bologna, il confronto con una guida, sia assolutamente necessario.

La connessione tra i mutamenti politici e l’evoluzione dell’arte pittorica di quegli anni, richiede la presenza di qualcuno che sappia come semplificarne i contenuti e renderli fruibili.

Per questo motivo, per la visita alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, vi consiglio di rivolgervi a Le Guide d’Arte.

Questa cooperativa è nata a Bologna il 2 febbraio del 2021 ed è costituita da uno staff tutto al femminile.

Le otto socie, abilitate alla professione di guide, illustrano a turisti e visitatori il patrimonio storico e culturale di Bologna e dell’Emilia-Romagna.

Se volete scoprire di più, date un’occhiata alla Pagina Facebook della cooperativa, inviate una mail o visitate il sito internet.

Dove si trova la Pinacoteca di Bologna

La Pinacoteca Nazionale di Bologna nacque nel 1808 come quadreria dell’Accademia di Belle Arti.

Accolse negli anni, la vasta collezione pittorica proveniente dagli edifici religiosi locali, in seguito alla soppressione di chiese e monasteri, messa in atto dalle truppe napoleoniche.

La sede principale, collocata in Via Belle Arti, 56 dedica ampio spazio all’arte del Trecento bolognese e al Rinascimento, ma anche alla pittura del Seicento e del Settecento.

Palazzo Pepoli Campogrande: sede staccata della Pinacoteca

La sede staccata invece, si trova presso lo splendido Palazzo Pepoli Campogrande, in Via Castiglione, 7 a Bologna.

Il piano nobile dell’edificio, fatto erigere da Odoardo Pepoli, ospita una serie di sale sontuose, i cui soffitti sono stati magnificamente affrescati tra la Seconda metà del Seicento ed il Settecento.

  • Salone d’onore, opera di Domenico Maria Canuti (1669-1671). Rappresenta l’Apoteosi di Ercole, accolto nell’Olimpo da Giove e Giunone, al cospetto di Amore ed Ebe.
  • Sala di Felsina, realizzata dai fratelli Rolli nel 1690. Ritrae il Trionfo di Felsina, a simboleggiare la città di Bologna ed il suo governo. Oltre agli stemmi araldici della città, vi è un putto che spezza le catene e rappresenta la fine dell’egemonia papale, tanto desiderata dai nobili bolognesi.
  • la Sala delle stagioni, di Giuseppe Maria Crespi (1699-1700), con le raffigurazioni allegoriche delle quattro stagioni che sembrano sporgersi dalla balaustra dipinta, cercando lo sguardo del visitatore.
  • Sala dell’Olimpo, realizzata da Crespi nello stesso periodo dell’ambiente che la precede, mostra le divinità dell’Antica Grecia sospese tra le nuvole.
  • Sala di Alessandro, opera di Donato Creti del 1707. Il protagonista dell’affresco è Alessandro Magno, intento a recidere con la sua spada il nodo gordiano.
sala di Felsina presso via Castiglione a Bologna

Oltre a questi magnifici soffitti, anche le pareti degli ambienti di Palazzo Pepoli Campogrande meritano di essere ammirate.

Qui infatti sono stati collocati i dipinti della quadreria Zambeccari, entrati a far parte della collezione della Pinacoteca Nazionale di Bologna nel 1884.

Cosa sapere prima di visitare la Pinacoteca Nazionale di Bologna e come arrivare

Il biglietto per la mostra Giulio II e Raffaello (visitabile entro il 5 Febbraio 2023) presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, consente di accedere anche a Palazzo Pepoli Campogrande.

È questo il motivo per il quale, al termine della visita guidata con Elisabetta, mi sono diretta con il biglietto alla mano (fondamentale per accedere ad entrambe le sedi), verso Via Castiglione.

Mentre il palazzo di Via Belle Arti è provvisto di un deposito, dove lasciare (gratuitamente) in un armadietto chiuso a chiave, borse e zaini, Palazzo Pepoli Camogrande non prevede servizi di questo tipo.

Al fine di preparare al meglio la vostra visita, vi consiglio di consultare preventivamente il sito della Pinacoteca Nazionale di Bologna, così da prendere visione degli orari di apertura e di eventuali riduzioni o altre agevolazioni.

Se arrivate dalla Stazione Centrale, potete raggiungere in pochi minuti la sede centrale della Pinacoteca, con uno degli autobus che effettuano la fermata Porta San Donato (ad esempio, il 36 o il 37).

Rizzoli è invece la fermata di riferimento per la sede di Via Castiglione, anch’essa raggiungibile con più linee di autobus (come il 25).

Un consiglio: qualora decidiate di visitare Bologna nei week end, consultate il sito internet dell’azienda locale dei trasporti, poiché nelle giornate di sabato e domenica vi sono delle deviazioni.

Cosa fare a Bologna dopo la visita alla Pinacoteca

Dopo aver ammirato le opere esposte presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, cosa c’è di meglio che lanciarsi alla scoperta delle bellezze del capoluogo emiliano-romagnolo?

A tal proposito, vi consiglio tre attrazioni imperdibili:

Ora che avete un motivo in più per visitare la città delle Due Torri, non posso che chiedervi: conoscevate già la Pinacoteca Nazionale di Bologna e le sue opere principali dedicate al Rinascimento?

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17 risposte

  1. che dire? Una full immersion nella bellezza e nella storia di un periodo che mi piace particolarmente. Assolutamente valido il tuo consiglio di seguire il percorso con una guida preparata per capire le sinergie tra le varie opere e la loro collocazione nel periodo. Bologna è sempre uno scrigno di meraviglia

  2. Una visita più che dettagliata la tua. Sicuramente in un museo del genere opterei per una guida ben preparata, anche perchè non essendo esperta d’arte mi farebbe piacere che le opere mi venissero presentate con parole semplici e assimilabili. Come sempre ottimi spunti di viaggio sul tuo blog.

  3. Conoscevo la pinacoteca di Bologna ma quello che mi ha davvero stupito di questo articolo sono stati i suggerimenti sul dove andare dopo! Non conoscevo né la Beautiful gallery né i vari punti panoramici e adesso non vedo l’ora di avere l’occasione di un mercato con le amiche per passare di lì!

  4. Nonostante sia stata, come ben sai, a Bologna numerose volte non ho ancora avuto il piacere di vedere con i miei occhi i tesori custoditi in questa splendida Pinacoteca! La prossima volta non me la farò sfuggire, grazie delle informazioni!

  5. Io ho fatto l’Università ad Urbino e messer Raffaello l’abbiamo studiato e visto in tutte le salse possibili. Il Rinascimento è parte integrante della nostra cultura italiana, impossibile non conoscerne i canoni, dovrebbe essere studiato di più nelle scuole già alle medie.

    1. In questo caso la mostra non è incentrata su Raffaello ma sul cambiamento dell’arte a Bologna nel passaggio dai Bentivoglio a Papa Giulio II, di cui è esposto per l’appunto un ritratto di Raffaello. Ci tengo a precisarlo per tutti coloro che si recheranno in città per vederla.

  6. Purtroppo sono stata a Bologna per pochissimo tempo e non ho potuto soffermarmi su particolari attrazioni! Sicuramente la Pinacoteca è una delle cose per cui tornerei: le opere del Rinascimwnro mi affascinano sempre molto!

  7. Ne avevo sentito parlare, però leggendo il tuo articolo mi ha molto incuriosita, peccato che per il momento non ho viaggi in programma per Bologna, però chissà se in futuro riuscirò e lo vedrò con i miei occhi.

  8. Nella bellissima Pinacoteca di Bologna, tra le tante opere, ammirai dal vivo “La Strage degli Innocenti” di Guido Reni, che era stata domanda d’esame del mio corso di storia dell’arte moderna!

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