Borgo La Scola: la città di pietra vicino a Bologna

angolo di Borgo La Scola in provincia di Bologna

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Negli ultimi anni, il piccolo Borgo La Scola è diventato una delle destinazioni più fotografate dell’intera provincia di Bologna.

Oltre alla sua posizione altamente panoramica, c’è un altro aspetto a parer mio, che lo rende davvero unico e pieno di fascino.

Ciascuna delle abitazioni della frazione appenninica di Grizzana Morandi, è stata infatti interamente costruita con la pietra locale ed è sostanzialmente rimasta intatta, come sospesa nel tempo.

Borgo La Scola: una città medievale in provincia di Bologna

Borgo La Scola si erge in corrispondenza della linea di confine che attorno al VI secolo d.C., divideva l’Esarcato di Ravenna dal Regno dei Longobardi.

Essendo stato edificato con finalità prettamente difensive, si presentava dunque costituito da case torri, abitazioni fortificate e dotate di punti di osservazione e avvistamento.

Nel 1500 però, dopo aver perso la sua funzione di avamposto militare, si trovò al centro di un processo di profondo rinnovamento architettonico.

Borgo La Scola e l’arte degli scalpellini nel territorio di Bologna

I Maestri Comacini, giunti sul territorio per lavorare la pietra arenaria di Montovolo, convertirono le antiche dimore del borgo, in graziose case rinascimentali.

Costoro vengono considerati i primi scalpellini ad aver lasciato una traccia importante nell’area dell’Appennino bolognese.

Riuniti in corporazioni di muratori e scultori, si spostavano in squadre lungo lo stivale (prevalentemente Nord e Centro Italia), in base alle richieste e alle commissioni ricevute.

Una delle peculiarità di questi scalpellini è l’utilizzo di figure e simboli (come il cosiddetto Fiore della Vita, una rosa a sei petali, di cui si attestano numerose raffigurazioni fin dall’antichità), ancora ben visibili su molte delle costruzioni di Borgo La Scola e di altre località limitrofe.

decorazioni dei Maestri Comacini a Borgo La Scola

Cosa vedere a Borgo La Scola

Mentre procedete lentamente sui sassi lisci e levigati, che ricoprono le strette vie del piccolo centro, aguzzate la vista.

Borgo La Scola infatti possiede ben due orologi solari.

Il primo, risalente alla fine dell’Ottocento, è stato restaurato nel 2016. È collocato sulla facciata di Casa Parisi rivolta alla Corte delle Case della Scola.

L’edificio, che originariamente era una torre, fu ampliato fino ad inglobare un’ampia arcata in mattoni, che funge da ingresso settentrionale della frazione montana.

Il secondo orologio solare invece, è stato restaurato nel 2019 e si trova sulla parete di Casa Piron (anche detta Casa dell’Architetto), affacciata su Corte Bruni.

Anche in questo caso, l’antica casa torre ingloba un arco, che definisce a sua volta l’accesso meridionale del borgo

A pochi metri da qui, svetta isolato un cipresso di ben 700 anni, proclamato nel 2016 monumento nazionale arboreo.

Si staglia in prossimità di Casa Palmieri, dimora dello storico Arturo Palmieri (1873-1944), ricordato da una lapide commemorativa.

scorcio di Borgo La Scola con orologio solare

Borgo La Scola: come arrivare e dove parcheggiare

Dal momento che il borgo si presenta poco esteso e decisamente raccolto, per perdervi nel dedalo dei suoi stretti vicoli di pietra impiegherete al massimo 60 minuti (incluse le soste fotografiche e le tappe panoramiche).

Il modo più comodo per arrivare fin qui da Bologna è in automobile.

Sono circa 55 i chilometri, percorribili in un’oretta, che separano la piccola città medievale dal suo capoluogo di provincia.

Se non conoscete bene il territorio, procedete adagio perché la strada in alcuni punti si presenta tortuosa e piena di curve.

Il parcheggio, accessibile gratuitamente, è stato ricavato in un ampio spazio verde del versante collinare.

È ben segnalato e dista solo pochi metri dall’ingresso nord del nucleo abitativo.

Dove mangiare dopo la visita a Borgo La Scola

All’interno della cittadella medievale di Borgo La Scola non ci sono trattorie o altri punti di ristoro.

Per gustare un ottimo pranzo a base di cucina locale e rilassarsi un pò dopo la passeggiata, vi suggerisco di spostarvi alla vicina Campolo, un’altra località edificata con la pietra locale e considerata la patria degli scalpellini.

Bastano 4 minuti per raggiungere il ristorante pizzeria Al Paladein, situato nella piazza centrale di questa piccola frazione di Grizzana Morandi.

Il locale è stato aperto nel 2017 ed in breve tempo è diventato un importante punto di riferimento e di aggregazione per gli abitanti del borgo ed i visitatori.

Propone piatti tipici della tradizione bolognese e di quella toscana, serviti in porzioni abbondanti e saporite.

Mi raccomando, ricordatevi di prenotare con largo anticipo, soprattutto in alta stagione.

Cosa vedere nelle vicinanze: il Sinai bolognese

A meno di 6 chilometri dal Borgo La Scola, nel verdissimo e rigoglioso Parco di Montovolo, si ergono altre due importantissime testimonianze architettoniche dell’arte degli scalpellini nel territorio dell’Appennino bolognese.

Si tratta del Santuario della Beata Vergine della Consolazione (meglio noto come Santuario di Montovolo) e dell’Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria.

Posti a più di 900 metri d’altezza, questi due edifici sacri hanno indotto l’architetto Alfonso Rubbiani a coniare l’appellativo di Sinai bolognese.

Secondo una leggenda, durante le Crociate Santa Caterina venne condotta quassù, legata ad un albero e colpita ripetutamente con una lancia.

Per una serie di vicissitudini (di cui esistono varie versioni), precipitò nel vuoto in corrispondenza del punto più alto del monte, oggi noto come Balzo di Santa Caterina.

Il Santuario di Montovolo

Costruito nel 1211 (data riportata sulla lunetta del portale) sui resti di un tempio pagano, il Santuario di Montovolo costituì a lungo il principale centro devozionale bolognese, finché non venne sostituito dal Santuario di San Luca.

Esternamente si presenta come un edificio semplice e lineare, dotato di una torre campanaria, realizzata nell’Ottocento e caratterizzata da un orologio solare, anch’esso in arenaria.

All’interno, oltre alla statua cinquecentesca della Madonna, si colloca una cripta, accessibile da un ingresso posto nei pressi del presbiterio.

In realtà, questo androne sotterraneo altro non è che parte di una chiesa originaria (risalente al X-XI secolo), riportata alla luce per puro caso, solo nel 1925.

I capitelli, che si sono conservati praticamente intatti, sono decorati con bassorilievi ricchissimi di simboli e raffigurazioni di animali (tra cui l’ippogrifo, che rappresenta l’immortalità dell’anima).

dettaglio della cripta del Santuario di Montovolo

L’Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria

Il piccolo Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria, eretto dai crociati bolognesi di ritorno dalla Terra Santa come ex voto, è raggiungibile esclusivamente a piedi, seguendo un percorso che dal Santuario di Montovolo, si inerpica verso la vetta del monte.

Se dall’esterno pare una costruzione decisamente poco attraente (sulla parete sud vi sono ancora i segni dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale), vi assicuro che basta varcarne la soglia per ricredersi all’istante.

Un enorme ciclo pittorico di autore sconosciuto, ma presumibilmente appartenente alla scuola toscana, ricopre completamente gli interni dell’Oratorio.

L’arco che divide le due campate illustra il celebre monito memento mori, con uno scheletro che si contrappone ad un giovane che indossa abita eleganti.

Sul presbiterio sono riprodotte alcune scene legate alla vita di Santa Caterina mentre sul lato opposto, quello più vicino all’ingresso principale, spiccano raffigurazioni del giudizio universale, dell’Inferno e del Paradiso.

ciclo di affreschi che ricopre gli interni dell'Oratorio di Santa Caterina d'Alessandria

All’interno dei medaglioni della volta a crociera infine, trovano posto i volti dei Padri della Chiesa (Girolamo, Gregorio Magno, Ambrogio e Agostino).

Cosa sapere prima di visitare il Sinai bolognese

Prima di partire da Borgo La Scola in direzione del Santuario di Montovolo e dell’Oratorio di Santa Caterina, occorre tenere in considerazione alcuni aspetti organizzativi.

Il parcheggio (gratuito) è a pochi metri dal Santuario. Da qui dunque, si può proseguire solo a piedi.

Nei pressi della torre campanaria si trova un piccolo e accogliente punto di ristoro.

Con estrema gentilezza, la signora Lucia si è offerta di farci da guida.

Mentre il Santuario è aperto tutti i giorni da Maggio a Settembre (sul sito internet trovate gli orari delle funzioni e le aperture straordinarie), l’Oratorio di Santa Caterina solitamente è chiuso.

Tuttavia, può essere visitato su richiesta ed esclusivamente alla presenza di un incaricato.

Guadagnare l’ingresso del piccolo edificio di culto in arenaria dedicato alla martire di Alessandria, richiede uno sforzo fisico in più ma ne vale decisamente la pena.

Se intendete ammirare gli interni dell’Oratorio però, indossate scarpe chiuse e comode e portate con voi un repellente per insetti e zanzare.

Mi raccomando, non dimenticate a casa la macchina fotografica: dal vicino Balzo di Santa Caterina potrete immortalare la Valle del Reno in tutto il suo splendore.

Nei giorni privi di foschia si riesce persino ad intravedere la silhouette del Santuario di San Luca a Bologna.

Diventare scalpellini: il corso di introduzione alla scultura su pietra arenaria

Sapevate che esiste un corso per diventare scalpellini?

Al fine di promuovere e tramandare l’antica arte di forgiare la pietra di arenaria dell’Appennino bolognese, l’Associazione Fulvio Ciancabilla promuove programmi di apprendimento adatti a tutte le età.

Ho avuto l’opportunità di visitare il laboratorio che ospita le lezioni di pratica, in compagnia di Stefano Vannini, Presidente dell’associazione.

opere degli iscritti al corso per diventare scalpellini

Corsisti e maestri del corso di introduzione alla scultura su pietra arenaria

Oltre a fare la conoscenza diretta dei tre maestri: Alfredo Marchi, Giancarlo Degli Esposti e Rodolfo Mucci, ho potuto scambiare qualche parola con gli studenti.

La composizione della classe era decisamente eterogenea.

Uomini, donne e ragazzi di ogni età lavoravano sodo per scavare, scolpire e definire le loro creazioni sui blocchi di pietra.

Nonostante la polvere ricoprisse per intero le mani e i grembiuli (consegnati al momento dell’iscrizione assieme ad manuale redatto dal maestro Alfredo Marchi), i loro visi erano sereni e sorridenti.

Riccardo Vaccaro (63 anni) ad esempio, stava completando un volto sacro, quello di San Francesco d’Assisi.

Roberta Tiberi, quarantacinquenne traduttrice bolognese che si è trasferita a Grizzana Morandi con la famiglia, si stava dedicando alla realizzazione di alcuni simboli, cari alla tradizione degli scalpellini.

Il ventenne Samuele Stefanelli, intento a forgiare un sottile blocco di pietra, mi ha spiegato di essersi iscritto al corso perché questa attività gli permette di creare distruggendo.

Adriano ed Eugenio Daniotti invece, sono rispettivamente un padre e un figlio che hanno deciso di frequentare le lezioni insieme.

C’è persino qualcuno che è disposto a macinare svariati chilometri in autostrada, pur di imparare l’arte dello scalpellino. È il caso del ristoratore Simone Zucchini, proveniente da Firenze.

E come non citare Giancarlo Poli? Nel mostrarmi le sue ultime creazioni, mi ha confidato di nutrire un legame di profonda connessione con questa attività, che lo porta quasi a dialogare con la pietra.

Prima di lasciare gli studenti alle loro creazioni, mi sono soffermata qualche minuto presso il vicino laboratorio del maestro Giancarlo Degli Esposti.

Le sue opere, cariche di significato, sono attualissime e portatrici di messaggi universali, anche se ispirate ad eventi legati alla vita privata dell’artista.

Diventare scalpellini: informazioni utili

Se volete saperne di più sul corso di introduzione alla scultura su pietra arenaria, vi invito a consultare la pagina Facebook dell’Associazione Fulvio Ciancabilla.

Questa realtà aggregativa, senza scopo di lucro, è nata nel 2006 in seguito alla scomparsa del Prof. Ciancabilla, studioso di Scienze Minerarie e sostenitore dello sviluppo del territorio appenninico bolognese.

L’associazione si propone di valorizzare e divulgare l’opera del docente, promuovendo con attività, eventi e convegni, le risorse naturali e le materie prime dell’Appennino.

il gruppo di allievi e maestri del corso per diventare scalpellini

L’idea di creare un corso dunque, è nata con l’obiettivo di preservare dall’oblio, l’antica e nobile arte dello scalpellino che, su queste montagne (e non solo), ha creato dal nulla case, torri ed intere città.

Dal 23 Luglio al 15 Agosto 2023 le opere di corsisti e maestri sono esposte a Palazzo Manservisi, a Castelluccio (Alto Reno Terme, Bologna).

La mostra dal titolo L’arte degli scalpellini di Montovolo rivive al Castello è aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 17:00.

Per maggiori informazioni, potete contattare il numero: 349/7170559.

Cosa fare nei dintorni: visitare l’unico edificio progettato da Alvar Aalto in Italia

Riola, piccola frazione di Vergato a 6 chilometri da Borgo La Scola, custodisce l’unico edificio progettato in Italia dal famoso architetto finlandese Alvar Aalto (1898-1976).

È la Chiesa di Santa Maria Assunta, una costruzione bianca e sinuosa, che pare incastonata tra le montagne dell’Appennino ed il fiume Reno.

Dopo il Concilio Vaticano II (1959-1965), che aveva sottolineato l’urgenza di ristabilire una stretta connessione tra l’architettura e la liturgia, il Cardinale Giacomo Lercaro (arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968) decise di commissionare ad Alvar Aalto, il progetto di una nuova chiesa, nel cuore dell’Appennino bolognese.

A causa di una serie di vicissitudini però, l’opera fu inaugurata solo nel 1978, due anni dopo la morte dell’architetto, quando era ancora priva del campanile, completato nel 1994.

La sagoma esterna della facciata è un richiamo evidente alle vette del Monte Vigese, del Monte Vigo e di Montovolo, i rilievi simbolo di questa vallata.

chiesa progettata da Alvar Aalto a Riola vicino Bologna

La chiesa, ad una sola navata, ha una pianta asimmetrica ed è letteralmente invasa dalla luce, che filtra copiosa dalle vetrate, collocate sull’apertura superiore.

Tutti gli arredi e gli oggetti sacri sono stati progettati personalmente da Aalto, che ha scelto elementi dalle forme e dalle linee semplici, in modo da non distrarre i fedeli dall’altare, durante le celebrazioni.

Ne avevate mai sentito parlare?

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15 risposte

  1. Non conoscevo questo splendido borgo! Mi pare che sia perfetto per poter scattare delle fotografie indimenticabili ed è perfetto per un weekend fuori porta. Me lo segno!

  2. Prima o poi vorrei fare un on the road dell’Emilia Romagna, facendo base a Bologna e direi che il borgo La Scola merita sicuramente una visita, non lo conoscevo quindi è stato un piacere scoprirne di più!

  3. Devo ringraziarti per avermi fatto conoscere questo piccolo borgo così caratteristico e affascinante, del quale non conoscevo l’esistenza! E’ proprio il posto giusto dove trascorrerei un week end!

    1. Borgo La Scola lo visiti in un’oretta, come avrai letto nell’articolo. Se vuoi trascorrere un week end in zona, dai un’occhiata agli altri articoli che ho dedicato all’Appennino bolognese oppure contattami così posso darti qualche dritta 😉

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