Tra i monumenti commemorativi più importanti di Napoli, non posso non annoverare la tomba dei poeti Virgilio e Leopardi, nel Parco Vergiliano a Piedigrotta.
Questo giardino, collocato a pochi metri dalla stazione in stile liberty di Mergellina, viene spesso confuso con il Virgiliano, un parco altamente panoramico del quartiere Posillipo.
Io stessa, nel pianificare insieme a Laura l’itinerario del nostro ultimo viaggio a Napoli, ho fatto molta fatica a reperire informazioni circa il Parco Vergiliano, tant’è che ad un certo punto ho persino dubitato della sua esistenza.
Tuttavia, il desiderio di vedere da vicino sia la tomba di Publio Virgilio Marone che quella di Giacomo Leopardi, due tra i poeti più significativi della mia formazione prima scolastica e poi accademica, era talmente forte che, in un modo o nell’altro, avrei dovuto raggiungere questo luogo quasi leggendario della città di Napoli.
Al pari delle fatiche di Ercole o del viaggio di Ulisse verso Itaca, la nostra avventura si presentava già dal suo esordio, come qualcosa di mitologico.
Curiosi di sapere com’è andata a finire? Cominciamo.
La tomba di Virgilio e di Leopardi a Napoli: Parco Vergiliano
Il Parco Vergiliano di Napoli diventò una proprietà dello Stato solo dopo l’Unità d’Italia, quando venne riqualificato e quindi inaugurato nel 1930, in occasione dei duemila anni dalla nascita di Virgilio.
Al suo interno è stato ricavato un sentiero che sale lungo le pendici collinari di Posillipo, in un tripudio di profumi e colori. Lungo tutto il percorso spiccano, seminascoste tra gli arbusti, alcune iscrizioni.
Si tratta di brevi compendi che spiegano quando e come, ciascuna varietà botanica, è apparsa nelle opere virgiliane.
In un angolo ad esempio, si ergono le piante che, secondo Virgilio, fornirono il legname necessario per costruire il Cavallo di Troia, ovvero:
- pinus nigra, per serrare l’apertura laterale del cavallo di legno;
- quercus robur, per le travi incrociate poste all’interno del cavallo;
- albies alba e acer campestris per i fianchi.
Il primo monumento che incontrerete durante il tragitto in salita è un’edicola, collocata per volontà di Pietro d’Aragona nel 1668.
Qui, con alcune iscrizioni, il visitatore viene messo al corrente della presenza, all’interno del parco di Napoli, della tomba di Virgilio.
A pochi metri del resto, si trova un busto dell’autore dell’Eneide, donato al giardino nel 1931 da un gruppo di studenti dell’Accademia dell’Ohio.
Proseguendo verso l’alto e superando uno stretto tornante, si sopraggiunge alla tomba di Leopardi, introdotta simbolicamente da una ginestra, proveniente dal Parco Nazionale del Vesuvio.
La tomba di Leopardi a Napoli
Il sepolcro che ospita le spoglie del poeta Giacomo Leopardi (1798 – 1838), inizialmente era collocato all’interno nella Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta.
Solo a partire dal 1939 si decise di spostarlo all’interno del Parco Vergiliano.
Alle spalle del monumento funebre, collocato dinanzi ad una grotta tufacea, vi sono due iscrizioni, provenienti dal primo sepolcro leopardiano.
La prima riporta le parole di di re Umberto I che nel 1839, nominò la tomba di Leopardi un monumento nazionale.
La seconda invece, è una lapide realizzata da Antonio Ranieri nel 1844, che raffigura alcuni simboli rappresentativi del poeta e della sua arte:
- la lucerna, simbolo dello studio,
- la civetta, come metafora della saggezza,
- l’uruboro, a rappresentare dell’eternità.
La morte di Leopardi a Napoli
Giacomo Leopardi morì a Napoli il 14 Giugno 1837, durante un’epidemia di colera. Grazie all’intercessione di Antonio Ranieri, carissimo amico del poeta, le sue spoglie però non vennero gettate in una fossa comune, come previsto dalle norme igieniche dell’epoca.
Ranieri infatti, alimentò forti dubbi in merito alle cause della morte prematura di Leopardi, avvenuta poco prima del suo trentanovesimo compleanno.
Nel 1880 pubblicò il volume Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, rivelando anche aspetti molto intimi e privati della vita del poeta negli anni napoletani.
Ricostruì con una certa precisione, persino le sue ultime ore di vita. Raccontò di un pasto alquanto abbondante consumato da Leopardi al pomeriggio, lasciando intendere che questo potesse essere, in qualche modo, collegato al malore, accusato dal poeta poco prima di morire, mentre si accingeva a salire su una carrozza.
I misteri sulla sepoltura di Leopardi
Persino sulla tomba di Leopardi aleggiano dei misteri.
Nel 1898 i familiari del poeta affermarono che i suoi resti non fossero nella tomba del Vergiliano di Napoli ma che Ranieri li avesse fatti gettare in una fossa comune.
Quest’ultimo, dal canto suo, aveva sostenuto di aver concesso all’amico defunto una degna sepoltura e di aver posto le sue spoglie in una cripta, all’interno della Chiesa di San Vitale.
Tuttavia, nel 1900 ci si accorse che la cassa in cui era stato posto a giacere il corpo di Leopardi, fosse troppo piccola per accogliere il corpo di un essere umano.
Il suo teschio inoltre, non fu mai rinvenuto.
Per questo motivo ancora oggi, le teorie sulle reali cause della morte e sul luogo di sepoltura del poeta de L’infinito, dividono gli storici, contribuendo a mantenerne sempre vivo il ricordo e alimentarne il mito.
La Crypta Neapolitana
Superato il monumento funebre di Leopardi, è possibile intravedere la cosiddetta Crypta Neapolitana, una galleria aperta nel I secolo a C. per collegare Napoli a Pozzuoli (motivo per il quale è anche detta Grotta di Pozzuoli).
È stata scavata nel tufo della collina del Vomero e si estende per 700 metri, misurando 4 metri di altezza e circa 5 metri di larghezza.
Durante il regno degli Aragonesi, la galleria venne notevolmente ampliata e nel corso di tutto il Novecento, fu più volte rimaneggiata, a causa di frane e smottamenti.
Oggi è inaccessibile mentre vi è un varco nelle vicinanze, scavato nella roccia, che consente di accedere ad una grotta.
Le pareti sono parzialmente ricoperte da epigrafi e affreschi. Si riconosce una sola raffigurazione, che ritrae una Vergine con Bambino.
Nelle vicinanze dell’ingresso di questa cavità, vi è una scalinata sulla quale vi consiglio di procedere adagio, poiché è ormai quasi totalmente ricoperta da vegetazione.
Vi condurrà fino ad una terrazza panoramica con vista sul Vesuvio.
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La tomba di Virgilio a Napoli
Virgilio arrivò a Napoli nel 42 a.C.in seguito alla confisca delle sue terre, nel mantovano. Qui conobbe Orazio, frequentò Mecenate e si avvicinò alla filosofia dell’epicureismo.
Fu spesso ospite dell’imperatore Augusto al quale pare avesse suggerito alcune opere pubbliche da realizzare a Napoli, come l’acquedotto del Serino.
Il 21 settembre del 19 a.C., mentre faceva ritorno dalla Grecia, dove si era recato per alcune revisioni alla sua Eneide, morì a causa di un malore improvviso.
Sul mausoleo di età augustea che ospita le spoglie di Virgilio (70 a.C. – 19 a.C.) nel Parco Vergiliano, spiccano ben due lapidi. La prima, opera di Petrarca, recita:
Siste viator pauca legito hic Vergilius tumulus est
È un’esortazione al viaggiatore a fermarsi e a leggere poche ma chiare parole: questo è il luogo di sepoltura di Virgilio.
La seconda invece è la celeberrima affermazione che, secondo gli storici, Virgilio pronunciò in punto di morte:
Mantua me genuit, calabri rapuere, tenet nunc /Partenope: cecini pascua, rura. duces.
Si ritiene infatti che fu lo stesso poeta a dichiarare: Mantova mi generò, il Salento mi rapì, ora mi tiene Napoli. Io cantai dei pascoli, dei campi, dei condottieri.
Il sepolcro è coperto da una volta a botte e conta ben dieci nicchie, nelle quali venivano collocate le urne funerarie, contenenti le ceneri dei defunti.
In origine l’ingresso si trovava sullo stesso livello della Crypta Neapolitana.
Questa ubicazione della tomba di Virgilio sulla via da Napoli a Pozzuoli, pur rendendo il monumento funebre una vera e propria meta di pellegrinaggio, non fece che alimentare le teorie più disparate, in merito al reale luogo in cui erano state deposte le spoglie del poeta.
Alcuni infatti, ritenevano che Elio Donato, collocando il sepolcro di Virgilio al miglio II della strada per Pozzuoli, volesse riferirsi a luoghi più lontani dall’attuale Parco Vergiliano.
Virgilio mago a Napoli
Senza contare la tradizione che si diffuse a partire dal Trecento, secondo cui Virgilio sarebbe stato un mago e alchimista e avrebbe costruito da solo la Crypta Neapolitana, in una notte.
Si pensava che, grazie alle sue grandi abilità di negromante, ne avesse persino disposto l’orientamento, in modo tale che la caverna fosse sempre illuminata dalla luce del sole.
Ancora oggi, una delle teorie più dibattute, afferma che il sepolcro contenente i resti del poeta, fu aperto durante l’epoca normanna.
Si dice che, per evitare che il corpo di Virgilio fosse trafugato, il popolo napoletano raccolse le sue ossa in un sacco. Quindi, dopo essersi messo alla ricerca di un posto sicuro dove trasferirle, le portò a Castel dell’Ovo.
Sapete che il destino di questa fortezza dipende da un uovo? Venite a scoprire perchè nel mio articolo dedicato a: Dieci cosa da vedere gratis nel centro storico di Napoli
Qui, le ossa di Virgilio vennero esposte all’intera cittadinanza, protette da una grata di ferro. Successivamente, i suoi resti vennero murati in un luogo rimasto imprecisato, nel castello.
La questione sulla reale collocazione della tomba di Virgilio a Napoli pertanto, è tutt’altro che risolta. D’altronde, visto lo stretto legame che unisce la città alla figura del letterato negromante, non ci si poteva che aspettare un finale che non è affatto un finale.
Semmai è l’inizio di un mito.
Dove si trova il Parco Vergiliano e come arrivare dal centro di Napoli
Se anche voi desiderate ammirare la tomba di Virgilio e di Leopardi a Napoli, dovete raggiungere il Parco Vergiliano a Piedigrotta.
L’ingresso di quest’area verde comunale si trova presso Salita della Grotta, 20 a pochi metri dal Tunnel delle Quattro Giornate, realizzato nel 1940.
Il modo più veloce per arrivare fin qui dal centro città è con la metropolitana della linea 2 (colore blu), che collega la Stazione Garibaldi a quella di Mergellina (che dista 200 metri dall’ingresso del parco).
Tuttavia, io preferisco sicuramente il percorso più lungo perché, rispetto al precedente, è altamente panoramico.
Raggiungere il Parco Vergiliano a piedi: il lungomare di Napoli
Io e le mie compagne di viaggio abbiamo infatti raggiunto il Parco Vergiliano attraversando a piedi il lungomare di Napoli nella sua interezza.
Complessivamente, si tratta di un percorso di circa 3 chilometri (che diventano 6, se si considera il ritorno), che costeggia una delle passeggiate più belle d’Italia.
Si parte da Lungomare di Santa Lucia, quindi ci si concede una sosta presso Via Partenope, per scattare una foto davanti a Castel dell’Ovo, per poi proseguire lungo Via Caracciolo fino al Monumento ad Armando Diaz.
Se temete il caldo o la stanchezza, sappiate che durante il tragitto avrete modo di rigenerarvi presso alcuni dei chioschi presenti nelle vicinanze della Villa Comunale.
Dopo il meritato riposo, sarete pronti a ripartire alla volta della destinazione finale, ne sono certa!
Proseguite fino a Piazza Sannazzaro e poi intraprendete prima la Salita Piedigrotta e poi la Salita della Grotta, che vi porterà all’ingresso del parco.
Cosa sapere prima della visita alla tomba di Virgilio e di Leopardi a Napoli
Per conoscere orari e giorni di apertura del Parco Vergiliano, vi consiglio di consultare il sito ministeriale del giardino.
Essendo un bene pubblico, è totalmente gratuito.
Purtroppo, devo ammettere a malincuore che la mia visita si è svolta con non poche difficoltà. Al di là di un pannello informativo all’ingresso e di un secondo presso la tomba di Virgilio, non vi sono altri cartelli che possono fornire supporto al visitatore.
Piante, fiori e arbusti inoltre sembrano essersi impossessati di alcuni punti del parco. La scalinata che conduce alla terrazza panoramica ad esempio, è quasi inaccessibile, a causa della presenza di ramificazioni che ostruiscono il passaggio.
Segnalo tuttavia, due elementi positivi: la presenza di un custode all’ingresso dell’area e quella della toilette, collocata a pochissima distanza dalla tomba di Leopardi.
L’impressione generale è infatti quella di un parco storico dall’altissimo potenziale, rimasto purtroppo inespresso.
Ciononostante, vi invito a inserirlo nel vostro itinerario a Napoli perché si tratta di un luogo profondamente legato all’anima della città, proprio come i grandi letterati che qui vi sono sepolti, Virgilio e Leopardi.
Sempre che queste siano realmente le loro tombe.
8 risposte
Accidenti, ammetto che ignoravo completamente che le tombe di Virgilio e Leopardi fossero a Piedigrotta, peccato che questo luogo non sia valorizzato come dovrebbe, sembra davvero bello!
Spero che il Comune lo renda ancora più bello ma intanto, anche solo per il suo alto valore storico e culturale, il Parco Vergiliano di Napoli merita di essere visto.
Devo ammettere che non sapevo che le tombe di Virgilio e Leopardi si trovassero qui! Sicuramente una tappa da fare, se si visita Napoli!
Ps. Non sapevo nemmeno della storia dietro ai resti di Leopardi. Trovo che tutta questa controversia lo renda quasi mitico!
Contenta di averti fatto scoprire un lato inedito della città.
Napoli è stata un grande centro culturale in passato (e lo è anche oggi) e non mi stupisco se penso che tanti grandi poeti, letterati sono passati da questa splendida città! La prossima volta visiterò queste tombe, di sicuro!
Te lo consiglio! Il parco è ben collegato con il centro città ed è gratuito, direi che ti aspetta!
Sono stata a Napoli, ma purtroppo non ho avuto modo di visitare questo parco. Peccato che non sia valorizzato come dovrebbe! Quanti misteri intorno a queste due famose sepolture!! Noi abitiamo nelle Marche, a breve distanza da Recanati, il borgo di Leopardi.
Se abiti vicino Recanati, a maggior ragione devi visitare il Parco. Facci un pensierino per il tuo prossimo viaggio a Napoli.