Marzabotto: cosa vedere nei luoghi della strage

Sacrario di Marzabotto con i nomi e i volti dei caduti

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Itinerario nella Memoria: la strage di Marzabotto è il titolo di un percorso che si propone di suggerire cosa vedere nei luoghi dell’eccidio, noto per essere stato l’evento più cruento ai danni dei civili, perpetrato durante la Seconda Guerra Mondiale, nell’intera Europa occidentale.

L’idea di delinearne i contorni, mi è venuta quasi d’improvviso, in una giornata di inizio Gennaio, di quelle fatte per stilare l’elenco dei buoni propositi, validi per l’anno appena cominciato.

Stavo riflettendo su quanto, territori come Marzabotto ed il Parco Storico di Monte Sole, adagiati sui dolci colli che circondano Bologna, siano molto di più che luoghi dove rifugiarsi per trascorrere qualche ora lontano dai rumori della città.

A tutti voi sarà capitato del resto, di leggere sul libro di storia l’espressione: strage di Marzabotto, seguita da date, stime e numeri da imparare a memoria, per un’interrogazione o un compito in classe.

Ebbene, per quanto mi riguarda è arrivato il momento di dare un volto a quelle cifre ed una storia a ciascuno di quei luoghi.

Poiché non sono una politologa o un’esperta di strategia militare, non mi soffermerò su aspetti prettamente manualistici che, in quanto tali, potete trovare su testi di settore.

Tuttavia, per far sì che le nostre coscienze e quelle delle generazioni future, comprendano quanto accaduto, quasi 80 anni fa, ritengo sia necessario affidarsi ad una guida.

Ringrazio dunque il Presidente dell’Associazione vittime eccidi nazifascisti nei comuni di Grizzana Marzabotto Monzuno 1944, Gian Luca Luccarini, per aver accettato l’invito di condurre me e Michela Vita, fondatrice della pagina Instagram Bologna_inunclick, in questo viaggio nella storia.

io con Michela e Gianluca durante il tour

Ed ora, allacciamo bene le scarpe e mettiamoci in cammino.

Marzabotto: cosa vedere in un giorno nei luoghi della strage

Se vi state chiedendo cosa vedere durante la vostra prossima escursione in giornata da Bologna, allora Marzabotto ed il Parco di Monte Sole sono le destinazioni perfette per voi.

Il Parco, istituito dalla Regione Emilia-Romagna nel 1989, oltre a Marzabotto abbraccia anche i comuni di Monzuno e Grizzana Morandi, a circa 30 chilometri a sud del capoluogo.

Pensate: la comunità che abitava questi borghi e le campagne circostanti, venne quasi totalmente sterminata dai soldati nazisti, nell’arco di pochissimi giorni, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dal 29 Settembre al 5 Ottobre 1944 infatti, si contano ben 771 vittime, incluse donne e bambini.

L’intero territorio divenne così prima un luogo di distruzione e morte, poi triste scenario di abbandono e solitudine.

Negli ultimi decenni tuttavia, le cose sono decisamente cambiate.

Una forte presa di coscienza da parte delle popolazioni native di quest’area appenninica, unita al desiderio dei familiari delle vittime e dei superstiti, di dare voce ai loro cari defunti, ha dato inizio ad una vera e propria rinascita.

Di luoghi della memoria, qui se ne contano a centinaia.

Dovendo fare una scelta, poiché sarebbe umanamente impossibile visitarli tutti in giorno, ne sono stati selezionati solo alcuni, che fungeranno da tappe simbolo del nostro itinerario.

È giunta l’ora di cominciare!

Cosa vedere a Marzabotto nei luoghi della strage: Centro d’interpretazione di Monte Sole

Il Centro d’interpretazione di Monte Sole è stato inaugurato il 3 Ottobre 2021 a Marzabotto.

Le tre sale espositive, sono precedute dal Giardino della Pace, dedicato ad Emergency, in memoria di Teresa Sarti e Gino Strada.

Ad accogliere i visitatori, c’è sempre un componente dello IAT di Marzabotto, pronto a fornire qualche indicazione di carattere storico e pratico, utile a rendere la visita fruibile anche a coloro che conoscono molto poco degli accadimenti che qui ebbero luogo.

Il primo ambiente è dedicato interamente alla storia del territorio.

Sapevate che nei dintorni sono conservate numerose testimonianze della civiltà etrusca, stanziatasi sulle sponde del Reno tra il VI ed il IV secolo a.C.?

Se avete tempo, potete fare un salto al Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto, così da scoprirne di più.

La seconda sala invece, ripercorre i momenti salienti della strage, attraverso pannelli informativi e mappe interattive collegate a grandi schermi a led.

Gocce di Memoria presso il Centro d'interpretazione di Marzabotto

Non potrete non notare l’installazione nota come Gocce di Memoria.

I ragazzi di una delle scuole di Marzabotto, ogni anno il 25 Aprile, preparano con le loro mani 770 gocce bianche in argilla, da deporre sui luoghi dell’eccidio.

Tra le altre, spiccano quelle che racchiudono gocce più piccole, ad indicare le donne uccise assieme ad i loro bambini.

Su una parete inoltre, è stata posta la copia del quotidiano bolognese: Il Resto del Carlino, datato 11 Ottobre 1944.

Vi consiglio di leggere accuratamente quanto riportato.

copia dell'articolo de Il Resto del Carlino dell'11 ottobre 1944

È evidente che negare la strage si inseriva in una manovra puramente politica, che aveva l’obiettivo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica, scongiurando così qualsiasi reazione.

Gli eventi nel racconto dei superstiti

Ascoltando le registrazioni dei superstiti, è possibile apprendere dalla loro voce, il racconto di quelle tragiche giornate di angoscia e disperazione.

Pensate: Gianluca ci ha raccontato che fino a qualche ora prima dell’inizio delle operazioni di rastrellamento, i cittadini di Marzabotto e dintorni, erano convinti che di lì a poco, la guerra sarebbe finita, poiché avvertivano la presenza degli Alleati.

Questi ultimi in effetti, erano vicinissimi in linea d’aria, ma purtroppo ancora molto lontani dal porre fine ai combattimenti.

Per colpire nel profondo i gruppi partigiani ed impedire che costoro potessero continuare a trovare appoggio tra le popolazioni locali (che spesso erano le stesse famiglie di appartenenza di questi giovani combattenti), il maggiore Walter Reder ordinò quindi di uccidere tutti, indistintamente e con una violenza inaudita.

La brigata Stella Rossa

Il terzo ed ultimo ambiente del nostro tour, è la sala dedicata alla Brigata Stella Rossa, il gruppo di partigiani che operò a Monte Sole.

stanza dedicata alla Stella Rossa

Oltre ad alcuni contributi fotografici, hanno subito attirato la mia attenzione alcune illustrazioni, che occupano una intera parete.

Sono state realizzate da Giuseppe Palumbo e ripercorrono alcune delle tappe della storia della brigata, che è stata sempre indipendente da un punto di vista politico.

La scelta del nome fu opera di Mario Musolesi, alias Lupo, che ne era il leader indiscusso e che per il suo impegno a difesa delle valli del Reno e della Setta, ricevette la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Con l’attacco del 29 Settembre 1944, i partigiani della brigata capirono che non ce l’avrebbero mai potuta fare contro le truppe nemiche, dotate di molti più uomini, armi e mezzi a disposizione.

Privati del loro capo quello stesso giorno (anche se il corpo di Lupo fu trovato solo dopo un anno), decisero così di separarsi, chiudendo di fatto e in via definitiva, l’avventura della Stella Rossa.

Cosa sapere prima di visitare il Centro d’interpretazione di Monte Sole

Per conoscere gli orari di apertura del Centro d’interpretazione di Monte Sole, situato in via Porrettana Sud, 1 vi invito a consultare il sito internet dello IAT di Marzabotto.

Se avete esigenze particolari, inviate email o consultate la pagina Facebook, che contiene maggiori informazioni in merito agli eventi organizzati sul territorio.

Sacrario ai caduti di Marzabotto

A pochi metri dal Centro d’interpretazione di Monte Sole, si erge il Sacrario ai caduti di Marzabotto.

È collocato nei pressi della Chiesa parrocchiale dei SS. Giuseppe e Carlo, in via Aldo Moro, 2 a.

La sua costruzione terminò nel 1960 ma venne inaugurato, alla presenza del Ministro della Difesa dell’epoca Giulio Andreotti, l’8 Ottobre 1961.

Sacrario ai caduti di Marzabotto

Prima di varcarne la soglia, soffermatevi per un minuto sul cortile esterno.

Qui sono affisse le fotografie che ritraggono, in ordine alfabetico, tutti coloro che hanno perso la vita durante l’eccidio.

Poiché in quegli anni ci si faceva fotografare quasi esclusivamente per i documenti o in occasione di eventi particolari (come la Prima Comunione), di molti dei bambini uccisi, non è stato possibile produrre alcuno scatto.

È questo il motivo per il quale, tra una foto e l’altra, alcuni spazi sono occupati da piccoli angeli, in ricordo delle giovani vite spezzate prematuramente.

L’ingresso del Sacrario è austero ma allo stesso tempo solenne.

È subito evidente, grazie alla presenza di lapidi, che questo corridoio ospita i caduti delle fosse comuni di San Martino, Caprara e Casaglia.

Di ciascuno viene riportato il nome, il cognome e l’età.

L’ambiente principale invece, rende omaggio a coloro che hanno ricevuto la Medaglia d’Oro al Valor Civile.

Su quattro lapidi, sono riportate le motivazioni dell’onoreficenza riservata ai partigiani Mario Musolesi, Gaetano Rossi e Fancesco Calzolari, nonché a don Giovanni Fornasini.

La cripta ospita inoltre anche i resti di 404 soldati caduti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, a cui si aggiungono i 771 cadaveri dei civili, sterminati durante l’eccidio.

Pensate: di questi, 316 erano donne e ben 216 erano bambini di età inferiore a 12 anni.

Si tratta di informazioni molto precise perché i soldati avevano l’abitudine di segnare il numero esatto dei morti, al fine di ricevere un elogio o una medaglia.

Vi sono due sole macchie di colore all’interno del Sacrario di Marzabotto e sono entrambe opera della pittrice Stella Angelini.

Consistono in raffigurazioni che richiamano intuitivamente il tema della guerra, del sacrificio, del dolore e infine, della rinascita.

Cosa sapere prima di visitare il Sacrario ai caduti di Marzabotto

Vi suggerisco di raggiungere il Sacrario dopo la visita al Centro d’interpretazione di Monte Sole ed ora vi spiego il motivo.

Mentre il Sacrario è un monumento ai caduti, il Centro d’interpretazione ha una vocazione decisamente più didascalica.

Grazie ad un percorso museale davvero ben congegnato, vi consentirà di proseguire il vostro tour nei luoghi della memoria, con qualche conoscenza in più sui fatti dell’eccidio.

Si può accedere alla cripta nei seguenti giorni ed orari:

  • dal 1 Ottobre al 15 Maggio, dalle 9:00 alle 11:45 e dalle 14:00 alle 16:45 (chiusura il lunedì)
  • dal 16 Maggio al 30 Settembre, dalle 09:00 alle 12:15 e dalle 15:00 alle 17:15

Memoriale della Chiesa di San Martino

Il Memoriale della Chiesa di San Martino oggi appare come una terrazza affacciata sulla vetta del Monte Sole, a circa 12 chilometri dal centro abitato di Marzabotto.

Memoriale della Chiesa di San Martino

Se non fosse per la narrazione dettagliata di Gian Luca, farei davvero molta fatica ad immaginare che quello che oggi è poco più di un rudere, all’epoca era il principale centro di aggregazione della zona e accoglieva fino a 500 persone.

Andare a messa la domenica era infatti l’occasione di ritrovare vicini, familiari e conoscenti.

Dopo giorni di duro lavoro nei campi, i giovani si vestivano a festa, con la speranza di poter ricevere finalmente un cenno o uno sguardo dalla persona amata.

Durante i bombardamenti, la comunità aveva l’abitudine di nascondersi in chiesa, poiché era risaputo che, alla vista di un campanile, i soldati tedeschi non avrebbero aperto il fuoco.

Eppure il 30 Settembre anche questo luogo venne violato.

Le truppe sfondarono le porte e fecero razzia di oggetti e arredi sacri.

Riuscirono ad individuare una quarantina di persone nascoste nei locali della canonica e a portarle fuori.

Dopo averli disposti in fila sulla piazza antistante, prima li uccisero, quindi li contarono (accertando che fossero tutti morti e finendo quelli ancora agonizzanti).

A quel punto decisero di bruciare i loro corpi, servendosi di fascine, così da eliminare ogni traccia di quanto accaduto.

Nonostante la chiesa sia stata totalmente distrutta dai bombardamenti, si vedono ancora bene i resti della base del campanile e della fonte battesimale, il pavimento vicino all’altare, una ghiacciaia e la sacrestia.

Cimitero di San Martino

A pochi metri da qui, si trova infine il Cimitero di San Martino, in funzione fino al completamento del Sacrario e oggi cimitero storico.

È qui infatti che i familiari delle vittime di quel 30 Settembre, diedero una prima sepoltura ai loro cari, adagiandoli in una fossa comune, pur di non lasciarli alla mercé degli animali.

Al suo interno, oltre a croci che ricordano coloro che sono scomparsi prima dell’eccidio, non mancano lapidi commemorative, fatte erigere dai superstiti.

Storia di don Giovanni Fornasini

Prima di andar via, recatevi per un momento alle spalle del muro che delimita il cimitero, sul lato opposto rispetto alla strada.

Questo è il punto esatto in cui venne ucciso don Giovanni Fornasini, beato della Chiesa Cattolica, ricordato da una lapide.

lapide in ricordo di don Fornasini

La sua è una delle storie che mi hanno toccato di più e nel profondo.

Don Fornasini avrebbe potuto salvarsi, ma decise di restare con la sua gente, per dar loro conforto, in un momento tanto carico di paura e di angoscia.

Gian Luca ci ha spiegato che l’ordine di ucciderlo, con un pestaggio mortale, quel 13 Ottobre 1944, è legato alla pubblicazione dell’articolo de Il Resto del Carlino di due giorni prima (di cui una copia è esposta nel Centro d’interpretazione).

Il giovane parroco infatti, avrebbe costituito un serio pericolo per i tedeschi, perché avrebbe potuto testimoniare in merito all’eccidio e svelare dove si trovavano i cadaveri.

Pensate: il suo corpo rimase privo di sepoltura per quasi 200 giorni.

Il 22 Aprile 1945 fu ritrovato da suo fratello alle spalle del cimitero di San Martino e condotto a Sperticano, dove fu tumulato.

Attualmente, l’urna contenente le spoglie di don Fornasini, si trova all’interno della Chiesa di Marzabotto ed è visitabile tutti i giorni, durante gli orari di apertura.

Cosa vedere a Marzabotto nei luoghi della strage: Chiesa di Casaglia

La Chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia si trova a circa due chilometri dal Memoriale di San Martino (procedete adagio in automobile, perché la strada per un tratto è un pò dissestata).

Oggi appare come un tempio in mezzo al silenzio della natura: quasi totalmente sventrata e attraversata dai raggi di un tiepido sole invernale.

Il 29 Settembre 1944, qui si radunarono cento persone, tra cui il parroco, don Ubaldo Marchioni.

I soldati distrussero le porte a colpi di fucile e fecero uscire tutti, frettolosamente.

ciò che resta della Chiesa di Casaglia

Una sola donna rimase al suo posto.

Era Vittoria Nanni, invalida e colpita a morte per non essersi unita al gruppo, guadagnando l’uscita dell’edificio.

Cimitero di Casaglia

Uomini, donne e bambini furono quindi condotti al vicino cimitero e tenuti qui in attesa per circa due ore.

Come una liturgia che si ripete, vennero disposti in file compatte, con i bambini davanti.

In questo modo, i tedeschi sarebbero riusciti ad ammazzarne di più, sprecando meno munizioni.

Alcune delle croci del cimitero, poste a poca distanza da terra, portano ancora i segni dei proiettili, a dimostrazione del fatto che i soldati spararono deliberatamente proprio ai più piccoli.

Quando arrivò l’ordine di ucciderli tutti, due mitragliatrici vennero posizionate in modo da colpire verso il punto esatto in cui erano stati sistemati gli sfollati.

Don Ubaldo invece, fu riportato all’interno della chiesa ed ucciso a fucilate proprio nei pressi dell’altare (il punto in cui cadde il suo corpo è riconoscibile grazie alla presenza di una croce).

Oggi simbolicamente, la chiesa ed il cimitero sono collegate da una Via Crucis, che ricorda l’ultimo breve viaggio, senza ritorno, delle vittime.

Proprio come accadde a San Martino, anche qui al calar del sole, i superstiti deposero i loro parenti all’interno di una fossa comune, affinché i loro corpi non fossero ulteriormente danneggiati dagli animali.

Cosa sapere prima di visitare San Martino e Casaglia

Il Memoriale di San Martino e la Chiesa di Casaglia si trovano nel Parco Storico di Monte Sole e sono sempre aperti al pubblico.

Il cimitero di Casaglia invece solitamente è chiuso da un catenaccio ma può comunque essere ammirato dall’esterno.

Trattandosi di luoghi depositari della memoria di questo territorio e della comunità che lo popola, vanno però visitati con assoluto rispetto.

È sicuramente meglio evitare di alzare la voce o sedersi presso le lapidi ed i ruderi, oltre che lasciare rifiuti o danneggiare in qualsiasi modo questi luoghi, o parti di essi.

Oratorio di Cerpiano

Se avete indossato scarpe comode, vi consiglio di intraprendere il sentiero in discesa, che dal Cimitero di Casaglia conduce all’Oratorio di Cerpiano.

Dopo circa 800 metri di cammino (prestate attenzione perché per diversi metri è alquanto ripido), vi troverete dinanzi ad un vecchio casolare di campagna, di cui oggi non resta che un rudere.

Nonostante la costruzione in pietra sia ormai parzialmente interrata, è ancora evidente la divisione degli spazi interni, che lascia intuire la presenza di un oratorio, di un’aula scolastica (affidata alla suora orsolina Antonietta Benni) e della casa padronale.

Il 29 Settembre del 1944 i soldati tedeschi radunarono all’interno dell’oratorio una cinquantina di persone, soprattutto donne e bambini.

Lanciarono all’interno dell’edificio le loro bombe a mano e poi si allontanarono.

Dopo aver abbandonato le vittime ad una morte lenta e piena di sofferenze, tornarono il giorno successivo per accertarsi che non vi fossero superstiti.

In realtà qualcuno riuscì a sopravvivere, fingendosi morto.

È il caso di Antonietta Benni e di due bambini che, dopo essere rimasti a lungo in silenzio, in attesa che i soldati si allontanassero definitivamente, vennero tratti in salvo da un giovane proveniente dalla vicina Vado.

Il 2 Ottobre, i corpi dei defunti furono sepolti in una fossa comune nei pressi dell’oratorio, prima di essere trasferiti al Sacrario di Marzabotto.

Gian Luca ci ha raccontato che il maggiore Walter Reder, capo dell’operazione, si stabilì al piano superiore dello stabile di Cerpiano, quando i cadaveri erano ancora all’interno dell’oratorio.

L’abitazione, dotata di ogni comfort, gli permise di rimanere qui fino al 26 Ottobre del 1944, quando arrivò l’ordine di abbandonare l’area.

In memoria dei tragici fatti che ebbero luogo qui nel giorno in cui la Chiesa celebra San Michele Arcangelo, dal 2011 una scultura è stata posta presso il rudere di Cerpiano.

Le ali si muovono con il vento, come se volessero portar via da questo luogo di morte, i piccoli scolari innocenti.

Consigli pratici per preparare al meglio la visita a Marzabotto e ai luoghi dell’eccidio

Non basta sapere cosa vedere a Marzabotto e nelle sue immediate vicinanze, per comprendere al meglio quanto accadde qui nell’arco di pochi giorni, nell’autunno del 1944.

Io stessa, prima del tour, ho deciso di riprendere in mano i manuali di storia.

Ma non solo.

Mentre cercavo materiale di approfondimento, mi sono imbattuta per caso in alcuni contributi, che ho trovato davvero illuminanti.

  • Il primo è il libro di Margherita Lollini: Io, sopravvissuto di Marzabotto, che racconta la storia (vera) del sopravvissuto Ferruccio Laffi e della sua famiglia, che viveva a Colulla di Sotto, uno dei territori che finirono nel mirino del rastrellamento nazista.
  • Il secondo è invece il volume di Fabio Franci, L’angelo in bicicletta: Don Giovanni Fornasini, dedicato al giovane parroco che perse tragicamente la vita durante l’eccidio.
  • Il terzo è il film: L’uomo che verrà (2009) di Giorgio Diritti, che racconta in dialetto bolognese (con i sottotitoli), la vita di una famiglia contadina nei giorni della strage sulle pendici del Monte Sole.

Sono certa che non potranno lasciarvi indifferenti.

Dove si trova Marzabotto e come arrivare

Marzabotto dista appena 40 minuti di automobile da Bologna ed è raggiungibile seguendo la SS Porrettana. Vi suggerisco di parcheggiare nei pressi della stazione ferroviaria e da qui di procedere a piedi.

Il treno regionale è una valida alternativa per chi preferisce lasciare la macchina in garage. In questo caso, il tempo di percorrenza dal capoluogo è di circa 34 minuti.

Come spostarsi a Marzabotto nei luoghi della strage: la Staffetta di Monte Sole

Il Parco di Monte Sole è sicuramente il paradiso dei camminatori amatoriali, degli amanti del trekking e della mountain bike.

Da qualche tempo, c’è una modalità in più per visitarlo e si chiama la Staffetta di Monte Sole.

Si tratta di una passeggiata audioguidata che collega i luoghi della strage e consente, al contempo, di ascoltare dalla voce registrata di una giovane staffetta, aneddoti legati alle persone che abitavano questi territori prima dell’eccidio.

Potrete adoperare cuffie ed mp3 forniti gratuitamente dal Centro Visite Il Poggiolo.

Un’alternativa è inquadrare con lo smartphone, il QR code collocato sul pannello informativo, posto sulla strada che da San Martino conduce a Casaglia.

A me sembra un’ottima idea per immergersi nella storia delle comunità che popolavano questi luoghi, conoscerne le abitudini e apprezzarne le tradizioni.

Siete d’accordo?

Dove mangiare a Marzabotto

Dopo aver percorso insieme questo lungo itinerario nella memoria, che ci ha condotto a scoprire cosa vedere nei luoghi della strage che circondano l’odierno comune di Marzabotto, non ci resta che accomodarci a tavola, per gustare un lato pranzo.

Del resto, l’Appennino bolognese pullula di trattorie dove assaporare ottimi e abbondanti piatti di cucina rigorosamente locale.

Così ci siamo accomodati presso La Gardenia, in via Porrettana Sud, 52, presso Pian di Venola, alle porte di Marzabotto.

La nostra attenzione è caduta inevitabilmente sui primi e non abbiamo potuto non ordinare dell’ottima pasta fresca, preparata a mano.

Io ho scelto tagliatelle verdi al prosciutto, una vera delizia!

Seguendo il consiglio di uno dei camerieri, abbiamo quindi optato per l’antipasto, costituito da salumi misti e crescentine.

crescentine e salumi presso la trattoria La Gardenia

Ci ha suggerito infatti di gustarlo come seconda portata ed a ragione.

Se fosse arrivato prima, non so se sarei stata in grado di terminare il mio piatto di pasta, le porzioni erano davvero importanti.

Includendo anche il vino, l’acqua ed il caffè, la spesa è stata di 22 Euro a persona, assolutamente in linea con la tipologia di locale, la quantità e la qualità di cibo ordinato.

Se passate da queste parti, fateci un pensierino.

Cosa vedere nei dintorni di Marzabotto

Se l’Appennino bolognese vi ha già conquistato e non ne volete proprio sapere di far ritorno alle vostre case, allora vi suggerisco almeno due buoni motivi per dirigervi presso il comune di Grizzana Morandi, che dista appena venti minuti di automobile da Marzabotto.

  • Casa Museo Morandi. È la villa presso la quale soggiornò il pittore bolognese di fama mondiale, Giorgio Morandi. Potrete visitarla con un tour guidato, che include anche il vicino Museo degli allievi di Morandi.
  • Rocchetta Mattei. Questo castello, che sembra incantato, è opera del conte Cesare Mattei e presenta, dal punto di vista architettonico, richiami all’arte moresca (vi sono chiari riferimenti alla Mezquita di Cordoba e all’Alhambra di Granada, per esempio), come allo stile Liberty. Rimarrete di stucco, ne sono certa!

Ora che sapete cosa vedere a Marzabotto, non abbiate timore e ripercorrete i luoghi della strage.

Solo così potremo mantenere viva la memoria, dando voce, con la nostra testimonianza, a chi una voce purtroppo non l’ha più.

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13 risposte

  1. Davvero un articolo molto interessante. Grazie anche per i suggerimenti sui libri e sui film per approfondire il tema dell’eccidio di Marzabotto. Sono luoghi da visitare e da far conoscere perché l’unico strumento che abbiamo per evitare il ripetersi di eventi del genere è il ricordo.

  2. Io penso che sia molto importante visitare questi luoghi per continuare a ricordare nel tempo quanta sofferenza possa causare la crudeltà umana. Sicuramente per apprezzarlo al meglio come dici tu sarebbe meglio effettuare una visita guidata o fornirsi di audioguida. Mi ha colpito molto l’articolo di giornale che smentiva l’accaduto. Che tristezza!!

  3. Tutti i luoghi legati al nazifascismo hanno per me un fascino incredibile, malgrado suscitino emozioni forti e non positive; tutte le volte che ne ho la possibilità vado a visitarli. Non sono mai stata a Marzabotto, ma conosco la storia e mi piacerebbe visitare questo posto.

    1. Te lo consiglio. Un itinerario come quello che ho delineato si può fare tranquillamente in giornata ed aiuta sicuramente a capire quanto accaduto in questa zona.

  4. Di Monte Sole mi ha sempre colpito il nome: un nome così bello, che evoca immagini di serenità e di piacere, è associato per sempre a un eccidio nazista. Da luogo di pace a luogo di eterno dolore.
    Il sacrario è un colpo allo stomaco: tutti i volti di tutti i caduti, a prescindere da età, sesso, coinvolgimento nelle lotte partigiani, colpevoli soltanto di vivere lì. Visitare Marzabotto non è un’esperienza turistica, ma culturale ed emotiva molto forte.

    1. Visitare Marzabotto è un’esperienza turistica perché Monte Sole è pieno di sentieri CAI ed è un Parco, tuttavia il nostro intento era proprio quello di fornire qualche spunto ai visitatori della zona, di tornarci per un’esperienza più consapevole. Questo è il motivo per il quale abbiamo delineato un itinerario nella memoria.
      Ti dirò, a me i luoghi che hanno colpito di più sono i ruderi, visitarli con uno dei parenti delle vittime, nonché Presidente dell’associazione delle vittime degli eccidi, poi è stato davvero emozionante. Ti ringrazio molto per il tuo riscontro e per aver condiviso le sensazioni che ti ha trasmesso la visita.

  5. I luoghi della Memoria sono sempre stati luoghi eccezionali per me: sarà che sono coinvolta in prima persona grazie alle mie ricerche storiografiche e perché mio nonno è stato internato, sarà che ho sempre amato la storia, sarà che mi faccio da anni portavoce della memoria nelle scuole in cui ho lavorato. Devo proprio visitare Marzabotto e rendere omaggio.

  6. Incredibile come anche davanti all’uccisione di centocinquanta persone, la propaganda cercasse di smentire tutto e sotterrare la storia nella maniera più deplorevole possibile.
    Sicuramente la tua è stata un’esperienza emozionante, non credo io sarei riuscita a trattenere le lacrime, soprattutto vedendo le gocce più piccole delle gocce di memoria.

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