C’è ancora qualcosa di autentico e incontaminato da vedere in provincia di Reggio Emilia, ma esiste un solo modo per scoprirlo.
Che voi abbiate fatto o meno del turismo lento la vostra unica ragione di vita, poco importa. Alcuni luoghi si possono comprendere solo rallentando, respirando a fondo e ascoltando i suoni della natura.
Cosa vedere nei dintorni di Reggio Emilia: a passo lento nell’Alta Valle del Tresinaro
Quando Giovanna di Emiliana per passione mi ha invitato a partecipare al Blogtour Alta Valle Tresinaro, ho realizzato quasi subito che erano già passati quattro anni dalla mia ultima visita all’Appennino Reggiano.
Era il 2021 e, come tanti altri viaggiatori rimasti a lungo chiusi in casa, sentivo il bisogno di celebrare quella ritrovata libertà in una destinazione silenziosa.
Cercavo una meta abbastanza lontana dal traffico ma sufficientemente vicina a Bologna, in modo da poterla raggiungere ed esplorare in un giorno.
Così, mossa dalla curiosità di ammirare finalmente da vicino i Castelli Matildici, sono giunta al cospetto della fortezza di Carpineti, nell’Alta Valle del Tresinaro.
Di quella giornata, conservo sullo smartphone una vasta galleria di foto che ogni tanto ancora sfoglio.
È come se sentissi il bisogno di confermare a me stessa che il paesaggio selvaggio e rigoglioso che si estende alle pendici di quell’antico baluardo difensivo esiste davvero, e si trova a poca distanza da Reggio Emilia.
Questa volta però, i miei piedi ed il mio sguardo si sarebbero spinti oltre.
Le bellezze storiche, culturali e naturalistiche racchiuse tra i Comuni di Baiso e Viano, a circa 15 chilometri da Carpineti, non si mostrano a chiunque.
Si lasciano scoprire solo da chi è disposto a lasciare la fretta, le distrazioni ed i pensieri dietro la porta di casa.
Dotarsi di passo lento, mente sgombra e occhi spalancati è l’unica maniera per cogliere la reale essenza di questi luoghi.
Indossate scarpe comode e preparate lo zaino: è arrivato il momento di mettersi in cammino.
Ripercorreremo insieme le tappe salienti della mia seconda esperienza nell’Alta Valle del Tresinaro, tra le meraviglie naturali, i sapori autentici e i personaggi illustri, che rendono unico questo angolo di appennino.
Cosa vedere tra i sentieri in provincia di Reggio Emilia: dai calanchi policromi di Baiso alle salse di Regnano
Sotto lo sguardo attento di Teresa Pedrazzoli, guida escursionistica nativa di queste terre, io e gli altri partecipanti al blogtour abbiamo percorso una parte del cosiddetto Anello di Ca’ Vai.
Questo itinerario naturalistico di circa 4 chilometri parte dalla località di Casale (Baiso) e si spinge fino a fondovalle del Rio Giorgella, attraversando uno dei paesaggi più suggestivi dell’Emilia-Romagna.
Il sentiero è stato ricavato in un’area adoperata a lungo per l’estrazione di argilla, attività profondamente legata allo sviluppo dell’industria ceramica della vicina Sassuolo.
I protagonisti indiscussi della scena sono gli affascinanti calanchi policromi, profondi solchi scolpiti nel terreno da un lunghissimo processo di erosione.
Con le loro colorazioni intense e cangianti disegnano un paesaggio quasi irreale.
La strada che come noi, decine di altri escursionisti e camminatori calpestano, milioni di anni fa era sommersa dalle acque dell’Oceano Tetide, popolato da rettili marini.
Un frammento del muso di un Mosasauro, conservato nelle collezioni paleontologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nel 1886 è stato rinvenuto a soli 5 chilometri da qui, nel letto del Rio Marangone.
Di questo gigantesco predatore (misurava fino a 10 metri), attivo nel periodo di formazione delle argille (Cretaceo superiore, circa 70 milioni di anni fa), oggi è possibile ammirare una copia a grandezza naturale in prossimità del Ponte Giorgella.

Abbiamo approfittato dell’incontro ravvicinato con il possente animale preistorico per scattare una foto ricordo e rifocillarci nella vicina area di sosta.
Quindi, desiderosi di scoprire un’altra peculiarità naturale di questo territorio, ci siamo spostati alle salse di Regnano, presso il Comune di Viano.
Camminare lungo la via dei vulcani di fango in provincia di Reggio Emilia
Chiariamo subito una cosa: le salse di Regnano non sono eruzioni vulcaniche.
Ciò che fuoriesce dal terreno non è lava incandescente ma un miscuglio di fango, acqua salata (di origine marina, da cui il nome di salsa), gas e idrocarburi a temperatura ambiente.
Man mano che questi fanghi si solidificano con l’evaporazione dell’acqua, formano dei piccoli coni che culminano in crateri, da cui emergono bolle.
Aguzzando la vista e l’udito, potrete notare il fango che ribolle, spinto dai gas in risalita, fino a creare sottili colate lungo il terreno.
Oggi si tratta di eventi ridotti e di piccola portata ma tra il Settecento e la prima metà del Novecento, si attestano eruzioni fangose alte anche diversi metri.
Una curiosità: le salse di Regnano e la vicina salsa di Casola (dove la maggior fuoriuscita d’acqua crea una piccola polla) figurano tra le tappe dell’itinerario turistico noto come via dei vulcani di fango.

Questo tracciato è lungo ben 60 chilometri e tocca le principali località nelle provincie di Reggio Emilia e Modena, interessate dal curioso fenomeno geologico .
Cosa vedere a Baiso e Viano: sulle tracce dei personaggi illustri
Per sfiorare l’anima di una destinazione, osservare il paesaggio può non bastare, soprattutto quando si ha l’opportunità di ascoltare la viva voce di chi in quel luogo ci è nato e cresciuto.
Chi ama la propria terra al punto tale da lasciare una traccia tangibile, diventa il custode involontario di un’identità collettiva.
È il caso di Vasco Montecchi, scultore nativo di Castagneto (Baiso).
Vasco Montecchi e il museo diffuso di Castagneto
Le due ore trascorse in compagnia di quell’omone dai folti capelli, l’espressione bonaria e la lunga barba bianca, sono state una vera e propria lezione di vita.
Attendeva me e i miei compagni di avventura all’interno della sua casa museo, pronto a soddisfare le nostre curiosità e condividere aneddoti sulla sua arte.
Vasco era un fiume in piena e nessuno di noi osava interromperlo.
Aspettavamo con pazienza che finisse di parlare e che fosse lui a chiedere di porgli delle domande.
Ci ha confidato la sua grande passione per il ballo e ha spiegato che il supporto della moglie è stato fondamentale per la sua carriera.
A causa delle difficoltà economiche emigrò più volte durante il Dopoguerra, eppure non mise mai da parte la vocazione artistica.
Ha curato mostre personali in Italia e all’estero: da Monaco di Baviera (1976) a Parigi (1989) fino a Napoli (1993) e Strasburgo (1998).
Tra i suoi ultimi lavori figurano: La pace, la santità e l’apertura del terzo millennio (1999) a Piombino, Forma nel Parlamento Europeo di Bruxelles (2000) e La Memoria e la Speranza (2005) a Castelnovo di Sotto.

Alcune opere sono esposte nel giardino e nel luminoso ambiente al primo piano della casa di Castagneto, ma è sufficiente inoltrarsi per le vie silenziose del borgo per accorgersi che ogni angolo racconta qualcosa di lui.
Quasi ogni abitazione ospita una scultura, accompagnata da una didascalia che ne indica il titolo, l’anno, i materiali utilizzati e una breve descrizione.
È un vero museo a cielo aperto!
Desiderate entrare nel mondo artistico di Vasco Montecchi?
Ricordate di telefonare al numero 347/7131327 (chiedete di Lorenzo), così da concordare modalità e tempistiche della visita.
Giovan Battista Toschi: fotografo e travel blogger ante litteram
Storico, critico d’arte, fotografo dallo sguardo attento e curioso: Giovan Battista Toschi (16/02/1848-14/10/1934) rappresenta indubbiamente una delle personalità più poliedriche di Baiso.
Alla sua morte, lasciò l’intero archivio (costituito da manoscritti, disegni, fotografie, mappe e diari) al Comune, affinché lo aprisse al pubblico.

Quel desiderio ha trovato piena realizzazione nel museo a lui dedicato, all’interno della casa natale.
Recentemente è stata inaugurata una mostra permanente, che mette in risalto la sua identità di homo viator (per visitarla, chiamate il numero: 339/8030061).
Come un vero e proprio travel blogger ante litteram infatti, durante i suoi viaggi Toschi amava immortalare paesaggi, persone e attimi di vita quotidiana.
Aveva anche l’abitudine di annotare dettagli, idee, spunti su minuscoli taccuini.
Il percorso di visita rientra nel circuito OFF di Fotografia Europea e conta poco più di 70 fotografie inedite digitalizzate ed esposte in due sezioni tematiche.
Se la prima è interamente dedicata al borgo natio e ai rilievi che lo circondano, la seconda si presenta come una raccolta di cartoline d’epoca delle principali località di villeggiatura d’Italia (da Nord a Sud), scatti in bianco e nero che sembrano affiorare da un tempo lontano.
Ma c’è un’immagine che spicca più delle altre.
In questa fotografia Giovan Battista Toschi sembra richiamarsi a Il Viandante sul mare di nebbia di Caspar Friedrich.
È un uomo solo, che contempla il mondo e guarda all’ignoto senza paura ma con curiosità e sete di conoscenza.
Il fregio di Lelio Orsi a Castello di Querciola
Esattamente dodici mesi fa varcavo per la prima volta la soglia della Rocca di Novellara per accogliere il ritorno di Leda e il cigno, il capolavoro di Lelio Orsi dalla storia travagliata e ricca di colpi di scena.
Non avrei mai pensato che, a distanza di un anno, mi sarei ritrovata al cospetto di un’altra opera eseguita dall’artista cinquecentesco, stavolta nel piccolo borgo di Castello di Querciola, frazione di Viano.

Quello che oggi appare come un pugno di case aggrappate ai rilievi dell’Appennino, nel X secolo costituiva l’estremo baluardo difensivo del vescovo di Reggio.
Dal 1200 al 1535 appartenne alla famiglia Fogliani, che vi fece ritorno dal 1550 al 1738.
Quindi, passò nelle mani degli Scaioli, che chiamarono il pittore novellarese a realizzare uno splendido fregio, tuttora visibile, nella sala principale della canonica.
Alla morte di Giulio Domizio Fogliani divenne un feudo dei conti Selvatico, detti Estensi (per via dell’amicizia con la corte di Modena) fino al 1796, quando confluì nella Repubblica Cisalpina.
Durante la visita siamo entrati nell’oratorio recentemente restaurato e situato esattamente sotto il salone affrescato da Lelio Orsi.
Ci siamo inoltre concessi qualche minuto nella trecentesca Chiesa di Santa Maria Assunta, eretta su di un edificio di culto preesistente, risalente all’anno Mille.
Quando è arrivato il momento di tornare alle auto e lasciare il borgo, mi sono voltata un’ultima volta ad osservare quelle case di pietra, dove tutti si conoscono e i bambini giocano ancora all’aperto, con i piedi scalzi e i volti sorridenti.
In quell’istante ho rivissuto alcuni dei momenti felici della mia infanzia: i palloni incastrati sotto le marmitte delle macchine parcheggiate nei cortili e le mani sporche di terra e libertà.
Ed è solo allora che ho capito.
Certi luoghi più che visitati, vanno custoditi nel cuore perché ci ricordano da dove veniamo e in fondo, anche chi siamo.
Non solo cosa vedere in provincia di Reggio Emilia: assaggiare i prodotti del territorio
La provincia di Reggio Emilia è uno scrigno di eccellenze gastronomiche, dove la tradizione si intreccia con una passione viscerale per il buon cibo.
Presso l’azienda agricola Calcinara ad esempio, Cristian e Claudia ci hanno guidato in un viaggio nel gusto, tentandoci con un’insalata di farro ed una selezione di formaggi di latte di pecora, di loro produzione, in diverse stagionature, accompagnati dal pane di Bisanzio.
Questa esperienza genuina, fatta di sapori sinceri e lavoro quotidiano, mi ha permesso di scoprire uno degli eventi più attesi nell’Alta Valle del Tresinaro: la Tavola di Bisanzio.
Si tratta di una rievocazione storica a cadenza annuale, che promuove la cultura del territorio, anticamente attraversato dai bizantini (VI-VIII secolo).
Un’altra tappa imperdibile del nostro itinerario nei sapori, è stata la sosta presso l’Acetaia G&G.
Qui, prima di metterci a tavola, abbiamo ripercorso le fasi produttive dell’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia DOP, dalla cottura dei mosti alla fermentazione e all’ossidazione in apposite botti di legno.
Infine, ci siamo concessi un ultimo assaggio di gnocco fritto, affettati misti e cappelletti presso l’agriturismo Rio delle Castagne, che dispone di una fattoria didattica immersa nella natura.
Siamo persino riusciti a trovare un po’ di spazio per il dolce, deliziandoci con il Croccante di Baiso, a base di mandorle, miele e zucchero.
Voglio ringraziare i miei compagni di avventura che, con il loro sguardo curioso hanno arricchito ciascuna tappa di questo magnifico viaggio:
- Ilaria e Filippo di Emiliani a spasso;
- Iole di Iole on tour;
- Monica di Via Emilia e dintorni.
Ci tengo inoltre, a rivolgere un pensiero di profonda riconoscenza alle amministrazioni comunali di Baiso e Viano, in particolare a: Fabio Spezzani, Fabrizio Corti, Greta Fontana, Roberta Ferri e Andrea Barozzi.
Con la vostra accoglienza calorosa, la disponibilità e l’impegno concreto avete mostrato che è possibile valorizzare il territorio con intelligenza, cura e passione, senza snaturarne l’anima.
13 risposte
Che bella passeggiata in luoghi di incredibile bellezza naturale e ricchi di incontri straordinari. Mi ha molto emozionato il Signor Montecchi che con la sua passione mantiene vivo il luogo dove è nato e dove ha voluto caparbiamente tornare. Gente tosta, gli emiliani, quelli che vivono in Appennino ancora di più
Sarei rimasta per delle ore ad ascoltare i racconti di Vasco Montecchi. Se passi da quelle parti, vai pure a fargli un saluto, ne sarà contento.
MI hai fatto scoprire luoghi che adoro visitare e che mi segno già per la mia prossima scampagnata nei dintorni di Reggio Emilia!
Ne sono felice.
Ciao Libera, quelli raccontati nel tuo articoli sono luoghi molto interessanti che nonostante la vicinanza non ho ancora mai visitato. Mi piace l’idea che siano adatti per un turismo lento, visto che è ciò che più mi rappresenta in questo momento. Ho trovato molto interessante l’tinerario della “via dei vulcani di fango”, queste formazioni mi incuriosiscono sempre tanto, le ho segnate da vedere insieme agli altri luoghi citati.
Ciao Cristina e grazie per il tuo commento. Secondo me, a te e a Marcello un giro da queste parti piacerebbe molto.
Questi territori mi sono completamente sconosciuti. Il modo migliore di conoscerli è proprio grazie a blog e press tour, dove Si è incanalati nel tessuto da esplorare grazie a guide professionali, esperte conoscitrici del luogo. Interessante la composizione delle “salse di Regnano”, anche io le avrei scambiate per piccole eruzioni vulcaniche.
Una curiosità che colpisce grandi e bambini, ce lo ha assicurato la nostra guida.
Scopro con te un’area che non conosco e di grande interesse. Colpevolmente penso sempre all’Emilia Romagna come buon cibo e mare e non vado mai oltre. Grazie per questa ispirazione
Il mare da questa zona è un po’ lontanuccio ma sul resto direi che ci siamo 😀.
Non conoscevo quest’area che sembra davvero iteressante, bello poi il turismo lento per assaporare meglio i luoghi e poi scoprire tutto attraverso un blog tour è il modo migliore per entrare nel vivo della realtà locale
Cara Libera, è stato un grande piacere per noi conoscerti!!!
Che dire? Abbiamo trascorso due giorni intensi alle scoperte di questa parte della provincia di Reggio Emilia così ricca di bellezza, natura e storia. Complimenti per il tuo articolo, rileggendolo abbiamo rivissuto quei momenti.
Un abbraccio, Ilaria & Filippo
Grazie mille. Anche per me è stato un piacere conoscervi e vivere queste splendide esperienze insieme a voi.