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Un giorno a Busseto: sulle orme di Giuseppe Verdi e non solo

interni del Teatro Giuseppe Verdi di Busseto

Indice dei Contenuti

Nei circa cinque chilometri che separano la piccola frazione di Roncole dal comune di Busseto, la monotona Pianura Padana viene ravvivata da alcune delle melodie più celebri di Giuseppe Verdi.

È qui che, uno dei compositori più talentuosi della tradizione operistica italiana, nacque e trascorse molti anni della sua vita.

Giuseppe Verdi a Busseto: la Casa Natale di Roncole e i luoghi dell’infanzia

Il mio viaggio alla scoperta dei luoghi cari a Verdi non può che cominciare dall’abitazione presso la quale il musicista venne alla luce, il 10 Ottobre 1813.

Si tratta di una costruzione umile, all’angolo tra la Strada Provinciale e Via Processione, nella frazione bussetana di Roncole.

Il percorso di riqualificazione dell’antica dimora, che inglobava anche l’osteria e la bottega gestite dal padre Carlo, cominciò nel 2013.

Oggi la Casa Natale di Verdi, proclamata monumento nazionale appena una settimana dopo la sua morte, ospita un interessante museo multimediale.

È articolata su due piani e provvista di ben nove postazioni informative, tutte munite di tablet.

Vi basterà seguire le frecce sul pavimento ed azionare il video sullo schermo del dispositivo.

La visione del filmato, disponibile in italiano e in inglese, vi aiuterà a comprendere meglio la destinazione originaria dell’ambiente in cui vi trovate.

Al piano terra potrete osservare: la cantina, la rivendita, l’osteria grande e l’osteria piccola.

Il piano superiore, raggiungibile attraverso una scalinata di pietra, vi consentirà invece di accedere agli ambienti privati della casa.

  • Sala del parto, arredata con una culla ed un letto matrimoniale.
  • Sala della filatura, attività a cui era dedita la madre di Giuseppe, Luigia.
  • Sala della spinetta, dal nome dello strumento musicale con cui il piccolo imparò a suonare, oggi custodito (come da sua precisa volontà) presso la Casa di Riposo per Musicisti a Milano.
  • Sala del fulmine e Sala commemorativa, dove sono esposti alcuni documenti e certificati appartenuti alla famiglia Verdi.
la casa dove nacque Giuseppe Verdi

Non solo Giuseppe Verdi a Busseto: Roncole e Giovannino Guareschi

Quella di Verdi non è l’unica personalità di spicco legata alla frazione di Roncole.

A soli 30 metri dall’ingresso della Casa Natale del compositore, al civico 160 di Via Processione, si trova infatti la sede di Casa Guareschi.

I volontari dell’associazione apolitica e apartitica Club dei Ventitrè, fondata nel 1987, accolgono quotidianamente i visitatori e forniscono loro qualche nozione utile a comprendere uno degli autori italiani più tradotti all’estero.

L’esposizione, dal titolo Giovannino, nostro babbo, è stata curata da Carlotta e Alberto Guareschi all’interno dell’edificio che ospitava il vecchio ristorante di famiglia.

È un luogo in cui si respira davvero l’enorme talento del creatore degli indimenticabili don Camillo e Peppone.

Non tutti sanno però che Giovannino Guareschi, oltre ad essere uno scrittore, lavorò anche come umorista, vignettista e grafico.

Durante la Seconda Guerra Mondiale inoltre, svolse l’incarico di tenente di artiglieria e finì persino in un lager tedesco, assieme a molti altri internati militari italiani.

Il mondo piccolo di Guareschi

Nacque a Fontanelle, una località poco distante da Roncole, il Primo Maggio del 1908, durante una manifestazione socialista organizzata dall’uomo che diede lo spunto per il personaggio di Peppone, ovvero Giovanni Faraboli.

Nonostante costui fosse un marxista e Guareschi un convinto monarchico, tra i due ci fu sempre una sincera stima reciproca.

Giovannino infatti era attratto dalle brave persone che, al di là di qualsiasi credo o ideologia, davano vita a quel mondo piccolo, genuino e schietto, che ha fatto da scenario alle sue opere.

Come Peppone dunque, anche la figura di don Camillo attinge alla realtà.

Era il 1925 e la famiglia Guareschi, che nel frattempo si era trasferita a Marore, dovette affrontare un capitolo triste della sua storia, in seguito al fallimento del padre.

Poiché il rendimento scolastico di Giovannino ne uscì inevitabilmente travolto, si decise di mandarlo a ripetizione dal parroco del paese, don Lamberto Torricelli.

È lui dunque ad aver ispirato il personaggio interpretato nella trasposizione cinematografica della saga letteraria, dall’indimenticabile Fernandel.

Peppone e don Camillo a Casa Guareschi presso Roncole Verdi

Guareschi e la satira

La carriera di Guareschi nel giornalismo cominciò negli anni del liceo, quando iniziò a collaborare con la Gazzetta di Parma, prima come correttore di bozze e poi come giornalista di cronaca nera.

Negli anni Trenta a Milano, fu tra gli illustratori del Bertoldo, rivista umoristica che preferiva uno stile spiccatamente surrealista ad un’aperta satira antifascista.

Dopo la firma dell’armistizio (3 Settembre 1943), Guareschi fu mandato in un campo di concentramento nazista per essersi ripetutamente rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò.

Anche qui, grazie a quel profondo senso di umanità, che aveva respirato fin da bambino nella Bassa, si sforzò di fornire tutto il supporto possibile agli altri internati, sfruttando le sue grandi capacità di narratore e vignettista.

Dopo la Liberazione, tornò a Milano e fondò il Candido, schierandosi con la monarchia nel Referendum del 1946 e opponendosi al partito comunista durante la campagna elettorale del 1948.

È proprio Guareschi che coniò, con un’eloquente vignetta, il motto divenuto celebre:

Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no!

Tra queste pagine videro la luce il parroco don Camillo ed il sindaco comunista Peppone.

Piacquero immediatamente al pubblico, che riuscì facilmente ad immedesimarsi nei due antagonisti.

Il resto è storia.

D’altronde, sfido ciascuno di voi a trovare qualcuno che non conosca questi due personaggi e le loro incredibili avventure!

Visitare Casa Guareschi: cosa sapere

Il valore aggiunto della mostra Giovannino, nostro babbo è indubbiamente l’amore, inteso nel senso più profondo del termine.

I figli dell’autore, che danno voce in prima persona ai pannelli informativi della mostra, raccontano la storia del loro amatissimo padre con estrema cura e devozione.

I volontari dal canto loro, riescono ad incuriosire ed appassionare il visitatore perché sono loro, per primi, a credere fortemente in ciò che dicono.

Se desiderate saperne di più e prenotare uno dei percorsi tematici proposti, scrivete a: clubdeiventitre@gmail.com o chiamate il numero: 0524/204222.

I tour prevedono una durata compresa tra i 50 ed i 120 minuti ed una donazione finalizzata a supportare le attività dell’associazione.

Tutti i visitatori possono lasciare gratuitamente l’auto presso il parcheggio riservato, situato dinanzi all’ingresso di Casa Guareschi e segnalato da un cartello.

Il Teatro Giuseppe Verdi a Busseto

Affacciato sull’omonima piazza, nel cuore della cittadina di Busseto, il Teatro intitolato a Giuseppe Verdi è custodito all’interno di una Rocca d’origine duecentesca.

È stato innalzato esattamente nello stesso punto in cui sorgeva un precedente teatro, nel quale il Maestro si era esibito agli inizi della carriera.

Fu inaugurato il 15 Agosto 1868, dopo dodici anni dall’inizio dei lavori, con l’allestimento di due opere verdiane: Il Ballo in Maschera e Il Rigoletto.

Il compositore però, non vi mise mai piede.

Se da un lato riteneva che fosse una spesa eccessiva per le casse del comune, dall’altro non gradiva le continue intromissioni dei concittadini nella sua sfera privata.

Gli interni del teatro ed il busto di Verdi

Pare che i bussetani non perdessero occasione di manifestare apertamente il loro disappunto in merito alla relazione con il soprano Giuseppina Strepponi.

La donna divenne sua moglie solo al termine di un lungo periodo di convivenza presso la casa verdiana di Palazzo Cavalli.

Pensate: non vedendolo arrivare durante la serata inaugurale, collocarono sul suo palco un busto, che raffigurava proprio l’illustre compositore.

Realizzato da Giovanni Dupré, attualmente è esposto in cima al magnifico scalone che conduce gli spettatori verso la platea, dunque non passa certo inosservato.

la scalinata del Teatro Giuseppe Verdi di Busseto

Il teatro, che presenta 32 palchetti distribuiti su due file, un loggione ed un palco reale, dispone di 300 posti in totale.

Il palcoscenico, nonostante le dimensioni ridotte, ha ospitato l’imponente scenografia dell’Aida di Franco Zeffirelli.

Fu portata in scena nel 2001, in occasione del centenario della morte di Giuseppe Verdi.

La volta, su cui è stato fissato un magnifico lampadario in bronzo, è impreziosita da quattro affreschi di Gioacchino Levi.

Raffigurano le allegorie della Commedia, della Tragedia, del Melodramma e del Dramma Romantico.

Il colpo d’occhio nell’insieme è assolutamente fenomenale!

Avrete anche modo di ammirare altri due ambienti teatrali.

Si tratta del Ridotto, arricchito da una specchiera ed una tribuna dorata e del fumoir, una sala riservata ai soli fumatori uomini.

Busseto: il Museo di Casa Barezzi e la formazione di Verdi

Il Museo di Casa Barezzi è indubbiamente il luogo più evocativo dell’intera giornata trascorsa sulle orme di Verdi, tra Roncole e Busseto.

Ricordate il film Sliding Doors, del 1998?

Come il personaggio interpretato da Gwyneth Paltrow, anche Verdi da bambino si è trovato dinanzi a due porte scorrevoli.

Erano quelle della Chiesa di San Michele Arcangelo, al momento purtroppo non visitabile perché chiusa a causa di imponenti lavori di restauro.

È qui che Antonio Barezzi, commerciante colto e appassionato di musica, ne intuì il talento, decidendo di sostenere economicamente gli studi del giovane.

All’età di 14 anni il musicista si trasferì nella sua abitazione in Via Roma, affacciata sulla piazza centrale di Busseto e divenuta museo nel 2001.

Nell’elegante salone, un tempo sede di concerti, il fortepiano Tomaschek e ed i ritratti di famiglia sembrano conservare ancora la loro collocazione originaria.

sala di Casa Barezzi

Tra queste mura sbocciò l’amore tra Giuseppe e Margherita Barezzi ed è qui che ebbe luogo la festa per le loro nozze, celebrate nel 1836.

Lo stretto legame con Antonio inoltre, non è minimamente paragonabile ad un semplice rapporto tra genero e suocero.

Anche dopo la morte prematura della moglie e due dei suoi figli, Giuseppe non si dimenticò mai dell’uomo che lo incoraggiò agli inizi e nei momenti più complessi della sua carriera.

La guida ci ha infatti confidato che, tornato a Busseto quando Barozzi era ormai in punto di morte, Verdi si sedette dinanzi alla tastiera dell’amatissimo strumento ed intonò il coro del Nabucco: Va, Pensiero.

Il padre della sua prima moglie riconobbe immediatamente quelle note e fece in tempo a sussurrare il nome di Verdi, poco prima di esalare l’ultimo respiro.

Il percorso espositivo del Museo di Casa Barezzi

Lasciato il salone, la visita del Museo di Casa Barezzi prosegue attraverso una serie di ambienti ricchissimi di cimeli, documenti e testimonianze, provenienti soprattutto da collezioni private.

L’esposizione è introdotta da un busto di bronzo realizzato da Vincenzo Gemito, che sembra aver colto il Maestro in un momento di grande concentrazione e raccoglimento.

Non mancano i ritratti e le caricature, che occupano gran parte della sala principale dell’esposizione, a cui si affianca un ambiente dedicato a Emanuele Muzio, allievo verdiano.

Chiudono simbolicamente il percorso i giornali dell’epoca, che diedero molto spazio alla notizia della morte, avvenuta il 27 Gennaio 1901 a Milano.

Nel suo testamento, Verdi aveva richiesto funerali molto modesti.

Tuttavia, nel giorno della traslazione della salma fino alla Casa di Riposo per Musicisti, ben 300.000 persone accompagnarono il feretro.

Un consiglio: non abbiate fretta di raggiungere l’uscita e aguzzate la vista.

Una teca con alcune bacchette chiude simbolicamente il percorso museale.

Sono state donate da direttori d’orchestra del calibro di Riccardo Muti e Arturo Toscanini, in visita a Busseto.

Visitare la Casa Natale e gli altri luoghi verdiani tra Roncole e Busseto: costi e orari

Se non vedete l’ora di dare inizio al vostro itinerario verdiano, tra Roncole e Busseto, fareste bene a tenere a mente alcune considerazioni di tipo pratico.

Nel complesso la visita alla Casa Natale, che si svolge liberamente, può durare dai 20 ai 30 minuti e non va prenotata.

Il museo è aperto dal martedì alla domenica, dalle ore 09:30 alle ore 12:30 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00.

Maggiori informazioni sono disponibili sul sito internet della Casa Natale di Verdi.

I percorsi tematici del Teatro Giuseppe Verdi

I tour del Teatro Giuseppe Verdi di Busseto durano 30-40 minuti e vengono effettuati sempre in compagnia di una guida.

Si svolgono ogni trenta minuti (dalle ore 09:30 alle ore 12:30 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00), dal martedì alla domenica.

Il biglietto standard può essere acquistato direttamente presso l’ufficio turistico, ubicato al piano terra della Rocca Pallavicino, sotto lo stesso porticato da cui si accede al teatro.

Sul sito internet del Teatro Giuseppe Verdi potrete visionare le eventuali riduzioni o scontistiche, oltre che le aperture straordinarie.

Qui avrete inoltre modo di scoprire che esistono diverse soluzioni pensate per i visitatori più curiosi, i gruppi e le scolaresche.

Visita Incanto ad esempio, consente di esplorare il teatro in compagnia di un soprano che veste i panni di Giuseppina Strepponi, sposa e consigliera del compositore.

Se vi ho incuriosito, non esitate a contattare l’ufficio turistico: in questo caso, la prenotazione anticipata diventa obbligatoria.

I tour guidati del Museo di Casa Barezzi

È consentito accedere al Museo di Casa Barezzi solo se accompagnati dalla guida, nell’ambito di tour programmati, della durata di circa 40 minuti.

Dal lunedì al venerdì, le visite partono alle ore: 10:00, 11:00, 12:00, 15:00, 16:00, 17:00 mentre la domenica e nei giorni festivi l’ultimo ingresso è alle 18:00.

Non occorre prenotare anche se consultare il sito internet del Museo Casa Barezzi vi permetterà di visionare le riduzioni ed i biglietti cumulativi.

Busseto e il museo dedicato al soprano Renata Tebaldi

Apparentemente non vi è alcun legame tra Busseto e il più grande soprano italiano di tutti i tempi, Renata Tebaldi.

Eppure, la cittadina ospita un’imponente collezione di oggetti di scena appartenuti a voce d’angelo, appellativo coniato per lei da Toscanini.

L’intera raccolta, costituita esclusivamente da cimeli autentici, è stata donata da Ernestina Viganò, governante dell’artista, nonché sua erede universale.

Il Museo Renata Tebaldi si articola in sei ambienti, uno più affascinante dell’altro.

La sala dei documenti espone una serie di riconoscimenti attribuiti a Renata nel corso della sua carriera pluritrentennale.

Dai toni decisamente più intimi, è invece la collezione di scritti destinati al padre, andato via di casa quando era ancora piccola.

Letteralmente da togliere il fiato è la sala dei gioielli, che custodisce preziosissimi orecchini, anelli, corone e diademi degni di un’imperatrice.

Accanto a ciascun oggetto sono indicati: l’anno, il titolo dell’opera ed il nome del teatro nel quale sono stati indossati dalla diva.

Borse su cui sono state fatte incidere le iniziali, bauli da viaggio e cappellini compongono invece la cosiddetta sala di Renata.

La sala della fotografia, dedicata agli scatti più iconici (come il celebre abbraccio con la rivale Maria Callas), separa i due ambienti più sbalorditivi del museo.

Si è deciso infatti di dedicare un intero salone a Madama Butterfly, opera amatissima dalla Tebaldi.

Ammirare da vicino i suoi coloratissimi kimono, lo ammetto, mi ha donato una fortissima emozione.

sala del museo dedicato a Renata Tebaldi a Busseto

E che dire dell’incredibile guardaroba artistico esposto nell’ultimo ambiente museale?

Da Aida a Tosca, passando per Desdemona: mentre osservavo rapita quegli splendidi tessuti, non ho potuto trattenermi dall’immaginare di averli addosso.

D’altronde, anche io come Renata, sono alta 175 centimetri!

Dove mangiare a Busseto

Fiore all’occhiello della provincia di Parma è l’ottima cucina, fatta di piatti semplici ma dal gusto deciso.

Per il mio pranzo a Busseto ho scelto L’Osteria.

È un locale a metà strada tra la centrale Piazza Verdi e Via Provesi (sede del Museo Renata Tebaldi).

Io ed il mio compagno di viaggio siamo stati accolti da Monica che, con suo marito Giancarlo, gestisce un ristorante dall’aspetto ricercato ma molto accogliente.

Non abbiamo resistito alla tentazione di ordinare un tagliere di salumi misti della zona, da assaporare con la tipica torta fritta.

tagliere della trattoria di Busseto

In merito alle portate principali invece, ci siamo affidati ai consigli della padrona di casa.

Abbiamo optato per un fuori menu: uno squisito risotto preparato con i funghi porcini appena giunti da Borgo Val di Taro.

Due dolci prelibatezze, il tortino al cioccolato e una tartelletta alla frutta, ci hanno preso per la gola alla fine del pasto.

Oltre alla bontà dei piatti, ho molto apprezzato la cordialità del servizio, che è stato gestito con professionalità e sempre con il sorriso.

Come raggiungere Busseto e dove parcheggiare

Il modo più comodo per raggiungere Busseto è in automobile. Il piccolo centro abitato si trova tra Parma e Piacenza e dista appena 20 chilometri da Cremona.

Chi si sposta da Milano oppure da Bologna impiegherà poco meno di un’ora e mezza per arrivare fino a qui. Dovrà seguire l’autostrada A1 fino a Fidenza e poi la SP 588 per Busseto.

Se decidete di fermarvi prima a Roncole Verdi, potete parcheggiare nell’area riservata ai visitatori della mostra di Casa Guareschi.

A Busseto invece, vi suggerisco di lasciare l’auto nel parcheggio situato tra Via Roma e Via Leoncavallo, vicinissimo ai principali luoghi d’interesse e musei cittadini.

La stazione ferroviaria di Busseto dista 700 metri da Piazza Verdi.

È ben servita dai treni regionali in arrivo da Cremona, Parma e Fidenza (il tempo di percorrenza è di 30-35 minuti).

Il capoluogo di provincia è collegato alla località verdiana anche tramite una rete di bus urbani. Viene gestita da Tep, la stessa azienda che garantisce le corse che collegano Busseto alla sua frazione.

Ora che avete tutti i dettagli per la vostra gita fuori porta, non vi resta che partire.

A proposito, se aveste la possibilità incontrare Giuseppe Verdi, Giovannino Guareschi e Renata Tebaldi, cosa vorreste chiedere a questi tre grandi personalità del passato, così legate al territorio di Busseto?

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14 risposte

  1. Adoro Verdi e la sua musica ma non mi è ancora capitato di visitare Busseto nonostante abbia visto alcuni castelli e zone limitrofe. Una fantastica meta per una gita fuori porta!

  2. Non sapevo che Guareschi fosse nato a Roncole, è uno scrittore che adoro; qualche anno fa siamo stati a Brescello per vedere il set dei film tratti dai suoi romanzi, ed è stato bellissimo!

    1. Ciao Teresa, hai fatto un po’ di confusione. Guareschi non è nato a a Roncole ma a Fontanelle (qui vicino), Verdi è nato a Roncole. A Roncole di Guareschi c’è una casa museo nell’edificio che ospitava il ristorante dello scrittore.

  3. Nel Rigoletto c’è la frase “Cortigiani, vil razza dannata” ma si dice in giro che in realtà il Giuseppe intendesse “Parmigiani, vil razza dannata” e se fosse vivo vorrei chiedergli se questa cosa è vera perchè so che odiava a morte i paesani che chiacchieravano la sua relazione ma “vil razza dannata” mi sembra eccessivo!
    Alla Renata non credo avrei nulla da chiedere mentre dal Giovannino vorrei tanto sapere dove si trovava davvero il Boscaccio perchè anche su quello c’è sempre stato un grande dibattito qui nella zona!

  4. Wow questa si che è una location dove andare! Amo la lirica, ho lavorato in teatro durante le estati all’università, proprio alla realizzazione di grandi opere teatrali come quelle del Rossini Opera Festival a Pesaro. L’aria che si respira in un teatro vuoto è incredibile, l’adrenalina prima della rappresentazione, il dietro le quinte, la musica, le voci dei cantanti. ma che ricordi che mi ha fatto tornare alla mente. Grazie di aver parlato di Verdi e di questo mondo antico che non passerà mai di moda.

  5. Non sapevo che Don Camillo attingesse alla realtà, davvero molto interessante la storia non solo di Giuseppe Verdi e di come è possibile visitare i luoghi in cui é nato e cresciuto ma anche scoprire che nei dintorni si può trovare molta altra storia italiana.

  6. Questa è una zona che mi piacerebbe visitare soprattutto per approfondire la figura di Guareschi. Amo i film con Don Camillo e Peppone (infatti vorrei tanto visitare anche Brescello per vedere i luoghi del film)

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