Visita alla Casa Museo di Gino Covili

Festa uno dei quadri esposti presso la Casa Museo di Gino Covili

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Sotto lo sguardo attento ed il profilo maestoso del Monte Cimone, spicca uno dei tesori più preziosi dell’Appennino modenese: la Casa Museo di Gino Covili.

Collocata a ridosso di una fitta area boschiva, l’abitazione del pittore di Pavullo nel Frignano, nato nel 1918 e scomparso nel 2005, dal 2019 è infatti aperta a tutti coloro che hanno voglia di calarsi nello straordinario mondo da lui rappresentato.

I familiari dell’artista del resto, si prodigano già da diversi anni in attività finalizzate alla valorizzazione della figura di Covili, allestendo e coordinando eventi, curando mostre e pubblicazioni in suo onore.

L’apertura della Casa Museo di Gino Covili dunque, si delinea come un trait d’union tra la famiglia, che in questo modo può omaggiare la figura dell’artista ed il pubblico, che attraverso le parole di chi ha vissuto accanto a Gino, potrà approfondirne la figura e conseguentemente, anche la produzione artistica.

Gino Covili: qualche cenno sulla vita dell’artista

Ad accogliere me e le altre blogger emiliane di Viaggi.Cibo.Emilia nei pressi dell’ingresso della Casa Museo, è Vladimiro Covili, figlio di Gino.

io e le blogger davanti a Casa Museo Covili

Grazie alle sue parole, ho scoperto che, pur essendo stato sempre appassionato di disegno, Gino Covili guadagnò le luci della ribalta come artista solo nel 1964 (con una mostra personale a Bologna) e nel 1969 (con una mostra a Milano).

Durante la Seconda Guerra Mondiale si nascose a lungo sui monti emiliani assieme ai partigiani, mentre al termine del conflitto, dopo essersi sposato, cominciò a lavorare come bidello presso il Liceo Scientifico di Pavullo.

A seguito del grande successo ottenuto dalle prime esposizioni delle sue opere infine, Gino Covili lasciò il suo impiego per dedicarsi totalmente alla sua arte.

I cicli pittorici più celebri di Gino Covili

Sono questi gli anni in cui comincia a realizzare diversi cicli pittorici, che includono anche centinaia di opere tra loro distinte, ma collegate (proprio come tanti episodi della stessa serie) ad un argomento cardine.

Donne Perdute

È il caso del ciclo Donne Perdute (1967 – 1978), che racchiude 96 opere che hanno come soggetti delle prostitute, dipinte senza alcuna malizia ma al contrario, in un contesto che ne metta in evidenza il forte senso di solitudine ed alienazione.

dal ciclo delle Donne Perdute di Gino Covili

Gli Esclusi

Quindi il ciclo Gli Esclusi (1973 – 1977), che include ben 140 volti di altrettanti malati di mente. Erano questi gli anni della celebre legge Basaglia, che nel 1978 impose la chiusura dei manicomi ed introdusse una modalità del tutto nuova nell’approccio alle malattie mentali.

Anche Gino Covili, nonostante i soggetti non avessero posato davanti all’artista, cercò di imporre agli occhi dell’opinione pubblica le facce di coloro che, a quei tempi, erano totalmente esclusi dalla società.

Francesco

Dedicò persino un ciclo a San Francesco d’Assisi, intitolato semplicemente Francesco (1992 – 1994). Le 82 opere che lo costituiscono sono state realizzate come un vero e proprio ex voto.

Vladimiro ci ha infatti raccontato di essere stato vittima di un brutto indicente, che lo ha costretto a lungo in ospedale, gettando nello sconforto tutta la famiglia.

Gino ha così pensato di dedicare un intero ciclo pittorico al poverello di Assisi, affinché suo figlio potesse ristabilirsi quanto prima.

Il Paese Ritrovato

Il Paese Ritrovato è infine il ciclo a cui Gino Covili si dedicò negli anni compresi tra il 1996 e il 1997 e si presenta come un viaggio indietro nel tempo, alla scoperta dei paesaggi dell’infanzia dell’artista a Pavullo nel Frignano.

Le 58 opere che lo compongono, sono esposte presso il Castello di Montecuccolo. Se volete sapere come raggiungerlo e prenotare la vostra visita, consultate il mio articolo:

Oggi, nella Casa Museo di Gino Covili, è possibile ammirare ben 120 opere che, grazie al preziosissimo contributo di Vladimiro e di suo figlio Matteo, sapranno emozionarvi e condurvi alla scoperta della molteplicità dei mondi raffigurati dal pittore.

Casa Museo di Gino Covili: la mia visita

Per traghettare il visitatore alla volta dell’imponente produzione artistica di suo nonno, Matteo Covili ce ne mostra l’autoritratto, risalente al 1953, ovvero al periodo in cui Gino lavorava come bidello a Pavullo.

È da qui che inizia l’esplorazione delle stanze della Casa Museo, dove ciascuna opera è esposta in ordine cronologico, contribuendo a creare un itinerario espositivo altamente immersivo.

Non a caso, gli oggetti con cui sono stati arredati gli ambienti interni, risultano alquanto freddi e fungono essenzialmente da contorno.

In questo modo, appare ancora più esplicito l’intento di Covili, ovvero attirare l’attenzione dello spettatore al punto tale da farlo sentire coinvolto il più possibile dalle scene raffigurate.

Anche lo sfondo è in primo piano e contiene elementi che partecipano attivamente all’azione.

Visita a Casa Museo Covili come esperienza altamente immersiva

Ad esempio, ne Il diverbio (1978), sono riproposte più dinamiche all’interno di quella che può sembrare una semplice cena di famiglia.

Si vede il padre discutere con il figlio, mentre al contempo una donna allontana i bambini e la figura sulla destra accarezza un cane.

Persino i paesaggi naturali diventano umani, nelle opere di Covili, come evidenzia Il Potatore (1971).

Non solo la mano del protagonista si presenta molto più grande rispetto al resto del corpo ma i rami, che ne sembrano ostacolare l’attività, sono animati e dotati di bocche e braccia.

Il Potatore è una delle opere presenti nella Casa Museo Covili

Preziosa testimonianza degli eredi di Gino Covili

Uno dei momenti più emozionanti del tour guidato della Casa Museo Covili, è l’arrivo allo studio di Vladimiro, figlio di Gino.

Qui ci è stato possibile vedere da vicino, uno degli ex voto realizzati a seguito dell’incidente di suo figlio. Si tratta di un Crocefisso, arricchito da queste parole, scritte dall’artista:

Mi hai ascoltato Cristo. Grazie

Dopo un momento di grande commozione, ci è stato quindi mostrato il quadro La Processione (1982 – 1985).

Grande coinvolgimento nelle opere corali

È un’opera che, in 250 x 500 centimetri, raffigura uno dei momenti di maggior condivisione delle comunità appenniniche del passato.

Si scorge nitidamente, sulla sommità di un monte roccioso, un paese in festa con le luci accese.

Nel frattempo, una scia lunghissima di persone, molte di più di quelle che il piccolo borgo avrebbe potuto contenere, procede dal basso verso l’alto.

Una curiosità: parte di questo quadro appare sulla copertina del libro di Francesco Guccini, Tralummescuro (2019).

Da una forte partecipazione corale sono inoltre connotati sia Discussione per la formazione della cooperativa (1975) che Festa (1979 – 1980). Quest’ultimo per esempio, mi ha colpito per la varietà delle scene raffigurate.

Qui infatti, Gino Covili ha delineato numerosi momenti di condivisione tra loro differenti, legati ad un momento di festa, all’interno di una comunità.

C’è chi gioca a carte, chi corteggia la propria donna e chi si cimenta con qualche passo di danza, solo per citarne alcuni.

Quanto dura e come prenotare la visita alla Casa Museo Covili

Per garantire a ciascun visitatore la possibilità di entrare in simbiosi con l’artista, il tour si svolge con molta calma.

Sia Matteo che Vladimiro sono assolutamente disponibili a confrontarsi con i loro ospiti, in merito alla vita e alle opere di Gino Covili.

io e le altre blogger con Vladimiro e Matteo Covili

Solitamente infatti, ciascun tour guidato dura dalle due alle tre ore, durante le quali ci si sente totalmente rapiti dall’arte di Covili e catapultati nelle scene di vita da lui rappresentate.

Se siete interessati ad approfondire la figura del pittore di Pavullo nel Frignano e ammirare le sue opere di persona, potete consultare il sito internet di COVILIARTE e contattare la famiglia Covili.

Come raggiungere la Casa Museo Covili

La Casa Museo di Gino Covili si trova in Via Isonzo, 1/3/5 a Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena. Se provenite da Bologna, potete seguire l’Asse Attrezzato sud – ovest e la Via Bazzanese, quindi la SP569 e la Strada Statale 12. Nel complesso, impiegherete circa un’ora e dieci minuti e potrete lasciare la vostra auto nei pressi dell’ingresso della Casa Museo.

Siete pronti ad immergervi nel mondo di uno degli artisti più rappresentativi del territorio emiliano?

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Sono Libera Salcuni, consulente di comunicazione turistica e travel designer. Insieme possiamo valorizzare musei, destinazioni e itinerari culturali con strategie di comunicazione mirate, pensate su misura per far emergere la tua unicità e attrarre il pubblico giusto. 

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2 risposte

  1. Tu hai sempre delle proposte inusuali e stupende! Non conoscevo per nulla questo artista e l’ho amato da subito attraverso la tua presentazione, per questa sua attenzione agli “ultimi” in perfetto mood francescano. Bellissimi i rami come tentacoli che sfuggono all’ordine che il potatore vuole imporre. Come sempre, complimenti per la qualità dei tuoi post

    1. Grazie Antonella. Devo fare una precisazione però. I due cicli : Gli Esclusi e Francesco non sono collegati. Il primo è infatti un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica al tema della malattia mentale, mentre il secondo è un ex voto a seguito dell’incidente di suo figlio .

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