La Chiusa di Casalecchio di Reno è una delle più ingegnose ed imponenti infrastrutture idrauliche realizzate nel territorio bolognese.
In età medievale l’acqua costituiva un elemento fondamentale per l’economia locale, dal momento che alimentava numerosi opifici e attività produttive.
Purtroppo però, la città non era attraversata da corsi d’acqua (ad eccezione del piccolo torrente Aposa).
Così, si decise di realizzare due importanti opere idrauliche: la Chiusa di San Ruffillo, nei pressi del torrente Savena e la Chiusa di Casalecchio di Reno, nei pressi del fiume Reno affinché, attraverso un complesso reticolo di canali, l’acqua raggiungesse tutti i quartieri di Bologna.
La Chiusa di Casalecchio di Reno
La sua storia
Pare che la Chiusa di Casalecchio esistesse già nel XI secolo (stando a quanto afferma un manoscritto dell’Ottocento) e che fosse interamente in legno.
Tuttavia le prime testimonianze certe sono datate 1191 quando alcuni bolognesi, detti Ramisani, costruirono una struttura in legno e scavarono un canale in grado di alimentare alcuni mulini siti a Bologna.
Nel 1208 però, costoro decisero di cedere al Comune di Bologna parte dell’acqua, ritenuta in eccesso, affinché si riuscisse ad alimentare le attività cittadine. Così nel 1250 il Comune decise di edificare una nuova Chiusa, in pietra, un pò più a monte.
Ma anche questa struttura si rivelò poco resistente e a seguito di una nuova piena del Reno, si decise di effettuare nuovamente delle modifiche. Furono due frati Eremitani ad occuparsene ma anche in questo caso, l’opera non resse.
La Chiusa di Casalecchio tra guerre, cedimenti e inondazioni
Nel 1325 infatti, la Chiusa uscì fortemente danneggiata dalle azioni militari che all’epoca vedevano la città di Bologna fronteggiarsi con i modenesi. Venne così nuovamente spostata di circa 200 metri più a valle, posizione che occupa ancora oggi.
Dopo un nuovo importante cedimento a seguito di un’altra piena (1547), Papa Pio V affidò la direzione dei nuovi lavori di ristrutturazione all’architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola. È in questo periodo che si colloca l’aggiunta dello scivolo, lungo ben 160 metri e largo 35, e la struttura assunse l’assetto attuale.
Vale la pena ricordare uno dei momenti più difficili nella storia della Chiusa di Casalecchio: la piena del Reno del 1893. Pensate che le precipitazioni furono talmente intense da abbattere completamente la parte sinistra dello sbarramento. Furono impiegati ben 600 operai al giorno per riuscire a terminare la ristrutturazione, nell’arco di alcuni mesi.
A seguito dei nuovi lavori effettuati sulla Chiusa, si creò un deposito di sabbia sulla sponda sinistra del fiume che diventò presto la spiaggia degli abitanti di queste zone.
Noto come il Lido di Casalecchio, questo divenne il ritrovo preferito dei bolognesi durante le stagioni estive fino agli anni ’60 del Novecento, quando dovette cedere il passo alla riviera romagnola.
Numerosi furono inoltre i danni riportati dalla Chiusa a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Si dovette aspettare fino al 1949, a causa di una nuova piena del torrente verificatesi nel 1946, per terminare il rifacimento delle strutture danneggiate.
Nel 2010 la Chiusa di Casalecchio di Reno fu dichiarata dall’UNESCO: Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani.
La Chiusa di Casalecchio di Reno: la mia visita
Per poter visitare la Chiusa di Casalecchio è necessario prenotare un tour guidato.
Una volta varcato l’alto cancello progettato dal Vignola che si trova in via Porrettana 187 nel Comune di Casalecchio di Reno, sono sicura che anche per voi sarà un pò come viaggiare indietro nel tempo. Anche se il sentiero che conduce alla Casa di Guardia è affiancato da alte palazzine e abitazioni, l’unico suono che riconoscete sarà quello dell’acqua del canale che scorre lenta e silenziosa alla vostra sinistra, in direzione di Bologna.
Mentre procedevo immersa in questi pensieri, non ho potuto non notare il Cippo del Cantagallo. La sua presenza in questo punto sta ad indicare la distanza entro la quale nessuno avrebbe potuto svolgere lavori sul fiume senza prima essere autorizzato dal Consorzio, l’ente preposto alla conservazione e al mantenimento del canale. Qualsiasi tipo di intervento non concordato infatti, avrebbe potuto compromettere la funzionalità della Chiusa.
Il cippo, sul quale sono impressi lo stemma della città di Bologna e la data della sua collocazione, il 1793, originariamente occupava un’altra posizione. Si trovava infatti molto distante dall’attuale corso del fiume e così nel 2010 si decise di spostarlo affinchè fosse preservato da un possibile degrado.
La Casa di Guardia della Chiusa di Casalecchio
Ma eccoci giunti dinanzi alla Casa di Guardia (detta Piracinino), costruita nel 1829 dall’ingegnere Ghedini.
Questo è il luogo dal quale il custode della Chiusa doveva leggere ed interpretare i messaggi del fiume in modo da prevedere l’arrivo delle piene e correre per tempo ai ripari.
Dovete sapere che la figura del custode aveva un ruolo tutt’altro che di secondo piano nella società dell’epoca, tant’è che nelle manifestazioni pubbliche sfilava solitamente, con un’uniforme di gala.
D’altronde dalle sue intuizioni dipendeva l’intera economia della città ed è per questo che doveva essere sempre pronto ad allertare per tempo gli operai incaricati di azionare le paratoie: se, durante le forti precipitazioni, il canale si fosse riempito eccessivamente, ci sarebbero potute essere pesantissime conseguenze per tutta la città.
Per ben due secoli (1768 – 1966) il ruolo di custode venne amministrato dalla famiglia dei Chierici.
Una curiosità: nei pressi della Casa di Guardia è ancora ben visibile una parte della Chiusa in muratura costruita dai frati Eremitani. Pensate che a valle, vicino al Paraporto Prato Piccolo, si è venuto a creare un angolino frequentato ancora oggi da pescatori e dai bolognesi alla ricerca di un pò di relax, denominato Prà Znein (ovvero Prato Piccolo).
Superata la Casa di Guardia, procediamo lungo questo sentiero di pietra che divide il Reno dal canale. Sentite anche voi questo rumore? È l’acqua, che attraverso il Paraporto Stanza viene rimessa nel fiume.
I Paraporti della Chiusa di Casalecchio di Reno: cosa sono e a cosa servono
I Paraporti, assieme all’incile, denominato Boccaccio e situato a pochi passi da qui, sono fondamentali per la Chiusa.
Nello specifico il compito dei Paraporti, è quello di restituire al fiume Reno sassi, detriti e altri sedimenti presenti sull’alveo, che in alternativa finirebbero nel canale e potrebbero compromettere il funzionamento della Chiusa.
Per quanto riguarda l’incile invece (la parola incile deriva da incidere e si riferisce al fatto che questo varco è stato scavato direttamente nell’alveo), è proprio grazie a questa apertura che, quando il fiume Reno arriva allo sbarramento, l’acqua viene fatta confluire nel canale. Qui infatti è stata collocata una paratoia verticale attualmente telecomandata, sovrastata da una costruzione che però non è quella originale, distrutta dai bombardamenti bellici. In caso di attività di manutenzione sull’incile, bisogna azionare il Boccaccino, che si trova nei pressi della Chiusa.
Una volta oltrepassato l’incile, l’acqua entra nel canale e alimenta la canaletta delle Lame, il Cavaticcio, la canaletta del Maglio e il canale delle Moline (dove si trova l’iconica finestrella di Via Piella, tra i luoghi instagrammabili della città).
Le acque del Cavaticcio e del canale delle Moline si ricongiungono nei pressi del Sostegno della Bova dove alimentano il Canale Navile.
Proviamo a seguire per qualche centinaio di metri il corso del canale e fermiamoci nei pressi della vicina via Scaletta, 1. Qui si trovano ben tre Paraporti: Scaletta, San Luca e Verrocchio, anch’essi visitabili solo prenotando un tour guidato.
Considerando che il Prato Piccolo e lo Stanza sono rispettivamente il primo ed il secondo Paraporto più vicino alla Chiusa di Casalecchio, di conseguenza Scaletta, Verrucchio e San Luca saranno il terzo, il quarto e il quinto Paraporto.
La Casa dei Ghiacci o Paraporto Scaletta
Cominciamo dalla cosiddetta Casa dei Ghiacci, ovvero dal Paraporto Scaletta.
Come Stanza e Prato Piccolo, anche qui c’è un meccanismo di regolazione che permette di separare i detriti e i sedimenti del fiume dall’acqua del canale, ma non solo.
La Casa dei Ghiacci possiede uno scolmatore di superficie che funzionava in questo modo: quando durante l’inverno sul fiume si formavano delle lastre di ghiaccio che rischiavano di entrare nel canale e danneggiare così i mulini presenti in città, alcuni addetti impugnavano aste dalle punte di metallo e si collocavano su un porticciolo dotato di cancelli regolabili che funzionavano da filtro. Dovevano essere sempre pronti ad intervenire per evitare che il ghiaccio finisse nel canale e così alloggiavano direttamente presso questa struttura.
La Casa dei Ghiacci infatti, era dotata di un piccolo alloggio che includeva un giaciglio, un cucinino e anche un bagno (considerato quasi un lusso per l’epoca), per permettere agli addetti, che solitamente erano tre, di riposare oltre che di nutrirsi durante i mesi invernali.
Pensate che questo strumento è ancora in funzione, ma solo per l’alimentazione idrica del territorio bolognese.
Verrocchio: il quarto Paraporto della Chiusa di Casalecchio
Se proseguiamo lungo il sentiero che divide il fiume Reno dal canale, dopo alcuni metri raggiungiamo un altro Paraporto: Verrocchio.
Ho avuto la possibilità di vedere da vicino il meccanismo in legno che attivava l’intera struttura. Anch’esso, come quello del Paraporto Scaletta funzionava come un cavatappi, solo che in questo caso c’è una vite sola.
Una volta che questa girava su stessa, il corpo sottostante, collegato alla paratoia, si alzava e permetteva di regolare l’apertura del paraporto.
Sulle pareti accanto alla paratoia sono visibili dei graffiti risalenti al primo Dopoguerra e realizzati dai prigionieri austriaci, all’epoca impiegati come manodopera per la pulizia del canale.
Ma passiamo oltre e proseguiamo nella nostra passeggiata, in un paesaggio che a tutto fa pensare tranne al fatto di trovarsi in città!
Siamo a più di dieci metri d’altezza ed il fiume Reno da qui appare davvero imponente. Tuttavia, complici le anatre che ogni tanto ci precedono per nulla spaventate dal nostro incedere, riesco a godermi la vista in totale serenità e senza alcun timore.
San Luca: il quinto Paraporto della Chiusa di Casalecchio
Ecco che arriviamo davanti al quinto Paraporto: San Luca. Anche qui, il funzionamento è molto simile a quello delle due costruzioni viste in precedenza e altrettanto suggestivo.
È davvero sorprendente come, grazie ai restauri effettuati dal Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale del Reno, ci si senta davvero trasportati in un’altra epoca, durante l’intera visita guidata.
Ciascuno dei luoghi visitati è come se ci parlasse di sé e utilizzasse l’acqua ed il suo continuo fluire, per raccontarci la sua storia affinché non venga mai dimenticata.
Come arrivare alla Chiusa di Casalecchio e alla Casa dei Ghiacci
La Chiusa di Casalecchio e la Casa dei Ghiacci (con i due Paraporti Verrocchio e San Luca) distano tra loro poco meno di 700 metri. Potete raggiungerle da Bologna:
- in automobile: dalla stazione centrale di Bologna vi sono meno di 8 chilometri percorribili in circa 20 minuti.
- in autobus: dal centro di Bologna con le linee: 20, 89, 92, 94;
- in treno: una volta arrivati alla stazione di Bologna dovete prendere l’autobus 11 fino alla fermata Rizzoli e poi prendere il 20 fino alla fermata Casalecchio San Martino (da qui proseguire a piedi per alcuni minuti).
- in bicicletta: vi basterà seguire la pista ciclabile Bologna – Casalecchio di Reno.
Ricordate che entrambe le visite vanno prenotate sul sito internet di Canali di Bologna. Sono sicura che entrambi i tour vi sorprenderanno e trascineranno anche voi, come me, nel passato glorioso di questa antichissima città d’acqua.
Se volete sapere come prenotare la vostra visita della Chiusa di San Ruffillo, situata sul lato orientale della città di Bologna, potete leggere l’articolo che le ho dedicato.
Per me è stata davvero un’occasione unica, che mi ha permesso di vedere da vicino il complesso meccanismo che aziona il paraporto.
Se invece avete voglia di scoprire una recente iniziativa che ha coinvolto il quartiere del già citato canale Navile, vi invito ad approfondire la lettura del mio articolo dedicato al Tulipark di Bologna.
Vi aspetto!
14 risposte
Libera ciao, i tuoi racconti e le tue splendide foto, mi riportano con la mente a casa e mi fanno emozionare.
Ti ringrazio davvero molto .
Ma dai, bellissima escursione! Mi hai convinta con le parole e, soprattutto, con le foto 😀 Adoro i trekking particolari e, se capiterò dalle parti di Bologna, ci farò un pensierino.
Ti ringrazio molto . Il passato di Bologna città d’acqua va sicuramente promosso maggiormente perché è un aspetto ancora abbastanza poco noto . La visita è consigliatissima!
La cosa che mi piace tantissimo del tuo blog sono i contenuti! Hai sempre idee e contenuti incredibili! Grande Libera!
Grazie mille, sei davvero gentile .
Un articolo davvero molto interessante; avevo già sentito nominare questa località, ma devo confessare che non avevo mai sentito parlare della chiusa. Un ottimo spunto per un week end fuori porta!
Grazie mille! Ti consiglio di prenotare una visita la prossima volta che verrai a Bologna.
Adoro le tue foto! Sembrano richiamare paesaggi quasi fiabeschi. Ci regali sempre ottimi spunti per weekend fuori porta! Vorrei tanto visitare queste zone. Devo assolutamente trovare l’occasione!
Grazie mille! Ti aspetto a Bologna
Che belle queste gite fuori porta non lontane da Bologna! A Casalecchio vengo spesso per le fiere e per le mostre ma non ho mai esplorato le sue bellezze! Terrò a mente, grazie!
Ora hai almeno un motivo in più per tornare.
Sono stata a Casalecchio anni fa.per un concerto, non sapevo assolutamente dell’esistenza di questa chiusa, altrimenti avrei organizzato una visita! Mi sarebbe piaciuto molto vederla..che peccato!! Prossima volta non me la farò sfuggire, mi piacciono moltissimo questo tipo di visite
Te lo consiglio . È un luogo molto importante per la storia di Bologna e del suo territorio