Bologna insolita: itinerario nell’antica città romana

il busto senza testa di Nerone

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Esiste ancora una Bologna insolita e segreta, capace di stupire anche i viaggiatori più attenti e preparati? Per scoprirlo, potreste mettervi sulle tracce del suo antico volto di città romana, celato dalle più celebri torri medioevali e dagli imponenti palazzi rinascimentali.

Bologna insolita e segreta: riscoprire le tracce della città romana

A Bononia (fondata nel 189 a.C.) i Romani conferirono il tipico assetto urbano, organizzato secondo due assi principali: cardine massimo (corrispondente alle attuali Via Val d’Aposa e Via Galliera) e decumano massimo (ovvero Via Ugo Bassi e Via Rizzoli), una fitta rete di strade minori e una solida cinta difensiva.

Oggi tuttavia, ricostruire anche solo in parte l’identità romana di Bologna, può richiedere un enorme sforzo d’immaginazione, soprattutto se non si sa esattamente cosa e dove cercare.

Le tracce ancora ben visibili infatti, sono nascoste piuttosto bene e possono risultare di non facile individuazione.

Per questo motivo, ho pensato di delineare un percorso che si configura come una vera e propria passeggiata nella storia.

Al fine di rendere l’itinerario pienamente fruibile, ho scelto di soffermarmi esclusivamente sui luoghi d’interesse realmente accessibili e aperti al pubblico.

Non resta che mettersi in cammino!

Bologna insolita: la basilica civile nei sotterranei della biblioteca Sala Borsa

Nel punto esatto in cui il cardine ed il decumano massimo si incrociano sorgeva il foro della romana Bononia, che fungeva da piazza centrale.

Pensate: in età augustea, la costruzione di un arco monumentale sancì la pedonalizzazione dell’intera area, sbarrando l’accesso a qualsiasi tipo di veicolo.

Qui si ergevano i principali edifici della vita pubblica, tra cui la basilica civile, risalente al periodo compreso tra l’inizio del I secolo a.C. e l’inizio del II secolo d.C.

La costruzione, di forma rettangolare, era suddivisa in tre navate e garantiva il trasferimento al coperto di tutte le attività pubbliche che, in caso di avverse condizioni atmosferiche, non si sarebbero potute svolgere in piazza.

Attorno al V secolo d.C. l’area in cui sorgeva la basilica conobbe un progressivo decadimento e solo in età medioevale venne interessata da una riqualificazione urbana.

Il Comune di Bologna acquistò le proprietà del giurista Accursio e procedette all’abbattimento di gran parte delle costruzioni preesistenti, per innalzare la nuova sede istituzionale (nota come Palazzo d’Accursio).

Lo spazio anticamente occupato dalla basilica civile divenne un Orto Botanico, allestito dal naturalista Ulisse Aldrovandi e poi trasferito nell’attuale Via Irnerio.

Nella seconda metà dell’Ottocento cominciarono i lavori per la realizzazione della Sala Borsa, il luogo destinato alle contrattazioni e rimasto in attività solo fino ai primi del Novecento.

Da quel momento in poi, la struttura subì diversi rimaneggiamenti e conobbe gli usi più disparati. Non solo ospitò gli incontri di pallacanestro ma per ben undici anni, a partire dal 1976, accolse persino l’unico teatro stabile di burattini mai realizzato in Italia.

L’attuale biblioteca, frequentatissima da studenti di ogni età, venne inaugurata nel 2001, diventando ben presto un vero e proprio punto di riferimento per tutta la città.

Esplorare i resti della basilica civile nei sotterranei di Bologna

Se vi siete recati almeno una volta in Sala Borsa per prendere in prestito dei volumi, avete certamente camminato sopra gli scavi archeologici.

In alcuni punti tra l’altro, la pavimentazione presenta ampie e spesse vetrate, attraverso cui è possibile scorgere parte dei resti, rinvenuti tra il 1989 ed il 1991.

scavi archeologici presso la Sala Borsa a Bologna

Non lasciatevi scappare l’opportunità di compiere un viaggio indietro nel tempo e imboccate la scalinata che conduce al piano inferiore, interamente interrato.

L’accesso alla passerella che attraversa l’area archeologica è gratuito ed aperto al pubblico:

  • il lunedì, dalle ore 14:30 alle 19:00
  • dal martedì al sabato, dalle ore 10:00 alle ore 19:00

Avrete modo di trovarvi faccia a faccia con le fondamenta della basilica civile della città romana, i resti di due pozzi del II secolo a.C. e un tratto della pavimentazione stradale risalente al I secolo d.C., ovvero al già citato periodo di pedonalizzazione (motivo per il quale non presenta alcuna traccia del passaggio di carri).

È persino visibile una cisterna del XV secolo, legata all’Orto Botanico e originariamente sovrastata da un pozzo monumentale, opera di Antonio Morandi (detto il Terribilia), attualmente esposta nel cortile dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Ciò che rende davvero unica questa esperienza tuttavia, non è solo la possibilità di veder riaffiorare da vicino secoli e secoli di storia di Bologna.

L’intero percorso di visita infatti, si articola esattamente sotto i passi frettolosi e distratti dei frequentatori della biblioteca.

Vi assicuro che nel complesso, l’allestimento è davvero molto suggestivo.

Bologna insolita e segreta: i resti della pavimentazione romana in città

Nel centro di Bologna esistono almeno tre luoghi assolutamente insospettabili, che vi consentiranno di ammirare gratuitamente e da molto vicino, altrettanti tratti dell’antica pavimentazione stradale romana.

Scommetto che non vedete già l’ora di sapere quali sono e dove si trovano, vero?

Iniziamo la nostra esplorazione!

Grand Hotel Majestic già Baglioni: l’antica città romana nell’albergo più elegante di Bologna

Il Grand Hotel Majestic già Baglioni è l’albergo a cinque stelle più lussuoso di Bologna.

Si trova esattamente dinanzi alla Cattedrale cittadina, intitolata a San Pietro ed occupa l’edificio fatto costruire nel Settecento dal cardinale Lambertini (poi proclamato Papa con il nome di Benedetto XIV) come seminario vescovile.

Nei suoi sotterranei si può osservare un segmento di circa dieci metri di uno dei decumani minori della romana Bononia. Si vedono ancora nitidamente i solchi lasciati dalle ruote dei carri ed il bordo del marciapiede, sopraelevato rispetto al resto della pavimentazione.

Questa era la via che conduceva al tempio romano eretto nella zona corrispondente all’attuale Via di Porta di Castello (a circa 200 metri dall’hotel).

Non è necessario essere clienti dell’albergo per accedere al prezioso reperto storico, custodito al seminterrato di Via dell’Indipendenza, 8. Basterà chiedere al concierge di mostrarvi la strada per arrivarci, scongiurando così il rischio di ritrovarsi a vagare senza meta tra gli sguardi sospettosi degli ospiti.

Nel 1914 Filippo Tommaso Marinetti sancì l’inizio del Futurismo bolognese con un’esposizione notturna presso il prestigioso Grand Hotel Majestic già Baglioni. In quell’occasione furono esposti anche alcuni lavori di un giovanissimo pittore, destinato a diventare uno degli artisti bolognesi più acclamati di tutti i tempi. Venite a scoprirne di più nel mio racconto dedicato a Giorgio Morandi.

Cinema Modernissimo: la Via Emilia riemerge nella sala cinematografica sotterranea di Bologna

Il 21 Novembre 2023, dopo circa sedici anni dalla chiusura, il cinema Modernissimo ha finalmente riaperto i battenti nella sua storica location, all’angolo tra Via Rizzoli e Piazza Re Enzo.

È stato inaugurato nel 1915 all’interno di Palazzo Ronzani e adoperato prima come teatro, poi come cinema-teatro ed infine esclusivamente come cinema, col nome di Arcobaleno.

La sala cinematografica, arredata in stile Liberty, è strutturata su due piani, accoglie fino a 360 spettatori ed è accessibile attraverso un sottopassaggio.

Oltre al cinema, l’ambiente sotterraneo ospita un elegante caffè, dove intrattenersi per un aperitivo o uno spuntino prima della proiezione.

Ed è proprio tra i tavolini ed il balcone del bar che si cela il secondo tratto di pavimentazione romana del nostro itinerario.

tratto del decumano massimo al cinema Modernissimo

Rispetto a quanto rinvenuto presso il Grand Hotel Majestic già Baglioni, in questo caso vi ritroverete dinanzi ad un breve tratto del decumano massimo e ad una fistula, ovvero uno dei tubi dell’acquedotto romano.

Se non riuscite ad individuare questo segmento di blocchi di pietra dalla forma poligonale, chiedetene conto al barman o ad una delle maschere.

L’accesso è gratuito e non richiede alcuna consumazione obbligatoria, tantomeno l’acquisto del biglietto per uno dei film in programma.

Strada Maggiore: la romana Via Emilia entra nel cuore di Bologna

Il decumano massimo della romana Bononia coincideva con la celebre Via Emilia, la strada romana di circa 260 chilometri, fatta costruire dal console Marco Emilio Lepido nel 187 a.C., per collegare Rimini a Piacenza.

È considerata una delle arterie stradali più belle al mondo e, salvo qualche piccola variazione resa necessaria dall’avanzare del tempo, ancora oggi segue il medesimo tracciato, unendo così i principali centri abitati della Regione.

La Via Emilia faceva il suo ingresso nel centro di Bologna attraversando l’attuale Strada Maggiore, che in epoca romana si estendeva appena fuori dalla cinta muraria.

Tuttora infatti, un tratto della Mater Regionis è visibile all’interno del negozio di arredamento Roche Bobois, situato al civico 11 della via bolognese.

Via Emilia in Strada Maggiore

Questo punto vendita, specializzato in oggetti d’arredo ricercati ed eleganti, è strutturato su più livelli e vi assicuro che, complici le luci al neon e i numerosissimi pezzi d’esposizione, non è così facile individuare il prezioso reperto, custodito nel seminterrato.

Mai come in questo caso dunque, diventa fondamentale rivolgersi allo staff del negozio.

La Basilica di Santo Stefano e il culto di Iside nella Bologna romana

Quella di Santo Stefano è sicuramente una delle chiese più amate dai bolognesi.

Si narra che il nucleo primario di questo complesso monumentale fu eretto dal vescovo Petronio (a cui è intitolata un’altra celebre basilica), sui resti di un luogo di culto pagano.

Pare infatti che sul finire del I secolo d.C., fuori dalle mura della città si costruì un tempio in onore della dea Iside.

All’epoca il culto della divinità egizia, già molto diffuso a Roma, aveva acquisito un notevole seguito anche tra la popolazione di Bononia.

L’ipotesi circa l’esistenza del tempio inoltre, è ampiamente comprovata da una targa, tuttora visibile.

L’iscrizione è collocata sulla parete esterna della Chiesa del Crocifisso, parte integrante del complesso anche detto delle Sette Chiese.

Riporta chiaramente la dedica del tempio alla dea Iside e afferma che fu il liberto Aniceto, su disposizione di Sestilia Omulla, a disporne la collocazione.

La prossima volta che varcate la soglia dell’antica basilica, aguzzate la visita e cercate di individuarla.

Bologna che non ti aspetti: l’antica città romana rivive nel Museo Civico Archeologico

Il nostro tour alla scoperta delle tracce dell’antica Bononia ancora visibili in città, non può che concludersi all’interno del Museo Civico Archeologico.

Non abbiate fretta di riporre la macchina fotografica perché qui, oltre alla Sezione Romana, anche l’atrio ed il cortile interno meritano una visita attenta ed approfondita.

Dai mosaici pavimentali all’acquedotto romano di Bologna

I mosaici pavimentali esposti nella sala che il museo ha dedicato a Bononia, costituiscono una preziosa testimonianza circa l’edilizia privata della città romana, di cui è rimasto pochissimo.

Il primo frammento probabilmente ricopriva la sala da banchetto di una domus del centro urbano, risalente alla seconda metà del I secolo a.C.

Il secondo mosaico (II secolo d.C.) è stato rinvenuto in un’abitazione d’area suburbana ed è decorato nella parte centrale con la testa di una Gorgone.

Il terzo frammento (I-II secolo d.C.), policromo, denota una decorazione alquanto elegante e sofisticata. Si trovava in una delle sontuose stanze di una ricca villa di campagna, a cui si affiancava persino un’area termale privata.

Sala Romana con i mosaici romani presso il Museo Civico Archeologico

Tra i pezzi esposti all’interno delle vetrinette invece, vi segnalo diverse antefisse in terracotta con teste di Gorgone, provenienti dalla già citata basilica civile di Bononia e due maniglie a forma di testa di leone, originariamente collocate sulla porta finta di un monumento funebre.

Una delle più grandi opere d’ingegneria che i Romani realizzarono a Bologna è sicuramente l’acquedotto sotterraneo, che si è conservato pressoché intatto fino ai giorni nostri.

Attingeva l’acqua dal fiume Setta, nella zona di Sasso Marconi e in un percorso di quasi 20 chilometri, raggiungeva ogni angolo della città.

La distribuzione dell’acqua fino alle case più abbienti, agli edifici pubblici, alle terme e alle fontane avveniva attraverso tubature di piombo, rifornite da un serbatoio, posto all’angolo tra Via Farini e Via d’Azeglio.

Qui sono esposte alcune delle tubature rinvenute, tutte connotate dalla presenza di iscrizioni.

Incidere sui condotti i nomi dei magistrati, incaricati di controllare l’erogazione dell’acqua oppure quelli degli operai, responsabili delle procedure di installazione, era una prassi diffusa.

tubi dell'acquedotto romano a Bologna

Il museo ha destinato ad un’altra sala i numerosi oggetti di uso comune giunti qui da collezioni private, raggruppandoli secondo l’originaria destinazione d’uso.

Un plastico, realizzato in collaborazione con Mare Termale Bolognese, riproduce uno stabilimento pubblico termale di fine I secolo a.C. e consente di accedere a diversi approfondimenti tematici.

Dal Muro del Reno ai cippi miliari della Via Emilia

Nel 1894, in seguito ad una violenta piena del Reno, riemersero numerosissime stele funerarie (datate soprattutto tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C.), reimpiegate per la costruzione di un muro contenitivo (il cosiddetto Muro del Reno), in grado di arginare in qualche modo la potenza devastante dell’acqua.

Studi recenti propongono una diversa spiegazione: le pietre apparterrebbero ad una sorta di guado, costruito sopra la sede originale della via Emilia in seguito all’innalzamento del livello del fiume.

Grazie alle iscrizioni presenti sulle lapidi, è stato possibile ricostruire in modo approfondito uno spaccato della Bologna dell’epoca.

Queste lastre di pietra infatti, funzionavano un po’ come le attuali bacheche dei social network.

In alcuni casi venivano messe a punto quando il defunto era ancora in vita e poteva scegliere personalmente le informazioni personali, familiari o professionali, da divulgare ai posteri.

Nonostante una parte dell’allestimento del Lapidario risalga al 1881, l’assetto attuale è sostanzialmente quello disposto dal professor Giancarlo Susini nel 1956.

Grazie al progetto Storia e Memoria di Bologna, i visitatori hanno accesso ad una mappa interattiva degli ambienti museali che ospitano i manufatti in pietra di Bononia e possono consultare in tempo reale le schede di approfondimento predisposte per ciascun oggetto della collezione.

Tra le numerose lapidi collocate nel cortile, troverete anche la copia dell’iscrizione della Basilica di Santo Stefano, contenente la dedica alla dea Iside.

E che dire delle due imponenti pietre miliari provenienti dalla Via Emilia?

I cippi collocati sul ciglio delle strade indicavano la distanza percorsa o quella da percorrere per arrivare alla città più vicina.

I due miliari qui esposti riportano anche il nome di colui che fece costruire la Via Emilia, ovvero il console Marco Emilio Lepido.

Dalla lapide del mortaio alla statua senza testa di Nerone

L’atrio del Museo Civico Archeologico custodisce due delle stele funerarie più popolari della romana Bononia.

Non a caso, si ergono esattamente ai due lati dell’imponente portone d’ingresso, sotto il Portico del Pavaglione.

La prima è detta stele del porcaro, poiché racconta di un uomo e dei suoi 7 maiali.

La seconda, probabilmente appartenente allo stesso monumento funebre della precedente, è invece nota come lapide del mortaio, dal nome dell’oggetto raffigurato in rilievo.

la lapide del mortaio

Dal momento che questo strumento serviva per la lavorazione di erbe aromatiche e carni, si ritiene che possa costituire una prima attestazione della produzione di insaccati.

Cosa ci fa il busto senza testa di Nerone nel Lapidario del museo bolognese?

Questa magnifica statua (originariamente policroma), proviene da Via de’ Carbonesi e raffigura un personaggio maschile in solenni abiti militari.

È stata invenuta nel 1513 a poca distanza dalla sua collocazione originaria, presso l’antico teatro romano.

Rappresentava l’omaggio del popolo verso l’imperatore Nerone, che aveva finanziato la ricostruzione di Bononia, in seguito all’incendio del 53 d.C.

Tuttavia, come mostrano i segni ancora ben visibili sulla parte superiore del busto, qualcuno rimosse la testa intenzionalmente.

È plausibile che ciò accadde secondo la damnatio memoriae.

L’usanza prevedeva la cancellazione del ricordo dei nemici dello Stato, tra cui figurava anche Nerone, dopo la sua morte nel 68 d.C.

Siamo giunti al termine di questo itinerario, che ci ha condotti alla scoperta di una Bologna decisamente insolita ma sicuramente altrettanto affascinante.

nel Lapidario del Museo Civico Archeologico di Bologna

Ringrazio Beatrice Orsini, funzionario del Settore Patrimonio Culturale dell’Emilia-Romagna e Federica Guidi, archeologa Responsabile della Comunicazione e dei Progetti del Museo Civico Archeologico e della sezione di Bologna romana, per avermi accompagnato in questo viaggio.

E ora tocca a voi: quale tappa dell’antica Bononia, tra quelle menzionate, vorreste raggiungere prima?

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10 risposte

  1. Quanti tesori preziosi che nasconde il sottosuolo italiano! Non c’è città che non preservi, nei sotterranei, antiche domus, impianti termali e veri e propri villaggi rurali di epoche remote. Anche Bologna vedo che vanta uno straordinario sito archeologico di epoca romana, direi imperdibile da visitare se ci Si trova in città. Grazie di averlo portato alla luce con il tuo articolo.

  2. Bellissima l’idea di cercare tutte le pavimentazioni stradali romane! Alcune non le ho viste e in particolare quella nel cinema Modernissimo la vorrei proprio visitare… non tanto per la strada romana ma per il cinema liberty!

  3. Ci stai facendo conoscere tanti aspetti davvero insoliti di Bologna, interessanti tutti questi siti archeologici di epoca romana d’altronde questa è la ricchezza del nostro paese, bello scoprirla via via in città diverse, come ti ho già detto dovrò tornare a Bologna

  4. Che meraviglia scoprire le antiche origini di una città! Bologna poi ha una storia davvero millenaria e la sue testimonianze romane sono ancora molto tangibili!

  5. Grazie a te sto scoprendo ogni volta un na lato di Bologna d cui non avevo mai sentito parlare. Ti confesso infatti di aver scoperto oggi delle origini romane di questa città. Tutti posti da vedere, ma per rispondere alla tua domanda, vorrei iniziare dal Grand Hotel Majestic – per i resti romani ma anche per sbirciare all’interno di questo albergo famosissimo!

    1. Grazie, Silvia. Sono contenta che ti sia piaciuto questo percorso inedito nella Bologna romana. Da estimatrice degli hotel quale sei, il Grand Hotel Majestic già Baglioni non deluderà le tue aspettative.

  6. Quanti, tantissimi luoghi ci sono a Bologna da conoscere e visitare! E’ sempre più la città italiana dove vorrei passare come minimo una settimana di vacanza per poterla vedere come si deve!

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