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La Chiusa di San Ruffillo: il torrente Savena entra a Bologna

di Libera
la chiusa di San Ruffillo è una delle infrastrutture più importanti per l'economia medievale di Bologna

Uno dei luoghi che dovrebbe essere inserito negli itinerari turistici è la Chiusa di San Ruffillo: il torrente Savena entra a Bologna proprio grazie a questa importante infrastruttura di origine medievale.

Come la Chiusa di Casalecchio è stata realizzata per regolare l’afflusso del fiume Reno ad ovest della città, così la Chiusa di San Ruffillo accoglie le acque del torrente Savena nella parte orientale di Bologna.

Queste due imponenti strutture tra loro speculari sono state fondamentali per lo sviluppo dell’economia del capoluogo emiliano – romagnolo fin da tempi antichissimi.

La Chiusa di San Ruffillo e il torrente Savena a Bologna

La Chiusa di San Ruffillo è lunga circa 52 metri e ha un dislivello di circa 8 metri.

Ben visibili dal ponte che sovrasta il torrente Savena sono due torrette color ocra, all’interno delle quali si trova la cabina di comando dell’intera struttura.

Qui vi è infatti un timone che regola l’intervento della paratoia sottostante e viene azionato a seconda della portata del torrente. 

Pensate che bisogna sempre stare attenti a non abbassare mai completamente la barra perché altrimenti si farebbe molta fatica a rialzarla, a causa del fango e dei sedimenti presenti sul letto del torrente, che finirebbero per comprometterne il funzionamento.

Grazie all’idrometro è inoltre sempre possibile tenere sotto controllo il livello dell’acqua, in modo da intervenire prontamente in caso di piena.

Quando l’acqua del torrente raggiunge la chiusa, viene fatta confluire nel canale di Savena e da qui, in tutta Bologna. 

Quella che invece è in eccesso, attraverso lo scivolo di cemento della costruzione, prosegue il suo corso naturale fino a valle.

La Chiusa di San Ruffillo è fondamentale per la regolazione dell'acqua da immettere nel canale

La Chiusa di San Ruffillo sul torrente Savena
La sua funzione nella storia di Bologna

Una data importante nella costruzione della Chiusa di San Ruffillo è il 1176: anno in cui vennero apportate notevoli modifiche ad un preesistente canale di Savena. 

Già perché si ritiene che esistesse un altro canale (il cui accesso è stato individuato tra Strada Maggiore e via San Vitale) ma che non riuscisse a far confluire l’acqua del torrente Savena nell’area meridionale di Bologna.

Ed è proprio questo il motivo che è alla base della costruzione della Chiusa di San Ruffillo: convogliare l’acqua del torrente Savena in un canale in grado di raggiungere ogni angolo della città

L’acqua infatti, era un elemento primario per l’economia dell’epoca. 

Non solo serviva ad irrigare i campi coltivati, ma alimentava i tanti mulini presenti a Bologna, fondamentali per la lavorazione delle pelli, della seta, dei mangimi e anche della farina.

Si tende quindi a collocare la realizzazione della Chiusa nel 1221, in sostituzione di una precedente struttura non abbastanza solida.

Del passaggio dal legno alla muratura abbiamo traccia nei decenni successivi, tra il 1250 e il 1275.

Da alcuni disegni dell’architetto Pietro Fiorini, risalenti al Cinquecento, si evince che la Chiusa fosse costituita essenzialmente da un muro di mattoni. 

Lo scivolo, che serve ad immettere l’acqua del torrente nel canale, è raffigurato per la prima volta in un disegno di Andrea Maria Pedevilla, risalente al 1600.

Tuttavia, sappiamo con certezza che non si tratta dello scivolo attuale, costruito nel secondo dopoguerra. 

Durante il conflitto mondiale infatti, erano stati riportati danni enormi, al punto da rendere necessari imponenti lavori di ricostruzione, che terminarono soltanto il 30 Aprile 1952.

La Casa di Guardia

Pensate: uscirono illesi dai bombardamenti soltanto lo scaricatore del canale e le fondamenta dell’antica Casa di Guardia.

Quest’ultima è stata restaurata solo nel 2023, grazie ad una lunga riqualificazione, che oggi consente ai visitatori di ammirare, protetta da una teca di vetro, l’intercapedine tra il muro della costruzione e quello dello scaricatore, risalenti entrambi al XV-XVI secolo.

L’interno della ex Casa di Guardia (anche detta del Custode) custodisce anche l’originale strumento di manovra del secondo paraporto, oltre ad una serie di pannelli informativi, che approfondiscono la storia del Savena e della Chiusa di San Ruffillo.

lo strumento di manovra della paratoia della Casa del Custode della Chiusa di Casalecchio

La Chiusa di San Ruffillo
Il Canale di Savena

Fino al 1776 il percorso descritto dal Savena non corrispondeva a quello attuale. 

Attraversava la Via Emilia nelle vicinanze di Pontevecchio, costeggiava la chiesa di S. Egidio e poi proseguiva il suo corso fino a raggiungere l’odierno comune di Altedo e immettersi nel fiume Reno.

Questo finché non fu modificato, grazie ad uno sbarramento posto all’altezza dell’attuale via Luigi Longo.

Durante il suo nuovo tragitto tra le vie cittadine, il canale, nel quale furono fatte confluire le acque del torrente, garantiva il funzionamento di numerosi mulini.

Ne voglio annoverare almeno due:

  • il Molino Parisio, di cui era rimasta in piedi l’antica ciminiera, poi parzialmente abbattuta per motivi di sicurezza a seguito del terremoto dell’Emilia del 2012 (oggi sede di un istituto bancario);
  • il Molino di Frino, anch’esso tuttora esistente ma trasformato in un condominio. 

Nei pressi di quest’ultimo, il canale incrociava ben due corsi d’acqua minori: il Rio Frino e la Fossa Cavallina.

Per regolare la portata dell’acqua, eliminarne gli eccessi in occasione di precipitazioni intense, rimuovere il fango e i detriti presenti sul suo alveo, si decise di costruire due paraporti: quello sul Rio Frino venne chiamato Santa Barbara, quello sulla Fossa Cavallina venne soprannominato Frino.

Il canale nei suoi circa 4392 metri di lunghezza, raggiungeva il noto parco cittadino dei Giardini Margherita, di cui ne alimentava il laghetto.

Da qui entrava nel centro città attraverso Porta Castiglione e proseguendo fino a Via Rialto (un tratto originariamente scoperto ma poi interrato nel 1840), raggiungeva l’attuale zona universitaria ovvero.

Attraversava: Piazza Aldrovandi, via Petroni (detta via dei Pellacani per la presenza di laboratori di conciatori) e Piazza Verdi, per poi confluire in via delle Moline, tra le acque del torrente Aposa.

muro della Casa del Custode della Chiusa di San Ruffillo

Come raggiungere la Chiusa di San Ruffillo

La Chiusa di San Ruffillo si trova nei pressi di via Toscana 186, nella zona sud est della città di Bologna.

Potete raggiungerla in automobile, a piedi (con una passeggiata di circa un’ora dal centro), in autobus (linea 13; scendete alla fermata Pietro da Anzola) oppure in bicicletta (c’è una pista ciclabile in prossimità del ponte di San Ruffillo).

Visitare la Chiusa di San Ruffillo e la Chiusa di Casalecchio

Se avete voglia di conoscere la storia della Chiusa e del canale di Savena, vi consiglio di prenotare una visita guidata con l’associazione Canali di Bologna.

Questo è anche l’unico modo per vedere da vicino il funzionamento di questa importante costruzione, il cui accesso è solitamente chiuso al pubblico da un cancello.

L’associazione effettua dei tour anche presso la Chiusa di Casalecchio.

È un’occasione unica per entrare in contatto con uno dei volti ancora poco conosciuti di Bologna, quello di città d’acqua.

Assolutamente da non perdere!

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3 commenti

Alessandra 07/07/2023 - 18:40

Mi piace molto visitare luoghi come quello che hai descritto tu e capire un po’ di più in merito al funzionamento di queste strutture. Noi anni fa abbiamo visitato il Museo della Bonifica a Saiarino d’Argenta… Un luogo molto simile a questo

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Eliana 12/06/2023 - 17:38

Un altro angolo di Bologna a me sconosciuto ma che mi intriga parecchio: non tutti infatti sanno che anche Bologna è una città d’acqua e che è caratteristica anche per il suo canale “segreto”. Brava Libera, ci fai sempre conoscere i luoghi più peculiari di questa splendida città!

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Libera Salcuni del blog Liberamentetraveller
Libera 12/06/2023 - 20:38

Ti ringrazio. Bologna è tutta da scoprire.

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