Il profondo legame che unisce San Leo e il conte Balsamo di Cagliostro è una delle scoperte più interessanti della mia recente visita allo splendido borgo del riminese, situato nell’alta Valmarecchia.
Considerato una fortezza inespugnabile poiché collocato su un masso roccioso alto ben 583 metri e raggiungibile da un’unica strada ricavata nella roccia, il Forte di San Leo venne scelto dalla Santa Inquisizione come la prigione nella quale Cagliostro avrebbe dovuto trascorrere il resto dei suoi giorni.
Personaggio controverso, vicino alla massoneria, Cagliostro affascinava ed allo stesso intimidiva la società del suo tempo.
Numerosi sono i misteri che aleggiano attorno alle sue doti di alchimista e taumaturgo, tant’è che all’interno del castello ancora oggi si svolgono manifestazioni ed eventi di tipo evocativo che richiamano nel borgo di San Leo curiosi da ogni parte d’Italia.
Il conte Balsamo di Cagliostro e il suo legame con San Leo
Il carcere
Giuseppe Balsamo nacque a Palermo il 2 Giugno 1743. Rimasto orfano di padre, fu accolto prima in un orfanotrofio e poi in un convento, dai quali fuggì più volte.
Sappiamo che nel 1768 era a Roma, dove sposò Lorenza Serafina Feliciani. Falsificazioni di documenti e truffe erano le sue attività principali, che lo costrinsero a lasciare presto l’Italia e a viaggiare attraverso l’Europa. Ed è proprio nell’ambito di questo suo girovagare che Balsamo assunse il nome di Alessandro conte di Cagliostro.
Fu avviato alla massoneria il 12 aprile del 1777 e fondò il cosiddetto Rito Egizio, con il quale si proponeva di riportare, attraverso un iter iniziatico, l’uomo alla sua condizione primordiale, quella precedente al peccato originale. Si recò quindi a Parigi per ottenere da parte della Chiesa Cattolica un riconoscimento formale della sua dottrina.
Qui fu coinvolto nel famosissimo affaire du collier e accusato ingiustamente di aver tentato una truffa ai danni del cardinale Rohan (evento che fece scalpore perché coinvolse anche la regina Maria Antonietta). Venne incarcerato nelle prigioni parigine della Bastiglia.
Il 31 Maggio 1786, riconosciuta finalmente la sua innocenza, gli venne imposto di lasciare immediatamente il suolo francese.
Ma i guai per Cagliostro erano tutt’altro che terminati.
Il 27 Dicembre 1789, dopo essere stato denunciato al Sant’Uffizio, con l’accusa di: massoneria, calunnia, magia, bestemmia, truffa e pubblicazione di testi contrari alla dottrina cattolica, fu rinchiuso nelle prigioni di Castel Sant’Angelo.
Il 13 Aprile 1791 fu trasferito nella fortezza di San Leo.
Qui morì il 26 Agosto 1795 e venne sepolto nella nuda terra, senza alcuna lapide che lo identificasse. Soltanto due anni dopo, quando a seguito di un attacco nemico i prigionieri del forte vennero liberati, il suo cadavere fu scoperto e sepolto più dignitosamente.
Balsamo e la sua prigionia
In isolamento a San Leo
Il trasferimento di Balsamo di Cagliostro nelle prigioni del forte di San Leo avvenne in maniera tutt’altro che usuale. Il prigioniero fu calato nella sua cella, denominata pozzetto, da una botola.
Si tratta di una stanza davvero angusta (metri 3×3) e dotata di una sola apertura verso l’esterno: una finestra con ben tre file di sbarre, affacciata sul Duomo e sulla Pieve di San Leo.
Per controllare il prigioniero, veniva utilizzata anche una feritoia che offriva una visuale privilegiata sulla finestra, ritenuta l’unica possibile via di fuga.
Ma questa non fu la prima cella di Cagliostro.
Originariamente era stato condotto nella prigione cosiddetta del Tesoro. Secondo la tradizione infatti, qui erano stati conservati i tesori dei duchi d’Urbino, affinchè non finissero in mani nemiche nei frequenti assalti subiti dalla fortezza. Solo in un secondo momento, quindi, venne calato nel pozzetto (ritenuto più sicuro).
Il suo periodo di prigionia fu vissuto in totale isolamento. Non solo era stato vietato ai carcerieri di rivolgergli la parola ma gli venne negata persino la possibilità di ricevere carta e inchiostro per dedicarsi alla scrittura.
Piccola curiosità: la Rocca di San Leo non fu sempre un carcere
I primi ad insediarsi su questo imponente masso roccioso furono i Romani.
Quindi, in età medievale questo luogo fu conteso a lungo dai Bizantini, i Goti e i Longobardi.
Tra il 961 e il 963 la città, che all’epoca si chiamava Montefeltro, divenne capitale d’Italia e attorno all’anno Mille assunse il nome di San Leo (in onore del patrono e fondatore Leone).
Nel 1300 viene espugnata dai Malatesta, signori di Rimini per poi passare nelle mani di Federico da Montefeltro. Costui affidò all’architetto Francesco di Giorgio Martini il compito di riprogettare l’architettura della fortezza ai fini di renderla ancora più sicura dalle incursioni nemiche.
Con l’estinzione della famiglia Montefeltro, la rocca passò prima ai Della Rovere e poi allo Stato Pontificio.
Ed è da questo momento che divenne una struttura carceraria.
Pensate che le celle furono ricavate direttamente dagli alloggi militari.
Tra i prigionieri illustri del forte va ricordato il patriota Felice Orsini, che arrivò a San Leo nel 1844 e vi rimase per cinque mesi. Fu l’ideatore di un attentato ai danni dell’imperatore Napoleone III, ma venne scoperto e condannato a morte.
Dopo alcuni anni in cui fu adibita a sede di una compagnia di disciplina, la rocca finì in uno stato di abbandono finchè negli anni Cinquanta non se ne cominciarono i lavori di restauro.
Informazioni utili per la visita alla Rocca di San Leo
Orari, prezzi e parcheggio
La visita al forte di San Leo vale da sola tutti i chilometri percorsi in automobile per arrivare fin quassù.
Attualmente è visitabile dal giovedì alla domenica (dalle 10:30 alle 18:45, con l’ultimo ingresso alle 18:00) al costo di 9 euro.
Un consiglio: evitate di acquistare il biglietto on line perché potrebbero essere applicati dei costi aggiuntivi. Contattate l’ufficio turistico di San Leo se volete prenotare l’orario di ingresso e pagate direttamente in loco preferibilmente in contanti (a me è stato detto che non sempre si riesce a pagare con carta o bancomat e per questo è meglio avere con sé denaro contante).
Potete lasciare l’automobile nel parcheggio a pagamento che si trova nei pressi di Contrada Michele Rosa.
Da qui procedete a piedi verso la Rocca (oppure informatevi presso l’ufficio turistico in merito agli orari delle navette).
Quello che vi aspetta è una breve salita (circa 400 metri) abbastanza ripida.
Vi consiglio di indossare calzature comode ed evitare scarpe con i tacchi o ciabatte.
Cagliostro: una storia che appassiona ancora oggi
La parte più antica della fortezza è il mastio, riconoscibile dall’ingresso gotico e le piccole torri quadrate. Più recenti sono invece le ampie torri rotonde e il muro di cinta, che assieme al mastio costituiscono la cosiddetta piazza d’armi.
Della parte esterna l’elemento più sbalorditivo, oltre all’imponenza del castello, è il panorama.
Da qui è infatti possibile ammirare i colori e le forme dei rilievi della Valmarecchia ed in lontananza, il mare Adriatico.
Tuttavia, devo ammetterlo: l’interno della rocca vi colpirà ancora di più.
Attraversare i corridoi ed entrare nelle celle dei prigionieri, strette e poco illuminate, mi ha suggestionato non poco.
È stato un vero e proprio crescendo di emozioni tra loro tutt’altro che definite, che è culminato nella visita al pozzetto di Cagliostro.
Pensate che tale è la sua fama che ancora oggi, su quello che fu il suo giaciglio, vengono depositati dei mazzi di fiori.
La sua cella è visitabile attraverso un’apertura da terra realizzata nell’Ottocento ma restano comunque accessibili ai visitatori sia la feritoia che la botola, situata al piano superiore.
Ci si può persino avvicinare alla finestrella con le sbarre che limitavano la visuale del malcapitato verso l’esterno.
Oltre alle prigioni, vi è un’intera ala del piano superiore che ospita una mostra dedicata a Cagliostro ed una collezione di armi moderne.
È stato inoltre predisposto una sorta di museo delle torture, che espone alcuni tra i più spaventosi strumenti di punizione utilizzati a quell’epoca.
Cosa vedere nei dintorni del forte di San Leo
Al di là della storia di Balsamo di Cagliostro e del suo legame con il forte, San Leo ha molto altro da offrire. Non bisogna dimenticare che si tratta di uno dei borghi più belli d’Italia.
Tra i principali punti di interesse vi segnalo quindi:
il Duomo di San Leo
Fu edificato sulla nuda roccia attorno al VII secolo. Di questa prima chiesa sono ancora ben visibili alcuni capitelli e il ciborio dedicato a San Leone.
Sappiamo da un’iscrizione che il 1173 è la data in cui si può collocare la consacrazione del nuovo edificio sacro.
Curiosamente, l’ingresso non è posto sulla facciata ma lateralmente.
La porta di accesso è sovrastata da due busti, anch’essi provenienti dalla chiesa originaria e raffiguranti San Leone e San Valentino.
All’interno vi è una cripta che ospita le spoglie di San Leone.
La Pieve di San Leo
Viene considerata uno degli edifici più antichi della zona, collocato nella prima fase di cristianizzazione che interessò la Valmeracchia.
Le sue forme sono davvero particolari, simili a quelle di una nave rimasta incagliata su uno scoglio.
Grazie alla sua posizione, sotto le tre navate è stato possibile ricavare due ambienti distinti: la cripta e il Sacello di San Leone.
Non lontano da qui merita una sosta anche la Torre Civica, quadrata ed edificata sulla roccia, di cui sembra quasi una naturale protuberanza.
Infine, se avete ancora voglia di scattare qualche foto panoramica, raggiungete il Belvedere di San Leo, a soli pochi minuti a piedi da qui.
La presenza di numerose panchine vi permetterà di riposare prima di rimettervi nuovamente in viaggio sulla strada di ritorno.
Dove mangiare a San Leo: la mia esperienza
Se avete intenzione di fermarvi per pranzo a San Leo, vi consiglio di prenotare anticipatamente.
Le trattorie disposte lungo le vie centrali del borgo sono letteralmente prese d’assalto e potreste non trovare posto.
La mia scelta è caduta sul ristorante La Rocca, che si trova nei pressi del sentiero di accesso al forte.
Pur avendo mangiato un buon piatto di tagliatelle al ragù di cinghiale non posso ritenermi del tutto soddisfatta del servizio, abbastanza lento.
Inoltre, tutti i tavoli sono stati allestiti su una terrazza esterna scoperta e questo ha scatenato non pochi malumori tra i clienti.
Quel giorno era davvero molto caldo e qualcuno ha chiesto di essere spostato presso l’unico tavolo collocato all’ombra di un albero, perché cominciava a sentirsi poco bene.
Ritengo che i gestori del ristorante, sapendo che le attuali normative di contenimento del covid19 vietano l’utilizzo delle sale interne, avrebbero dovuto provvedere per tempo ad adeguare la loro struttura per ovviare a problematiche legate alle condizioni metereologiche.
Come arrivare a San Leo per conoscere la storia di Cagliostro
In automobile: da Bologna occorrono circa un’ora e quaranta minuti per raggiungere San Leo. Bisogna seguire l’autostrada A14 in direzione Ancona, uscire a Valle del Rubicone e poi proseguire in direzione San Leo. Una volta arrivati all’ingresso del borgo infine, vi basterà seguire le indicazioni per i parcheggi a pagamento.
In autobus: vi sono delle corse giornaliere in partenza da Rimini con trasbordo a Pietracuta. Nei mesi estivi, ovvero da maggio a settembre, viene invece predisposta una linea diretta.
Se il verde paesaggio della Val Marecchia vi ha già conquistato, vi consiglio di inserire nel vostro itinerario un’altra tappa che da qui dista solo altri venti minuti di automobile. Proprio come San Leo, anche la Repubblica di San Marino sorge su un’altura e, oltre a un patrimonio storico-artistico degno di nota, saprà regalarvi splendidi panorami. Se vi ho incuriosito, non vi resta che consultare il mio recente itinerario di viaggio dedicato alla Repubblica indipendente più antica del mondo: San Marino.
12 risposte
è sempre un piacere leggere queste antiche storie, non conoscevo San Leo e nemmeno la storia del conte Cagliostro, che posto meraviglioso !
Mi fa molto piacere! Ti consiglio di visitarlo, non te ne pentirai
Bellissimo borgo San Leo! Mi ha fatto impressione la cella a pozzo del conte quando l’anno scorso la visitai come anche alcuni strumenti di tortura presenti nel museo
Il museo della tortura è veramente particolare. Mi ha colpito il fatto che gli strumenti di tortura fossero davvero tanti e ben conservati. Ribadisco: questo forte è uno dei castelli meglio conservati in Italia.
Ho visitato la Rocca di San Leo diversi anni fa e ricordo che mi era piaciuta molto. Il panorama, poi, è spettacolare da quell’altezza. Purtroppo è ancora poco conosciuta! Grazie di averne parlato.
Grazie a te! Penso che sia uno dei castelli meglio conservati in Italia: una vera chicca!
Che luogo affascinante! Ammetto che mi ha sempre affascinato la figura di Cagliostro, sin dai tempi della scuola. Ha saputo creare un alone di mistero intorno alla sua figura.
Ti consiglio di visitare il forte di San Leo. Oltre a essere bellissimo, è davvero un luogo suggestivo e ben conservato.
Ho visitato San Leo in occasione del mio ultimo viaggio prima della pandemia, a febbraio 2020. L’atmosfera era spettrale, nevicava e faceva davvero tanto tanto freddo. La rocca era chiusa e in giro non c’era un’anima: devo tornarci magari in primavera!
Te lo consiglio! Un luogo davvero magico e ben tenuto. Merita assolutamente una visita.
San Leo è una meta che ho in lista da tempo ma che per questioni logistiche non sono ancora riuscita a visitare. Ora che ho letto il tuo articolo e le curiosità di Cagliostro lo visiterò ancora con più interesse. Grazie delle informazioni che non conoscevo.
Mi fa molto piacere. Grazie per le tue belle parole.