Il Duomo di Napoli e il Tesoro di San Gennaro

la preziosissima collana di San Gennaro a Napoli

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La Cattedrale Metropolitana di Santa Maria Assunta, più comunemente nota come Duomo di Napoli, conserva le spoglie di San Gennaro ed il suo Tesoro.

È stato infatti stimato che quest’ultimo, esposto all’interno di una Cappella, abbia un valore inestimabile e che possa essere considerato in assoluto il più prezioso al mondo.

Ha però una particolarità: pur trovandosi all’interno di un edificio di culto cattolico, non è di proprietà della Chiesa, né tantomeno dello Stato.

Appartiene al popolo napoletano.

Scopriamo perché!

Il Duomo di Napoli e il culto di San Gennaro: cenni storici e curiosità

Il Duomo di Napoli, così come lo vediamo oggi, si presenta come una costruzione imponente, che risale al 1300 ed ingloba altri edifici sacri, tra cui la Basilica di Santa Restituita e la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro.

I lavori di edificazione cominciarono sotto il regno di Carlo II e terminarono con Roberto d’Angiò, che chiamò in città i più grandi scultori e architetti italiani, tra i quali Nicola Pisano.

Sia la chiesa che il campanile furono danneggiati più volte nei secoli da diversi terremoti e, per questo, più volte restaurati.

Ne è una prova l’attuale compresenza di diversi stili architettonici, sia negli interni che sulla facciata.

Il Duomo ha una pianta a croce latina e tre navate.

Quella centrale, lunga ben 100 metri e alta 35, presenta un soffitto a cassettoni del 1600, mentre le navate laterali hanno una volta a crociera e decorazioni barocche.

interni del Duomo di Napoli e del soffitto a cassettoni

La facciata, alta 50 metri, dispone di tre portali, uno dei quali viene aperto soltanto in occasione della festività di San Gennaro (o altri casi eccezionali).

La Cappella di Santa Restituita

Quella di Santa Restituita è in realtà la più antica Basilica partenopea e viene fatta risalire all’epoca paleocristiana.

Le sue origini sono legate alla figura dell’Imperatore Costantino (IV secolo d.C.) e si ritiene che sia stata edificata su un precedente tempio in onore di Apollo.

Delle cinque navate preesistenti ne restano ben tre, mentre a destra dell’abside si trova il più antico Battistero del mondo occidentale, quello di San Giovanni in Fiore.

Oggi la Cappella di Santa Restituita è accessibile gratuitamente, attraverso un ingresso collocato lungo la navata sinistra del Duomo di San Gennaro.

La Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro

Sul lato destro del Duomo invece, spicca la sontuosa Reale Cappella del Tesoro.

Le sue origini sono legate ad un periodo molto difficile per il capoluogo campano.

Nel Cinquecento infatti, oltre ad una terribile pestilenza, la città si trovò a dover fare i conti con una spaventosa eruzione del Vesuvio.

Il contratto di San Gennaro con la città di Napoli

Al fine di ottenere un’intercessione dall’alto, il 13 Gennaio 1527 tutti i cittadini decisero di stringersi in un voto.

Promisero a San Gennaro che avrebbero costruito in suo onore una sontuosa cappella all’interno del Duomo, in sostituzione di quella precedente sita a Montevergine, ma ad una sola condizione.

Il Santo avrebbe dovuto immediatamente porre fine alla pestilenza che affliggeva Napoli e fermare il Vesuvio.

Per essere più convincenti e dare maggior autorevolezza all’impegno preso, lo trascrissero al cospetto di un notaio, proprio come si fa con un vero e proprio contratto.

Fu quindi istituita una Deputazione, con il compito di occuparsi della realizzazione della nuova cappella in onore del Santo.

Pensate che questo organismo, totalmente laico, esiste ancora oggi ed è preseduta dal Sindaco di Napoli.

Non è così semplice entrarvi poiché, tutti i candidati, vengono accuratamente selezionati sia dal Ministero degli Interni che dall’Arcivescovo della diocesi napoletana.

Gli interni della Cappella del Tesoro di San Gennaro

Per la realizzazione degli interni della Cappella di San Gennaro, la Deputazione scelse di affidarsi all’architetto Francesco Grimaldi.

I lavori, cominciati l’8 Giugno 1608, subirono vari rallentamenti poiché i pittori napoletani non gradirono la designazione di artisti provenienti dalle altre realtà italiane.

Pensate che l’emiliano Guido Reni, a seguito delle numerose intimidazioni ricevute, dovette rinunciare all’incarico.

Soltanto nel 1631, si raggiunse un accordo con Domenico Zampieri, detto il Domenichino.

L’artista infatti, nonostante qualche opera di dissuasione, riuscì comunque a portare a termine gli affreschi sulle lunette degli altari.

Realizzò anche i pennacchi alla base della cupola e ben cinque dipinti su rame posti sugli altari minori.

Scomparve però improvvisamente nel 1641 e, al fine di portare a termine il lavoro da lui cominciato, venne chiamato prima Giovanni Lanfranco, che concluse la raffigurazione del Paradiso sulla cupola e poi lo Spagnoletto, che si occupò del sesto dipinto su rame.

interni della Cappella del Tesoro di San Gennaro a Napoli

L’intera Cappella è caratterizzata dalla presenza di 19 sculture in bronzo. Al centro spicca la raffigurazione di San Gennaro Seduto, realizzato da Giuliano Finelli nel 1645.

In totale, considerando anche la Sacrestia e la Cappella della Concezione, i busti sono ben 54 e costituiscono la più grande collezione d’argento del mondo intero.

L’altare maggiore e il sangue di San Gennaro

L’altare maggiore custodisce la cassaforte con le ampolle contenenti il sangue di San Gennaro.

Il paliotto d’argento, che la riveste frontalmente, è una delle opere scultoree più belle mai viste prima.

Qui sono raffigurati alcuni dei momenti salienti della vita di San Gennaro, come l’episodio del 16 Dicembre 1631, quando salvò Napoli dalla lava del Vesuvio.

Ogni elemento è talmente curato nei dettagli, da sembrare quasi vivo ed animato.

Una curiosità: la cassaforte si apre solo inserendo entrambe le chiavi. La prima appartiene alla Deputazione, che rappresenta tutti i cittadini di Napoli, mentre la seconda all’Arcivescovo della diocesi.

Il busto reliquiario di San Gennaro

È il busto d’oro e d’argento di San Gennaro a costituire l’opera scultorea di maggior pregio, all’interno della cappella.

Venne realizzato per volere di Carlo II d’Angiò nel 1305, ovvero esattamente mille anni dopo la decapitazione del Santo, avvenuta nel 305.

Oltre ad essere uno dei pezzi più preziosi del Tesoro, questo busto funge anche da reliquiario poiché al suo interno, sono custodite le ossa della testa di San Gennaro.

busto di San Gennaro nella Cappella di Napoli

È rivestito da una ricca casula, adornata da pietre preziose ed è collocato attualmente nella Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro.

Il miracolo di San Gennaro

Se c’è un evento capace di riunire l’intera cittadinanza al cospetto del Duomo di Napoli, quello è il miracolo di San Gennaro.

In realtà la liquefazione del suo sangue, occorre in tre solenni occasioni.

  • Il sabato che precede la prima domenica di Maggio, quando il busto d’oro e d’argento di San Gennaro, la teca e gli altri busti d’argento con le raffigurazioni dei Santi, vengono portati in processione dal Duomo di Napoli fino alla Basilica di Santa Chiara. Questo itinerario in qualche modo è una rappresentazione dell’antica traslazione delle spoglie del Santo, condotte da Pozzuoli a Napoli.
  • Il 19 Settembre, ovvero in occasione della festività di San Gennaro, nel ricordo di quanto avvenne nel 305, quando il vescovo Gennaro, riconosciuto come cristiano, fu decapitato nei pressi del vulcano della Solfatara, non lontano da Pozzuoli.
  • Il 16 Dicembre, data scelta in ricordo della violentissima eruzione del Vesuvio avvenuta nel 1631 e bloccata prodigiosamente dal Santo.

È fondamentale, secondo le credenze popolari, che il prodigio si ripeta in tutte e tre le date, affinché la città abbia un anno prospero.

Per questo motivo, le prime file dei banchi della chiesa, vengono occupate dalle parenti.

Quando il sacro incontra il profano: dalle parenti al fazzoletto bianco

Queste donne discendono, secondo la tradizione, dal Santo e da Eusebia, che è colei che ne raccolse il sangue a seguito della morte.

In virtù di questo legame, le parenti hanno il compito di convincere San Gennaro a ripetere il miracolo.

Per farlo, non disdegnano l’utilizzo di toni ed espressioni che apparentemente potrebbero sembrare poco gentili (ad esempio, lo chiamano faccia gialla, in riferimento al suo busto d’oro e d’argento).

Lo rimproverano e lo redarguiscono come farebbe una madre con un figlio che sta disobbedendo.

È però solo l’Arcivescovo di Napoli che può annunciare l’avvenuto miracolo all’intera popolazione.

Mentre un componente della Deputazione agita con una mano un fazzoletto bianco, il capo della diocesi napoletana, porta la teca con con le ampolle sulla soglia del Duomo.

È qui che mostra, a tutta la popolazione accorsa, l’avvenuta liquefazione del sangue del Santo.

Il Museo del Tesoro di San Gennaro

Il preziosissimo Tesoro di San Gennaro si è costituito nei secoli grazie alle donazioni di sovrani, Papi, imperatori e anche gente comune.

In origine era posto all’interno del Duomo di Napoli ma, in occasione della Seconda Guerra Mondiale, si ritenne opportuno trasferirlo al Vaticano.

Da qui, grazie alla figura di Giuseppe Navarra, che si recò personalmente presso la Santa Sede, il 6 Gennaio del 1947 fece ritorno a Napoli.

Oggi è custodito presso il Museo del Tesoro di San Gennaro, inaugurato nel 2003 nelle immediate vicinanze del Duomo.

I pezzi i più preziosi del Tesoro di San Gennaro

Il Tesoro di San Gennaro ha essenzialmente 3 peculiarità che lo rendono unico al mondo.

  • Ha un valore inestimabile.
  • È di proprietà del solo popolo napoletano.
  • Il suo prestigio è in costante aumento poiché, nella storia, mai alcun pezzo, tra quelli che lo costituiscono, è stato rubato o ceduto.

Pensate che i suoi tre elementi più preziosi, ovvero: la Mitra gemmata, la Collana e la Croce donata da Carlo di Borbone, non possono essere mai esposti contemporaneamente presso il Museo del Tesoro.

Il motivo è molto semplice: non esiste alcuna polizza assicurativa in grado di coprire il furto di tutti e tre i gioielli!

Questi sono, nel dettaglio, i pezzi più pregiati della collezione del Tesoro di San Gennaro, che riporto in ordine cronologico, ovvero secondo l’anno nel quale sono stati donati al protettore di Napoli.

Collana di San Gennaro

Considerata il gioiello più prezioso del mondo, la Collana di San Gennaro è stata realizzata da Michele Dato nel 1679, dietro commissione della Deputazione.

Al nucleo originario, costituito da croci pendenti e terminato dopo circa cinque mesi di lavoro, nel tempo si aggiunsero altri elementi:

  • una croce donata da Carlo di Borbone;
  • una seconda croce da parte di Maria Amalia di Sassonia;
  • la spilla a forma di mezzaluna, regalo della duchessa di Casacalenda;
  • la croce di diamanti e zaffiri di Maria Carolina d’Austria;
  • una preziosissima croce di diamanti e brillanti, regalo di Napoleone Bonaparte (che per la prima volta nella storia invece di impossessarsi di un tesoro, contribuì ad aumentarne il pregio);
  • la spilla di diamanti e crisoliti di Vittorio Emanuele II;
  • l’anello di Maria Jose la quale, non avendo portando nulla con sé, decise di donare a San Gennaro il prezioso gioiello che aveva al dito;
  • due orecchini in oro donati da una popolana, a seguito di una grazia ricevuta dal Santo protettore della città di Napoli.

Una collana unica nel suo genere, non credete?

Mitra gemmata

Sono 3964 le pietre preziose incastonate nella Mitra gemmata di San Gennaro, che raggiunge il peso di circa 18 chilogrammi.

La Deputazione nel 1712 ne commissionò la realizzazione a Matteo Treglia, che scelse elementi carichi di significato per la sua opera d’alta oreficeria.

I rubini infatti, rappresentano il sangue di San Gennaro, i diamanti la purezza della sua fede e gli smeraldi la conoscenza.

Pensate che l’opera, che ha richiesto l’intervento di circa 50 persone e 12 mesi di lavorazione, è stata realizzata con un sistema di ammortizzatori.

Questo perché inizialmente veniva portata in processione sul busto di San Gennaro, ed era quindi necessario che fosse in grado di reggere ogni tipo di sollecitazione del terreno.

mitra gemmata di San Gennaro nella Cappella del Tesoro a Napoli

Lo ammetto: non ho mai visto qualcosa in grado di brillare di più di questo gioiello in tutta la mia vita!

Ostensorio di Gioachino Murat

Fu Napoleone Bonaparte a consigliare a Gioachino Murat di offrire un dono a San Gennaro, in occasione del suo arrivo a Napoli.

Era il 1808 e un ostensorio di argento e rubini andava così, da quel momento, ad aggiungersi al ricco tesoro.

Sono le decorazioni che, secondo me, rendono davvero splendido questo oggetto.

La parte centrale ad esempio, è ornata da due angeli che sostengono un cuore avvolto da una croce di spine mentre la parte superiore, che contiene l’ostia, è completamente attorniata da angeli, viti e nuvolette.

Sulla sommità infine, spicca una croce.

Calice di Pio IX

Papa Pio IX, per ringraziare Ferdinando II e tutta la città di Napoli, che lo avevano accolto nel 1849, durante il suo esilio da Roma, volle donare a San Gennaro un preziosissimo calice tutto d’oro.

il calice d'oro di Pio IX nel Tesoro di San Gennaro a Napoli
Croce episcopale: omaggio dei Savoia

A seguito di un attentato, subito a Napoli nel 1878, Margherita di Savoia, proclamata prima regina dell’Italia unita, volle fortemente tornare in città, al fine di ringraziare San Gennaro per aver salvato la sua vita e quella di suo marito, re Umberto I.

Decise così di donargli una preziosissima croce episcopale interamente in oro, ornata di diamanti e smeraldi.

Una curiosità: è proprio la regina Margherita che ispirò la celebre pizza che porta il suo nome, preparata con ingredienti che ricordano il tricolore italiano: pomodoro, mozzarella e basilico.

Pisside d’oro e coralli

Nel 1931, durante il suo trasferimento a Napoli, Umberto I di Savoia commissionò una pisside d’oro, impreziosita da coralli e malachite alla famiglia Ascione di Torre del Greco.

Questo elemento viene considerato, in ordine cronologico, l’ultimo oggetto ad essere entrato a far parte del Tesoro di San Gennaro.

Come prenotare la visita al Museo e alla Cappella del Tesoro di San Gennaro

La Cappella del Tesoro di San Gennaro, trovandosi all’interno del Duomo, è accessibile liberamente e non richiede l’acquisto di un biglietto.

Vi consiglio comunque di consultare on line gli orari di apertura, che sono inevitabilmente legati a quelli della Cattedrale e possono quindi subire variazioni durante le celebrazioni religiose o altri eventi particolari.

Al contrario l’ingresso al Museo, che include anche l’accesso alla Cappella, è a pagamento.

Può essere acquistato anticipatamente on line, evitando la fila, oppure direttamente alla biglietteria.

L’audioguida è sempre inclusa nel prezzo e può essere richiesta anche solo per visitare la Cappella.

Ammetto che si è rivelata utilissima perché, oltre alla storia del Santo, mi ha permesso di conoscere dettagli e curiosità su tutti i pezzi del Tesoro.

Ricordate di portare con voi un documento di identità, che vi verrà riconsegnato dopo che, al termine della visita, l’avrete restituita.

Come raggiungere il Duomo di Napoli e il Museo del Tesoro di San Gennaro

Il Museo del Tesoro di San Gennaro si trova in Via Duomo, 19 a soli 10 metri dall’ingresso della Cattedrale.

Il mio consiglio è quello di visitarli contestualmente, considerando che occorrono almeno un paio d’ore (escluse eventuali file all’ingresso) nel complesso.

Potete arrivare fin qui dalla Stazione di Napoli Centrale:

  • a piedi, superando Piazza Garibaldi e procedendo prima per Via Poerio, quindi lungo Via dei Tribunali e infine per Via Duomo (circa 15 minuti totali);
  • in metropolitana, con le linee 1 (dovete salire alla fermata Garibaldi, scendere alla nuovissima fermata Duomo e poi continuare a piedi per 600 metri) e 2 (in questo caso, scenderete alla fermata Piazza Cavour, proseguirete per altri 700 metri a piedi, prima lungo Via Foria e poi su Via Duomo).

Il Santo di Napoli nell’artigianato locale

La visita al Museo del Tesoro di San Gennaro mi ha impressionato e non poco.

Al di là del valore intrinseco di ciascun oggetto esposto, quello che mi ha più colpito è il fatto che, Papi, sovrani ed imperatori tra i più importanti nella storia d’Italia e non solo, si siano inchinati davanti al Santo di Napoli.

Se, durante i conflitti mondiali, molte tra le collezioni più preziose al mondo sono diventate bottino di guerra o sono state fuse per la produzione di armi, al contrario il Tesoro di San Gennaro non è stato mai toccato.

È evidente che, il legame viscerale che unisce i napoletani al loro Santo protettore è talmente forte da spingere, chiunque giunga in città, a rendergli omaggio.

Sarà forse per questo che ho deciso di acquistare, presso Lab 25 Creativity Space alcuni dei manufatti di Laura ed Eugenio.

Lab 25 Creativity Space: dove trovare il souvenir perfetto

Uniti nel loro lavoro oltre che nella vita, i due artigiani napoletani realizzano a mano busti di San Gennaro in terracotta, di diversi colori e misure, oltre che i classici cornetti portafortuna e tanti altri elementi tipici della simbologia partenopea.

Se state cercando il regalo perfetto per parenti e amici o più semplicemente, volete portare a casa con voi un pezzo di Napoli, fate un salto alla loro bottega, in Via Raimondo de Sangro di Sansevero, 25.

artigianato da Lab25 Creativity Space a Napoli

Questa zona, collocata nel pieno centro storico cittadino, custodisce uno degli accessi ai celebri sotterranei di Napoli.

Se volete vivere questa incredibile esperienza, consultate il mio articolo:

Per arrivare a Lab 25 Creativity Space, potete prendere la metropolitana della linea 1, scendere alla fermata Dante e poi proseguire per 500 metri a piedi.

Se invece provenite dal Duomo, vi basterà percorrere Via dei Tribunali, quindi voltare in Via del Sole e poi imboccare Via Raimondo de Sangro di Sansevero.

Gennaro e la street art: il murale di Forcella

A soli 300 metri dal Duomo di Napoli e dal Museo del Tesoro di San Gennaro, spicca uno dei capolavori della street art locale.

L’opera, dal nome Gennaro, è stata realizzata da Jorit Agoch, è alta 15 metri e occupa parte della parete di una palazzina di Via Vicaria Vecchia, 33, nel quartiere Forcella.

L’artista, al secolo Carlo Cerullo, ha detto di essersi ispirato, per raffigurare il Santo con lo sguardo rivolto verso l’alto, al viso del suo carrozziere, di nome Gennaro.

Le due strisce rosse che ne rigano le guance (che contraddistinguono ogni opera di Jorit) sono, a detta dello stesso artista, un richiamo al rituale africano della scarnificazione.

il murale Gennaro di Jorit a Forcella

I suoi volti sono presenti sulle palazzine di molte città del mondo e sono spesso ispirati a fatti di attualità e cronaca.

Ve ne segnalo alcuni tra quelli che potete trovare tra le vie del capoluogo campano:

  • Diego Armando Maradona e Nicolò, che occupano rispettivamente le pareti di due palazzine situate in Viale 2 Giugno;
  • Ilaria Cucchi in Via Verrotti, nel quartiere Arenella;
  • Kobe Bryant, in Via Montedonzelli, sempre in zona Arenella;
  • Che Guevara, su ben due pareti di Via Parrocchia, nella zona di San Giovanni a Teduccio.

Non sembra anche a voi che sia arrivato il momento di preparare un bel viaggio a Napoli?

È proprio il caso di dirlo: San Gennaro, pensaci tu!

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12 risposte

  1. So che San Gennaro è molto amato dai napoletani, e sapevo del famoso miracolo che si verifica ogni anno. Ma non ero al corrente di tutta una serie di curiosità di cui hai parlato nel tuo articolo, sono molto interessanti!

    1. Il miracolo si deve ripetete tre volte all’anno, è scritto tutto nell’articolo . Contenta di averti offerto spunti interessanti .

  2. Bellissimo il Duomo di Napoli, è stato un sogno realizzato vedere la cappella di San Gennaro con il suo tesoro. Ci siamo stati pochi mesi fa e devo dire che Napoli ha veramente tanto da offrire ai turisti.

  3. Che meraviglia scoprirne gli interni con il tuo articolo. Sono stata a Napoli solo di passaggio e non ho fatto in tempo ad arrivare al Duomo. Conosco bene le leggende legate a San Gennaro, santo amatissimo dai napoletani. Una tradizione antichissima la loro che portano avanti con rispetto e grande coinvolgimento.

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