Bologna e gli Etruschi: visita al Museo Civico Archeologico

askos etrusco al Museo Civico Archeologico di Bologna

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Nonostante Bologna sia generalmente celebrata per il suo glorioso passato medievale, vi basterà varcare la soglia del Museo Civico Archeologico per scoprire che la storia della città ha molto a che vedere anche con l’antica civiltà degli Etruschi.

Museo Civico Archeologico: riscoprire gli Etruschi a Bologna

Parallelamente alla più conosciuta Etruria tirrenica, in gran parte del territorio attraversato dal Po si sviluppò la cosiddetta Etruria padana.

Bologna (detta Felsina) era già abitata nel IX secolo a.C.

I primi villaggi sorsero lungo le rive del torrente Savena, che scorre a est della città.

Con il tempo però, questi insediamenti vennero abbandonati in favore di un nuovo nucleo abitativo, individuato nel cuore della città, tra i torrenti Aposa e Ravone.

Bologna occupava una posizione altamente strategica per gli scambi commerciali e diventò (tra la fine del VI ed il V secolo a.C.) un centro di grande rilievo.

Gli Etruschi a Bologna: dai Giardini Margherita al Museo Civico Archeologico

Curiosamente, la maggior parte delle tracce della presenza di questa antica civiltà nell’odierno tessuto urbano, si deve al ritrovamento di migliaia di tombe, all’interno di sepolcreti.

Una delle scoperte più sensazionali tra l’altro, avvenne in quello che oggi è il parco pubblico più amato dai bolognesi.

Durante i lavori per la realizzazione dei Giardini Margherita, inaugurati nel 1879, l’archeologo e ingegnere Antonio Zannoni, che nel 1871 aveva trovato più di 400 tombe all’interno del cimitero monumentale della Certosa, fece una nuova sorprendente scoperta.

Riportò alla luce più di duecento sepolcri etruschi, diverse stele e cospicui corredi funerari, inaugurando di fatto una stagione decisamente florida per l’archeologia locale.

Grazie anche ai lavori condotti da Giovanni Gozzadini ed Edoardo Brizio, continuò a rifornire a lungo le vetrine dell’allora Museo Civico (oggi Museo Civico Archeologico), inaugurato nel 1881 all’interno dell’antico Ospedale della Morte.

Il luogo in cui oggi studenti, sportivi e famiglie amano trascorrere parte del proprio tempo libero, custodisce uno dei volti storici meno noti e forse più affascinanti, di Bologna.

Non vedete l’ora di trasformarvi in provetti archeologi e desiderate mettervi alla ricerca delle tracce lasciate dagli Etruschi nel cuore verde della città?

Tra gli alberi e le panchine, oltre il campo da basket ed il piccolo chalet, effettivamente si cela una particolare struttura funeraria, una tomba in travertino.

Potrete individuarla facilmente seguendo Viale Medardo Bottonelli, in direzione del cosiddetto pratone, posto alle spalle del laghetto.

tomba grande dei Giardini Margherita di Bologna

Ma cosa c’era all’interno di questi blocchi di pietra dal tetto spiovente?

Entriamo nel Museo Civico Archeologico di Bologna per scoprirlo!

Gli Etruschi a Bologna nel Museo Civico Archeologico: il percorso di visita

Mentre mi spostavo da una sala all’altra in compagnia di Beatrice Orsini, funzionario del Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna, ascoltavo assorta le parole di Federica Guidi, archeologa Responsabile della Comunicazione e dei Progetti Speciali del Museo Civico Archeologico.

Non riuscivo a smettere di fantasticare circa il fermento, l’entusiasmo e la vivacità che devono aver caratterizzato questo luogo durante i decenni di scavi, ritrovamenti e catalogazioni.

Se oggi possiamo ammirare migliaia di oggetti, utensili e gioielli, sepolti per millenni sotto i nostri piedi, gran parte del merito è da attribuire al forte desiderio di restituire alla collettività, un tassello fondamentale della memoria storica di questo territorio.

Dal momento che i corredi funerari avevano l’importante compito di accompagnare i defunti nel viaggio verso l’aldilà, rispecchiavano il più possibile il genere, lo status ed il loro ruolo sociale.

Scoperte così importanti come quella della necropoli dei Giardini Margherita, sono state determinanti nel delineare il volto etrusco di Bologna, perché hanno riportato in superficie quella che fino ad allora era una sorta di città sotterranea.

Ripercorriamo dunque insieme il percorso di visita, soffermandoci dinanzi ad alcuni dei reperti che testimoniano l’evoluzione della civiltà degli Etruschi nell’antica Felsina.

Il Ripostiglio di San Francesco

Nell’ambito dei lavori per la costruzione della fognatura nell’attuale zona di Piazza San Francesco a Bologna, Antonio Zannoni rinvenne un contenitore di terracotta contenente diverse migliaia di oggetti di bronzo.

Tra questi, spiccano soprattutto asce, fibule e strumenti da lavoro, solitamente esclusi dai corredi funerari posti all’interno delle tombe.

La presenza di frammenti e scarti di lavorazione portò l’archeologo ad ipotizzare che in quel luogo vi fosse dunque una fonderia, attiva tra l’VIII ed il VII secolo a.C.

Il cosiddetto Ripostiglio di San Francesco, recuperato nella sua interezza nel 1877, costituisce dunque una delle rare tracce della presenza etrusca a non essere direttamente collegata ad una necropoli.

La Necropoli di San Vitale

Il corredo funerario della tomba 107 del sepolcro di San Vitale (IX secolo a.C.) era stato collocato nell’ossuario biconico, assieme alle ceneri del defunto.

Delle due anse che caratterizzavano quest’urna, coperta da una scodella, la seconda veniva spezzata nel corso del rituale funebre, in modo da sancire la nuova destinazione d’uso.

Gli oggetti rinvenuti sono una spilla di ornamento personale e una fusaiola in terracotta, legata all’attività femminile della filatura.

ossuario biconico e corredo funerario delle tombe etrusche rinvenute a Bologna

La Necropoli Benacci

Al contrario, la tomba numero 855 della Necropoli Benacci (situata nell’odierna Via Andrea Costa e risalente all’VIII secolo a.C.) apparteneva ad uomo.

Rivela una certa attenzione al rango sociale, poiché contiene diversi elementi che ci consentono di affermare che il defunto possedesse un cavallo e occupasse dunque una posizione di prestigio.

Le asce simboliche (hanno infatti una lama molto sottile che ne fa escludere un uso pratico), sono state spezzate, private così della loro funzione originaria.

Una curiosità: la tomba 525 ha portato alla luce un magnifico askos.

Si tratta di un contenitore simile ad un otre, di cui a Bologna sono stati rintracciati solo altri due esemplari configurati ad animale.

La presenza di un cavaliere sull’ansa rivelerebbe il legame di questo sepolcro con una persona molto facoltosa.

Il suo utilizzo inoltre, potrebbe essere legato a qualche specifico rituale.

La tomba degli Ori e il tintinnabulo

Uno dei sepolcreti più interessanti che ho potuto ammirare durante il mio tour museale, è quello dell’Arsenale Militare (rinvenuto nella zona ex Staveco), risalente al periodo Orientalizzante della storia etrusca bolognese.

Nel corso del VII secolo a.C. l’aristocrazia locale si ritrovò profondamente influenzata da usi e costumi propri dei popoli del Vicino Oriente. Infatti si diffondono nuovi stili artistici e scelte decorative sempre più esotiche.

Testimonianza invece della cosiddetta arte delle situle (che si afferma soprattutto nell’Italia nord orientale, ma che a Bologna trova le sue origini ) è il celebre tintinnabulo, rinvenuto nella Tomba degli Ori.

Il nome di questo oggetto sembra riferirsi ad una campana o a un gong perché gli archeologi inizialmente lo scambiarono per uno strumento musicale.

In realtà, si tratta di un pendaglio di bronzo tipicamente femminile, finemente decorato.

Su un lato sono raffigurate due donne che preparano le conocchie per la filatrice, sull’altro invece appaiono altre figure intente ad allestire il filato e la tessitrice all’opera.

È un oggetto davvero unico nel suo genere!

Le riproduzioni delle pitture etrusche e gli strappi

Il salone X è l’ambiente della sezione etrusca che conserva, meglio degli altri, l’allestimento originario del Museo Civico Archeologico.

Le pareti, su intuizione di Giovanni Gozzadini, sono state interamente decorate e ripropongono le raffigurazioni di alcune tombe etrusche.

una delle sale del Museo Civico Archeologico di Bologna

Gli affreschi, eseguiti dal pittore bolognese Luigi Busi, avevano il compito di supportare i visitatori nella comprensione del reale utilizzo dei reperti esposti.

Altrettanto utili, sono anche gli strappi.

Ai lati della sala museale gli archeologi hanno infatti collocato alcune tombe che sono state letteralmente strappate dal terreno per mostrare l’aspetto con cui apparvero per la prima volta ai loro occhi.

Dall’anfora a doppia tecnica alla Situla della Certosa

Tra i tanti oggetti d’ispirazione ellenica, c’è un’anfora a doppia tecnica.

È l’unico elemento di corredo rinvenuto nella tomba 85 della Necropoli Arnoaldi (V secolo a.C.).

È stata realizzata ad Atene in una fase di sperimentazione.

Il pittore, che ha preferito le figure nere sullo sfondo rosso da un lato, si è cimentato con la novità delle figure rosse su sfondo nero, dall’altro.

Nello specifico, questa anfora bilingue (l’unica ad essere attestata nell’Etruria padana), rappresenta anche due temi tra di loro ben diversi.

Mentre le figure nere illustrano l’episodio di Eracle alle prese con il leone nemeo, le figure rosse mostrano Dioniso e Arianna durante un corteo.

Se pensate di aver visto già tutto, aspettate di ritrovarvi dinanzi alla Situla della Certosa (rinvenuta nella tomba 68 dell’omonima necropoli, VI secolo a.C.).

Questo recipiente in bronzo racconta, grazie ad una serie di decorazioni a sbalzo distribuite su quattro registri, importanti momenti della vita della comunità bolognese del tempo.

la magnifica Situla della Certosa d'età etrusca a Bologna

Apparteneva sicuramente ad una personalità di spicco della società dell’epoca e si presenta priva dei due manici, spezzati com’era consuetudine, per decretare il passaggio nell’aldilà.

Il leone dei Giardini Margherita e la tomba dello sgabello

Un leone con le fauci spalancate (500 a.C.) è stato ritrovato nel 1889 nella necropoli dei Giardini Margherita.

La testa era separata dal corpo accovacciato e vi fu riattaccata solo in seguito.

Oltre a costituire un segnacolo funerario, il felino in arenaria svolgeva anche la funzione di guardiano.

Sanciva il confine che separava il mondo dei vivi da quello dei morti.

il leone di arenaria nel Museo Civico Archeologico di Bologna

Alla stessa area sepolcrale, appartiene anche la tomba dello sgabello.

È così chiamata in onore del suo pezzo più importante.

Si tratta di una seduta in avorio, di cui restano le due coppie di zanne incrociate ed i perni di bronzo.

Lo sgabello, che doveva presumibilmente appartenere ad un magistrato, non è però l’unico elemento degno di nota di questo corredo funerario.

Magnifica è infatti l’anfora di vetro fuso a stampo.

È un oggetto preziosissimo, che mette in risalto lo status sociale del defunto, decisamente di alto rango.

La stele funeraria della Necropoli dei Giardini Margherita

Tra le tante stele funerarie degli Etruschi esposte nella Galleria X del Museo Civico Archeologico di Bologna, c’è un blocco in arenaria che mi ha incuriosito in particolare.

Appartiene alla Necropoli dei Giardini Margherita ed i suoi contorni, dalle forme tondeggianti, sono decorati da foglie d’edera dalla forma a cuore.

La parte centrale mostra il carro di una defunta in viaggio verso l’aldilà mentre in basso si riconosce la scena del suicidio di Aiace.

Federica ci ha confidato che il personale del museo ha recentemente scoperto la presenza di incisioni a tema floreale nella parte inferiore del segnacolo.

con Beatrice e Federica al Museo Civico Archeologico di Bologna

Ciò significa dunque che il medesimo blocco di arenaria era già stato usato in precedenza con finalità decorative e che poi è stato riadattato come monumento funerario.

La Tomba Grande dei Giardini Margherita

Con l’espressione Tomba Grande si indica il sepolcro più ricco mai scoperto da Zannoni.

Portata alla luce nel 1876, questa tomba ospitava una defunta, dagli abiti e gli accessori raffinati ed eleganti.

Oltre ad un anello d’oro e a numerosi oggetti ed utensili legati al momento del banchetto e alla cura della persona, conteneva uno splendido candelabro di bronzo.

Ciò che lo rende così affascinante, oltre al fatto che si sia conservato integro ed in posizione eretta, è la curiosa decorazione sulla parte superiore, che mostra una donna intenta ad abbracciare un giovane.

Museo Civico Archeologico di Bologna: orari, biglietti e accessibilità

Gli ambienti che ripercorrono la nascita e l’evoluzione del legame di Bologna con la civiltà degli Etruschi, occupano solo una parte del percorso di visita del Museo Civico Archeologico.

Accanto ad un’ampia raccolta di oggetti e cimeli che documentano l’epoca preistorica, meritano indubbiamente di essere ammirate da vicino le sezioni dedicate rispettivamente ai Galli e ai Romani.

Da non perdere inoltre, è la galleria espositiva incentrata sugli Egizi, che conta più di 3.500 reperti ed è ritenuta una delle più importanti raccolte del nostro Paese.

Infine, ricordate di raggiungere lo spazio museale che omaggia l’Antica Grecia, una vastissima collezione di Numismatica ed il Lapidario.

Il museo è aperto tutti i giorni (ad eccezione del martedì), secondo le seguenti fasce orarie:

  • lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì, dalle ore 09:00 alle ore 18:00;
  • sabato, domenica e durante i giorni festivi, dalle ore 10:00 alle ore 19:00.

Potete acquistare il biglietto in loco (entro un’ora dalla chiusura) oppure on line, così da evitare lunghe file e dare subito inizio all’esplorazione.

Vi consiglio di consultare per tempo il sito internet del Museo Civico Archeologico.

Potrete prendere visione di aperture straordinarie e scontistiche e scoprire come partecipare ad una delle numerose visite guidate o ai tanti eventi tematici.

Grazie al progetto Musei speciali per tutti, realizzato in collaborazione con il Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna, il percorso espositivo è accessibile davvero a ogni tipo di visitatore.

Utilizzando le postazioni tattili presenti all’interno di alcune sale e scaricando l’app gratuita AmaCittà, è infatti possibile acquisire informazioni circa la storia antica di Bologna e familiarizzare con le fedeli copie a tre dimensioni di alcuni dei reperti.

Gli scatti più iconici di Martin Parr in mostra al Museo Civico Archeologico di Bologna

A partire dal 12 Settembre e fino al 6 Gennaio 2025, il Museo Civico Archeologico di Bologna ospita la mostra Short & Sweet di Martin Parr.

Il fotografo e documentarista inglese, con la collaborazione di Magnum Photos, ha curato personalmente l’esposizione, selezionando circa duecentocinquanta tra i suoi scatti più iconici.

Per l’occasione, gli ambienti del museo situati in prossimità del cortile, sono stati organizzati in sezioni tematiche, che ripercorrono gli ultimi 40 anni di attività dell’apprezzatissimo artista.

Con il suo sguardo cinico e disincantato, Martin Parr mostra i vizi, le fragilità e le manie dell’uomo contemporaneo alle prese con l’era del consumismo.

  • The non-conformists, il nome di questa raccolta è un riferimento ai cosiddetti Non-conformisti, ovvero coloro che si riunivano all’interno delle cappelle metodiste e battiste di Hebden Bridge, una cittadina dello Yorkshire, di cui Parr ha immortalato a lungo costumi e abitudini.
  • The last resort, una serie di scatti realizzati tra il 1982 ed il 1985 che, immortalando i ceti meno abbienti in vacanza sulle spiagge di New Brighton, sembra segnare in qualche modo il cambio dei valori della società britannica, che si avvia verso una concezione più consumistica della vita.
  • Small world, dal 1989 al 2008 Parr documenta l’avvento del turismo di massa con una serie di scatti dai toni sarcastici.
  • Common sense, questa serie è stata pubblicata nel 1999 e denuncia la volgarità e gli eccessi dell’era degli sprechi di massa. 
  • Life’s a beach, l’obiettivo della macchina fotografica riprende gli inglesi in spiaggia negli anni tra il 1986 ed il 2018.
  • Everybody dance now, la serie di scatti che celebra la voglia di ballare come un bisogno universale, che accomuna tutti i cittadini del globo.
  • Establishment, questa volta sono le personalità più in vista del Regno Unito e le loro convenzioni sociali a catturare lo sguardo irriverente di Parr.
  • Fashion, colori, dettagli e imperfezioni: è l’autenticità la vera protagonista delle fotografie dedicate al mondo della moda.
Cosa sapere prima di visitare la mostra: biglietti e orari

La mostra Short & Sweet di Martin Parr è aperta alle visite tutti i giorni, tranne il martedì, dalle ore 10:00 alle ore 18:00 (durante i week end e i festivi la chiusura è posticipata alle 19:00).

la mostra di Martin Parr a Bologna

Accanto al biglietto standard, che ha un costo di 14 Euro (ridotto 12 euro), sono previste soluzioni open (a data aperta) ed un evento speciale destinato ai più piccoli.

Il 13 Ottobre 2024, i bambini dai 6 agli 11 anni accompagnati da almeno un genitore, dopo aver visitato la mostra in compagnia di una guida, parteciperanno ad un laboratorio dal titolo Scatta come Martin Parr!, che consentirà loro di prendere dimestichezza con luci, inquadrature e tecniche di fotografia.

Maggiori informazioni in merito a costi, prenotazioni e aperture straordinarie sono disponibili su: Ticket 24 ore.

Dove si trova il Museo Civico Archeologico e come arrivare

Il Museo Civico Archeologico di Bologna si trova nel cuore del centro storico della città, Piazza Maggiore.

Vi basterà una breve passeggiata sotto il Portico del Pavaglione per individuarne il portone d’ingresso, al civico numero 2.

Chi si muove in macchina, farà meglio a lasciare l’auto in uno dei parcheggi a pagamento nei pressi della stazione ferroviaria o dei viali di circonvallazione.

Quanti preferiscono il treno, possono spostarsi fin qui a piedi.

Basta procedere prima lungo Via Indipendenza e poi su Via Rizzoli, impiegando 20 minuti circa (soste fotografiche incluse).

In alternativa, si può salire sull’autobus della linea 25 oppure raggiungere la vicina Autostazione e prendere i bus: 27 o 11.

In tutti i casi, la fermata più vicina al museo è quella di Via Rizzoli.

Adesso che avete tutte le informazioni utili, non vi resta che organizzare il prossimo viaggio a Bologna per riscoprire, grazie al Museo Civico Archeologico, il suo antico passato di città degli Etruschi.

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13 risposte

  1. Non pensavo che ci fossero così tanti reperti etruschi a Bologna, segno che la zona in passato era molto popolata da questo popolo. Mai avrei immaginato di esplorare un museo etrusco nel centro storico di Bologna e invece devo ricredermi. Farò il possibile per farci un salto!

  2. A parte il fatto che mi hai svelato una parte del passato di Bologna a cui non avevo proprio dato peso, mi hai anche regalato una splendida lezione di storia. Non so perché ma gli Etruschi non mi sono mai sembrati degni di essere studiati, a loro ho sempre preferito i romani. Invece scopro tantissime curiosità soprattutto sul culto dei morti. E pensare che le tombe sono sotto ai Giardini Margherita!

    1. Anche per me è stata una scoperta incredibile. Grazie per le belle parole, cerco solo di dare qualche spunto utile ai viaggiatori, cercando di spiegare che per conoscere davvero una località, bisogna andare oltre le solite rotte turistiche.

  3. Ricordo di averlo visitato quando sono stata per la prima volta a Bologna, pensa… Ero in prima media e ancora lo ricordo vividamente! Non ci sono più tornata ma spero di tornare a vedere le sue bellezze molto presto!

  4. Le civiltà antiche mi sono sempre piaciute e interessate tantissimo. Ogni cultura e ogni rito è davvero particolare e fa capire tanto come ragionavamo in passato…

  5. Qualche anno fa, proprio al museo archeologico, fu allestita una mostra interessantissima proprio sugli Etruschi. Penso che torneremo quest’ anno a fare una visita della collezione permanente, visto che mia figlia è in quinta elementare e tra poco inizierà a studiare questa civiltà.

  6. Il Museo archeologico di Bologna è semplicemente meraviglioso e sì, il passato etrusco di Bologna è davvero interessante. Qualche anno fa in questo museo fecero una mostra proprio sugli Etruschi in generale, non solo di Bologna, per mettere a fuoco analogie e differenze tra i centri Etruschi al di qua e al di là dell’Appennino, tra Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e persino Campania. Molto interessante e istruttiva.

    1. Molti non conoscono questo aspetto della storia di Bologna, fagocitato nell’immaginario collettivo dalla sola identità di città medioevale. Dunque, una visita al Museo Civico Archeologico può fornire uno sguardo più completo sulla storia della città.

  7. L’Italia vanta un corredo storico davvero inesauribile. Ho visitato diversi musei dedicati alla cultura etrusca, e devo dire che ogni volta apprendo qualcosa di straordinario e inedito di questo antico popolo. Questo museo poi, inserendo anche mostre contemporanee, attira ancora di più la mia attenzione.

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