Bologna sotterranea: Rifugio antiaereo Vittorio Putti

Bologna sotterranea: rifugio antiaereo Vittorio Putti

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Avreste mai pensato che sotto il portico più lungo del mondo, simbolo indiscusso di Bologna, si nascondesse una città sotterranea?

Molti di voi sapranno dell’esistenza di un complesso reticolo di canali, grazie al quale è stato possibile alimentare i numerosi mulini sparsi per la città e sostenere così le attività produttive locali in età medievale.

Ne parlo approfonditamente nel mio articolo:

Eppure non tutti sanno che i sotterranei del capoluogo emiliano – romagnolo celano anche diversi cunicoli, gallerie e rifugi che accolsero i cittadini durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Nella maggior parte dei casi, sono ambienti lasciati in balia del tempo, che oggi versano in uno stato di semiabbandono.

Tuttavia, trattandosi di luoghi storici e depositari della memoria cittadina, può accadere che alcuni di essi vengono recuperati e riportati alla luce.

È il caso del Rifugio antiaereo “Vittorio Putti” che, grazie all’impegno e alla dedizione dell’associazione Amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna, è stato completamente rimesso a nuovo ed aperto al pubblico.

Scopriamone di più.

Bologna sotterranea: rifugi e ricoveri della Seconda Guerra Mondiale

La città di Bologna, nelle fasi finali della Seconda Guerra Mondiale, divenne un obiettivo di primaria importanza per gli Alleati.

Costituiva infatti il principale snodo ferroviario nazionale attraverso il quale passavano gli approvigionamenti destinati ai Tedeschi, impegnati in Sicilia.

Dal luglio 1943 all’aprile 1945 ci furono ben 94 incursioni aeree sul territorio cittadino, che provocarono la morte di 2.481 persone e la distruzione di 1.336 edifici.

Al fine di proteggere la popolazione, vennero realizzati diversi rifugi e ricoveri in più punti della città.

  • Trincee antischegge: ripari adoperati in caso di attacchi improvvisi e collocati nelle piazze o lungo le strade. Dovevano offrire protezione temporanea a chi non poteva raggiungere un rifugio sicuro.
  • Ricoveri tubolari: costituiti da un cilindro lungo generalmente 10 metri e con un diametro di 2 metri, erano forniti di uscite di sicurezza e servizi igienici. Ciascuno di questi ricoveri era collegato agli altri secondo uno schema a zig zag, in modo che in caso di danneggiamento, non ne risentisse l’intera struttura.
  • Ricoveri anticrollo: si trattava essenzialmente di rifugi ricavati all’interno dei sotterranei delle palazzine, rafforzati con delle puntellature e dotati di sistemi di ventilazione, servizi igienici e uscite di sicurezza.
  • Rifugi in galleria: se ne incrementò la costruzione dal 1943, quando gli attacchi divennero più numerosi. Avevano un rivestimento in mattoni o misto (roccia e mattoni) posti a una notevole profondità (si poteva arrivare fino a 30 metri) e per questo ritenuti più sicuri. Dei 42 rinvenuti sul territorio bolognese, 7 erano situati all’interno delle mura della città.
le uscite di emergenza caratterizzano la parte sotterranea di Bologna

Bologna sotterranea: Rifugio antiaereo “Vittorio Putti”

Il Rifugio antiaereo “Vittorio Putti” sorge nella grotta di Villa Revedin, non lontano dal Complesso Monumentale di San Michele in Bosco, oggi uno dei punti panoramici più apprezzati da bolognesi e non.

È del 9 marzo 1943 la richiesta formale che l’Ufficio Lavori Genio Militare di Bologna presentò al Cardinal Nasalli Rocca, al fine di poter adoperare la grotta di Villa Revedin come rifugio per tutti coloro che erano ricoverati all’Ospedale Militare “Vittorio Putti”.

Il reparto ospedaliero, costruito nei locali del Seminario Arcivescovile, come centro specializzato nella chirurgia degli organi di movimento e succursale dell’Ospedale Militare di Bologna, non era sufficiente a garantire l’incolumità di feriti e degenti.

Si rese così necessaria la realizzazione di un rifugio sotterraneo, da edificare nelle sue immediate vicinanze.

A causa dell’acuirsi del conflitto bellico inoltre, ben presto ad un primo lotto ne seguì un secondo, lungo 90 metri e dotato, proprio come il preesistente, di prese d’aria ed una via di fuga verticale.

Qui vennero realizzati due tra gli ambienti più importanti nella gestione delle emergenze: l’infermeria e la sala operatoria.

Pensate che sono ancora ben visibili, tra i mattoni della galleria, numerosi ganci, adoperati presumibilmente per reggere le lettighe (almeno 82), utilizzate per accogliere i feriti in attesa di essere visitati o medicati.

Una curiosità: uno dei tre ingressi del rifugio antiaereo, al termine del conflitto bellico, venne trasformato in una grotta votiva in onore della Madonna di Lourdes, funzione che conserva ancora oggi.

La cava di arenaria

La grotta di Villa Revedin non è altro che una cava di arenaria, costituita da sabbia gialla e utilizzata a scopo estrattivo, con finalità edilizia, almeno fino alla fine dell’Ottocento.

La presenza di nicchie e il ritrovamento di medagliette ed altri ex voto inoltre, hanno rafforzato l’idea secondo la quale la grotta è stata adoperata anche come cappella.

Numerose sono le incisioni rinvenute e tutt’oggi visibili sulle pareti della cava, che ne rendono ancora più suggestiva la visita.

Una curiosità: nelle vicinanze della grotta, si trova un altro ingresso, rivestito internamente da lastre di arenaria.

Sulla sua funzione originaria vi sono diverse ipotesi, potrebbe trattarsi di un ambiente decorativo tipico dei giardini signorili dell’Ottocento o di una grotta votiva.

Qui infatti è stata rinvenuta anche una cappellina che oggi contiene un’immagine della Madonna di San Luca, protettrice della città di Bologna, ed una preghiera.

Firmata dal Cardinal Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, garantiva l’indulgenza a tutti coloro che ne avessero pronunciate le intenzioni, per un periodo di ben 300 giorni.

Il Presepe nella Cava del Rifugio antiaereo “Vittorio Putti”

In occasione della festività dell’Immacolata Concezione, che solitamente coincide con l’allestimento dell’albero di Natale e del Presepe nelle case di tutti gli italiani, l’8 Dicembre 2021 è stato inaugurato il primo Presepe all’interno di una grotta della città di Bologna.

Qui sono state collocate ben 19 statue provenienti dalla Parrocchia bolognese di Santa Teresa del Bambino Gesù.

Di queste, le più antiche, ovvero: San Giuseppe, la mangiatoia, il bambinello e le pecorelle, sono di gesso, mentre le altre sono di materiale più leggero e risultano vuote all’interno.

il presepe del rifugio Vittorio Putti a Bologna

Se pensate di raggiungere Bologna durante le festività natalizie, la visita al rifugio “Vittorio Putti” includerà anche una suggestiva tappa dinanzi al Presepe, da non perdere!

I muri antisoffio

Nel Rifugio vennero costruiti diversi muri antisoffio: due presso l’accesso principale e cinque nei primi 15 metri dell’ingresso secondario.

Il soffio non è altro che lo spostamento d’aria che si veniva a creare a seguito della deflagrazione di un ordigno, la cui potenza riusciva ad uccidere chiunque si trovasse nelle vicinanze.

Per questo motivo, i tunnel vennero costruiti seguendo un andamento a zig zag, adoperando spessi muri contrapposti e proteggendo le vie d’ingresso con separatori ampi anche alcuni metri.

Si cercava così di contenere gli effetti devastanti che l’esplosione degli ordini bellici, avrebbe potuto avere sugli occupanti del rifugio.

L’illuminazione all’interno del Rifugio antiaereo “Vittorio Putti”

Il sistema di illuminazione più diffuso all’interno del rifugio prevedeva l’utilizzo di candele, di cui sono ancora ben visibili i segni sui muri, dove presumibilmente venivano inserite, tra un mattone e l’altro.

A ulteriore prova di ciò, possiamo ipotizzare che a seguito delle leggi dell’epoca sul consumo di energia elettrica, le lampadine messe in funzione nei punti di illuminazione del rifugio, non dovevano che fornire un’illuminazione molto scarsa degli ambienti interni.

Un motivo in più per preferire l’utilizzo di candele.

la suggestiva illuminazione del rifugio Vittorio Putti, simbolo di Bologna sotterranea

La sirena antiaerea

Uno dei primi cimeli che ho potuto ammirare durante la mia visita sotterranea, è la sirena antiaerea Ercole Marelli, fornita nel 1937 dalla ditta Fratelli Lucini di Bologna.

Durante i bombardamenti, la sirena risuonò per ben 94 volte tra le vie della città di Bologna per poi essere convertita a tutt’altra finalità.

La sua parte elettrica, nel dopoguerra, fu adoperata per segnalare l’inizio e la fine dei turni di lavoro della Caserma Staveco di Bologna.

Oggi viene messa in funzione durante alcune celebrazioni nazionali, quali il 25 Aprile e il 2 Giugno e le è stato dato persino un nome: Ariel, come la più celebre sirena della Disney.

L’abbandono del Rifugio antiaereo “Vittorio Putti” dopo la guerra

Il Rifugio “Vittorio Putti” non fu mai colpito dalle bombe degli Alleati ed è questo in sostanza il motivo per il quale è riuscito ad arrivare pressoché intatto, fino ai giorni nostri.

All’epoca infatti, i rifugi antiaerei venivano costruiti per fronteggiare le bombe esplose durante la Prima Guerra Mondiale, ovvero ordigni di 100 kg, mentre quelle sganciate dagli Alleati arrivavano a pesare fino a 200 kg.

Al contrario, il palazzo che ospitava il Seminario Arcivescovile subì danni ingenti, soprattutto dopo il bombardamento del 29 dicembre 1944.

Al termine della guerra, la maggior parte delle strutture costruite a scopo difensivo, quali rifugi anticrollo e trincee, vennero smantellati al fine di recuperare materiale utile alla ricostruzione degli edifici civili.

Dei rifugi in galleria invece, alcuni vennero murati, così da impedire a chiunque di accedervi, mentre altri vennero venduti ai privati come risarcimento per i danni subiti durante gli scavi.

Eppure al Rifugio “Vittorio Putti” toccò una sorte diversa.

Il recupero del Rifugio antiaereo “Vittorio Putti”

Fu infatti adoperato per lungo tempo come deposito edile, finché l’Associazione Amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna, non decise di prendersi carico della sua ristrutturazione.

I lavori cominciarono nel 2015 e portarono alla rimozione di ben 30 tonnellate di ceramica oltre a diversi quintali di altro materiale tra cui vasche da bagno, impalcature e attrezzi da cantiere ormai irrecuperabili.

È stata restaurata la tettoia all’esterno di uno dei due ingressi principali, sono stati risanati i cancelli e si è provveduto a ripulire i muri e a sanificare le gallerie.

Si è inoltre implementato un nuovo impianto elettrico e si è riuscite a portare l’acqua all’interno delle gallerie, attraverso dei condotti sotterranei.

Una curiosità: mi è stato confidato, durante la visita, che il prossimo obiettivo dell’associazione è quello di rendere la visita al Rifugio antiaereo “Vittorio Putti” accessibile anche a chi ha ridotta capacità motoria, sistemando le pavimentazioni delle gallerie.

Come prenotare la visita al Rifugio antiaereo “Vittorio Putti”

Il Rifugio antiaereo “Vittorio Putti” è visitabile esclusivamente tramite prenotazione sul sito internet dell’associazione Amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna.

Le visite, della durata di un’ora e mezza, si svolgono in compagnia di una guida e di uno dei membri dell’associazione.

L’ingresso è attualmente riservato ai possessori di green pass e prevede l’utilizzo della mascherina, come da normative vigenti.

Si consiglia di indossare calzature comode e chiuse (evitare scarpe con i tacchi) e di non fumare all’interno del rifugio.

Attualmente inoltre, le gallerie del rifugio ospitano ben due mostre:

  • C’era … oggi. Foto confronti di una Bologna che cambia, a cura di Fabio Franci.
  • Memorie sotterranee e i rifugi antiaerei a Bologna, a cura di Bologna sotterranea / Amici delle Acque.
una delle mostre fotografiche ospitate da Bologna sotterranea nel rifugio Vittorio Putti

L’associazione Amici delle acque e dei sotterranei di Bologna

Nata nel 1998, l’associazione Amici delle acque e dei sotterranei di Bologna, incentra la sua attività nel recupero e nella promozione del patrimonio storico e culturale di Bologna ed in particolare della città sotterranea.

Grazie all’impegno di un numero sempre crescente di volontari, è riuscita a recuperare e restaurare numerosi luoghi di interesse storico locale, altrimenti destinati all’abbandono e all’usura del tempo.

Bologna Sotterranea è la sezione tecnica dell’associazione che si occupa di restituire ai cittadini e ai tanti amanti della città di Bologna, alcuni tra i suoi luoghi storici meno noti, promuovendone l’apertura alle visite.

L’anima di questa associazione è indubbiamente Massimo Brunelli, che ringrazio per avermi ospitato e guidato all’interno del rifugio antiaereo “Vittorio Putti”.

Attraverso le sue parole, ho colto tutta la passione e la dedizione di chi, come lui, crede fortemente alla valenza sociale dell’attività svolta dall’associazione di cui fa parte.

Come raggiungere il Rifugio antiaereo “Vittorio Putti”

Una volta che avrete prenotato la visita al Rifugio antiaereo “Vittorio Putti”, vi verrà detto di recarvi presso Piazzale Bacchelli, 2 a Bologna.

Il punto di ritrovo è infatti nei pressi del cancello d’ingresso di Villa Revedin, che ospita il Seminario Arcivescovile.

Da qui si dovrà procedere in salita fino ad un lungo viale alberato, che porta all’ingresso del rifugio.

Se arrivate a Bologna in automobile, potrete parcheggiare nelle vicinanze di Piazzale Bacchelli (solitamente si trova posto in Via Codivilla).

Tuttavia, se preferite lasciare l’auto in un parcheggio custodito, il più vicino è il Parcheggio Staveco. Da qui, dovrete dirigervi alla fermata XII Giugno (a 250 metri dal parcheggio) e prendere il bus 30 fino alla fermata Putti.

Infine, se raggiungete Bologna in treno, dalla Stazione Centrale potrete prendere il bus 30 (direzione Sostegno) e scendere alla fermata Piazzale Bacchelli.

l'infermeria del rifugio Vittorio Putti

Sono fortemente convinta che per conoscere profondamente Bologna, non si possa prescindere da una visita della città sotterranea.

Si tratta infatti di un centro urbano la cui storia è strettamente connessa con il suo sottosuolo, che pare celare una vera città nella città.

Pronti a lasciarvi affascinare?

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28 risposte

  1. Non ho mai visitato Bologna sotterranea, nonostante ne abbia sentito molto parlare. Mi hanno incuriosita molto i muri anti soffio. Effettivamente, in cunicoli stretti e senza molte vie di fuga, inventarsi un sistema di questo tipo è stato davvero ingegnoso.

  2. E’ una bellissima iniziativa e ti ringrazio per averne parlato. Manco da Bologna da tanto tempo anche se ci ho abitato e lavorato per un periodo e le sono molto affezionata. Mi piacerebbe molto questa visita e me la appunto per il mio ritorno a Bologna.

  3. Non avevo idea che a bologna ci fosse un rifugio antiaereo; però sarebbe carino poterlo visitare, per poter immaginare meglio la situazione in cui si viveva all’epoca del conflitto mondiale. Anche se trovo l’idea un pò claustrofobica!

    1. Non ce n’è solo uno ma più di 40 nel territorio di Bologna . Si cammina tranquillamente a piedi e c’è aria sufficiente per non avere problemi di respirazione (salvo chi abbia già delle patologie e per il quale non posso assolutamente parlare ). È stato rimesso a nuovo pensando proprio alle visite .

  4. Adoro scoprire cosa c’è sotto le città!
    Sai che sono stata a Bologna di corsa poche settimane fa! Sicuramente quando tornerò chiederò a te informazioni per vedere chicche come questa!

  5. Neanche io ne avevo mai sentito parlare e mi incuriosisce molto, anche se ammetto di soffrire un po’ di claustrofobia e per paura non ho visitato neanche Napoli sotterranea o il Tunnel Borbonico (con il quale ho anche collaborato un tempo!) però se mi dici che è abbastanza ampio e per nulla soffocante, ci faccio un pensiero.

    1. Per quanto mi riguarda è assolutamente visitabile. I cunicoli sono ampi e si procede sempre in piedi . Pensa che lo vorrebbero rendere accessibile anche a chi ha una mobilità ridotta.

  6. Conosco l’esistenza di questo luogo, ma non l’ho mai visitato. Sicuramente una visita emozionante ma anche molto amara. È molto importante tenere vivo il ricordo di quanta sofferenza e paura ha dovuto affrontare il popolo italiano nel periodo buio della guerra. Si deve ricordare, perché non succeda mai più.

    1. Trovo davvero encomiabile il lavoro di recupero effettuato da questa associazione per restituire alla collettività un luogo depositario della memoria storica della città .

  7. Capito spesso in Emilia e Bologna non è tanto distante da dove “faccio base” per cui ogni tanto ci scappa una capatina anche lì..
    Mi manca completamente la parte di Bologna sotterranea.. Ottimo spunto per le prossime gite!

  8. Non sapevo esistesse una Bologna sotterranea… ho avuto modo di visitare sia Napoli che Torino sotterranea e trovo siano dei percorsi molto suggestivi e che ci debbano far riflettere. Mai dimenticare la storia!
    A questo punto devo aggiungere anche la visita di Bologna

  9. Non avevo idea che a Bologna ci fosse un rifugio antiaereo e per giunta visitabile! Amo la storia e sono molto appassionata della storia del ‘900 quindi per me una visita qui è obbligatoria!

  10. Mi piacciono questi post così curiosi! Quando sono stata a Bologna ho visto un’insegna che indicava i rifugi, ma non ho approfondito. È molto bello che li abbiano recuperati a scopo storico e turistico! Noi in Toscana a Campo Tizzoro abbiamo visitato i rifugi antiaerei più estesi d’Europa. Una bellissima visita!

    1. In città ci sono numerosi segni ancora ben evidenti delle indicazioni che dovevano servire alla popolazione per individuare subito i posti in cui rifugiarsi . L’associazione ha fatto davvero un lavoro egregio con questo rifugio , consiglio vivamente di prenotare una visita.

  11. Amo particolarmente Bologna, ma non conoscevo affatto l’esistenza di una città sotterranea! Il rifugio collegato all’Ospedale Militare è davvero una chicca, dovrò visitarlo assolutamente la prossima volta che sarò in città.

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