Se c’è un’esperienza quasi mistica da fare assolutamente a Napoli, è assaggiare le prelibatezze dello street food locale.
Già perché il binomio ormai noto in tutto il mondo, che vede nella pizza l’emblema della gastronomia partenopea, per quanto inattaccabile, è pressapoco riduttivo.
Tra i vicoli del centro storico di Napoli, nelle sue piazze e persino sul lungomare cittadino, ogni ora del giorno è un tripudio di sapori forti, profumi intensi, gusti decisi.
Non solo pizza: Napoli e lo street food binomio perfetto
Che voi siate in coda davanti alla Cappella di San Gennaro o vi concediate una passeggiata nei coloratissimi Quartieri Spagnoli, vi sarà assolutamente impossibile resistere!
Per quanto mi riguarda, cedere alle lusinghe dello street food di Napoli senza fermarmi necessariamente in un ristorante, mi ha permesso di rispettare i rigidi tempi di marcia e riempire i momenti di sosta tra una visita guidata ed un tour.
Grazie a Laura, esperta conoscitrice delle prelibatezze locali, ho avuto modo di provare diverse delle eccellenze, in alcuni tra i luoghi simbolo della tradizione napoletana.
Scopriamone di più!
Napoli e lo street food
1. Pizza a portafoglio
2. Cuoppo di fritti
3. Taralli napoletani
4. Frittatina napoletana
5. Babà
6. Sfogliatella
7. Fiocco di Neve
8. Limonata a cosce aperte
Pizza a portafoglio: la sorella minore della pizza napoletana
Detta anche a libretto, la pizza a portafoglio è la variante street food della pizza di Napoli.
È di dimensioni leggermente ridotte rispetto a quella tradizionale ed è necessariamente meno farcita, così da facilitarne il consumo in piedi.
Il suo nome è un chiaro riferimento alla modalità con cui viene servita.
Viene piegata su stessa, prima da un lato e poi dall’altro, per poi essere avvolta in un pezzo di carta e, finalmente, gustata.
È perfetta per essere assaporata in movimento, prestando però molta attenzione alla salsa di pomodoro, che potrebbe finire sui pantaloni o peggio, sulle scarpe.
Se pensate che le bellezze architettoniche di Napoli vi possano distrarre, cercate un punto d’appoggio (come ad esempio, una gradinata) e fermatevi lì a gustare la vostra pizza a portafoglio.
Origini e storia della pizza a portafoglio e di come conquistò Bill Clinton
Nel libro Il ventre di Napoli, Matilde Serao (nota tra l’altro, per essere stata la prima donna a dirigere un giornale, dopo averlo fondato) ipotizza che l’origine della pizza a portafoglio sia da attribuire alla storica pizzeria Port’Alba, fondata nel 1738.
Si trattava di un piatto semplice e povero, destinato a coloro che avevano molta fame ma poco denaro.
Pensate: questa pizzeria, considerata la più antica di tutta Napoli, oggi è ancora aperta.
Si trova in Via Port’Alba che, non a caso, è un vicolo noto per le sue librerie, che espongono testi nuovi ed usati.
Uno dei momenti più iconici legati allo street food forse più diffuso a Napoli però, riguarda un altro celebre locale: la pizzeria Di Matteo, in Via dei Tribunali, 94.
Qui, durante il G7 di Napoli del 1994, persino il Presidente americano Bill Clinton cedette alla tentazione di assaggiare la pizza a portafoglio, come testimonia una fotografia dell’epoca che, in breve tempo, fece conoscere questa prelibatezza al mondo intero.
Dove mangiare e quanto costa la pizza a portafoglio a Napoli
Oltre alle pizzerie Port’Alba e Di Matteo, potete acquistare la vostra pizza a portafoglio anche presso rosticcerie o take away, proprio come Passione di Sofì.
Si tratta di una catena di locali che prende il nome dalla giovane che pare avesse fatto perdere la testa a Ferdinando I di Borbone.
Qui servono esclusivamente piatti, salati e fritti, dello street food napoletano e con 1 o 2 Euro, è possibile gustare una buona pizza a portafoglio.
Il cuoppo: l’apoteosi del fritto a Napoli
Se siete amanti del fritto, dovete assolutamente provare il cuoppo di Napoli, pratico e goloso street food partenopeo.
Il termine cuoppo, indubbiamente curioso, è un riferimento alla forma a cono che viene data al cartoccio nel quale viene introdotto il cibo.
La sua diffusione si attesta già nell’Ottocento tra la popolazione più povera della città che in questo modo, riusciva a sfamarsi con cibi molto nutrienti e poco costosi.
Oggi costituisce, sia per i napoletani che per i tanti turisti in città, un pasto ricco e allo stesso tempo davvero goloso.
Scopriamone le varianti.
Cuoppo di terra
Il cuoppo di terra può essere riempito con palline di pastella, piccoli arancini di riso, crocché di patate, frittatine di pasta e in alcuni casi, anche con verdure pastellate e poi fritte (ad esempio melanzane, zucchine o fiori di zucca).
Cuoppo di mare
Come avrete già capito, il cuoppo di mare è totalmente a base di pesce.
Può contenere alici fritte, baccalà fritto oppure moscardini e calamaretti ripassati in pastella e poi fritti: è l’apoteosi del gusto!
Come e dove mangiare il cuoppo a Napoli
I fritti vanno asciugati prima di essere collocati all’interno del cuoppo, altrimenti possono risultare troppo unti e sgradevoli sia al tatto che al gusto.
Un consiglio: se vi accorgete che le macchie di olio sul cuoppo sono troppo estese, molto probabilmente i fritti vi sono stati collocati all’interno prima di essere asciugati con cura.
Sia il cuoppo di terra che quello di mare vengono solitamente serviti con dei bastoncini, perfetti da utilizzare come sostitutivi delle posate se non ci si vuole sporcare eccessivamente le mani.
Io personalmente, ho provato un cuoppo di terra presso la già citata Passione di Sofì (al costo di 5 Euro) e non sono riuscita a finirlo perché le porzioni erano davvero abbondanti!

Se invece volete assaggiare il cuoppo di mare, vi consiglio di raggiungere Il Cuoppo di Pignasecca – Pescheria Azzurra in Via Portamedina, 3/4.
È una pescheria dei Quartieri Spagnoli che prepara quotidianamente cuoppi a volontà con il pescato del giorno.
Io l’ho già inserita come tappa imprescindibile del mio prossimo viaggio a Napoli, e voi?
Taralli napoletani: cosa sono e come distinguerli dai tarallini pugliesi
Il tarallo napoletano, anche chiamato sugna e pepe, è stata la vera sorpresa del mio viaggio alla scoperta dello street food di Napoli.
Dal momento che le mie origini sono pugliesi infatti, gli unici taralli che conoscevo sono quelli all’olio d’oliva, una vera leccornia del tacco d’Italia.
Tuttavia, al contrario di quanto accade all’ombra del Pizzomunno, il tarallo napoletano viene preparato con un’abbondante quantità di strutto e non con l’olio.
Inoltre, nell’impasto del tarallo a Napoli si aggiungono pepe e mandorle, elementi che non sono presenti nella ricetta pugliese.
Comunemente, si ritiene che il consumo dei taralli fosse ampiamente diffuso a Napoli già nell’Ottocento.
Si trattava di una pietanza semplice, preparata con l’impasto avanzato del pane e servito nelle osterie, accanto ad un buon bicchiere di vino.
Dove mangiare e quanto costano i taralli a Napoli
Durante le mie passeggiate nel centro storico di Napoli, sono stata letteralmente catturata dalle vetrine delle tarallerie, che espongono i loro prodotti appena sfornati, cercando così di ingolosire i passanti.
Prima di lasciare la città, ho deciso di fare una tappa presso la Taralleria Napoletana, dove ho potuto ammirare da vicino l’antichissima arte del tarallo.

I proprietari di questo negozio, che è anche il laboratorio destinato alla produzione, proseguono l’attività cominciata dai loro antenati più di un secolo fa.
Oggi però, la varietà dei taralli è decisamente aumentata, così da soddisfare i palati più esigenti e accontentare tutte le tasche (il costo è di circa 0,90 – 1 Euro al pezzo).
Al contrario, le modalità di preparazione e conservazione del prodotto sono rimaste invariate.
Preparazione e conservazione del tarallo napoletano
Pensate che ciascun tarallo viene intrecciato manualmente dal cosiddetto tarallaro poiché le mandorle sono inserite intere nell’impasto, secondo una procedura che richiede una certa sensibilità oltre che tecnica.
Una volta terminata la cottura, viene servito solo dopo essere stato incartato singolarmente e poi riposto in una scatola di cartone.
Da questa confezione, i taralli devono essere estratti solo quando è arrivato il momento di mangiarli, così da mantenere la loro freschezza e friabilità.
Credetemi: ho consegnato ai miei familiari, dopo circa 30 giorni dal mio rientro, una scatola di taralli acquistati nella Taralleria di Via San Biagio dei Librai, 3.
Il tarallaro mi aveva detto che, se la scatola non fosse stata mai aperta, i taralli sarebbero rimasti freschi per ben 3 mesi.
Ciascun tarallo, scartato al momento, sembrava appena fatto!
Non c’è dubbio: questo street food, tra i più golosi di Napoli, è anche il souvenir perfetto per sorprendere parenti e amici.
Sono certa che farete un figurone!
Frittatina napoletana: lo street food fritto più goloso di Napoli
La frittatina napoletana costituisce sicuramente lo street food di Napoli che più ingolosisce i turisti.
Anche in questo caso, come per i precedenti, si tratta di un pasto originariamente povero, realizzato con gli avanzi del cibo, spesso del giorno prima.
In tempi di ristrettezze non si poteva certo buttar via la pasta, che veniva condita con formaggio e uova, fritta in padella con olio e infine, sotto le sembianze di una frittatina, servita in tavola.
In alternativa, essendo un pasto sostanzioso ma allo stesso tempo anche un pratico take away, veniva consumata durante le gite scolastiche o le lunghe giornate al mare.
Dove mangiare e quanto costa la frittatina napoletana
Sono venuta a conoscenza dell’esistenza di questa bontà ipercalorica grazie ad Alessandra, la guida turistica napoletana che mi ha portato ad esplorare le viscere della città.
Su suo consiglio, ho così deciso di fare una tappa presso la già citata pizzeria Di Matteo, considerato in tutta Napoli come una sorta di tempio di questo street food.
Si narra che la pietanza, regina dei fritti partenopei e preparata con: pasta (solitamente bucatini), piselli, besciamella e ragù, sia stata messa sul mercato solo negli anni Novanta.
All’epoca la famiglia Di Matteo, che aveva già una pizzeria ben avviata, decise di sorprendere i propri clienti preparando alcune frittatine di pasta.
Non solo andarono a ruba ma, in pochi giorni, la voce si sparse in tutta la città ed in tantissimi accorsero per assaggiare questa pallina ripiena e fritta.
Per questo motivo, non vi sorprenderà se, ancora oggi, davanti alla pizzeria Di Matteo in Via dei Tribunali, vi toccherà mettervi in fila e aspettare pazientemente di ricevere la vostra frittatina calda e fumante.
A proposito: vi ho già detto che costa solo 2 Euro?!
Babà: monarca assoluto della pasticceria di Napoli
Se la pizza è il piatto salato più rappresentativo della cucina napoletana, allora il babà è il monarca assoluto della pasticceria tradizionale partenopea.
Forse vi stupirò ma, al pari di un cono gelato, anche il babà a Napoli può essere gustato come un vero e proprio street food.
Non solo si tratta di un dolce da mangiare con la forchetta ma, essendo servito all’interno di una vaschetta in plastica, che ha la funzione di raccogliere il rum presente nella bagna, può essere gustato comodamente in piedi.
Origini e storia del babà napoletano
Il babà in realtà non è nato a Napoli ma in Polonia, alla corte del sovrano Stanislao Lesczynski, ai primi del Settecento.
Sembra che inizialmente fosse un dolce asciutto e che soltanto un secolo dopo si diffuse l’usanza di inzupparlo nel rum.
Fu con le nozze della figlia del re polacco con Luigi XV, che la ricetta raggiunse prima la Francia e poi Napoli.
Qui conobbe una diffusione enorme, fino a diventare il dolce più rappresentativo dell’intera città nel mondo.
Pensate che ancora oggi, nonostante il suo sapore inconfondibile fin dal primo morso, la ricetta del babà resta in parte sconosciuta.
Dove mangiare il babà a Napoli
Quando ho deciso di provare il babà, ho scelto di farlo presso il Caffè più elegante di Napoli: Gambrinus, in Via Chiaia, 2.
È stato aperto nel 1860 ed ancora oggi, nella sua sede collocata a due passi da Piazza del Plebiscito, è una tappa obbligata per chi vuole rivivere i fervidi anni dell’Unità d’Italia o i fasti della Belle Epoqué.
Non potrete rimanere indifferenti dinanzi agli arredi interni, ai sontuosi lampadari delle sue sale, ai marmi e agli stucchi.
Filosofi, giornalisti, letterati e politici provenienti da ogni parte del mondo erano soliti occupare le sedute di questo caffè, ogni qualvolta facevano visita a Napoli.
Per questo motivo, anche se non si tratta certo del locale più economico della città, mi sono concessa un piccolo lusso: fare colazione con il gustosissimo babà di Gambrinus.

D’altronde, non potevo che scegliere il re dei dolci napoletani per la mia prima volta all’interno del Caffè più importante della città, non trovate?
Fiocco di Neve: il dolce più imitato e allo stesso tempo inimitabile di Napoli
Il fiocco di neve di Poppella a Napoli è un’istituzione e rientra tra gli street food dolci più amati.
Ciro Poppella (alias Ciro Scognamiglio) oggi possiede diverse pasticcerie nel centro di Napoli, di cui una, quella aperta dai suoi nonni nel 1920, si trova nel quartiere Sanità.
All’inizio del 2015 Ciro cominciò a preparare i primi fiocchi di neve, proponendoli come gustosi dessert della domenica.
In un batter d’occhio, grazie al passaparola, la fama di questi dolcetti tondi, ripieni secondo una ricetta che ancora oggi resta misteriosa, hanno fatto il giro di Napoli.
Per quello che vi posso dire, avendolo assaggiato, è che si percepisce chiaramente la presenza di latte e ricotta nel ripieno, mentre l’impasto della brioche sembra preparato con farina, burro, uova, zucchero, sale, lievito.
La ciliegina sulla torta, nel senso metaforico del termine, è la spolverata di zucchero a velo che ricopre totalmente il fiocco di neve, poco prima di essere servito.
Non ricordo l’ultima volta che ho provato qualcosa di così goloso e allo stesso tempo delicato!
Quanto costano i fiocchi di neve di Poppella e dove comprarli
Per poter provare il fiocco di neve di Poppella, potete dirigervi:
- in Via Arena della Sanità, dove al numero civico 29 si trova la sede storica della pasticceria;
- presso la sede di Via Santa Brigida, 69/70, a due passi dalla Galleria Umberto I;
- nella pasticceria di Piazza Cavour, 76, a breve distanza dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Personalmente, ho acquistato il mio primo fiocco di neve presso la sede di Via Santa Brigida e l’ho pagato soltanto 1 Euro.
Credetemi se vi dico che questo dolcetto, apparentemente simile a un panino dolce o una brioche, è davvero unico nel suo genere.
Il ripieno poi, pur essendo decisamente abbondante è leggero, proprio come un fiocco di neve.
La sfogliatella: lo street food più dolce di Napoli
Un’altra incredibile scoperta del mio soggiorno partenopeo è che esistono due tipologie di sfogliatella: la riccia e la frolla.
Se la notizia vi ha destabilizzato, aspettate di leggere il resto: le sue origini non sono propriamente napoletane.
Questi due capolavori della pasticceria, che spesso sono al centro di un vero e proprio derby cittadino nel quale i sostenitori dell’una, si contrappongono ai fan dell’alta, sono stati creati, quasi per caso, a diversi chilometri da Napoli.
Storia e origini della sfogliatella e di come arrivò a Napoli
Per la precisione, fu una suora del convento di Santa Rosa da Lima (in provincia di Salerno) a creare la prima sfogliatella in assoluto partendo da zero, riutilizzando parte della semola avanzata in cucina.
La leggenda narra che vi aggiunse frutta secca e zucchero, così da ritenere l’insieme utile per un ripieno. Ma di cosa?
Preparò due sfoglie e le unì, dando ad una di loro la forma un pò allungata, simile al cappuccio di un monaco.
Decise di dare a questo nuovo dessert il nome del convento in cui ebbe a nascere: Santarosa.
Nell’Ottocento, in circostanze ancora alquanto misteriose, Pasquale Pintauro, prima oste e poi pasticcere, giunse al convento, assaggiò il dolce e lo portò con sé a Napoli.
Qui, non solo modificò la ricetta tradizionale, eliminando la crema pasticciera, le amarene e la forma allungata ma ne creò due nuove varianti:
- la frolla, dalla forma tondeggiante e a base di pasta frolla;
- la riccia, la cui forma ricorda quella di una conchiglia ed è a base di pasta sfoglia.

Dove mangiare la sfogliatella a Napoli
Ancora oggi la pasticceria di Pintauro in Via Toledo, 275 è un vero e proprio must per tutti i cultori della sfogliatella.
Oltre al classico ripieno costituito da ricotta, semolino e canditi, qui ne producono un’infinità di varianti, sia dolci che salate.
Come per altri street food napoletani, anche davanti alle vetrine di Pintauro potreste attendere molto, prima di gustare la vostra sogliatella, ma fidatevi: ne vale davvero la pena.
A proposito, voi quale preferite: la frolla o la riccia?
Limonata a cosce aperte: il digestivo dissetante tipico di Napoli
Cercate un digestivo analcolico con il quale concludere al meglio il vostro viaggio nello street food di Napoli?
Vi presento la limonata a cosce aperte, una bevanda rinfrescante, dissetante e in grado di dare una mano alla digestione.
Si prepara spremendo in un bicchiere due limoni di Sorrento e aggiungendo prima acqua fresca frizzante e poi un cucchiaino di bicarbonato di sodio.
Limonata a cosce aperte: perché si chiama così
Quest’ultimo, dopo essere stato mescolato, genera una schiuma che fuoriesce dal bicchiere e che costringe, chi sta bevendo, a sporgersi con il busto in avanti ed allargare le gambe, per evitare che si bagnino sia i pantaloni che le scarpe.

È per questo che viene chiamata limonata a cosce aperte e che va bevuta rapidamente.
Dove trovare la limonata a cosce aperte a Napoli e quanto costa
Chioschetti di limonate e bibite fresche a Napoli non mancano, ma in realtà le origini di queste attività sono molto antiche.
I primi acquafrescai infatti, nacquero nell’Ottocento, quando avevano l’abitudine di girare per le strade cittadine spingendo i loro carretti stracolmi di agrumi profumati e preparando delle spremute sul momento.
Io personalmente, ho bevuto il mio bicchiere di limonata a cosce aperte, al costo di 2 Euro, presso L’Acquafrescaio da Carolina, un piccolo chiosco che si trova in Piazza Trieste e Trento, 5, a pochi metri dalla splendida Piazza del Plebiscito.
È un’esperienza che vi consiglio, forse tra le più originali della città di Napoli!
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26 commenti
No vabbe leggere questo articolo già affamate e prima di cenare è un crimine! Ora voglio assaggiare tutto o quasi (niente babà per me) quello che hai citato nell’articolo!!!!Comunque per me nessun dubbio: sfogliatella riccia tutta la vita! E frittatine di pasta a volontà 😀
Un viaggio a Napoli è inevitabilmente anche un percorso nei suoi piatti tipici di street food. Tutti irresistibili!
Quante prelibatezze e poi a basso costo!! Mia sorella ha vissuto cinque anni a Napoli e ne abbiamo approfittato, andandola a trovare, per assaggiare tante cose buone. Non ho mai provato i taralli e le frittate… qui urge recuperare!
I taralli sono stati la mia grande scoperta, davvero irresistibili .
Provare il babà a Napoli è un’esperienza mistica, ma non sapevo fosse una ricetta di origine polacca! Anche la sfogliatelle e la frittatina di maccheroni sono buonissime. Non ho invece provato la pizza a portafoglio ma non mi sono fatta scappare quella fritta. Invece, il tarallo napoletano non l’avevo mai sentito, una scusa per tornare in Campania!
I taralli napoletani sono stata la vera sorpresa di questo mio viaggio gastronomico nello street food napoletano.
Oddio ma tu vuoi farmi morire? Ho fatto colazione da poco ma proverei tutto, o quasi (non amo il babà, è l’unico di questo elenco). Sono stata a Napoli una volta sola per lavoro anni fa, e purtroppo non ho avuto occasione di vedere e mangiare tutto quello che avrei voluto, ma ho assaggiato la pizza Di Matteo. Per quanto riguarda la sfogliatella, conosco la riccia ma sarei molto curiosa di provare la frolla.
A Napoli lo street food va assolutamente assaggiato altrimenti il viaggio lo si vive solo a metà .
La frittatina mi era sfuggita! occorre immediatamente un ritorno a Napoli e dedicare una giornata intera allo street food iniziando, proprio come te, da una golosissima colazione da Gambrinus. Estasi pura!
Vieni a Napoli con me e Laura!
Molto interessante il tuo articolo. Mi segno i posti dove mangiare e sono curiosa di assaggiare la pizza a portafoglio.
È un ottimo modo per non rinunciare alla pizza anche se in formato da passeggio.
Mi incuriosisce la pizza a portafoglio e articolo molto interessante. Nuovi posticini da segnare per i miei due giorni a Napoli
Ne sono felice e … buon viaggio !
Che fame solo a leggere questo articolo! Napoli meriterebbe una visita anche solo per assaggiare la sua pizza e lo street food, mi segno qualche indirizzo dovessi capitare in città. Per me la sfogliatella è frolla
Hai ragione, solo a leggere si prendono un paio di chili . Ma ne vale la pena …
Napoli è la patria dello street food! La frittatina è deliziosa e ne ho mangiata a chili quando ho visitato Napoli… Per non parlare del cuoppo! La cosa più buona di Napoli dopo la pizza!
Sei proprio una golosa! Napoli è perfetta per te .
Ecco perché non vado a Napoli, troppe cose buone da assaggiare! I taralli ad esempio non li ho mani mangiati ma adoro le sfogliatelle… prima o poi tornerò a Napoli ad assaggiare tutto, ma prima dieta!
I taralli te li consiglio, sono stati la mia grande scoperta.
Ciao Libera! E come non sognare una bella tazzulella di caffè accompagnata da una sfogliatella calda calda appena sfornata? Napoli è di mille colori e di mille sapori e il tuo articolo lo dimostra!
Non vedo l’ora di tornare
Ma quale sfogliatella preferisci tra le due varianti?
Già quando si parla di street food mi si illuminano gli occhi, ma interessantissima la storia dei taralli, sarà che li adoro e a casa non mancano mai, ma in effetti io li compro sono Pugliesi e questi proprio non li conoscevo!
Anche per me è stata un’incredibile scoperta .
Leggere questo articolo mi ha veramente fatto venire l’acquolina in bocca; siamo stati a Napoli la scorsa estate per un paio di giorni e abbiamo provato anche noi lo street food. E come dici tu, è stata una delizia per il palato!
È assolutamente impossibile resistere!