Uno dei luoghi di maggior fascino che ho scoperto nel mio recente viaggio a Napoli, è stata la Chiesa di Santa Luciella ai Librai.
Questo edificio sacro è strettamente connesso al culto, tutto partenopeo, delle anime del Purgatorio, anche dette pezzentelle.
Chiesa di Santa Luciella ai Librai: dall’abbandono alla riapertura
Bartolomeo Di Capua, noto giurista della corte di Roberto I d’Angiò, fondò la Chiesa di Santa Luciella ai Librai nel 1327.
Costui sosteneva di aver ricevuto un miracolo da Santa Lucia, la protettrice della vista e che per questo, avrebbe dovuto dedicarle una chiesa.
Poiché si trattava di una costruzione di dimensioni ridotte, il suo nome diventò Chiesa di Santa Luciella (inteso come vezzeggiativo di Lucia).
Attorno al 1600, la Chiesa divenne l’edificio religioso di riferimento prima della Corporazione dei Molinari (ovvero, i mugnai) e poi della Corporazione dei Pipernieri (coloro che lavoravano il piperno, una pietra dura tipica della zona).
Questi ultimi solevano affidare alla Santa la loro preziosissima vista, costantemente esposta ai rischi del duro mestiere di intagliatori.
A seguito del terremoto dell’Irpinia del 1980 la Chiesa rimase chiusa per decenni finché l’associazione Respiriamo Arte non riuscì a restaurarla.
Pensate che a capo di questa missione finalizzata al recupero del patrimonio culturale e artistico cittadino, vi sono 4 ragazzi napoletani: Massimo Faella, Simona Trudi, Angela Rogliani e Francesca Licata.
Quando hanno preso in mano le sorti della Chiesa nel 2013, questa si presentava come una vera e propria discarica, ricoperta di montagne di rifiuti di ogni genere.
Oltre a ripulirne gli interni, si sono inoltre preoccupati di mettere in sicurezza l’edificio, così da garantire la riapertura al pubblico, a partire dal 2019.
Gli interni della Chiesa di Santa Luciella ai Librai
La Chiesa di Santa Luciella si sviluppa su due livelli, di cui uno sotterraneo.
Il piano superiore è occupato dalla piccola navata centrale con l’altare maggiore e una statua dell’Immacolata Concezione. Su di un lato invece, si scorge l’altare minore con un’effigie di Santa Lucia e numerosissimi ex voto.
Da qui, si giunge a quella che doveva essere la Sagrestia della Chiesa, dove spicca la presenza di un armadio, contenente alcuni degli oggetti rinvenuti all’interno dell’edificio durante i lavori.
Gli ipogei della Chiesa di Santa Luciella
La discesa negli ipogei della Chiesa di Santa Luciella è un vero e proprio viaggio nella storia della società e del costume di Napoli.
I sotterranei della chiesetta infatti, sono quasi interamente rivestiti di ex voto, richieste di aiuto e decine di capuzzelle, sistemate in fila, l’una accanto all’altra.
Il teschio con le orecchie
Non potrete non notare, tra gli altri, un teschio con le orecchie.
Pensate che, proprio grazie a questa sua peculiarità, veniva considerato speciale, cioè capace di ascoltare meglio le suppliche.
Nella percezione popolare infatti, rivolgersi al teschio con le orecchie aumentava esponenzialmente la probabilità di vedere esaudite le proprie preghiere.
In realtà, gli studiosi hanno poi dimostrato che quelle protuberanze ai lati del cranio sono da considerare dei distaccamenti di parte delle pareti laterali e non orecchie.
Rispetto a quanto avviene solitamente però, queste ossa sporgenti non hanno terminato il processo di decomposizione.
Pare che siano almeno 300 anni che si trovano in questo stato e che continuano ad affascinare.
Ma come è nato e perché si è diffuso questo culto?
Il culto delle anime pezzentelle
Il 1654 fu un anno terribile per Napoli poiché coincise con un’epidemia di peste.
I morti furono migliaia e non sempre ricevettero una degna sepoltura.
Molti furono posti in fosse comuni, perdendo la possibilità di essere identificati dai loro cari.
Non essendo quindi riconoscibili da tombe o lapidi, le loro anime non potevano ricevere preghiere e invocazioni.
Per questo motivo, nacque il culto delle anime del Purgatorio o pezzentelle (dal latino: petere, chiedere, domandare), fondato sulla volontà di aiutare, attraverso le preghiere, le anime dei defunti.
Solo così sarebbero riuscite a lasciare il Purgatorio per raggiungere il Paradiso.
Tra le donne napoletane si diffuse quindi la prassi di adottare i teschi, soprannominati capuzzelle.
Se ne prendevano cura fino al momento in cui questi non fossero stati giudicati idonei a raggiungere il Paradiso.
In cambio delle loro attenzioni, chiedevano a queste anime (che si pensava dimorassero all’interno dei crani dei cadaveri) miracoli e azioni prodigiose.
Quando le loro richieste venivano esaudite, tornavano dalle loro capuzzelle e le omaggiavano con degli ex voto.
Pensate che questo culto si protrasse per secoli, nonostante la Chiesa Cattolica cercò di ostacolarlo fin dall’inizio, poiché lo considerava alla stregua di un rituale pagano.
Dove si trova la Chiesa di Santa Luciella e come raggiungerla
La Chiesa di Santa Luciella si trova in Vico Santa Luciella, 5 a pochi metri dalla celeberrima Via San Gregorio Armeno (nota anche come la strada dei presepi), nel cuore di Napoli.
Se viaggiate in treno, potete prendere la metropolitana della linea 1 da Piazza Garibaldi (situata nei pressi della Stazione di Napoli Centrale) e scendere alla fermata Duomo.
Da qui, vi basterà procedere a piedi per circa 600 metri prima lungo Via Duomo, quindi su Via Capasso e infine imboccando Vico San Severino.
Cosa vedere nei dintorni: la Basilica di Pietrasanta
A soli 400 metri dalla Chiesa di Santa Luciella, spicca il Complesso della Basilica di Santa Maria Maggiore in Pietrasanta.
Si narra che questo edificio fu eretto attorno al VI secolo sulle fondamenta di un antico tempio dedicato alla dea Diana.
Tuttavia, la Chiesa attuale risale alla seconda metà del 1600, come è evidente dal suo stile spiccatamente barocco.
A seguito dei bombardamenti che colpirono Napoli durante la Seconda Guerra Mondiale, restò chiusa per lungo tempo e i lavori di restauro terminarono solo nel 1976.
Oggi è aperta al pubblico ma non ospita funzioni religiose.
Tuttavia, merita una sosta anche solo per ammirare il pavimento maiolicato, che solo di recente, l’Associazione Pietrasanta Polo Culturale ha riportato alla luce.
Il campanile della Basilica di Pietrasanta è uno degli edifici più emblematici dell’omonima piazza.
Si sviluppa su quattro livelli, ha una base quadrata e rivela in molti punti, la presenza di blocchi e iscrizioni di marmo risalenti alla torre originaria, di epoca romana.
La facciata della Basilica si affianca a ben due cappelle:
- Cappella del Pontano, costruita nel 1492 da Giovanni Pontano con la funzione di ospitare le spoglie di sua moglie, Adriana Sassone;
- Cappella del Salvatore, risalente al 1150 e considerata inizialmente come una Chiesa indipendente.
I sotterranei della Basilica di Pietrasanta
Proprio come la Chiesa di Santa Luciella, anche la Basilica di Pietrasanta, che oggi ospita la sede del Lapis Museum, custodisce qualcosa di eccezionale nel suo sottosuolo.
È infatti stato aperto un percorso che, dall’interno dell’edificio sacro, attraverso il cosiddetto ascensore archeologico (il primo nel centro di Napoli), conduce il visitatore fino a 40 metri di profondità.
Soltanto nel 2021 inoltre, è stato inaugurato un nuovo itinerario sotterraneo che, dalla Basilica continua lungo Via dei Tribunali per circa un chilometro.
Attraversarlo è un’esperienza molto suggestiva!
È infatti possibile ammirare le antiche cisterne d’epoca greco – romana in un contesto che sembra quasi multisensoriale. Grazie alla collaborazione con ABC Napoli, si è riusciti ad animare i sotterranei con getti d’acqua, cascatelle e giochi di luce.
L’ultimo tratto del lungo cunicolo in origine era occupato inizialmente dalle cave di estrazione di tufo ma finì per essere ben presto inglobato nell’acquedotto.
Nel 1943 infine, quest’area divenne un rifugio antiaereo per l’intera popolazione locale, in cerca di riparo dai bombardamenti del Secondo conflitto mondiale.
Sono ancora visibili gli stretti bagni, le lampadine e l’impianto elettrico, utili ad illuminare gli ambienti esposti al buio del sottosuolo.
Le stesse pareti, molto umide, sono state cosparse di calce (di cui se ne vedono ancora i segni) al fine di migliorare le condizioni di vita all’interno
Si è inoltre conservata la scalinata che, molto presumibilmente, doveva servire per consentire il rapido passaggio delle persone che transitavano per il rifugio.
Visita ai sotterranei della Basilica di Pietrasanta: cosa sapere
Rispetto agli ipogei della Chiesa di Santa Luciella, che si trovano ad una profondità alquanto ridotta e consistono in un’ambiente non molto esteso, la visita ai sotterranei della Basilica di Pietrasanta, richiede qualche piccolo accorgimento di tipo pratico.
Dovete considerare che attraverserete una rete di cunicoli sotterranei situati a decine di metri sotto la superficie, della lunghezza di un chilometro circa.
Per questo motivo, vi consiglio innanzitutto di indossare scarpe comode (evitando categoricamente i tacchi), poiché inizialmente si scenderà a piedi, con l’ausilio di una scalinata e solo in seguito, con l’ascensore.
Ricordate di portare con voi una giacca e un cappellino per proteggervi dall’umidità, la cui percentuale aumenterà notevolmente man mano che procederete attraverso i cunicoli sotterranei.
Prediligete gli zainetti o le borse piccole, poiché accessori troppo ingombranti potrebbero ostacolare il passaggio.
Dove si trova la Basilica di Pietrasanta e come arrivare
La Basilica di Pietrasanta si erge in Piazzetta Pietrasanta, un piccolo slargo incastonato nella suggestiva Via dei Tribunali, cuore pulsante del centro storico di Napoli.
Dista solo 450 metri dalla fermata della metropolitana Dante, situata nell’omonima piazza, a cui si arriva dalla fermata Garibaldi, antistante la Stazione di Napoli Centrale, in soli 15 minuti.
Perché visitale la Chiesa di Santa Luciella e la Basilica di Pietrasanta con Alessandra di Cantastorie Tour
Ringrazio Alessandra di Cantastorie Tour per aver fatto conoscere a me, a Laura e alle nostre compagne di viaggio, due luoghi ancora quasi totalmente inediti per i non napoletani ma al contempo, strabilianti.
Penso infatti che soltanto qualcuno che sia nato e cresciuto a Napoli possa spiegare l’enorme portata, soprattutto a livello sociale, che certi culti abbiano rivestito nella storia della città.
Solo chi respira fin dai primi attimi di vita l’aria del Golfo può testimoniare come sia proprio il reiterarsi di determinate ritualità a tenere insieme il tessuto sociale cittadino.
Ed è in questo che, a parer mio, risiede la bellezza cruda e verace di Napoli.
Alessandra si è dimostrata una guida competente, solare e con grandissime capacità comunicative.
Dopo essersi laureata in Archeologia e Storia dell’arte e aver conseguito l’abilitazione per la professione di guida turistica, ha creato l’Associazione Cantastorie Tour.
Il suo obiettivo è quello di far conoscere, attraverso visite guidate, esperienze culturali ed enogastronomiche realizzate su misura.
Alessandra desidera che i visitatori si innamorino della città di Napoli e della Campania, motivo per il quale è alla costante ricerca di tour originali e fuori dai classici itinerari.
Dal suo studio e aggiornamento continuo, sono nati ad esempio, il percorso alla scoperta del Rione Sanità e dei suoi murales oppure l’itinerario dedicato alle donne che hanno fatto la storia della città del Vesuvio.
Se volete conoscere da vicino l’attività di Alessandra e partecipare ad uno dei suoi tour, ecco come contattarla:
- Sito internet: www.cantastorienapolitour.it
- Profilo Instagram: @cantastorienapolitour
- Profilo Facebook: @cantastorietour
Sono certa che anche voi, grazie ad Alessandra, non potrete che cedere al fascino senza tempo di Napoli!
10 risposte
Avevo sentito parlare delle capuzzelle ma il tuo articolo ha aggiunto degli approfondimenti che non conoscevo, è proprio vero che per scoprire nel profondo una città ed imparare ad amarla bisogna farlo con persone preparate e appassionate come Alessandra di cui mi sono segnata i riferimenti.
Alessandra è napoletana al 100% e mi ha fatto scoprire queste tradizioni che mi hanno letteralmente conquistato.
Sarebbe stato un peccato lasciar morire un edificio così meraviglioso. Ottimo lavoro. Se dovessi riuscire ad organizzare una visita a Napoli sicuramente mi affiderei anche io ad una guida esperta come Alessandra.
Ti consiglio assolutamente il tour con Alessandra.
Avevo già etto del teschio con le orecchie ma ahimè non sono riuscita a visitarlo, mi sarebbe interessato molto vederlo dal vivo. La prossima volta devo assolutamente affidarmi ad una guida esperta per farmi portare nei luoghi più curiosi
Ti consiglio di visitarlo in compagnia di Alessandra , è una guida preparata e competente oltre che una napoletana doc.
Trovo sempre meraviglioso quando persone che hanno a cuore le bellezze del loro territorio si danno da fare e riportano alla luce tesori quasi andati perduti per copa dell’incuria della gente, un grande plauso ai restauratori della chiesa! Se poi a questo uniamo un tour organizzato da una persona competente e appassionata del suo territorio allora il risultato non può che essere super positivo!
Che belle parole, Martina. Le sottoscrivo in pieno.
Ho visitato Santa Luciella dopo aver letto la storia dell’adozione di defunti senza nome, così curiosa e insolita. Ma non mi ha stranamente sorpreso: tutta Napoli è insolita e curiosa! Napoli è una città meravigliosa ed è bellissimo che ci siano persone così innamorate da prodigarsi per trasmettere e far conoscere leggende e curiosità ai visitatori.
Hai proprio ragione: Napoli è davvero unica!