Qualche settimana fa ho avuto l’opportunità di fare rafting per la prima volta nella mia vita, lungo il suggestivo fiume Lao, in Calabria.
Per uno strano scherzo del destino, mi sono ritrovata faccia a faccia con questa nuova (e per me fino a quel momento sconosciuta) impresa, esattamente un anno dopo la mia primissima esperienza di canyoning.
Sono passati circa 365 giorni infatti, dal giorno in cui ho raccontato con grande emozione, di aver superato una sfida che mai nella vita avrei pensato nemmeno lontanamente non solo di vincere, ma persino di intraprendere.
Se siete curiosi di saperne di più, trovate tutti i dettagli nel mio articolo dedicato a:
Proprio come in quell’occasione, le paure e le incertezze mi impedivano di uscire dalla cosiddetta comfort zone.
Eppure non appena ho indossato il caschetto ed il giubbotto di salvataggio, ogni timore è svanito.
Uno solo era il pensiero che occupava la mia mente: arrivare fino in fondo, divertendomi.
Il valore aggiunto infine, è stato condividere questo momento con persone animate dalla mia stessa voglia di avventura.
Avere accanto chi è pronto a supportarti e a tenderti la mano, non è forse come aver già compiuto metà dell’impresa?
Perciò ora mettetevi comodi: vi racconto com’è andata!
Fare rafting in Calabria: il fiume Lao
Il fiume che scorre in Calabria con il nome di Lao, nasce in Basilicata, dove è chiamato Mercure.
È lungo una cinquantina di chilometri e nell’antichità costituiva uno dei confini naturali tra le terre lucane e quelle dei Bruzi.
Nasce da un bacino di 162 chilometri quadrati all’interno del Parco Nazionale del Pollino, presso il Comune di Viggianello (a 2.000 metri sul livello del mare).
Quindi raggiunge la Calabria dove sfiora Papasidero (non a caso qui nel 1987 è stata istituita la Riserva Naturale del fiume Lao) e arriva a Scalea, fino a sfociare nel Mar Tirreno.
Durante il suo percorso verso il mare, presso Laino Borgo e Laino Castello, il fiume Lao entra in un canyon e attraversa uno dei percorsi naturalistici più suggestivi ed incontaminati d’Italia.
Grazie all’abbondanza delle sue acque ed alle peculiarità naturalistiche di questa stretta e selvaggia gola, sono centinaia gli appassionati di rafting, che raggiungono la Calabria ed i suoi centri specializzati, collocati presso le sponde del fiume.
Non a caso, è proprio a Laino Borgo che si trova la sede di River Tribe Adventure, premiato dal National Geographic come il primo centro outdoor in Europa, per numero di attività sostenibili proposte.
Fare rafting in Calabria con River Tribe: cosa sapere
L’incontro con la guida è stato uno dei momenti più importanti della mia avventura di rafting in Calabria con River Tribe.
Dal momento che si tratta di un’attività da fare in squadra infatti, è fondamentale che il capitano (per usare un termine sportivo) sappia infondere fin da subito fiducia, oltre che innegabili competenze tecniche.
Il clima al campo base era incredibilmente disteso, prima di partire. Ciascun gruppo di avventurieri in erba è stato assegnato ad un componente dello staff altamente qualificato, che ha provveduto a consegnare l’equipaggiamento necessario per affrontare al meglio l’impresa.
Lo ammetto: una delle cose che mi ha più colpito di Lello, la mia guida, è stata la sua grande (e secondo me anche naturale) capacità di creare fin da subito una forte empatia.
Parliamoci chiaro: si tratta di un ragazzo, nato in Calabria, che trasuda attaccamento al territorio e passione per il rafting, da tutti i pori.
È il perfetto uomo spogliatoio: una volta che gli viene assegnata una squadra, riesce subito a conquistarne la leadership, senza pretenderla.
Possiede un’innata sicurezza, che passa attraverso una grande attenzione verso gli altri ed un’enorme disponibilità.
Cosa indossare per fare rafting in Calabria con River Tribe
Per molti potrà essere scontato ma non tutti sanno che, fare rafting su un gommone, non esclude il rischio di bagnarsi, pur senza finire propriamente in acqua.
Di conseguenza, il mio consiglio è quello di indossare un costume da bagno intero o bikini, oppure abbigliamento intimo sportivo.
L’attrezzatura tecnica, fornita gratuitamente da River Tribe prima di cominciare l’attività, si compone di: casco, giubbotto di salvataggio, muta e calzature in neoprene.
Potrete cambiarvi presso gli spogliatoi del campo base, dove vi verrà richiesto di lasciare: indumenti, scarpe, borse, asciugamani, occhiali da sole e telefoni cellulari all’interno di una cesta.
Grazie alla presenza di appositi supporti presenti sui caschi tuttavia, potrete portare con voi la GoPro, così da filmare l’imminente impresa sull’acqua.
Al termine del percorso, rientrerete in possesso dei vostri effetti personali e avrete modo di fare una doccia.
Quindi farete ritorno al campo base, grazie al servizio navetta messo a disposizione da River Tribe, dove visionerete gli scatti fotografici realizzati dallo staff (inviati tramite mail su richiesta).
Rafting con River Tribe: la mia esperienza
Prima di dare inizio all’avventura, Lello ha consegnato a me e agli altri componenti dell’equipaggio, la pagaia.
Ha spiegato come impugnarla correttamente, specificando di non lasciare mai l’oliva (cioè la parte superiore del manico), ci ha fatti accomodare sul bordo del gommone, indicandoci i tasconi all’interno dei quali inserire i piedi, quindi si è seduto sul fondo.
Dopo aver illustrato pochi e semplici comandi da seguire, l’imbarcazione ha finalmente preso il via.
Mentre i primi due chilometri sono accessibili a tutti, una volta che il fiume fa il suo ingresso nel canyon, non è possibile esplorarlo in alcun modo, se non dall’acqua.
Il Viadotto Italia
È allora che abbiamo visto i piloni del Viadotto Italia, costruito tra il 1966 ed il 1969 come parte integrante dell’Autostrada del Mediterraneo (anche detta semplicemente A2 o Salerno – Reggio Calabria).
Pensate: con i suoi 261 metri è il viadotto più alto d’Italia ed il secondo più alto d’Europa, dopo quello di Millau in Francia, che raggiunge i 271 metri.
Alla sua realizzazione partecipò anche l’ingegnere Riccardo Morandi, di cui ricorderete senza dubbio l’omonimo ponte, crollato a Genova nell’estate del 2018.
Una curiosità: poco dopo il Viadotto Italia, abbiamo avuto modo di vedere ciò che resta del ponte intitolato a Stefano Gioia (guida turistica di Laino Borgo scomparsa prematuramente in Cile), che è venuto giù dopo solo 17 anni dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 2000.
La cascata
Le due pareti di roccia che si stagliano ai lati del fiume sembravano scolpite a mano, per lo meno in alcuni punti, e riuscivano a definire una serie di buffi volti di profilo, immediatamente riconoscibili.
Tra i momenti più sorprendenti dell’itinerario, non posso non citare la sosta presso una cascata, che ci ha consentito di fare anche un bel tuffo nelle fresche e limpide acque del fiume.
La natura qui si è davvero data da fare, tant’è che non sembra nemmeno di essere in Italia, ma in una lontanissima località esotica, di quelle che spesso si vedono sui desktop dei pc di colleghi o amici.
Devo ammetterlo: mi sentivo a tal punto immersa in questa avventura, da non accorgermi di essere giunta alla fine del percorso, lungo ben 16 chilometri, né consapevole del fatto che fossero già passate tre ore.
Chi può fare rafting
Nonostante il termine rafting venga fatto derivare dall’inglese raft, che vuol dire zattera, questa disciplina sportiva (riconosciuta come tale dal CONI nel 2010) si svolge su un gommone e necessita dell’utilizzo di una pagaia.
I requisiti per approcciarsi al rafting sono essenzialmente due: essere in salute e non avere paura dell’acqua.
Se soffrite di qualche fastidio fisico, non esitate a contattare telefonicamente River Tribe prima di prenotare la vostra esperienza oppure parlatene con la guida, prima di cominciare.
Non bisogna dimenticare infatti, che è possibile fare rafting soltanto presso dei centri specializzati ed in compagnia di guide abilitate dalla Federazione Italiana Rafting, in possesso del brevetto FI.raft.
L’apporto di tutti i componenti della squadra è fondamentale per terminare il percorso di rafting, che richiede una buona coordinazione nei movimenti oltre che prontezza di riflessi.
È vero che si dispone del giubbotto di salvataggio, ma è altrettanto importante che chi non sa nuotare, si mostri comunque in grado di mantenere la calma, qualora dovesse finire in acqua (eventualità che non è detto che si verifichi: a me personalmente, non è successo).
Perché fare rafting
Sarò sincera: una delle motivazioni per le quali ho accolto subito ben volentieri l’idea di mettermi in gioco con il rafting è che ormai questa disciplina è davvero alla portata di tutti.
Non solo è l’attività preferita dalle aziende per fare team building ma persino coloro che stanno per sposarsi, scelgono di concedersi una sana pagaiata con amici e parenti, prima del fatidico sì.
Bisogna ricordare infatti, che fare rafting è estremamente divertente e che, trattandosi di un’attività totalmente all’aperto, consente di connettersi con la natura ed in special modo con uno dei suoi quattro elementi: l’acqua.
Dimenticatevi i rumori del traffico, le notifiche sul cellulare e le mail da leggere che lampeggiano sullo schermo del vostro computer, in ufficio.
Forti della presenza di una squadra al vostro fianco, oltre che di una guida, lasciate che i pensieri negativi si allontanino da voi, trascinati dal continuo fluire dell’acqua.
Il fiume del resto, ci fornisce un insegnamento fondamentale per affrontare al meglio le situazioni più complesse e per cercare di superare i problemi che ci sembrano insormontabili.
Non si arresta, né si ferma di fronte a massi, rocce o altri impedimenti che incontra durante il suo corso.
Vivere un’esperienza come il rafting pertanto, può infonderci le giuste dosi di caparbietà e determinazione, caratteristiche fondamentali per riuscire a superare gli ostacoli che spesso si frappongono tra noi ed i nostri obiettivi.
Quando fare rafting e come scegliere il percorso adatto
È possibile fare rafting in Calabria con River Tribe nel periodo compreso tra marzo e novembre, ovvero durante i mesi nei quali il livello dell’acqua nel fiume è tale da consentire il corretto svolgimento delle attività outdoor, che sono sempre garantite, anche in caso di pioggia.
Il livello di difficoltà si attesa tra il II° ed il III° grado, poiché il percorso si presenta nel complesso piuttosto semplice, rivelando solo in alcuni punti dei passaggi più impegnativi e difficoltosi.
Una curiosità: è la scala WW (dal tedesco WildWasser, ovvero acqua selvaggia) ad essere adoperata per riconoscere e definire il grado di difficoltà di un corso d’acqua. Se il I° grado individua i percorsi più accessibili, il VI° grado invece definisce gli itinerari più ardui, riservati esclusivamente ai professionisti.
Gli altri servizi offerti da River Tribe
Il campo base di River Tribe si articola su due livelli. Il primo è occupato dall’ufficio informazioni, gli spogliatoi con le docce, una piscina, un’area barbecue ed un bar.
Il secondo invece, decisamente più appartato, si presenta come un’area boschiva a ridosso del fiume San Giovanni, affluente del Lao, destinata ad accogliere i corsi di yoga e le tende di chi decide di fermarsi per la notte.
Oltre al rafting, avrete modo di cimentarvi con tantissime altre attività outdoor, come: trekking, canyoning, river walking, packraft, solo per citarne alcune, che si svolgono sempre in compagnia di una guida abilitata.
Se non sapete quale scegliere, potete prenotare uno dei pacchetti vacanza, selezionando quello più adatto a voi tra le tante opzioni previste.
Fare un’escursione di trekking nel Pollino
Io ad esempio, ho preso parte ad un’escursione di trekking nel Parco del Pollino.
L’itinerario, della durata di 6 ore, ci ha condotti fino al Giardino degli Dei, un vero e propio paradiso del Pino Loricato, maestoso albero che cresce quasi esclusivamente da queste parti.
Se volete saperne di più, vi racconto la mia esperienza nell’articolo:
Sono certa che anche voi, come me, ne sarete irrimediabilmente affascinati!
Pernottare presso il campo base di River Tribe: le tende sospese
Devo ammettere che il rafting non è stata la sola esperienza che ho vissuto in Calabria per la prima volta, grazie a River Tribe. Fino al mio arrivo al campo base infatti, non avevo mai dormito in una tenda sospesa.
Questa particolarissima modalità di pernottamento, consente infatti di sistemarsi all’interno di una tenda sospesa nel vuoto, la cui solidità è garantita da un sistema di ancoraggio, che la tiene ben fissata ai tronchi degli alberi vicini.
È pur vero che viene messa a disposizione anche una tenda tradizionale, detta di cortesia, ma solo per riporvi valigie, zaini e altri effetti personali.
Nonostante fossimo in due a dividerci la tenda sospesa, siamo riusciti a gestire gli spazi interni senza grossi problemi.
L’unica difficoltà riscontrata, che avevo opportunamente preventivato, è l’umidità. Avevo portato con me un pigiama abbastanza caldo, oltre a vestiti termici (da indossare all’occorrenza, qualora le basse temperature notturne mi impedissero di dormire), un cuscino gonfiabile ed un sacco a pelo.
Ultimo ma non meno importante è il power bank, fondamentale per ricaricare i telefoni cellulari durante la notte. Il campo base infatti, dispone di alcune colonnine dove poter collegare le prese elettriche ma non sono vicine alle tende sospese.
Un consiglio: non lontano da qui, vi è un angolo per il glamping, con tende extra lusso. Se siete amanti delle comodità, potrebbe essere la soluzione perfetta per voi!
In alternativa, non manca l’area destinata ai campeggiatori vecchio stile, che possono montare la propria tenda e trascorrere la notte sotto le stelle.
Dove consumare i pasti
Se le colazioni possono essere consumate presso il bar del campo base, per gli altri pasti della giornata bisogna necessariamente spostarsi oppure adoperare il barbecue, messo a disposizione di tutti gli ospiti di River Tribe.
Io e miei compagni di viaggio ne abbiamo infatti approfittato, concedendoci una grigliata sotto le stelle.
È stato uno splendido momento di condivisione, che ci ha permesso di conoscere anche gli altri viaggiatori che alloggiavano presso la struttura.
Come arrivare al campo base di River Tribe e dove parcheggiare
Il campo base di River Tribe si trova in Calabria, presso la Località San Primo, 35 a Laino Borgo, in provincia di Cosenza.
Per raggiungerlo in automobile, vi basterà seguire l’autostrada Salerno – Reggio Calabria, uscire a Laino Borgo e poi proseguire per altri 6 chilometri, seguendo le indicazioni.
L’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, distante da River Tribe poco meno di due ore di macchina.
Se avete particolari necessità per l’organizzazione del trasporto, vi consiglio di contattare direttamente River Tribe, che mette a disposizione anche un servizio navetta privato.
Nelle immediate vicinanze del campo base vi sono be due parcheggi gratuiti, destinati agli ospiti. Uno dei due tra l’altro, è adiacente ad un benzinaio e ad una piccola attività commerciale, dove acquistare beni di prima necessità.
Cosa vedere nelle vicinanze: Diamante il borgo dei murales
A poco più di un’ora da Laino Borgo, sul tratto di costa tirrenica detto Riviera dei Cedri, spicca Diamante, anche noto come il borgo dei murales.
Questo piccolo centro abitato ospita centinaia di capolavori di street art e detiene persino il titolo di città del peperoncino.
Se vi capita di raggiungere la Calabria nel mese di Settembre, dopo esservi cimentati con il rafting, potreste prendere parte alle manifestazioni organizzate in occasione del Festival dedicato alla pietanza più piccante del mondo.
Pensate: il culmine dell’evento è la finale del campionato italiano dei mangiatori di peperoncino, che solitamente chiude la kermesse, suscitando l’interesse dei tantissimi visitatori che durante la stagione estiva affollano le vie del borgo.
Scommetto che ci state già facendo un pensierino, non è vero?
16 risposte
Ma che bello! Sei stato in Calabria, hai fatto canyioning hai visitato Diamante! Splendido luoghi! Ora ti aspetto a Reggio Calabria, prima o poi!
Benvenuta
Ciao! Non ho fatto canyoning ma rafting. Tornerò sicuramente in Calabria per approfondire .
Fantastico! Noi cerchiamo sempre posti nuovi in cui fare rafting perchè è uno sport che accomuna tutta la famiglia. In Calabria però non siamo ancora andati. Mi segno subito questo posto in modo da organizzare al meglio la visita e l’esperienza.
Bene, mi fa piacere di averti dato uno spunto utile.
Coraggiosa! Sono sportiva ma credimi che non riesco proprio ad affrontare questa esperienza, brava! Però potrei farla fare al mio compagno e io intanto vado a vedermi il borgo dei murales 🙂
Per me è stata la prima volta e ti assicuro che è stato incredibile! River Tribe propone tantissime attività all’aperto e sono certa che troverai sicuramente quella più adatta a te.
Che dire, sei una grande viaggiatrice che ama sfidare se stessa, a questo punto ti aspetto per farlo di nuovo a Bali
Magari, non vedo l’ora.
Il rafting mi intriga parecchio ed è uno sport sicuramente adrenalinico! Il territorio in cui abito non si presta ma se capiterò in Calabria non mi perderò questa opportunità!
Bebe, è l’atteggiamento giusto e con River Tribe ti troverai benissimo, ne sono certa.
Wow, che esperienza incredibile! Sai che prima di iniziare a leggere il post ho pensato: “Oh mamma, questa attività non fa per me”? E poi man mano che leggevo, grazie alla tua descrizione precisa dell’esperienza, alla fine sto pensando che tutto sommato potrei trovare anche io il coraggio. Sicuramente con una guida come Lello, che ti fa sentire al sicuro.
Ottima anche l’opportunità di campeggiare: io da viziata sicuramente sceglierei l’opzione glamping 😉
Bravissima, Silvia. Questo sì che è lo spirito giusto!!
Rafting è un’attività che vorrei provare e secondo me può essere perfetta sia da fare con gli amici (o come team building come annotavi tu) sia da fare in coppia per un appuntamento diverso dal solito, poi i panorami fanno il resto!
Bravissima Veronica! Poi mettici un bel clima al campo base ed un’ottima guida e gli ingredienti ci sono tutti.
Ho fatto rafting un paio di volte ed sono state esperienze belle e divertenti! Sei stata bravissima a superare le tue paure e provare.
Ogni tanto bisogna uscire dalla comfort zone 😉