Quartiere Forcella a Napoli: cosa vedere

il murale Gennaro di Jorit a Forcella

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Il quartiere Forcella costituisce una delle più piacevoli sorprese del mio ultimo viaggio a Napoli.

Considerato da molti il vero cuore pulsante della città, questo dedalo di vicoli situato a ridosso delle centralissime Spaccanapoli e Corso Umberto I, sta vivendo da qualche anno a questa parte, una vera e propria rinascita.

Il 19 Settembre 2015 è stata inaugurata sulla facciata di una palazzina di Via Vacaria Vecchia, l’opera dello street artist Jorit, intitolata semplicemente Gennaro.

Quale modo migliore d’altronde, per rilanciare il quartiere Forcella, se non affidarsi direttamente al Santo protettore della città?

La collocazione del murale, alto ben 15 metri, non è per nulla casuale.

È infatti immediatamente visibile da tutti coloro che si concedono un pò di shopping lungo Via Duomo.

Il viso del Santo sembra invitare i passanti a superare ogni indugio ed esplorare il quartiere.

A dirla tutta, non è la prima volta che la città partenopea utilizza la street art come strumento di riqualificazione. Se siete curiosi e volete saperne di più, consultate il mio articolo dedicato a:

Sono sicura che non faticherete a comprendere come mai oggi questa sia una delle zone più visitate della città!

Quartiere Forcella a Napoli: le origini del nome

In merito alle origini del nome dato al quartiere, esistono diverse versioni tra loro contrastanti.

La più accreditata ritiene che la parola Forcella derivi dalla presenza di una biforcazione che, assumendo la forma di una forcina, divide in due la via principale.

Secondo quanto affermato da Pietro Giannone nella sua Istoria nel Regno di Napoli invece, è plausibile che qui vi fossero delle forche di giustizia e che pertanto sia questa l’origine dell’appellativo Forcella.

La terza ipotesi infine, sostiene che il quartiere fosse la sede di una scuola pitagorica, per la quale il simbolo della y (ipsilon) avesse una fortissima valenza simbolica.

Costituiva infatti la perfezione assoluta ed era adoperato per indicare il bivio tra due percorsi iniziatici opposti: il primo verso i vizi ed il secondo in direzione delle virtù.

Cosa vedere a Forcella

Il modo migliore per visitare il quartiere Forcella è quello di avvalersi di una guida competente e attaccata al territorio, proprio come Alessandra di Cantastorie Tour, profonda conoscitrice e abile divulgatrice delle bellezze, spesso celate nelle viscere della città di Napoli.

Quello che ha delineato per me, Laura e le nostre compagne di viaggio, è stato un itinerario che ha occupato le ore pomeridiane di una delle nostre giornate partenopee, toccando diversi tra i luoghi più sbalorditivi dell’intera città.

Curiosi di scoprirne di più? Cominciamo!

Sito archeologico di Carminiello ai Mannesi

A pochi metri dal Duomo di Napoli, imboccando la stretta Via Carminiello ai Mannesi, ci si trova dinanzi ad un vasto sito archeologico.

È stato portato alla luce nell’ambito dei continui bombardamenti che afflissero la città nel 1943 e che distrussero la Chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi e le palazzine limitrofe.

sito di Carminiello ai Mannesi

Si tratta dei resti di una costruzione su due livelli, costituita da un nucleo più antico (collocato attorno al I secolo d.C.), a cui sono stati aggiunti elementi di epoche posteriori.

La struttura, inglobata in un altro edificio durante l’età imperiale, disponeva al piano terra delle stanze di servizio, quindi di un complesso termale al piano superiore.

Successivamente il primo piano fu convertito in un mitreo, come rivela la raffigurazione dello stesso dio Mitra nell’atto di sacrificare un toro.

Chiesa di San Giorgio Maggiore

La Chiesa di San Giorgio Maggiore è tra i luoghi più suggestivi del quartiere Forcella di Napoli poiché nasconde non uno, ma ben due segreti.

Pensate: viene considerata una delle prime chiese cittadine, fondata tra il IV ed il V secolo.

L’ingresso infatti, situato a pochi metri dallo splendido murale di Jorit, rivela un’antichissimo abside d’età paleocristiana, arricchita dalla presenza di pesanti colonne, con capitelli di ordine corinzio.

Nel 1640, durante i lavori di restauro voluti da Cosimo Fanzago, fu invertito l’orientamento dell’edificio.

E non è questa l’unica modifica strutturale.

La chiesa, realizzata a tre navate, dovette rinunciare ben presto a quella di destra, distrutta nell’ambito dei lavori di ampliamento che interessarono l’adiacente Via Duomo, nel corso del 1800.

Inizialmente nota come la Severiana, in onore del vescovo che la edificò, a partire dal IX secolo fu consacrata a San Giorgio.

Una curiosità: le reliquie di Severo, che lottò contro l’arianesimo, vennero trovate nelle Catacombe del Rione Sanità e poi condotte qui, dove sono tuttora conservate sotto l’altare.

Ed è proprio qui vicino che si cela il secondo segreto.

Il quadro coperto nella Chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella

L’enorme tela che raffigura San Giorgio, opera di Alessio d’Elia, è stata collocata su un supporto mobile, che a sua volta nasconde un secondo dipinto del Santo che sconfisse il drago, opera di Aniello Falcone.

quadro coperto all'interno della Chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella

Quest’ultimo, datato 1645, è rimasto per secoli coperto dall’opera di d’Elia e riportato alla luce solo di recente.

Si ritiene che alla base di questo occultamento vi sia il legame di Aniello Falcone con la Compagnia della Morte, un’associazione che si costituì a Napoli con l’obiettivo di eliminare tutti gli spagnoli presenti in città.

Pare infatti che egli stesso si trovò coinvolto in uno di questi fatti di sangue e che, per questo motivo, non ricevette più alcuna commissione.

È pertanto plausibile che quando d’Elia fu in procinto di realizzare il suo San Giorgio su quello dipinto da Falcone, preferì escogitare un metodo efficace per preservare il dipinto preesistente.

Le due opere tra l’altro, pur raccontando il medesimo episodio della vita del Santo, ovvero la liberazione di una donna dalle grinfie del drago, sono diverse tra loro.

Falcone predilige tonalità decisamente più chiare rispetto a d’Elia, la cui opera presenta tinte più cupe.

Oggi è possibile assistere allo svelamento del quadro di Falcone, accompagnato quasi sempre da una spontanea manifestazione di stupore misto a incredulità, da parte di tutti i presenti.

Monastero di Sant’Arcangelo a Baiano

Se siete appassionati di misteri e leggende, allora non potete non fare una sosta davanti all’antico monastero di Sant’Arcangelo a Baiano.

L’edificio attualmente non è visitabile ma vi consiglio di raggiungerne comunque l’ingresso, perfettamente incastrato tra le palazzine della via omonima.

monastero di Sant'Arcangelo a Baiano presso il quartiere Forcella

Nel 593 d.C., al fine di eliminare qualunque traccia di culto pagano nell’area, l’abate Teodosio istituì in questo luogo il culto di San Michele Arcangelo.

Alla chiesa si affiancò così un convento, poi affidato alle monache benedettine e restaurato da Carlo d’Angiò, che fece portare qui persino le reliquie di San Giovanni Battista.

Era pratica ampiamente diffusa all’epoca, rinchiudere le figlie femmine (solitamente secondogenite) in convento, così da evitare che gravassero sulle spese familiari.

Le vicende del monastero di Sant’Arcangelo a Baiano tra scandali e pettegolezzi

Non ci volle molto perché si diffusero dicerie e pettegolezzi circa lo stile di vita condotto da alcune delle consorelle, che si macchiarono di scandali a luci rosse, omicidi passionali e suicidi mai realmente chiariti (come quello della badessa).

Fu proprio a seguito di tali avvenimenti, che si decise di chiudere l’edificio, riaperto nel 1645, ma solo per breve tempo.

Durante il dominio francese dei primi dell’Ottocento infatti, venne definitivamente soppresso.

L’eco di quanto avvenne tra queste antiche mura, fu talmente forte da ispirare Stendhal, che compose l’opera Cronaca del Convento di Sant’Arcangelo a Baiano (1829).

Neanche il cinema vi rimase indifferente. Nel 1973 il regista Paolo Dominici girò Le monache di Sant’Arcangelo, che ebbe tra i protagonisti la famosissima attrice italiana Ornella Muti.

Teatro Trianon Viviani

Il Teatro Trianon Viviani fu inaugurato l’8 Novembre del 1911.

In quell’occasione, Vincenzo Scarpetta debuttò come Felice Sciosciammocca, protagonista di Miseria e nobiltà, scritta da suo padre.

Eduardo infatti, a seguito di una lunga guerra legale con Gabriele d’Annunzio, cominciata a seguito dalla messa in scena della parodia della Figlia di Iorio (chiamata provocatoriamente Figlio di Iorio), si era ritirato dalle scene.

A questa vicenda si è ispirato il regista Mario Martone nel film Qui rido io (2021).

Pensate che per il ruolo di Vincenzo è stato scelto il bravissimo attore Eduardo Scarpetta, discendente del noto commediografo partenopeo.

Negli anni a venire il teatro Trianon Viviani cambiò spessissimo la sua funzione.

Prima fu convertito al genere della sceneggiata, quindi in epoca fascista assunse il nome di Trionfale, infine diventò una sala cinematografica riservata ai maggiori di 18 anni.

Negli ultimi vent’anni qui ha avuto luogo un profondo rinnovamento, che ha visto avvicendarsi alla direzione artistica Nino D’Angelo e Marisa Laurito.

Una curiosità: nell’ambito dei lavori di realizzazione del teatro, è riemersa parte dell’antica fortificazione di Neapolis, parzialmente inglobata nel nuovo edificio.

Risalirebbe al III secolo a.C., quando costituiva il presidio difensivo della Porta Herculanensis.

È chiamata torre della sirena (in onore di Partenope, figura mitologica legata alla fondazione di Napoli) ed è attualmente visibile, all’interno della galleria.

Cippo a Forcella

In prossimità del Teatro Trianon Viviani si trova l’antichissimo Cippo a Forcella, che raggruppa alcuni resti delle cinta murarie dell’antica città greca Neapolis.

Si tratterebbe di parte della Porta Herculanensis, riemersa nell’ambito dei già citati lavori di risanamento ottocenteschi.

In questo periodo nacque l’attuale Piazza Vincenzo Calenda, originariamente detta piazza delle mura greche, di fatto l’area archeologica più antica dell’intera Napoli.

Fontana della Scapigliata

A poca distanza da qui, presso Piazzetta Forcella, è impossibile non notare la Fontana della Scapigliata, la cui realizzazione rientra nel progetto di riqualificazione urbana, messo in atto da Don Pedro de Toledo nel 1500.

All’epoca infatti, la città conobbe un forte incremento demografico e soddisfare il fabbisogno d’acqua divenne complesso.

Pertanto, si decise di edificare delle enormi fontane pubbliche, in svariati punti del centro abitato.

Una di queste è la Fontana detta della Scapigliata, perché i suoi zampilli scompigliavano i capelli delle donne che vi si accostavano.

Attualmente, nella parte centrale della vasca trova spazio una colonna di marmo con lo stemma del Comune di Napoli.

Come la vicina Fontana del Capone (così chiamata perché l’acqua sgorga da un’enorme pietra a forma di testa), anche quella della Scapigliata risulta funzionante.

Chiesa di Santa Maria Egiziaca

L’ingresso della Chiesa di Santa Maria Egiziaca è curiosamente collocato in prossimità di Corso Umberto I, nel punto in cui confluisce Via Carlo Felice.

L’entrata originaria tuttavia si trovava in Via Forcella e fu spostata solo in seguito, durante il risanamento.

Fu la regina Sancia di Maiorca (moglie di Roberto d’Angiò), che nel 1342 volle la costruzione di un luogo dove ospitare le donne pronte a ravvedersi, dopo una vita considerata peccaminosa.

Costoro dovevano seguire l’esempio di Santa Maria Egiziaca che, in cerca di redenzione, si era ritirata per ben quarantasette anni nel deserto, in completa solitudine.

Gli interni della chiesa sono assolutamente sbalorditivi poiché rivestiti interamente da marmi policromi, elemento tipico del barocco napoletano.

interni sontuosi della Chiesa di Santa Maria Egiziaca nel quartiere Forcella

Non mancano splendidi affreschi di Luca Giordano (La Conversione e La fuga della Santa nel deserto) e Andrea Vaccaro (La Comunione di Maria Egiziaca).

Una curiosità: l’edificio è da non confondere con un altro luogo di culto intitolato a Santa Maria Egiziaca, in questo caso detto al Monte e posto presso Pizzofalcone.

Real Casa dell’Annunziata

Se c’è un luogo che mi ha colpito nel profondo, durante la mia visita al quartiere Forcella di Napoli, quella è la Real Casa dell’Annunziata.

Si tratta di un complesso monumentale costituito originariamente da un convento, una chiesa, un ospedale, un orfanotrofio ed infine un conservatorio (luogo in cui le ragazze potevano preservare la loro virtù).

Realizzato ai primi del 1300, venne ampliato dalla regina Sancia di Maiorca, che vi fece collocare una ruota degli esposti, destinata ad accogliere i neonati abbandonati.

Un segno di questa prassi ampiamente diffusa a Napoli, è del resto proprio la diffusione del cognome Esposti oppure Esposito o ancora Degli Esposti e similari.

Pensate: in seguito a ingenti lavori di restauro, oggi è possibile vedere dall’interno il meccanismo della ruota, entrando nell’ambiente in cui venivano accolti i neonati.

ruota degli esposti vista dall'interno della Real Casa dell'Annunziata nel quartiere Forcella

Nonostante la fessura esterna fu chiusa definitivamente nel 1875, la pratica di abbandonare i neonati presso questa struttura, continuò ancora per diversi anni.

Una curiosità: la chiesa del complesso monumentale della Real Casa dell’Annunziata, denominata Basilica della Santissima Annunziata, venne rinnovata da Vanvitelli, dopo un incendio che la devastò quasi del tutto nel 1757.

Al fine di consentire ai fedeli di assistere alle celebrazioni eucaristiche durante i lavori, costui realizzò una vera e propria chiesa sotterranea, dove pose anche alcune statue risparmiate dalle fiamme.

Via delle Zite

Cosa sarebbe un itinerario nel cuore di Forcella se non ci si soffermasse sui suoi vicoli?

Tra gli altri, non posso non dedicare qualche riga a Via delle Zite (il cui nome deriverebbe dall’alta concentrazione di zitelle, ovvero donne non sposate).

Negli anni compresi tra il 1943 ed il 1944, questa zona era dedita al contrabbando, soprattutto di sigarette.

Per questo motivo, divenne spesso teatro di azioni di sequestro, messe in atto dai soldati americani.

Costoro erano immediatamente riconoscibili poiché sui caschetti avevano impresse due iniziali: MP, ovvero Military Police.

Al fine di riuscire a scappare mettendo in salvo la refurtiva, i contrabbandieri reinterpretarono quelle due lettere dell’alfabeto, coniando la frase:

Stanno arrivando Mamma e Papà!

Chi faceva da palo, doveva utilizzare questa espressione per avvisare i complici che, dandosela a gambe, avrebbero lasciato i militari a bocca asciutta.

Dove mangiare nel quartiere Forcella

Alessandra non si è potuta trattenere dal confidarci che a Forcella si può gustare la pizza fritta più buona di Napoli.

Basta recarsi all’antica Pizzeria de’ Figliole, situata in Via Giudecca Vecchia, 39.

Per concludere al meglio il nostro tour, ci ha poi condotto dinanzi alla Macelleria Lubrano, in Via Forcella, 73.

Qui, davanti a un buon bicchiere di vino, abbiamo assaporato qualche stuzzichino preparato con ottime materie prime locali.

Se desiderate scoprire quali sono le pietanze da provare assolutamente in città, consultate il mio articolo dedicato a:

Sarei curiosa di sapere qual è il vostro cibo da strada preferito!

Cosa vedere nei dintorni di Forcella: il Tesoro di San Gennaro

Non avete ancora visitato il Duomo e la Cappella del Tesoro di San Gennaro? Allora è arrivato davvero il momento di fare ritorno a Napoli.

E quale occasione migliore se non un tour alla scoperta del quartiere Forcella, che dista solo qualche centinaio di metri da qui?

Pensate che, durante la mia visita, ho potuto persino assistere all’esposizione dell’ampolla con il sangue che si era liquefatto soltanto alcuni giorni prima, il 19 Settembre.

Partecipare ad un momento talmente importante per l’intera comunità partenopea è stato per me davvero emozionante.

D’altronde, ritengo che siano queste le occasioni che ci consentono di comprendere davvero a fondo un popolo e le sue tradizioni.

gruppo di viaggiatrici con Alessandra la nostra guida a Napoli nel quartiere Forcella

Sono profondamente grata ad Alessandra perché con la sua professionalità, unità al sincero amore per il quartiere Forcella, ha realizzato un percorso ricco di aneddoti, tesori nascosti e indubbie meraviglie.

Se avete voglia di farvi guidare dalle sue competenze per il prossimo viaggio nella città del Vesuvio, approfondite la sua attività nel mio racconto dedicato alla Chiesa di Santa Luciella, uno dei primi luoghi esplorati in sua compagnia.

E poi chissà, magari ci incontreremo proprio a Napoli!

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24 risposte

  1. Sono tornata proprio ieri da Napoli ma ho avuto modo di visitare solo in centro storico di Via Toledo e i quartieri Spagnoli. Mi sarebbe piaciuto anche vedere altre zone ma il tempo a disposizione in viaggio è sempre troppo poco! Tornerò senz’altro e aggiungerò anche Forcella alla visita.

  2. Articolo interessante, ho sempre visto alcuni di questi quartieri nei film o nelle foto, mi piacerebbe un giorno poterci andare, sono dei posti che vanno vissuti.

  3. Riesci sempre a catturarmi con i tuoi articoli pieni di dettagli e di curiosità. Molto divertente il “doppio quadro” a sorpresa! Hai proprio ragione a consigliare una guida locale in grado di trasportare i visitatori nella vera atmosfera storica e culturale del luogo in cui si trovano. Grazie del consiglio ne farò tesoro

    1. Mi fa piacere. Quando ho visto il quadro nascosto, ho pensato subito: Solo a Napoli ci poteva essere una cosa del genere! È una città unica, davvero.

  4. Ma quanto deve essere bella Napoli? E’ da tanto che vorrei andarci, ma tra una cosa e un’altra non ci riesco mai. Tra l’altro, non sapevo che il quartiere Forcella fosse così affascinante e ricco di attrazioni!

  5. Napoli nasconde davvero incredibili sorprese e angoli! Sicuramente lo metterò in lista quando riuscirò ad organizzare una visita in questa bellissima città!

    1. Ti consiglio di visitare Forcella in compagnia di una guida, così da non perdere nessuna di tutte le bellezze che ci sono da scoprire. Alessandra di Cantastorie è davvero preparata.

  6. Anche se ho visto il duomo e il Tesoro di S. Gennaro direi che devo comunque tornare a Napoli, con te ogni volta scopro nuovi angoli da visitare, sicuramente con l’approfondimento di una guida per cogliere tutti i dettagli

  7. Sono stata a Napoli per sole poche ore di fatto e non sono riuscita a visitare il quartiere Forcella, un motivo in più per tornarci e per ammirare anche questo luogo così iconico!

  8. Napoli è unica in ogni senso, la sua allegria è contagiosa e le sue bellezze sono tante, mi hai fatto venire voglia di tornare a Napoli per passeggiare nei suoi vicoli

  9. Articolo molto interessante. Sono stata a Napoli solo una volta ma non penso di aver dedicato a questo quartiere molto tempo, forse anche perché era prima della riqualifica

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