Esplorare le stanze di Palazzo Tozzoni, elegante casa museo che svetta nel centro di Imola, è come ritrovarsi a passeggiare tra le pagine di uno dei romanzi di Jane Austen o finire sul set di una puntata di Bridgerton.
Varcare la soglia del sontuoso edificio, che fu la residenza dell’omonima famiglia toscana per cinque secoli, vi consentirà infatti di vivere un’esperienza che ha molto poco in comune con i classici percorsi museali.
Le statue, i ritratti, i mobili e tutti gli altri oggetti e complementi d’arredo, sono disposti in modo tale da indurre il visitatore a chiedersi dove si nasconda il varco spazio-temporale.
Dal salottino di Giuditta alla biblioteca, dalla sala da pranzo alla cucina, passando per gli appartamenti ed il salone di rappresentanza, tutto sembra bloccato all’interno di un fermo immagine, lungo circa mezzo millennio.
Palazzo Tozzoni: l’elegante residenza di Imola che è diventata una casa museo
Nonostante la famiglia Tozzoni si fosse stabilita a Imola già a partire dal Quattrocento, l’edificio che oggi porta il suo nome ha preso forma solo tra il 1726 ed il 1738.
All’epoca, in corrispondenza dell’odierna Via Garibaldi si ergevano infatti due fabbricati distinti, che poco si adattavano al nuovo prestigio economico e sociale dei ricchi proprietari terrieri lucchesi, divenuti conti nel 1666, quando Ciro Tozzoni acquisì il titolo.
Sotto la supervisione di Alfonso Torreggiani e Domenico Trifogli, si procedette alla realizzazione della facciata, di un loggiato al piano terra e di un elegantissimo scalone, impreziosito da due statue eseguite da Francesco Janssens e da stucchi decorativi.
Palazzo Tozzoni a Imola: dal salone di rappresentanza all’appartamento Barocchetto
L’imponente gradinata, che collega il cortile al piano nobile, conduce al salone di rappresentanza, dove spiccano alcune tele provenienti dalla cospicua collezione di famiglia che, nel complesso consta di circa 170 quadri.
Sulla parete situata esattamente di fronte all’ingresso si intravede ciò che resta di un grande affresco, raffigurante lo stemma dei Tozzoni (il cervo bianco rampante) accanto a quello di un’altra famiglia (probabilmente i Sassatelli, con cui Ciro s’imparentò dopo le nozze).
La decorazione sul soffitto, che rivela il carro del Sole, è andata distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ed è stata rifatta completamente al termine del conflitto.
Ai lati della sala si aprono due passaggi distinti.
Il primo conduce alle stanze dell’appartamento Barocchetto, messo a punto tra il 1736 ed il 1738, mentre il secondo porta alle camere dell’appartamento Impero, predisposto nel 1819.
Giuseppe Ercole Tozzoni, dopo essere rimasto vedovo della prima moglie, Margherita Casali, nel 1738 sposò in seconde nozze Carlotta Beroaldi.
La giovane era la nipote del cardinale Prospero Lambertini, che di lì a due anni sarebbe stato proclamato Papa col nome di Benedetto XIV.
Non è un caso dunque se, il primo ambiente dell’appartamento Barocchetto, sia proprio il cosiddetto salotto del Papa.
Oltre a essere finemente decorato, ancora oggi appare dominato dal busto bronzeo che ritrae il pontefice, posto al centro della camera.
E che dire della stanza dell’alcova? Tra queste mura dormirono ben due sovrani, Carlo Emanuele III nel 1742 e Vittorio Emanuele III nel 1908.
Una curiosità: sicuramente noterete lo specchio collocato sulla parete, in fondo alla camera.
Si tratta di una porta falsa, uno stratagemma utilizzato a quei tempi per far sembrare gli ambienti molto più grandi di quanto non fossero in realtà.
Palazzo Tozzoni a Imola: l’appartamento Impero e il manichino di Orsola Bandini
Decisamente meno estroso del Barocchetto è l’appartamento Impero, improntato secondo uno stile più lineare, proprio del gusto neoclassico.
Nonostante la maggiore sobrietà, anche questa camera da letto presenta almeno un elemento decorativo assolutamente degno di nota.
Sto parlando del finto tendaggio che ricopre tutte e quattro le pareti. Io lo trovo magnifico!
Alla base della riorganizzazione degli ambienti, che occupano l’ala orientale di Palazzo Tozzoni a Imola, vi fu nuovamente un matrimonio.
Nel 1819 Giorgio Barbato Tozzoni prese in moglie la giovane faentina Orsola Bandini (è a lei che appartiene il busto di gesso nel salotto dell’appartamento).
La loro non fu un’unione propriamente felice perché persero l’unico figlio, Alessandro, quando aveva solo due anni.
Orsola non si riprese mai da quel terribile dolore e nel 1836, all’età di 39 anni, morì.
Non riuscendo ad accettare la scomparsa dell’amata, Giorgio escogitò un modo per sentirla più vicina a sé.
Commissionò la realizzazione di un manichino a grandezza naturale, che fu rinvenuto solo durante alcuni lavori al piano nobile, in uno degli armadi dell’archivio, dove tuttora è esposto.
Era necessario che fosse somigliante in tutto e per tutto alla defunta e che avesse gli arti snodabili, così da facilitarne il posizionamento all’interno degli appartamenti del palazzo.
Fornì personalmente i capelli (veri) di Orsola, così come la biancheria intima, le calze, i guanti, le scarpe e l’unico vestito che non era stato ancora restituito a sua madre, un meraviglioso abito blu.
Vi assicuro che l’incarnato è decisamente realistico.
È stato rifinito con colori ad olio e rivela un cenno di rossetto sulle labbra appena aperte della donna, quasi ad abbozzare un sorriso.
Dalla stanza dei comodi alla vasta biblioteca di famiglia
La cosiddetta stanza dei comodi (ovvero, il bagno), a cui si affiancano un salottino ed una piccola camera da letto, è raggiungibile grazie ad un corridoio coperto, ricavato a partire dall’originaria veranda che sovrasta il cortile.
La rampa di scale, anticamente riservata alla servitù, porta al piano inferiore.
Oltre ad un’ampia cucina, soffermatevi al cospetto della lussuosissima sala pranzo, apparecchiata con un servizio di ceramica alsaziana ed una splendida tovaglia di Fiandra.
Il vicino salottino di Giuditta, che prende il nome dalla protagonista della vicenda biblica illustrata nelle lunette, cela un piccolo segreto.
Se alzate lo sguardo verso il soffitto, noterete la presenza di una volta ad ombrello, tipicamente quattro-cinquecentesca.
Si tratta di un elemento architettonico appartenente al periodo che precede la riorganizzazione del palazzo in una sola, grande residenza nobiliare.
Il salotto giallo, destinato alla conversazione, introduce il visitatore alla biblioteca di Giorgio Barbato Tozzoni, uomo molto colto nonché appassionato di numismatica.
Gli scaffali ospitano circa 2000 volumi.
Il centro della stanza è occupato da uno scrittoio, su cui troneggia una piccola statua di Napoleone Bonaparte, verso cui il conte nutriva una certa simpatia politica.
Oltre a numerosi ritratti di famiglia, non mancano le fotografie che testimoniano lo stretto legame intercorso tra Francesco Giuseppe Tozzoni e il sovrano Vittorio Emanuele II.
Il conte aveva intrapreso la carriera militare e si era imbarcato sulla nave Vettor Pisani, circumnavigando il globo.
Dopo essere rientrato in Italia assunse l’incarico di maestro delle cerimonie presso la Real Casa Savoia.
Poiché sua moglie Vittoria Torreggiani non gli aveva dato figli, lasciò il palazzo alla nipote Sofia Serristore Tozzoni.
Quest’ultima nel 1975 decise di donare la residenza, appartenuta alla sua famiglia da generazioni, alla collettività.
Palazzo Tozzoni divenne una casa museo nel 1981.
Dal 2023 infine, possiede il prestigioso marchio Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna, conferitogli dal Settore Patrimonio della Regione Emilia-Romagna.
Visitare Palazzo Tozzoni a Imola: orari e biglietti
Come il Museo di San Domenico e la Rocca Sforzesca, Palazzo Tozzoni ricopre un ruolo di primo piano nella proposta culturale del Comune di Imola.
La casa museo è aperta alle visite:
- il venerdì (dalle ore 15:00 alle ore 19:00),
- il sabato e la domenica (dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 19:00).
Il biglietto standard ha un costo di 4 Euro, ma sono previste diverse riduzioni e scontistiche (trovate maggiori informazioni sul sito internet di Imola Musei).
Dove si trova Palazzo Tozzoni e come arrivare a Imola
L’antica residenza della famiglia Tozzoni si trova in Via Garibaldi, 18, nel cuore di Imola, in provincia di Bologna.
Potete arrivarci comodamente in automobile e usufruire di alcuni dei parcheggi che si trovano nelle vicinanze del palazzo.
Se ne contano almeno tre, rispettivamente in Via Zappi, in Via Venturini e in Via Saffi.
Chi non ha voglia di guidare, può valutare l’idea di prendere uno dei numerosi treni regionali, che partono quotidianamente da Bologna.
La stazione ferroviaria di Imola infatti, dista solo una decina di minuti a piedi da Via Garibaldi.
Vi ho convinti a visitare Palazzo Tozzoni e a scoprire più da vicino le vicende storiche e personali della famiglia che qui dimorò per cinque secoli?
13 risposte
Ricorda molto, nell’opulenza, Palazzo Reale di Torino. Non sono mai stata a Imola ma credo sia una città molto interessante dal punto di vista storico e artistico, e questa residenza ne è la testimonianza.
Non conoscevo Palazzo Tozzoni pur avendo visitato Imola in passato, ma per solo poco più di una mezza giornata. Devo dire che mi sembra bellissimo ed estremamente ben tenuto, forse un po’ inquietante l’idea del manichino, ma sicuramente affascinate. Quando ricapiteremo in zona sicuramente gli faremo una visita.
Ti suggerisco la visita, non rimarrete delusi.
Leggere di questo palazzo mi riporta in mente la visita alla Veneria Reale. Sforzi, storia e momenti intimi della vita di alcune fortunate persone che hanno fatto la storia d’Italia
Wow, che bel paragone!
Adoro le case museo e i palazzi storici trasformati in esse, in questo modo si valorizza il luogo e si permette a tutti di conoscere la storia di quel luogo e delle famiglie che lo hanno abitato. Non sono mai stata a Imola ma questo palazzo mi ispira davvero tanto!
Ti consiglio la visita, sono certa che ti piacerà.
Molto triste la storia di Orsola e Giorgio, e di quest’ultimo che spostava il manichino della sua amata negli ambienti.
La tua descrizione trasmette l’anima del palazzo.
Affascinanti la porta specchio nascosta e i finti tendaggi decorativi.
Merita davvero una visita.
Una visita che davvero merita il viaggio fino a Imola! Trovo abbastanza impressionante il manichino con tanto di capelli e biancheria di una defunta…l’arredo invece è meraviglioso in ogni stanza, concordo con te sul panneggio dipinto nella camera da letto che è veramente incredibile
Io lo trovo un gesto dettato dall’amore incondizionato e dal dolore per la perdita della donna amata. Sono certa che Palazzo Tozzoni ti piacerà molto.
La storia del manichino la trovo un pò inquietante, mi ricorda la vicenda del pittore Kokoschka che fece una cosa analoga per il suo grande amore Alma, che però non era morta, ma lo aveva mollato!
Mi piace pensare che sia il gesto estremo di una persona innamorata ma al contempo molto sofferente.