Avete mai sentito parlare di Palazzo Schifanoia e delle altre Delizie Estensi, disseminate qua e là lungo tutto il territorio della provincia di Ferrara?
Con i loro profili curati e le forme gentili, queste graziose dimore impreziosiscono il rigido skyline della pianura emiliana, donandogli un profilo più ricercato e di classe.
Ferrara: itinerario alla scoperta di Palazzo Schifanoia e delle Delizie Estensi aperte alle visite
Attraversando le più sicure vie d’acqua, l’intera corte degli Este si trasferiva anche per diversi mesi all’anno presso alcune decine di residenze nobiliari.
Qui era solita riposarsi dalle fatiche della politica, intrattenendosi in ampi e verdissimi giardini o dedicandosi alla caccia.
A dire il vero, forse sarebbe riduttivo considerare le Delizie Estensi come delle mere tenute di campagna.
Dietro quell’aspetto aggraziato e piacevole, si celavano infatti degli importantissimi strumenti di potere poiché queste roccaforti consentivano di avere un controllo diretto sul territorio.
Oggi, nonostante nel 1999 siano state proclamate patrimonio UNESCO, diverse tra le costruzioni rinascimentali sono andate distrutte, mentre altre sono proprietà di privati oppure vengono aperte solo in occasioni particolari.
Ma non tutto è perduto.
Oltre a Palazzo Schifanoia, restano regolarmente aperte alle visite la Delizia di Belriguardo, quella del Verginese ed il Castello di Mesola.
Siete pronti a rivivere insieme a me i gloriosi fasti della corte degli Este?
Seguendo le orme degli antichi signori di Ferrara, varcheremo la soglia di sontuose ville, maestosi manieri ed ombrosi giardini.
Mettiamoci in cammino!
Palazzo Schifanoia: da Delizia Estense a Museo Civico di Ferrara
Il punto di partenza del nostro itinerario non può che essere Palazzo Schifanoia, la Delizia Estense della città di Ferrara.
Il suo nome, apparentemente insolito, deriva da: schivar la noia ed indica la primaria destinazione d’uso di questo edificio, che doveva consentire alla corte estense di evitare il tedio e perseguire il diletto.
Nel 1385 Alberto V d’Este ordinò la costruzione di un palazzo ad un solo piano in un’area verde a sud del centro cittadino, nei pressi dell’antico corso del fiume Po.
Nello stesso anno, suo fratello Niccolò II fece erigere il maestoso Castello di San Michele, oggi forse il monumento più rappresentativo della città delle biciclette.
Borso d’Este, primo duca di Ferrara, aveva eletto Schifanoia, che nel frattempo era stata oggetto di un prolungamento sul lato est, la sua residenza di rappresentanza.
Così, nel 1465 commissionò all’architetto Pietro Benvenuti degli Ordini di aggiungere il piano nobile, dotando l’edificio di un altro livello abitativo, a sua volta sormontato da merlature.
Fece ridisegnare la facciata con dei finti marmi policromi e predispose la realizzazione di un imponente portale d’ingresso, su cui apporre lo stemma e l’animale simbolo degli Este, l’Unicorno.
Sul finire del Quattrocento inoltre, Ercole I si rivolse a Biagio Rossetti per un ulteriore ampliamento di 7 metri sul corpo orientale e per alcuni interventi sulle merlature, che furono sostituite da un cornicione in cotto.
Dal 1598, quando gli Estensi lasciarono definitivamente Ferrara, Palazzo Schifanoia conobbe un inevitabile periodo di declino.
Ai primi del Settecento la famiglia Tassoni, che ne era divenuta proprietaria, eliminò la loggia tardotrecentesca e la scalinata esterna, che metteva in collegamento il giardino con il Salone dei Mesi.
Questo ambiente, magnificamente decorato per volontà di Borso d’Este, finì poi nelle mani di una manifattura di tabacchi, che ricoprì le pareti con intonaco bianco.
Nel 1820, grazie al restauratore bolognese Giuseppe Saroli, gli affreschi poterono finalmente rivedere la luce.
Alcuni decenni dopo infine, il Comune di Ferrara decise di trasferire qui le collezioni civiche conservate a Palazzo Paradiso e nel 1898 inaugurò il nuovo museo civico.
Palazzo Schifanoia a Ferrara: il percorso di visita
Oggi il percorso di visita di Museo Schifanoia, interamente ripristinato a seguito del terremoto che sconvolse l’Emilia nel 2012, si estende per circa 1.400 metri, distribuiti nell’ambito di 21 sale.
Il giardino, visitabile gratuitamente, è spesso popolato da studenti e famiglie con bambini, che amano intrattenersi presso la caffetteria o sotto al pergolato, su cui crescono profumatissime rose rampicanti.
L’esplorazione comincia dal primo nucleo del palazzo, la cosiddetta ala albertiana, dove è possibile ammirare le ceramiche graffite di Schifanoia, provenienti dalla collezione di Giovanni Pasetti.
Altrettanto interessanti risultano le medaglie-gioiello, che ritraggono Leonello d’Este di profilo (modalità molto in voga tra gli imperatori romani) e ne esaltano la valenza politica.
Il piano superiore è introdotto dalla Sala delle Battaglie, dove sono visibili alcuni frammenti di una scena di guerra, parte del ciclo pittorico originario di Palazzo Schifanoia.
Resti di decorazioni ed ornamenti sono riconoscibili anche negli ambienti che seguono, ovvero la Sala dell’aquila bianca, quella dei busti e la stanza di Leonello, contraddistinta dall’immagine del fanciullo a tre volti, emblema del marchese.
Salone dei Mesi: un calendario dipinto a Palazzo Schifanoia
Tra il 1469 ed il 1470, in poco meno di un anno, sulle pareti del Salone dei Mesi prese vita un vero e proprio calendario dipinto, basato sul programma iconografico di Pellegrino Prisciani, astrologo e bibliotecario di corte.
Arrivava a ricoprire una superficie di ben 525 metri quadrati e per questo ancora oggi costituisce uno dei cicli pittorici profani più estesi del Rinascimento.
Nell’assetto originario, voluto da Borso, vi si accedeva da un’entrata laterale attraverso lo scalone esterno.
La decorazione pittorica andava letta nella sua interezza partendo dalla parete posta lateralmente rispetto al grande camino, collocato in posizione centrale.
Dei 12 mesi originari, oggi ne sopravvivono 7, suddivisi in tre fasce orizzontali.
La parte più bassa presenta un tema ricorrente, ovvero l’esaltazione di Borso d’Este, ritratto nelle sue svariate attività pubbliche.
La fascia alta invece, raffigura una divinità sempre diversa, associata al segno zodiacale che, con i rispettivi tre decani, occupa l’area centrale.
- Marzo: opera di Francesco del Cossa, celebra il Trionfo di Minerva e le arti tessili nel segno dell’Ariete.
- Aprile: il mese del Toro, nuovamente eseguito da del Cossa, che omaggia Venere ed il suo potere su Marte, dio della guerra. Vi siete accorti del falconiere seduto sulla cornice che delimita l’affresco? Sembra quasi che crei un passaggio tra la finzione pittorica e la realtà dello spettatore.
- Maggio: eseguito dagli allievi di del Cossa e solo in parte dal maestro. L’apertura di una porta ha causato la perdita della fascia più bassa dell’opera, dedicata al Trionfo di Apollo e al segno dei Gemelli.
- Giugno: l’autore è stato ribattezzato Maestro dagli occhi spalancati, per la modalità con cui ritraeva il volto dei suoi personaggi. Introduce il mese del Cancro ed esalta Mercurio, protettore dei commerci.
- Luglio: eseguito dal Maestro dagli occhi spalancati, è dedicato al mese del segno del Leone ed al Trionfo di Giove.
- Agosto: attribuito a Gherardo di Andrea Fiorini da Vicenza, afferma il Trionfo di Cerere nel segno della Venere.
- Settembre: di Ercole de’ Roberti, omaggia Vulcano e le arti meccaniche.
Palazzo Schifanoia: dal Salone delle Virtù alla stanza aggiunta da Ercole I
Dopo il Salone dei Mesi, la Sala delle Virtù (anche detta degli Stucchi) costituiva l’ambiente più importante di Palazzo Schifanoia ai tempi di Borso d’Este.
Il soffitto a cassettoni policromi vi costringerà a rimanere a lungo con il naso all’insù.
Le virtù che danno il nome a questo salone, destinato alle udienze, qui assumono le sembianze di figure femminili.
Uno sguardo attento si accorgerà dell’assenza della Giustizia che, nell’esecuzione di Domenico di Paris, potrebbe essere personificata dallo stesso Borso d’Este.
Qui, come nella vicina Sala delle Imprese (primo degli ambienti privati di Borso), sono esposte alcune miniature, veri capolavori del tardo Quattrocento.
Il percorso di visita del piano nobile si chiude nella stanza aggiunta da Ercole I alla fine del Quattrocento.
Durante i lavori di restauro del 1976, sulla parete che in origine delimitava l’edificio sul lato orientale, sono emersi alcuni frammenti della decorazione della facciata, voluta da Borso.
Poter ammirare da vicino i colori vividi e le trame geometriche che contraddistinguevano esternamente l’edificio, mi ha regalato davvero una grande emozione.
Grazie alla tecnica del videomapping, che proietta sulla parete il lacerto mancante per completare la decorazione policroma, mi è sembrato inoltre di compiere un vero e proprio viaggio indietro nel tempo.
Il tour torna dunque al piano terra, nelle due sale che espongono una selezione di quadri dell’ASP (Centro Servizi alla Persona), appartenenti ad istituti religiosi cittadini.
A seguire, una cospicua raccolta di marmi e pietre dure, nonché una riproduzione del celebre mosaico delle Colombe di Plinio, provenienti dalla collezione del cardinale Gian Maria Riminaldi.
Visitare Palazzo Schifanoia a Ferrara: orari, biglietti e informazioni pratiche
Il Museo civico di Palazzo Schifanoia è aperto alle visite tutti i giorni (ad esclusione del lunedì), dalle ore 10:00 alle ore 19:00.
La biglietteria, che chiude sempre alle ore 18:00, è accessibile direttamente dall’entrata principale dell’edificio, situato in Via Scandiana, 23 a Ferrara.
Potete arrivare fino a qui in auto e parcheggiare negli spazi disponibili nei dintorni, oppure in treno (Palazzo Schifanoia dista una mezz’oretta di cammino dalla Stazione di Ferrara).
L’ingresso prevede un costo standard di 12 Euro, a cui si applicano alcune riduzioni (consultabili sul sito internet del museo).
Come il Castello Estense di Ferrara, anche il Museo Schifanoia è gratuito nel giorno del compleanno.
Quanti possiedono uno smartphone, dopo aver ritirato il biglietto possono scaricare l’app MIX (Museum Interaction Experience), che funge sostanzialmente da audioguida.
Chi desidera effettuare una visita più approfondita, può richiedere un tour in compagnia di una delle preparatissime guide di In Ferrara, l’ufficio informazioni e accoglienza turistica della città-IAT.
Delizia Estense di Belriguardo: il palazzo preferito di Lucrezia Borgia
Molti hanno l’abitudine di definire la Delizia Estense di Belriguardo come la piccola Versailles degli Estensi.
In effetti, scrutando attentamente il plastico che riproduce l’assetto originario di questa magnifica tenuta (visibile durante la visita), il riferimento al palazzo fatto erigere dal Re Sole, non sembrerebbe poi tanto azzardato.
In realtà però, il palazzo di Belriguardo è stato costruito quasi duecento anni prima della reggia d’oltralpe (1631) e costituisce dunque la prima dimora estiva mai realizzata da una Signoria europea.
Verrebbe dunque da domandarsi se non fossero stati proprio i francesi a prendere spunto dalla residenza che gli Estensi eressero nei dintorni di Ferrara.
I lavori cominciarono nel 1435, su commissione di Niccolò III d’Este e culminarono nella realizzazione di una splendida villa di stile greco-orientale, con due ampi cortili e un giardino all’italiana di 22 ettari (pari ad una ventina di campi da calcio).
Sembra che persino l’architetto Filippo Brunelleschi prese parte all’impresa, fornendo diversi spunti e suggerimenti durante la fase di costruzione.
L’origine del nome e il fattaccio di Belriguardo
Il nome Belriguardo, stando alla testimonianza di Sabadino degli Arienti, sarebbe legato alla magnificenza del palazzo.
Era così bello che non ci si poteva limitarsi a guardarlo una sola volta, ma si sentiva quasi il bisogno di osservarlo più e più volte, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso.
Nel De Triumphis Religionis (1497), il letterato bolognese descrive inoltre minuziosamente ogni angolo della residenza.
Il suo racconto così dettagliato ci consente di ricostruire quello che purtroppo oggi, è visibile solo parzialmente.
Ciò che sappiamo con certezza è che Belriguardo era la residenza preferita di Lucrezia Borgia, seconda moglie di Alfonso I d’Este.
È proprio nei pressi della villa inoltre, che ebbe luogo uno degli episodi più cruenti della contesa tra il cardinale Ippolito e il suo fratellastro Giulio d’Este.
Entrambi si erano innamorati di Angela Borgia (cugina di Lucrezia), che però aveva scelto l’avvenente Giulio.
Non riuscendo ad accettare il rifiuto, il 3 Novembre 1505 il cardinale ordinò che il suo rivale fosse ucciso.
Nell’agguato, noto come il fattaccio di Belriguardo, Giulio venne pugnalato al volto ma, pur avendo perso un occhio, riuscì a salvarsi la vita.
Museo Civico di Belriguardo: le sale espositive
Nel 1630, quando gli Estensi avevano ormai lasciato Ferrara da poco più di 30 anni, il palazzo fu quasi completamente smontato e portato a Modena, la loro nuova sede.
Attualmente infatti, restano visibili il torrione che sovrasta l’imponente ingresso, sei finestre gotiche ad arco acuto e la Sala della Vigna.
Il palazzo oggi è la sede del Museo Civico di Belriguardo, un’esposizione suddivisa secondo ambienti tematici distinti.
Prima di cominciare la visita, ho avuto modo di ammirare lo scalone che anticamente conduceva al salone di rappresentanza, con le pareti affrescate in stile pompeiano.
La gradinata termina dinanzi ad una piccola cappella del Settecento con un’effigie mariana, che risale probabilmente al secolo successivo.
A questo punto, tornati al piano terra, ci siamo diretti verso la sezione archeologica, ricavata in un ambiente che conserva le travi originali del palazzo.
Le teche espongono numerosissimi reperti di età etrusca, romana e bizantina, tra cui alcuni oggetti rari e pezzi unici al mondo.
Ne voglio ricordare quattro, rinvenuti nella necropoli romana di Voghenza (I-III secolo d.C.).
Il primo è un balsamario in sardonice (II secolo d.C.), di provenienza orientale, unico esemplare di questo materiale ad esserci pervenuto nella sua interezza.
Quindi, una tromba di bronzo con il manico in ottone, lunga circa 90 centimetri e ritenuta la più piccola mai trovata di tutta l’età romana.
Infine, due anelli di ambra baltica, la più pregiata d’Europa.
Sul primo è stata ricavata una testa femminile mentre sul secondo si riconoscono un amorino su una biga, altri due amorini seduti e una Nike alata.
Vi giuro che non avevo mai visto nulla di simile!
Sala della Vigna
La sezione rinascimentale coincide con la meravigliosa Sala della Vigna, che con molta probabilità era la vice sala del trono.
Venne realizzata per volere di Ercole II d’Este nel 1537 e richiese maestranze del calibro di Battista e Dosso Dossi, Benvenuto Tisi da Garofalo (collaboratori di Raffaello) e Girolamo da Carpi (collaboratore di Giulio Romano, che curò tutta l’impostazione decorativa).
Il nome è un chiaro richiamo alla decorazione originaria del soffitto, caratterizzata da grappoli d’uva.
Sulle pareti sono ancora in parte visibili le imponenti Cariatidi, che sembrano invitare il visitatore ad ammirare i paesaggi raffigurati all’interno di finte finestre.
È in questo ambiente infine, che si trova il già citato plastico ideato dal Museo del modellismo storico di Voghiera.
Personalmente, lo trovo uno strumento utilissimo per comprendere la stupefacente bellezza del palazzo nel Cinquecento.
Visitare la Delizia Estense di Belriguardo: informazioni pratiche
Per raggiungere la Delizia Estense di Belriguardo in automobile da Ferrara, impiegherete poco meno di 20 minuti.
Se invece avete voglia di esplorare il territorio in una modalità decisamente più tranquilla e salutare, potreste valutare l’idea di attraversare in bicicletta l’Anello dei Borgia.
Il percorso, inaugurato nel 2019, omaggia Lucrezia, figura femminile che fu legatissima a questi luoghi.
È un itinerario circolare che, oltre a Belriguardo, tocca anche la Delizia del Verginese e quella di Benvignante (aperta solo in occasioni speciali), prima di fare tappa a Consandolo.
Il Museo Civico di Belriguardo è aperto dal giovedì alla domenica, dalle ore 09:30 alle ore 12:00 e dalle ore 15:30 alle ore 19:00.
Il biglietto d’ingresso ha un costo di 5 Euro (riduzioni e scontistiche sono disponibili sul sito internet) e consente di accedere alle sale espositive in compagnia di Alessandro Boninsegna, il responsabile del museo.
Delizia Estense del Verginese: la residenza costruita da una donna in provincia di Ferrara
La Delizia del Verginese si presenta come una dimora aggraziata e dai colori caldi e vivaci.
Il 26 Ottobre 1534, Alfonso I d’Este donò questo possedimento a Laura Dianti, sua terza compagna nonché madre di Alfonso e Alfonsino.
È a lei che si deve la trasformazione dell’originario casolare agricolo in una elegante residenza nobiliare.
Laura, che aveva stretto una relazione con Alfonso I alla morte della sua seconda moglie Lucrezia Borgia, conferì alla villa il tipico assetto architettonico dei palazzi d’età rinascimentale.
Sul ruolo che la figlia del berrettaio ricoprì alla corte estense circolano diverse versioni.
Poiché non è pervenuto alcun documento circa le nozze con Alfonso I, alcuni ipotizzano che Laura fosse la sua amante.
Altri tuttavia, controbattono ritenendo che ad una donna coinvolta in una relazione extraconiugale non sarebbe mai stato concesso di stabilirsi in questo edificio, con la corte al seguito.
Suo nipote Cesare fu l’ultimo proprietario estense della Delizia, di cui si privò nel 1590.
Alcuni degli elementi decorativi tuttora visibili all’interno della costruzione (come i telamoni e gli stucchi), sono riconducibili alla seconda metà del Settecento e al Primo Novecento.
Dopo una serie di vicissitudini e gli utilizzi più disparati (durante la Seconda Guerra Mondiale la Delizia del Verginese ospitò gli sfollati della zona), nel 1972 l’immobile venne donato all’Amministrazione Provinciale di Ferrara.
Visitare la Delizia Estense del Verginese e passeggiare nel Brolo
Mentre mi dirigevo verso la Delizia del Verginese in compagnia di Beatrice Orsini, funzionario del Settore Patrimonio Culturale dell’Emilia-Romagna, non ho potuto non notare la torre colombaia, che svetta solitaria oltre il Brolo.
Questo giardino si presentava suddiviso in riquadri, su cui erano disposti ordinatamente alberi da frutto, a cui si aggiungevano piante aromatiche e arbusti.
Riportato di recente al suo impianto originario, è sempre aperto ai visitatori, motivo per il quale risulta alquanto frequentato dagli amanti delle passeggiate all’aria aperta.
Anche il secondo livello del palazzo, raggiungibile dalla scalinata originaria, è stato interessato da una riqualificazione.
Alcuni ambienti ospitano una raccolta di opere di Remo Brindisi e di Federico Bernagozzi, mentre un ampio salone espone la Mostra temporanea della civiltà contadina, una raccolta di modellini ispirati al territorio e realizzati da Mario Maranini.
Sepolcreto dei Fadieni: una necropoli ricostruita nella Delizia del Verginese
Dal 2006 il piano terra della Delizia Estense del Verginese custodisce il cosiddetto Sepolcreto dei Fadieni, rinvenuto a poca distanza da qui e risalente al I-II secolo d.C.
Si tratta di una necropoli familiare, che raggruppa ben quattro generazioni.
Le stele sono disposte nella stessa posizione in cui sono state rinvenute, nell’ambito di lavori agricoli.
Accanto a loro, trovano posto balsamari e contenitori di vetro, oltre a vasellame e monete, parte integrante del corredo funerario.
Grazie ad alcuni totem e contributi video, in lingua italiana e inglese, il visitatore ha modo di saperne di più su questo importante ritrovamento archeologico.
Un’interessante esposizione di stele funerarie e cippi miliari occupa il Lapidario del Museo Archeologico di Bologna. Tra questi, spicca la lapide del mortaio, ritenuta la prima attestazione circa la produzione di un celebre insaccato felsineo. Venite a scoprire quale nell’approfondimento dedicato a Bologna Romana.
Visitare la Delizia Estense del Verginese: orari di apertura e biglietti
La Delizie Estense del Verginese si trova nella frazione di Gambulaga del Comune di Portomaggiore ed osserva i seguenti orari di apertura:
- mercoledì e venerdì, dalle ore 08:30 alle ore 13:30;
- sabato, domenica e festivi, dalle ore 09:00 alle ore 12:30 (da novembre a febbraio chiude alle ore 13:00) e dalle ore 15:30 alle ore 19:00 (da marzo a novembre l’orario di apertura pomeridiano si riduce dalle ore 14:00 alle ore 17:00).
Il biglietto d’ingresso ha un costo di 3 Euro (ridotto 2 Euro, gratuito per i bambini che hanno meno di 6 anni) e può essere acquistato in loco.
Per arrivare fino a qui dalla vicina Belriguardo, occorreranno poco meno di 10 minuti in auto.
Avrete modo di lasciare l’auto presso il parcheggio antistante il palazzo, gratuito per i visitatori.
Castello Estense di Mesola: una fortezza ispirata ai castelli della Loira
Il Castello Estense di Mesola si erge imponente nei pressi della sponda emiliano-romagnola del Po di Goro, a ridosso del confine con il Veneto.
Venne realizzato secondo il progetto di Marcantonio Parsi, su commissione di Alfonso II d’Este, figlio di Ercole II e Renata di Francia, tra il 1578 ed il 1583.
Costui visse a lungo alla corte parigina e tornò in Italia solo in seguito alla morte del padre, per succedergli a capo del ducato.
Non è un caso dunque se, nell’assetto originario, la fortezza sembra ispirarsi al celebre Castello di Chambord, uno dei più fotografati della regione della Loira.
A pianta quadrata, disponeva di quattro torri angolari a cui se ne aggiungeva una quinta (ora scomparsa), dotata di un’orologio d’oro.
Alfonso aveva intuito le enormi potenzialità di questo lembo di terra che si estendeva tra due rami del Po e che gli avrebbe consentito di contendere alla vicina Venezia il controllo dei commerci.
Per questo motivo, pensò di realizzare un nuovo insediamento urbano (una sorta di piccola Ferrara), affiancato da un vasto bosco e protetto da solide mura.
Il duca giungeva fin qui con la sua corte via fiume, a bordo di un bucintoro e vi trascorreva diversi mesi, dedicandosi alla caccia.
Poco dopo la sua morte però, Venezia procedette al cosiddetto Taglio di Porto Viro (1600), creando un canale artificiale che, al fine di evitare l’interramento della laguna e perdere così la supremazia commerciale, avrebbe dovuto convogliare le piene ed i fanghi dovuti alle alluvioni, altrove.
In questo modo Mesola si trovò progressivamente privata del suo diretto sbocco al mare.
I sedimenti invasero rapidamente la Sacca di Goro e le imbarcazioni non riuscirono più ad avvicinarsi alle mura, condannando il maniero ad una inevitabile decadenza.
Museo del Bosco e del Cervo della Mesola
Oggi il Castello Estense di Mesola è aperto al pubblico e si articola su due livelli.
Il primo piano è occupato da un’esposizione permanente dal titolo: In lode della Mesola. Il castello, le mura, il barco.
È suddivisa in dieci sale e raccoglie testimonianza video, documenti e cartografie sull’evoluzione della fortezza.
Nell’ambiente più ampio, destinato ad eventi e conferenze, si colloca il fregio Le Statue d’Oro, eseguito da Cesare Laurenti, nativo di Mesola, per la Biennale di Venezia del 1903.
L’opera nel complesso occupa circa 40 metri ed omaggia alcune delle figure più rappresentative dell’arte italiana, soprattutto di quella rinascimentale.
Il secondo piano invece, è occupato dal Museo del Bosco e del Cervo della Mesola.
Qui, non solo è possibile approfondire i più disparati aspetti legati alla Riserva Naturale della Mesola e ai cervi che la popolano ma, grazie allo schermo collegato ad una webcam, si possono osservare (e ascoltare) i circa 300 esemplari nel loro habitat.
Dovete sapere infatti che il cervo che popola la Riserva Naturale della Mesola, è autoctono e vive praticamente soltanto qui.
Nonostante parte dell’area boschiva sia sempre aperta al pubblico, l’unico modo per avvicinarsi ai cervi è partecipare ad uno dei tour organizzati da Aqua.
Visitare il Castello Estense di Mesola: consigli utili
Se desiderate visitare il Castello Estense di Mesola in compagnia di una guida, potete contattare telefonicamente lo staff al numero: +393391935943 e prenotare la partecipazione ad uno dei tour previsti agli orari stabiliti, ovvero:
- sabato e domenica, alle ore 09:30, 12:30, 15:00 e 18:00.
Coloro che vogliono esplorare la fortezza in autonomia, possono richiedere un’audioguida, che è gratuita e disponibile in italiano e in francese.
Il biglietto può essere acquistato direttamente all’ingresso, al costo di 5 Euro (ridotto 3 Euro, gratuito per i bambini fino a 6 anni).
Per arrivare fino a qui dalla Delizia Estense del Verginese impiegherete circa tre quarti d’ora e potrete lasciare l’auto nel parcheggio antistante il castello.
La fortezza di Mesola è l’ultima tappa del nostro itinerario in provincia di Ferrara, alla scoperta di Palazzo Schifanoia e delle altre Delizie Estensi attualmente aperte alle visite.
Spero che questo percorso dedicato ad alcuni dei gioielli architettonici del Rinascimento vi abbia appassionato.
A proposito, quali e quante, tra le residenze estive degli Este, sono quelle che avete già visitato?
4 risposte
Bellissima l’etimologia del nome di questo palazzo, di cui non avevo più memoria. Sono stata a Ferrara più o meno 25 anni fa con un’amica, e un pò per il tempo trascorso un pò perchè in gioventù pensavo più al divertimento che all’arte, non ho visitato questa dimora. Ma rimedierò.
Ferrara e la sua provincia: un meraviglioso territorio da scoprire.
Sono stata a Ferrara ma non ho visitato Palazzo Schifanoia, peccato! Mi sembra proprio un di quei luoghi storici che potrebbero piacermi e in cui mi potrei totalmente perdere tra fotografie e video dedicati!
Palazzo Schifanoia è un gioiello ma ti assicuro che le altre Delizie Estensi non sono da meno. Ti consiglio l’itinerario completo.