Alzi la mano chi non ha guardato almeno una volta, il video di un collega o di un conoscente intento a lasciarsi cullare da un’altalena, sospesa sulle risaie a terrazza di Bali.
Quello che può sembrare un semplice scorcio da immortalare e condividere sui profili social, nasconde in realtà qualcosa di molto più profondo e connaturato nella tradizione culturale dell’Isola degli Dei.
Bali: le risaie a terrazza patrimonio dell’umanità
Il riso costituisce la principale fonte di sostentamento per i balinesi (la mia guida locale ha rivelato che ogni famiglia ne consuma una porzione almeno tre volte al giorno).
Tutte le fasi produttive, dall’irrigazione alla raccolta, ancora oggi si svolgono secondo una metodologia antichissima, detta Subak.
Con questa tecnica risalente al IX secolo, l’acqua dei fiumi viene fatta confluire in un fitto reticolato di canali.
La creazione di terrazze consente di coltivare anche le aree montuose più ripide, secondo uno schema che si ripete per svariati chilometri, rigido e sempre uguale.
L’intero meccanismo inoltre, è decisamente sostenibile e si basa sul principio di cooperazione.
I contadini cioè, condividono equamente l’acqua necessaria a garantire la giusta irrigazione di ciascun appezzamento di terra.
Alle più avanzate macchine a motore preferiscono (nella maggior parte dei casi) le mucche e raramente ricorrono all’impiego di fertilizzanti chimici.
Secondo le credenze religiose locali, il riso e l’acqua costituiscono dei preziosissimi doni elargiti agli uomini dalle divinità.
Per questo motivo, non vanno assolutamente sprecati e devono essere messi a disposizione dell’intera collettività che, da parte sua, si impegna ad occuparsene con serietà.
Non a caso nel 2012, il sistema Subak è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Bali: le risaie a terrazza e le altalene di Tegallalang
Le risaie a terrazza più fotografate di Bali si trovano a Tegallalang, nel cuore dell’isola. Distano solo una decina di chilometri da Ubud e ormai sono diventate una delle principali attrazioni turistiche del territorio.
Effettivamente, il colpo d’occhio nel suo complesso è davvero notevole.
Vi ritroverete dinanzi ad un’enorme distesa di terrazzamenti verdognoli.
Durante la mia visita, ho potuto persino scorgere le prime piantine di riso che, disposte rigorosamente in fila, erano ormai quasi del tutto emerse a pelo d’acqua.
Teoricamente è consentito passeggiare tra le risaie, concedendosi quello che dovrebbe essere un momento di profondo raccoglimento e di forte comunione con la natura.
In pratica però, tutto questo è assolutamente impossibile. Le risaie a terrazza di Tegallalang sono infatti ormai lontane anni luce dall’immagine romantica e selvaggia che ne viene data nei documentari o nella letteratura di viaggio.
Ammettiamolo, sono state trasformate in un vero e proprio parco divertimenti.
È qui che si trovano le celeberrime altalene dove le coppie di innamorati e le influencer dalle lunghe gonne svolazzanti, posano stretti nell’imbracatura, per i loro scatti instagrammabili.
I più coraggiosi si cimentano con il cosiddetto volo dell’angelo oppure con le biciclette sospese sulla zipline.
Coloro che soffrono di vertigini (o più semplicemente non hanno voglia di spendere soldi) invece, possono accontentarsi di una sosta fotografica presso alcune postazioni panoramiche.

Si tratta di sedute gratuite, che assumono la curiosa forma di nidi, definiti da grovigli di rami intrecciati.
Le file disordinate che si formano in prossimità delle altalene ostruiscono inevitabilmente il passaggio di chi vorrebbe semplicemente godersi la sua camminata tra le terrazze di riso.
La vera sfida è infatti riuscire a lasciarsi il caos alle spalle.
Temo che per farcela al momento ci siano solo due modalità: raggiungerle alle prime luci dell’alba o scappare immediatamente via da qui.
Bali: le risaie a terrazza e i sentieri di trekking di Jatiluwih
Le risaie a terrazza di Jatiluwih, nonostante siano situate a soli 50 chilometri da Tegallalang, sono lontanissime da quell’atmosfera costruita e forzatamente instagrammabile.
L’ingresso prevede l’acquisto di un biglietto di 40.000 RP (pari a circa 2,40 Euro).
I terrazzamenti si susseguono a perdita d’occhio e possono essere facilmente esplorati a piedi o in bicicletta.
La presenza di svariati sentieri, opportunamente segnalati da pannelli informativi, consente a ciascun visitatore di scegliere, con assoluta calma, quanto tempo dedicare alla visita.
I percorsi sono ampi e agevoli perché queste risaie, a differenza di quelle di Tegallalang, sono molto meno ripide ed impervie.
Prendetevi tutto il tempo che vi serve e godetevi il silenzio della natura balinese, rotto solo dal continuo fluire dell’acqua nelle canalette e dal ronzio di qualche zanzara.
Se siete fortunati, avrete anche modo di osservare i contadini all’opera e magari riuscire a scambiare con loro qualche parola.
Per quanto mi riguarda, è stata una delle escursioni più suggestive del mio viaggio a Bali.
Mentre procedevo lentamente tra quei gradoni gonfi d’acqua, non riuscivo a smettere di pensare a quanto fossero così esteticamente perfetti, da qualsiasi prospettiva.
Non solo riso: Bali e il caffè più costoso al mondo
Oltre all’abbondante produzione di riso, l’isola di Bali è celebre anche per la produzione del Kopi Luwak, considerato il caffè più costoso del mondo.
Il modo migliore per assaggiarlo senza spendere una fortuna è visitare una piantagione (ce n’è una a poca distanza dalle risaie di Tegallalang).
Qui, dopo una breve passeggiata tra la vegetazione, si può assistere (o partecipare, come nel mio caso) alla tostatura dei chicchi che, alla pari di tutte le altre fasi produttive, si svolge ancora interamente a mano.

Gran parte del lavoro in realtà è svolta dallo zibetto (Luwak nella lingua locale), un animaletto dal pelo folto e scuro, che pare sia golosissimo di bacche rosse, tipiche di queste terre.
Poiché non riesce a digerirle del tutto, pur intaccandone la parte esterna e più amara, rendendo il risultato finale gradevole e dolciastro, le espelle con le sue feci.
Una squadra di poo hunters (questo è ciò che è scritto sulle loro t shirt d’ordinanza) le raccoglie prontamente, dando così inizio alla preparazione della pregiata miscela.
Al termine di questo breve momento didattico, si ha l’opportunità di effettuare una degustazione (inclusa nel costo del tour) di the, caffè e cioccolata.
Tra le tredici bevande offerte (tutte diverse l’una dall’altra) ho apprezzato particolarmente quelle al gusto di lemongrass, riso e mangosteen.
Quest’ultimo (tradotto in italiano come mangostano), mi ha conquistato al primo assaggio.
Si tratta di un frutto a spicchi dalla buccia violacea, molto amato dai balinesi e diffusissimo sulle bancarelle dei mercati locali.
Ora però sono curiosa: voi avreste il coraggio di assaggiare il Kopi Luwak o preferireste un giro in altalena, sospesi sulle caratteristiche risaie a terrazza?
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12 commenti
Bali è un viaggio da sogno che spero prima o poi di realizzare, hai parlato di uno degli aspetti che più vorrei vedere: le risaie. Penso siano uno degli aspetti culturali che possano arricchire durante il viaggio, l’unica cosa che mi farebbe storcere il naso sarebbe la smania di fare le foto sulle altalene che tanto popolano instagram.
Secondo me è una meta da vedere, almeno una volta nella vita.
Ecco, Bali è uno di quei posto che ancora mi mancano e dove andrei proprio volentieri, anche domani, se potessi! Purtroppo ho letto dei problemi di overtourism di Bali, del fatto che hanno chiuso anche dei sentieri, è davvero un peccato, perché sono luoghi unici!
Non sono mai stata a Bali, ma la situazione che descrivi riguardo il turismo di massa nocivo l’ho ritrovata in molti posti nei miei viaggi, e la trovo davvero triste. Ok andare incontro al turismo, ma quando questo rovina il luogo è sempre un peccato enorme!
Ecco io sono testimone dell’immagine selvaggia e romantica che descrivi, ho visto le risaie 25 anni fa quando erano realmente un paradiso. Puoi immaginare cosa ne penso oggi!
Sono tornata a Bali un pò di anni fa e sono rimasta scioccata quanto quest’isola sia stata deturpata dal turismo.
Ha ancora ovviamente angoli suggestivi, l’interno è sempre magico, le risaie di Jatiluwih sono decisamente meglio, ma quello che ho visto allora lo conservo davvero nel cuore, quest’isola era davvero un paradiso e temo per questo sfruttamento continuo dell’isola.
Grazie mille del tuo feedback, Arianna. Il ricordo che custodisci è preziosissimo.
Ancora una volta il turismo di massa nel senso più negativo del termine dimostra tutta la sua pochezza. Immagino mi verrebbe il nervoso nel vedere la fila per il selfi ma mi è piaciuta molto la tua descrizione ed è bellissimo il metodo di coltivazione così rispettoso della natura e della comunità. Io il caffè lo adoro ma non sono sicura di voler assaggiare quello “lavorato” dallo zibetto!!
Ti ringrazio. Se non vuoi assaggiare il caffè più caro al mondo, sappi che i the sono davvero tutti buonissimi e preparati rigorosamente a mano, ti piaceranno.
beh hai ragione. Simili postazioni vanno ben oltre la foto da postare sui social. Danno una splendida visuale su tutto quello che è folklore e tradizione culturale locale. Bali riesce a incantare chiunque ..
Bali è veramente meravigliosa; ci sono stata anni fa e conservo ancora certe immagini negli occhi. Sicuramente le sue risaie, insieme ai templi, sono le cose più belle!
Che tristezza che la caccia al selfie scenografico rovini paesaggi così poetici. Personalmente non mi sentirei di fare una cosa così banale, e non bevendo caffè mi risparmio l’assaggio del Kopi Luwak, meglio una bella tazza di tè!!
Meno male che le risaie di Jatiluwih sono ancora estranee all’effetto paese dei balocchi di Tegallalang.