Bologna si tinge di giallo: i luoghi che hanno ispirato i polizieschi

le arcate del portico di San Luca a Bologna

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Con i suoi lunghissimi portici, i vicoli stretti e una fitta rete di cunicoli sotterranei, Bologna si presta facilmente a diventare l’ambientazione di un romanzo giallo.

Effettivamente, il genere poliziesco all’ombra delle Due Torri è più florido che mai. Negli ultimi decenni infatti, sono diversi gli investigatori usciti dalla penna degli scrittori locali, che si sono resi protagonisti di rocamboleschi inseguimenti tra le frequentate vie della città universitaria.

Persino la letteratura internazionale ha riconosciuto al capoluogo emiliano-romagnolo la predisposizione, quasi innata, a trasformarsi nella location perfetta dove inscenare oscuri misfatti e misteriosi delitti.

Ricorderete di certo il caso letterario di The Broker, il romanzo dello statunitense John Grisham, pubblicato nel 2005.

L’autore, insignito della Turrita d’Argento dal primo cittadino dell’epoca, Sergio Cofferati, dopo aver ispezionato ogni angolo della città per ben tre volte durante l’estate (quando era semideserta), dichiarò che Bologna fosse il posto perfetto per nascondersi.

Bologna in giallo: dalla nascita del genere al Gruppo 13

La nascita del giallo è da ricondurre al 1841, l’anno di uscita del romanzo I delitti della Rue Morgue, di Edgar Allan Poe.

Il protagonista, Auguste Dupin, ha un vero fiuto per risolvere i casi più complessi.

Le sue incredibili capacità investigative, in netto contrasto con le spesso scarse competenze del suo collaboratore e della polizia, sono state prese a modello da un’intera generazione di investigatori.

È indubbiamente al suo rigoroso metodo scientifico infatti, che si sono ispirati Sherlock Holmes (apparso in Uno studio in rosso, pubblicato da Arthur Conan Doyle nel 1887) ed Hercule Poirot (le cui avventure finirono per la prima volta in libreria nel 1920, con Poirot at Styles Court di Agatha Christie).

alcuni oggetti di Sherlock Holmes
credits: shell_ghostcage by Pixabay

Non tutti sanno però, che l’appellativo giallo in riferimento ad un preciso genere letterario, riconoscibile per la presenza di un investigatore, una vittima ed un colpevole, viene utilizzato soltanto in Italia.

A partire dal 1929 infatti, la casa editrice Mondadori pubblicò una collana di romanzi polizieschi dal titolo I libri gialli, poiché caratterizzati da una riconoscibilissima copertina di colore giallo.

Pensate: nel 1943 se ne ordinò l’immediata chiusura, imponendo il ritiro di tutte le copie in vendita.

Il regime fascista infatti, temeva che il romanzo giallo avrebbe potuto minare l’ordine pubblico, inducendo il popolo ad una reazione sovversiva.

Quelli che seguirono, furono anni segnati da una progressiva metamorfosi del genere, che si trovò inevitabilmente condizionato dai fatti di cronaca.

Prima con le frequenti contestazioni dei movimenti studenteschi e poi con le stragi e le bande criminali, Bologna per lungo tempo finì quotidianamente sulle prime pagine dei giornali.

Ed è proprio in questo contesto che il giallo si rinnova, attraverso la figura di Sarti Antonio, creato dal bolognese Loriano Macchiavelli nel 1974 (con il romanzo Le piste dell’attentato).

La rinascita del romanzo poliziesco parte da Bologna: da Sarti Antonio a Coliandro

La rinascita del genere viene suggellata dalla fondazione a Bologna del Gruppo 13 (che in realtà era costituito da dodici e non tredici giallisti, tra cui Carlo Lucarelli e lo stesso Loriano Macchiavelli), nel 1990.

Promuovendo lo scambio, il dibattito ed il continuo confronto tra gli autori, questo progetto innescò una serie di conseguenze fortunate per il romanzo poliziesco.

Le pubblicazioni aumentarono progressivamente superando i confini di Bologna e dell’Emilia-Romagna.

Nacquero nuovi filoni letterari in altre città d’Italia (nel 1994 ad esempio, ne La forma dell’acqua, Andrea Camilleri presentò al mondo il commissario Montalbano).

Gli investigatori ormai sono ben lontani dai protagonisti colti e raffinati dei romanzi del Primo Novecento, capaci di districare i misteri più fitti analizzando le prove con rigore e logica.

una macchina da scrivere con un foglio bianco e la scritta investigation
credits: viarami by Pixabay

Dotati di uno scarso intuito e di una certa propensione a cacciarsi nelle situazioni più improbabili, vessati dai superiori e sfortunati con le donne, sembrerebbero piuttosto degli antieroi.

In realtà, dietro i loro innumerevoli difetti, si cela spesso coraggio da vendere.

Lo ha dimostrato l’ispettore Coliandro, il personaggio inetto e impacciato, creato da Lucarelli nel 1994 (con il romanzo Il giorno del lupo) e lo conferma Giorgia Contini.

Abituata a frequentare compagnie tutt’altro che raccomandabili e ad alzare spesso il gomito, l’investigatrice privata, protagonista di Quo vadis, baby? (2005) della bolognese Grazia Verasani, sembrerebbe una fallita.

Eppure, è proprio grazie alle sue fragilità che ha conquistato il favore del pubblico.

Questi personaggi piacciono perché sembrano reali.

Osservandoli in situazioni spesso squallide e nelle circostanze più sfortunate, non possiamo che finire inevitabilmente per fare il tifo per loro.

Bologna e il giallo: 3 luoghi della città che hanno ispirato noir e polizieschi

L’idea di stilare tre itinerari dedicati ad altrettanti romanzi gialli ambientati a Bologna, è maturata in seguito alla mia partecipazione ad un tour serale.

La visita guidata è stata inserita di recente nel fitto calendario di eventi promossi da Succede solo a Bologna.

L’associazione da anni è impegnata nella promozione del territorio e della cultura bolognese, oltre che nella gestione di molti dei monumenti della città del Nettuno.

Come spesso accade quando qualcosa mi appassiona, mi sono subito data da fare per saperne di più.

Ho quindi scoperto che i romanzi noir ambientati sul territorio felsineo sono innumerevoli.

Tra quelli che ancora non conoscevo, ne ho scelti e acquistati ben tre, che da amante del genere, ho letteralmente divorato.

Pur essendo volumi molto diversi tra loro, sono accomunati da un aspetto fondamentale.

Bologna tra le pagine di questi romanzi, smette di essere uno scenario freddo e distaccato, diventando protagonista.

In qualche modo, è come se la città prendesse vita.

Via delle Oche e le nuove indagini del commissario De Luca

Il vicolo che mette in collegamento Via Oberdan e Via Piella, prende il nome di Via delle Oche.

Prima dell’entrata in vigore della Legge Merlin (1959), questa era considerata la via a luci rosse per eccellenza di Bologna, pur non essendo l’unica.

È qui che, in una delle stagioni politiche più delicate per il nostro Paese, appena uscito dalla guerra, Carlo Lucarelli sceglie di ambientare il suo romanzo giallo, Via delle Oche (1996).

Per la terza volta (dopo Carta Bianca e L’estate torbida), il commissario De Luca si trova coinvolto in un misterioso delitto.

Reintegrato nel corpo della polizia, viene assegnato alla Buoncostume e vuole scoprire chi ha ucciso il buttafuori del bordello di Via delle Oche, 23.

in Via delle Oche a Bologna

I suoi superiori, che non perdono l’occasione per ricordargli quali siano i limiti che il suo nuovo incarico impone, vorrebbero chiudere il caso, facendolo passare per suicidio.

Ma l’intuito di De Luca corre veloce verso tutt’altra direzione.

Con questo romanzo, Lucarelli riesce a far rivivere al lettore, con una narrazione incalzante e ricca di colpi di scena, l’aspro scontro politico tra i due schieramenti che si presentarono alle elezioni politiche del 18 Aprile 1948.

La Democrazia Cristiana durante la campagna elettorale ricorse a manifesti alquanto esplicativi, volti a dissuadere gli italiani dal votare il Fronte Democratico Popolare.

Tutti ricorderete il celebre slogan:

Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede Stalin no!

È stato coniato da un altro scrittore emiliano del Novecento, Giovannino Guareschi. Se volete saperne di più sul suo Mondo piccolo, date un’occhiata al racconto di Clarice.

Sarti Antonio e il cadavere trovato nelle acque dei canali di Bologna

In una recente intervista, Loriano Macchiavelli ha dichiarato che il personaggio di Sarti Antonio (prima il cognome, come voleva la burocrazia dell’epoca) è nato quasi per caso.

Durante una vacanza promise a sua moglie, che non aveva con sé alcun libro da leggere, di scrivere per lei qualche pagina al giorno, in modo che non si annoiasse.

Erano i primi anni Settanta ed uno dei personaggi più significativi della letteratura noir italiana stava progressivamente prendendo forma.

Da quel momento, le sue indagini hanno riempito le pagine di decine di romanzi e attraversato tutti i principali eventi che hanno avuto luogo a Bologna nella storia recente.

Sarti Antonio si è dovuto spingere persino sottoterra, quando nel 2002 è diventato il protagonista de I sotterranei di Bologna.

Quella nella quale il nostro eroe si ritrova catapultato, è una vera e propria città sotto la città.

In seguito alla morte di un suo collega, il cui cadavere viene ritrovato nelle acque del Canale Navile, il sergente scopre l’esistenza di una Bologna parallela, coperta dall’asfalto e dai portici del centro cittadino.

Potrà sembrare strano ma il capoluogo di Regione, pur non essendo attraversato da fiumi, ha fondato per secoli la sua economia sull’acqua.

Sfruttando la portata del fiume Reno e del torrente Savena, la costruzione di una fitta rete di canali ha consentito alla città di espandersi ed arricchirsi.

Nel Novecento, gran parte di questi canali è stata ricoperta di terra e asfalto ed il ricordo di quell’antico e glorioso passato è diventato sempre meno vivido.

in Via Malcontenti presso l'affaccio sul canale delle Moline

Al coinvolgente romanzo di Macchiavelli dunque, va riconosciuto il merito di aver riportato in superficie una parte fondamentale, seppur sommersa, della storia della città.

Stella Spada e i dodici portici UNESCO di Bologna

Nel mese di Marzo del 2021 l’intera Bologna era in grande fermento in seguito alla diffusione di una notizia che si attendeva da tempo.

Dodici tra i portici che abbracciano il centro urbano erano stati candidati ad entrare a far parte della prestigiosa lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Ed è così che, in attesa dell’iscrizione nella World Heritage List (che avvenne il 28 Luglio dello stesso anno), la scrittrice bolognese Lorena Lusetti pubblicò Il mistero dei dodici portici.

In questo romanzo, l’investigatrice privata Stella Spada deve vedersela con un caso misterioso che presenta non pochi risvolti tragicomici.

Mentre si trova nello studio di Via dell’Inferno, all’interno dell’ex Ghetto Ebraico, la sua vicina denuncia la scomparsa del cane con cui da anni, condivideva le giornate.

In compagnia del suo stagista, con cui Stella ingaggia spesso un divertente scontro generazionale, parte alla ricerca di Filippo.

Il misterioso e presunto rapitore porta questa strana coppia ad attraversare mezza città.

Ogni indizio, trascritto su un biglietto, conduce ad uno dei dodici portici UNESCO.

Pur presentandosi come una lettura piacevole e leggera, Il mistero dei dodici portici è un sentito e profondo omaggio alla città.

Quali sono i dodici portici di Bologna patrimonio mondiale UNESCO

I portici di Bologna, che si estendono per più di 60 chilometri, sono i più lunghi del mondo.

Al loro cospetto i bolognesi si sentono naturalmente protetti, accolti, abbracciati.

Ma quali sono i dodici portici entrati a far parte del patrimonio mondiale UNESCO?

È arrivato il momento di presentarveli.

Strada porticata di Santa Caterina

La strada porticata di Via Santa Caterina, costituisce la testimonianza preziosissima dell’utilizzo di questa architettura urbana, all’interno di un borgo popolare d’età medievale.

Questi portici sono sopravvissuti alle demolizioni che hanno interessato diversi punti della città, grazie ad un imponente lavoro di restauro avviato attorno al 1970.

Sono stati costruiti su un solo lato della via al fine di aumentare la superficie abitativa, senza ostacolare il transito dei carri lungo la strada.

Inizialmente erano sostenuti da colonne di legno, poi sostituite da più solidi pilastri in muratura.

Portici di Piazza Santo Stefano

I portici di Piazza Santo Stefano e della vicina Piazza della Mercanzia sono espressione della raffinata ed elegante architettura tardo-medievale e rinascimentale.

Vi basterà osservare il sontuoso porticato di Palazzo Bolognini Amorini Salina, che si affaccia su questo suggestivo slargo, per cogliere dettagli e decorazioni davvero sbalorditive.

Tra le arcate dell’edificio situato al civico 11, non potrete non notare delle teste in terracotta. Guardandole con attenzione, vi accorgerete che quei volti assumono espressioni diverse l’una dall’altra.

Portici del Baraccano

Realizzati tra il XVI ed il XVII secolo, questi portici collegano Via Santo Stefano al Santuario di Santa Maria del Baraccano.

All’epoca si trattava di un luogo destinato all’accoglienza, prima destinato ai pellegrini e poi alle donne orfane.

il portico di Via Santo Stefano nei pressi del voltone del Baraccano

Sul finire del Quattrocento i Bentivoglio decisero di far erigere il portico ed il voltone (detto del Baraccano), che, grazie ad un gioco di prospettive, inquadra perfettamente la chiesa.

Treno della Barca

I lavori per la realizzazione del quartiere Barca di Bologna, affidati a Giuseppe Vaccaro, cominciarono nel 1957. Uno degli edifici più rappresentativi di questa nuova edilizia popolare è indubbiamente il cosiddetto Treno.

Si tratta di una costruzione dalle forme sinuose (dall’alto sembra un treno in movimento), che in quale modo ha rielaborato la più antica funzione del portico.

Gli ambienti al piano terra sono destinati ad attività artigianali o culturali, volte a promuovere la riqualificazione della zona, che oggi è una verde area residenziale.

Portico di San Luca

Nella seconda metà del Seicento cominciarono i lavori per la realizzazione del portico più lungo della città.

Grazie a questo passaggio coperto, i pellegrini avrebbero potuto raggiungere il Santuario di San Luca, posto sulla cima del colle della Guardia, in totale sicurezza e al riparo dalle intemperie.

Il percorso in salita, che parte dall’Arco del Meloncello e termina dinanzi alla facciata barocca dell’edificio sacro, è altamente panoramico e amatissimo dai camminatori amatoriali e dai runners.

Portico di Via Galliera

Cardo massimo della romana Bononia, l’odierna Via Galleria (strada parallela alla centralissima Via Indipendenza) custodisce un magnifico porticato innalzato tra il Quattrocento ed il Cinquecento.

Per la sua realizzazione, commissionata da alcune delle più ricche famiglie bolognesi, sono stati convocati gli architetti più stimati dell’epoca.

L’obiettivo era quello di mostrare, in maniera esplicita ed inequivocabile, il proprio status sociale davanti agli occhi del resto della città.

Portico del Pavaglione

Il lungo porticato che si estende da Via Farini a Via de’ Musei prende il nome di Pavaglione, in riferimento alla vicina piazza (oggi intitolata a Luigi Galvani) nella quale si svolgeva il mercato dei bachi da seta.

È lungo 139 metri e fu costruito nel 1562 da Antonio Morandi, detto il Terribilia. Sotto le sue arcate si trovano, a pochi metri l’uno dall’altro, gli imponenti portoni di accesso del Museo Civico Archeologico di Bologna e della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio.

Edificio porticato del MAMbo

Risale agli anni 1928-1929 la costruzione del portico dell’ex forno del pane, oggi sede del museo bolognese di arte moderna (MAMbo), oltre che del Museo Morandi.

I lavori, eseguiti da Carlo Tornelli, furono commissionati dal podestà fascista Leandro Arpinati, per accogliere l’Ente Autonomo dei Consumi.

Porticato di Strada Maggiore

Quella che collega Piazza di Porta Ravegnana a Porta Maggiore è l’unica via di Bologna ad essere chiamata ancora Strada.

È qui che si trovano alcuni dei palazzi porticati più fotografati della città.

Oltre al celebre portico di Casa Isolani, che custodisce uno dei 7 segreti di Bologna, Strada Maggiore vanta il portico più largo in assoluto del centro emiliano: il portico dei Servi.

I lavori per la sua costruzione cominciarono già nel Trecento ma, dopo vari rimaneggiamenti, si possono dire pienamente conclusi soltanto nell’Ottocento.

Una curiosità: nel mese di Dicembre, sotto questo portico si svolge una delle manifestazioni più antiche dell’Emilia-Romagna, l’Antica Fiera di Santa Lucia. È l’occasione perfetta per gustare dolci tipici e acquistare nuove decorazioni natalizie.

Portico di Via Zamboni

Via Zamboni è il cuore della cittadella universitaria bolognese.

Trattandosi di una delle zone più frequentate dagli studenti, questa strada non dorme praticamente mai.

Sotto il suo lungo porticato settecentesco si trovano alcuni degli edifici più importanti della città, come Palazzo Poggi ed il Teatro Comunale.

Porticato della Certosa

Il portico del Cimitero Monumentale della Certosa venne costruito ai primi dell’Ottocento da Ercole Gasparini, per creare un passaggio coperto che da qui, arrivasse fino al vicino arco del Meloncello.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la parte del portico più vicina allo Stadio Dall’Ara (la cui realizzazione cominciò nel 1925) venne utilizzata per dare riparo a quanti avevano perso la casa in seguito ai bombardamenti.

Per l’occasione, le arcate vennero opportunamente chiuse sul fronte strada.

Portico di Piazza Cavour e Via Farini

Le centralissime Via Farini e Piazza Cavour vennero edificata nel 1860.

I portici che connotano i nuovi edifici di questa parte della città sono imponenti ma allo stesso tempo molto eleganti.

Non a caso, sono in molti a ritenere che quello della Banca d’Italia (al civico 7 di Via Farini), sia in assoluto il portico più bello di tutta la città.

Una cosa è certa: è impossibile non fermarsi ad ammirare i magnifici affreschi che lo decorano internamente!

il portico della Banca d'Italia

Se, durante la prossima gita a Bologna, decidete di intraprendere uno degli itinerari consigliati, ricordate di taggare la pagina Instagram di Viaggi.Cibo.Emiia nei vostri contenuti social.

Io e le altre componenti del team condivideremo con piacere i vostri scatti dedicati all’affascinante e misteriosa Bologna in giallo.

Ora però, non posso che chiedervi: tra i tre romanzi suggeriti, quale vorreste trovare sotto l’albero di Natale?

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22 risposte

  1. Confesso che mi sono innamorata di Bologna leggendo The Broker e, quando poi sono finalmente riuscita a visitarla, l’amore è stato confermato pienamente.

    1. Se ti piace il genere giallo, di romanzi ambientati a Bologna e scritti da bolognesi o emiliani ne puoi trovare a bizzeffe (senza nulla togliere a Grisham).

  2. Ma che bella idea per visitare Bologna attraverso i libri gialli ambientati in questa splendida città! Non smette ma di sorprendermi e, grazie a te, la sto conoscendo nel miglior modo possibile!

    1. Sono contenta che anche tu sia un’amante del genere. La città di Bologna si presta bene ad essere lo scenario di indagini e misteri.

  3. Conoscevo la curiosità legata ai romanzi gialli che vengono chiamati così solo in Italia, ma non sapevo nulla del fatti che la rinascita dei polizieschi fosse legata strettamente alla città di Bologna. Una storia che mi ha incuriosito parecchio perché amo questo genere.
    Quale di questi libri vorrei trovare sotto l’albero? Direi I sotterranei di Bologna, visto che non ho mai letto niente di Loriano Macchiavelli.

    1. Il romanzo di Macchiavelli è anche un ottimo modo per conoscere meglio la storia dei canali di Bologna, un aspetto della città che, per certi versi è ancora poco noto.

  4. Ricordo benissimo la serie dei gialli edita da Mondadori; mia nonna era abbonata e io spesso prendevo in prestito i libri da lei. La tua rivisitazione di Bologna in chiave “detective story” è molto interessante!

  5. Rispondo subito alla tua domanda: tutti e tre i romanzi! Insieme ad un biglietto del treno per Bologna ovviamente. Non avevo idea delle ambientazioni perfette per i polizieschi, un genere tra l’altro a cui mi sto davvero affezionando. Che dirti? brava come sempre a far scoprire luoghi inediti della tua città e anche luoghi conosciuti ma sotto un’angolatura diversa

  6. Non conoscevo questa parte “gialla” di Bologna. Non essendo amante del genere sono pochi i libri a tema che leggo, per cui non mi sono mai imbattuta in storie ambientate in città. A parte jack Frusciante è uscito dal gruppo ovviamente, un cult degli anni ottanta!

  7. É sempre meraviglioso poter vedere con i propri occhi dove sono ambientate le vicende dei nostri romanzi o film preferiti e sicuramente Bologna è una location perfetta per ambientarci i romanzi gialli!

  8. Pensare che il libro di Lucarelli è nella mia lista dei libri da leggere, doveva essere in quella di quest’anno, ma oramai penso che lo leggerò il prossimo mese. E poi una bella gita a Bologna!

  9. Ammetto di non essere una grande fan dei libri gialli a parte alcune serie davvero di nicchia, quindi nessuno dei tre libri, per quanto ambientati nella bella (e grassa! Non scordiamo grassa!) Bologna mi ispira particolarmente.
    Se qualcuno però volesse un’idea per un libro da mettere sotto il mio albero, direi che “Quo vadis, baby?” potrebbe essere l’ideale perchè la protagonista che alza il gomito mi è già simpatica… chissà come mai…

  10. Non avevo idea che Bologna fosse location di così tanti romanzi gialli! Trovo sempre suggestivo camminare tra le vie che sono descritte nei libri che leggiamo!

  11. Come non fermarmi qui a questo post? Io ho in mente un tour letterario seguendo i bar che hanno ispirato il libro Bar Sport di Stefano Benni … ora hai aggiunto anche i gialli (adoravo la serie dell’ispettore Coliandro)!

  12. Adoro Lucarelli… Ma l’underground è la mia passione direi che questa volta nella wishlist di Goodreads metto i sotterranei di Bologna, tanto leggerò anche l’altro
    Bella l’idea della passeggiata letteraria, è un ottimo modo per scoprire una città (magari già familiare) rileggendola sotto un’altra veste. Mi ricorda, ad esempio, i Ghost tour di Milano e Cagliari (ah già, certo che due righe le potrei scrivere…)

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