Sunshine Blogger Award: riconoscimento inaspettato

questo è il logo del sunshine blogger award, riconoscimento virtuale del blogging

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Nel momento in cui ho ricevuto la nomination al Sunshine Blogger Award, riconoscimento che non avrei mai immaginato di ricevere a meno di un anno dall’apertura di questo blog, ne sono stata davvero onorata.

E non solo perché si tratta di un premio virtuale che viene assegnato annualmente da blogger ad altri blogger (averlo ricevuto mi conforta del fatto di essere già percepita come una collega anche se sono una neofita nel mondo del blogging) ma anche perché la nomination è arrivata da Simona e Domenico del blog Usa la valigia, una coppia di viaggiatori abituata a far sognare il proprio pubblico di lettori con racconti e approfondimenti sui loro viaggi oltreoceano.

Ho conosciuto i due blogger marchigiani su Instagram e col tempo mi sono appassionata ai racconti dei loro viaggi on the road alla scoperta degli Stati Uniti d’America.

Curiosità, aneddoti, diari e consigli di viaggio che non si limitano alle località più rinomate, ma che si avventurano attraverso rotte spesso poche note e ci portano così, attraverso i loro occhi, alla scoperta della vera provincia americana, quella che va oltre l’immaginario collettivo di noi europei cresciuti col mito del nuovo mondo.

Sunshine Blogger Award: la mia nomination

Come un’antica tradizione che si rinnova da sempre e di cui ormai non se ne conosce l’origine né l’inventore, il Sunshine Blogger Award viene assegnato virtualmente a cadenza annuale.

Ogni premiazione che si rispetti prevede una precisa liturgia, un cerimoniale da seguire con dovizia e ossequio.

Se durante la notte degli Oscar ciascuna nomination va motivata, sappiate che anche l’assegnazione di questo riconoscimento virtuale non può essere da meno.

Il mio blog nello specifico, è stato premiato per la sua narrazione coinvolgente, per la passione e le emozioni trasmesse durante i racconti di viaggio e per l’accuratezza nei dettagli col fine di fornire ai lettori una visione schietta e sincera di ciascun itinerario.

Sunshine Blogger Award: quali sono le regole di questo riconoscimento virtuale

Colui che ha ricevuto la nomination al Sunshine Blogger Award deve:

  • ringraziare i blogger che lo hanno premiato;
  • riportare il regolamento del Sunshine Blogger Award;
  • mostrare il logo ufficiale di questo premio virtuale del blogging;
  • rispondere alle domande di un’intervista preparata dagli stessi blogger che lo hanno nominato;
  • nominare a sua volta uno o più blogger a cui assegnare questo riconoscimento e specificarne il motivo;
  • preparare un elenco di domande alle quali i blogger da lui nominati dovranno rispondere.
il celebre logo del sunshine blogger award

Sunshine Blogger Award: l’intervista

Qual è stato il viaggio che ti ha segnato/insegnato di più?

Sono da sempre una persona assetata di sapere. Per questo motivo, ai tempi della scuola, non mi limitavo a studiare sui miei libri di testo, soffermandomi sui paragrafi assegnati dai docenti, ma amavo approfondire gli argomenti sui vecchi libri di scuola di mio fratello maggiore o di mia madre.

Allo stesso modo, quando pianifico un viaggio, mi documento minuziosamente e confronto più fonti, con l’obiettivo di stabilire un contatto profondo con il luogo che sto per visitare, di entrare in empatia con il popolo che sto per incontrare.

New York, Chiang Mai, Bangkok, Istanbul sono sicuramente tra le destinazioni che mi hanno segnato maggiormente e per diversi motivi.

Tuttavia, se dovessi eleggerne una, penso che incoronerei la turca Istanbul e vi spiego subito il perché.

Ho visitato Istanbul nel 2013, quando la Turchia era attraversata da una serie di proteste contro il presidente del consiglio Erdogan. Pensate che l’origine di questi tumulti, fu un sit in di sole cinquanta persone, contrarie alla costruzione di un centro commerciale al posto del parco di Gezi, nel centro di Istanbul.

In breve tempo il grido dei manifestanti raggiunse però le altre città turche e l’eco che ne derivò fu davvero forte. L’opinione pubblica di tutto il mondo si indignò davanti alle dure repressioni che il presidente turco aveva messo in atto contro quella che era iniziata come una protesta pacifica, di un gruppo ristretto di cittadini.

Quando giunsi in città passai molte volte davanti al luogo dove tutto era iniziato, la grande Piazza Taksim e vidi il parco Gezi, in una clima di calma e ordinaria quotidianità.

Mi dedicai così serenamente alla scoperta di quella città, posta tra due continenti: l’Europa e l’Asia, con i confini ben definiti dal canale del Bosforo.

Mi emozionai fino alle lacrime quando, coprendomi il capo con una maglietta trovata per caso all’interno della mia borsa, varcai la soglia della Basilica di Santa Sofia, nota anche come Grande Moschea Benedetta della Grande Hagia Sophia.

Questo edificio rappresenta ancora oggi, il luogo più bello che io abbia mai visitato.

Antica sede del patriarcato di Costantinopoli, durante la Quarta Crociata fu saccheggiata dai cristiani latini e trasformata in una cattedrale cattolica di rito romano (1204-1261). Lo rimase per oltre due secoli finché nel 1453 i turchi ottomani entrarono con forza e profanarono l’edificio, poi convertito in una moschea.

Nel 1931 la moschea fu sconsacrata e Santa Sofia divenne un museo. Si svolsero imponenti lavori di ristrutturazione e se ne vietò l’utilizzo come luogo di culto.

Finalmente tutto il mondo sarebbe potuto giungere a Istanbul per poterla ammirare.

Per quanto mi riguarda, la spettacolarità degli interni di Santa Sofia risiede nella sua capacità di far rivivere al visitatore i diversi momenti storici di cui è stata protagonista e il suo passaggio da luogo di culto cristiano a musulmano.

Un elemento su tutti mi ha colpito nel profondo. I turchi ottomani al loro arrivo si affrettarono a ricoprire sulle pareti della chiesa tutti i simboli del Cristianesimo, da quel momento sconfitto. Tutti tranne uno.

Non sapendo cosa rappresentasse quel pesce stilizzato riprodotto in più punti non lo eliminarono, ritenendo che avesse una funzione puramente decorativa.

In realtà, il pesce era un simbolo caro al culto cristiano cattolico. Esso aveva rappresentato per i primi cristiani, perseguitati e costretti a riunirsi nelle catacombe, la presenza di Cristo, in mezzo a loro.

Ichtys, “pesce” in greco antico, era l’acronimo di: Iesous Christos Theou Yios Soter, ovvero “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.

Ma questo i turchi non lo sapevano e così involontariamente, fecero sì che quell’edificio continuasse a mostrare i segni del suo antico passato.

Nel 2019 il presidente Erdogan stabilì che Santa Sofia sarebbe tornata ad essere una moschea e che il museo sarebbe stato definitivamente chiuso. Da quel momento l’edificio avrebbe avuto la sola funzione di luogo di culto e preghiera per i musulmani.

Capite quindi che valore inestimabile acquisisce oggi quel mio viaggio del 2013 e quell’emozione impressa nei miei occhi, che non dimenticherò mai.

La mia visita alla basilica di Santa Sofia nel 2013

Qual è il viaggio che non rifaresti?

Da ciascuno dei miei viaggi sono sempre tornata carica di entusiasmo (oltre che di fotografie e aneddoti da raccontare) tranne che in una occasione.

Ero arrivata a Marsiglia con un volo super economico con l’idea che quella sarebbe stata la base perfetta per un tour della Costa Azzurra e per alcune escursioni nella vicina Provenza.

Avevo prenotato in un hotel di una nota catena alberghiera nei pressi della stazione ferroviaria e ben presto capii quanto quella scelta fosse stata azzeccata.

Non solo ho trovato la città di Marsiglia sporca, poco curata e maleodorante, ma una sera, durante la cena in hotel ho avuto persino un incontro ravvicinato con un grosso ratto.

Uno dei camerieri, offrendomi la possibilità di cenare in un’altra ala dell’albergo, si lasciò scappare in maniera neanche troppo velata che la presenza di roditori era abbastanza comune in città.

Alla luce della mia esperienza, mi sento di consigliare una breve visita a Marsiglia, che tocchi almeno la splendida Basilica Notre Dame de la Garde e una passeggiata al quartiere La Panier.

L’aspetto più interessante della cittadina infatti, è il cospicuo numero di linee della rete ferroviaria che la collega a tutte le principali località della Costa Azzurra e della Provenza.

Non solo Nizza e Cannes quindi, ma anche Aix en Provence e La Ciotat ad esempio.

Una menzione particolare la meritano infine gli splendidi calanchi, che caratterizzano la costa rocciosa e frastagliata che da Marsiglia arriva a Cassis. Dalle forme appuntite e spigolose, sono praticamente visitabili solo via mare con dei tour in barca prenotabili in loco. Unico neo: il tour non prevede una sosta per il bagno in mare.

Hai mai incontrato persone in viaggio con le quali sei rimasta in contatto?

Il mio primo viaggio all’estero da sola (senza contare le gite alla Repubblica di San Marino) mi ha portato a soggiornare per venti giorni a Londra quando avevo appena quindici anni.

Per me, quell’esperienza condivisa con altre centinaia di coetanei provenienti da tutta Italia all’interno di un vero college inglese, fu davvero straordinaria.

Se il primo giorno eravamo dei perfetti sconosciuti, dopo una settimana di convivenza all’interno del campus, tra le ore trascorse in aula e le attività ricreative, eravamo diventati una famiglia.

Non nascondo che le lacrime che versai al momento del rientro in italia, più che di felicità per il ritorno a casa, erano motivate dalla consapevolezza che quella splendida esperienza vissuta all’estero, fosse giunta davvero al termine.

All’epoca non esistevano i social network e non ci si scambiava l’indirizzo di posta elettronica ma quello di residenza.

Cominciarono così dei lunghi rapporti epistolari nei quali si condividevano gioie e dolori della nostra vita di adolescenti e che poi, quando ci si dovette trasferire altrove per frequentare l’Università, inevitabilmente si interruppero.

Sarebbe bello fare una rimpatriata, non appena sarà possibile tornare ad incontrarsi e ad abbracciarsi.

Qual è il piatto più buono e quello più strano che hai assaggiato in viaggio?

Sono un’amante dei dolci e non resisto davanti a:

  • un ottimo pasteis de nata, delizia tipica del Portogallo, preparato con pasta di sfoglia farcita con una crema a base di panna e uova;
  • una fetta di Sachertorte, come quella che ho assaggiato in due caffè viennesi, il Demel ed il Cafe Sacher, rigorosamente servita con un pò di panna fresca.

Tuttavia, se dovessi scegliere la miglior cucina mai provata in viaggio, non avrei alcun dubbio, si tratta di quella siciliana. Devo ammetterlo, durante il mio tour delle Isole Egadi, ho assaggiato alcuni tra i piatti più saporiti e gustosi mai provati prima, sia dolci che salati.

Ed è proprio uno degli street food più caratteristici della Trinacria che mi sento di incoronare come il piatto più buono assaporato in viaggio: sua maestà, l’arancino.

Si tratta di una palla di riso impanato e fritto, del diametro di circa 8-10 cm, farcito con ragù, piselli e caciocavallo oppure prosciutto cotto e mozzarella. Il nome viene fatto derivare proprio dalla sua forma sferica, che ricorda appunto quella di un’arancia.

Un unico dubbio rimane ancora irrisolto: si dice arancino o arancina?

Al di là delle diverse inclinazioni, una cosa è certa: è irresistibile.

Ecco, questo non è proprio quello che ho pensato davanti alle bancarelle di grilli, cavallette e scorpioni fritti, che ho visto (e non assaggiato) in Thailandia. Lo ammetto, non ho avuto il coraggio di provare quello che è sicuramente il cibo più strano che abbia mai visto.

Pensate che gli esperti lo definiscono il cibo del futuro poiché, di tutte le specie presenti nel mondo, ben 1900 di esse sono commestibili. Sarà proprio così?

gli arancini assaggiati a Erice, in Sicilia

Qual è la più grande pazzia che hai fatto in viaggio?

Al momento non mi è mai capitato di fare pazzie durante i miei viaggi, o forse si tratta di situazioni talmente folli che la mia mente si rifiuta di farmele ricordare!

Mai avuto un imprevisto in viaggio? Se sì, panico o sangue freddo?

Di imprevisti ne ho avuti parecchi, fortunatamente mai nessuno con conseguenze gravi ma solo situazioni che poi sono finite per diventare oggetto di chiacchiere tra amici, semplici aneddoti da viaggiatore.

Ne voglio ricordare un paio.

Ero a Porto per un viaggio itinerante nel nord del Portogallo. Il giorno del mio volo di rientro era prevista, proprio allo stadio di Porto, la finale del campionato di Uefa Nations League, una competizione calcistica che vede fronteggiarsi le squadre nazionali dei vari Paesi europei iscritti alla federazione.

Il match in programma vedeva protagonista proprio la squadra di casa, ovvero il Portogallo, contro l’Olanda (finì 1-0 a favore dei padroni di casa).

La città di Porto era in fermento, le strade principali in tilt, ed il taxi chiamato dal receptionist dell’hotel in cui alloggiavo non riusciva ad arrivare.

Come avrei potuto sapere al momento della prenotazione del volo, che il mio aereo sarebbe dovuto decollare proprio durante la finale di un torneo di calcio disputata dalla squadra di casa?

Quando il taxi arrivò, avevo ormai perso ogni speranza di riuscire a prendere il mio volo. Durante tutto il tragitto in auto mi adoperai per individuare soluzioni alternative e finii per vedere in un volo con scalo a Barcellona, previsto per quella sera, l’unica via d’uscita.

Fortunatamente andò in maniera diversa. Quando arrivai in aeroporto vidi che l’imbarco dei passeggeri si stava svolgendo molto lentamente e non trovai molta fila ai controlli di sicurezza.

Tutto è bene quel che finisce bene, direte voi. E invece un secondo imprevisto mi capitò all’arrivo a Bologna.

Dopo aver ritirato il bagaglio, mi diressi frettolosamente verso l’uscita, desiderosa di rientrare a casa e rilassarmi dopo il trambusto che aveva caratterizzato quella giornata.

Ma il cane antidroga si scaraventò sul mio bagaglio a mano. La polizia aeroportuale mi fece cenno di seguirli, mi vennero chieste le generalità mentre il contenuto del mio bagaglio finì rovesciato su un tavolo per essere controllato minuziosamente. Sapevo di non avere nulla da temere ma non vi nego che, anche se solo per un minuto, ho pensato che qualcuno avesse potuto infilare qualcosa di illegale nel mio bagaglio.

Fortunatamente, anche questa volta tutto finì bene e la trama che avevo immaginato si rivelò per essere vera soltanto nella mia fantasia.

Una meta poco conosciuta dei tuoi viaggi che vorresti far conoscere?

Uno dei viaggi che mi ha stupito maggiormente per la bellezza dei luoghi, per l’unicità dei paesaggi e anche per l’ottimo cibo, è senza dubbio il Portogallo.

Ho visitato il Paese iberico ben due volte.

Nel primo caso, facendo tappa a Lisbona, ho scoperto le bellezze della costa meridionale mentre nel secondo, con base a Porto, mi sono avventurata nel nord del Paese.

In questa seconda visita, sono rimasta letteralmente affascinata dal Santuario Bom Jesus di Monte, che si trova nella cittadina di Braga.

Questo edificio sacro si erge sulla sommità di una scalinata barocca composta da ben 577 gradini.

Oltre a essere un bene protetto dall’UNESCO, l’intera area rientra nella Via Sacra.

Pensate che anticamente, in atto di penitenza, i pellegrini lo attraversavano sulle ginocchia.

Le statue disposte sulla scalinata rappresentano i cinque sensi e le tre virtù, e la salita verso l’alto, indica la capacità dei fedeli di liberarsi dalle tentazioni dei sensi e abbracciare le virtù cardinali, ottenendo così la salvezza eterna.

La maestosità delle statue barocche, la grandiosità del santuario e la splendida vista sulla città di Braga, vi faranno dimenticare ogni fatica nel raggiungere la vetta, ve lo garantisco.

la scalinata del santuario Bom Jesus do Monte di Braga

Come riesci ad affrontare la mancanza dei viaggi in questo periodo?

Caratterialmente sono una persona che non si perde mai d’animo e anche se mi manca terribilmente ognuno dei gesti che hanno sempre accompagnato i miei viaggi in giro per il mondo, dall’acquisto di una guida, alla preparazione del bagaglio, dal noleggio auto alla prenotazione delle strutture ricettive, posso dire di non aver mai smesso di viaggiare.

Questo perché i miei spostamenti si sono semplicemente adattati alle ordinanze che, da un anno a questa parte, definiscono quasi ogni aspetto della nostra vita, inclusa la possibilità di viaggiare.

Quando ci è stato concesso di muoverci liberamente all’interno della Regione, ho visitato antichi borghi medievali, castelli e musei, quindi ho riscoperto le bellezze naturali dei piccoli Comuni che popolano la provincia della città in cui vivo, e che in alcuni casi non avevo ancora mai visto di persona.

Infine, ho colto l’opportunità di viaggiare fino in Olanda, anche se solo con la fantasia, grazie alla recente apertura di un vivaio di tulipani alla periferia della mia città.

Il viaggiatore non smette mai di essere tale.

Può modificare le sue abitudini, cambiare i suoi itinerari, ma non può rinnegare la sua natura.

Il vivaio di tulipani recentemente inaugurato a Bologna, nel quartiere navile

Sunshine Blogger Award: la mia nomination

Con grande piacere conferisco il riconoscimento virtuale del Sunshine Blogger Award 2021 a Babi del blog Wanderlustintravel.

Questa la mia motivazione:

Babi è una brasiliana trapiantata a Milano e nei suoi racconti di viaggio emerge con forza tutta la solarità delle sue origini sudamericane, unita alla determinazione e all’ambizione tipiche della metropoli meneghina.

I suoi racconti offrono consigli chiari, semplici e genuini che forniscono al lettore tutti gli elementi necessari da prendere in considerazione prima di intraprendere un viaggio, sia che si tratti di una gita fuori porta, sia che si tratti di un volo intercontinentale.

Queste le domande a cui Babi dovrà rispondere:

  • Come pensi che la tua vita, vissuta tra il Sudamerica e l’Italia abbia influito sul modo di vivere e raccontare i tuoi viaggi?
  • Secondo te come sarebbe stata la tua vita se non avessi mai fatto quel viaggio che ti ha portato in Italia?
  • Come e quando ti sei avvicinata al mondo del blogging?
  • Il tuo futuro lo vedi in Italia, in Brasile o … (continua tu la frase)?
  • Hai mai viaggiato da sola e se sì, mi racconti com’è andata?
  • Hai mai dovuto affrontare un imprevisto in volo? Raccontami cosa è successo
  • Hai mai avuto problemi a comunicare con una lingua che non conoscevi? Se sì, dove ti trovavi?
  • Se da domani ci dicessero che si può volare liberamente in tutto il mondo, qual è il primo posto in cui andresti e perché?

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