Cimitero della Certosa di Bologna: orari e mappa per la visita

il cimitero della Certosa di Bologna è un vero e proprio museo

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Potrà sembrarvi insolito o addirittura inappropriato, eppure vi assicuro che il Cimitero monumentale della Certosa merita assolutamente di essere annoverato tra i luoghi storici da visitare a Bologna, esattamente come tutti gli altri siti d’interesse, abitualmente raggiunti durante gli itinerari turistici.

Cimitero monumentale della Certosa di Bologna: cenni storici e mappa

La storia del cimitero monumentale della Certosa di Bologna, proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2021, comincia da molto lontano.

Nel 1334 i monaci certosini si stabilirono in città ed eressero una chiesa intitolata a San Girolamo.

All’edificio sacro affiancarono negli anni alcuni chiostri ed un campanile (l’attuale torre campanaria risale ai primi del Seicento).

Con la soppressione degli ordini monastici ordinata da Napoleone (1796), gli enormi spazi del monastero andarono incontro ad un periodo di abbandono e decadenza.

Nel 1801 tuttavia, il Comune decise di trasformare l’area ormai in disuso, nel nuovo cimitero cittadino.

Se da una parte i magazzini, il refettorio, le cucine, le celle e tutti gli altri ambienti di servizio vennero riadattati al nuovo utilizzo, dall’altra si iniziarono a costruire chiostri e gallerie.

Alcuni degli architetti più importanti dell’epoca vennero incaricati di realizzare statue, sculture e affreschi (le tombe dipinte sono un unicum nel panorama europeo), trasformando progressivamente la Certosa di Bologna in un vero e proprio museo.

Non deve stupire dunque se, fino alla fine dell’Ottocento, il cimitero monumentale felsineo era considerato una tappa obbligata nell’ambito del turismo internazionale.

Personaggi del calibro di Charles Dickens e Lord Byron, così come il padre della psicoanalisi Sigmund Freud, visitarono la Certosa durante i loro soggiorni all’ombra delle Due Torri.

Alla seconda metà dell’Ottocento infine, risale l’inaugurazione del Cimitero Ebraico, individuato nei pressi dell’area sepolcrale destinata alle comunità protestanti locali.

Dotato di accesso indipendente, si presenta suddiviso in tre sezioni, con un’ampia area arricchita da magnifiche sculture in stile eclettico.

Anche il cimitero monumentale della vicina Reggio Emilia è stato realizzato secondo il gusto neoclassico ottocentesco: scopritene i segreti nel racconto di Giovanna.

Cimitero monumentale della Certosa di Bologna: biglietti, orari e come arrivare

Il Cimitero monumentale della Certosa di Bologna è visitabile gratuitamente tutti i giorni secondo i seguenti orari:

  • dalle ore 08:00 alle ore 18:00 (dal 1 Marzo al 2 Novembre);
  • dalle ore 08:00 alle ore 17:00 (dal 3 Novembre al 28 Febbraio).

Arrivare fin qui dal centro cittadino e dalla stazione ferroviaria è semplicissimo, vi basterà salire su uno degli autobus delle linee: 14, 21, 19 e 36 e scendere alla fermata Certosa.

Chi preferisce spostarsi in automobile, potrà usufruire del parcheggio gratuito ricavato nei pressi dell’entrata principale, in via della Certosa, 18.

Una volta varcato l’ingresso, raggiungete l’Info Point storico-artistico.

È aperto al pubblico il lunedì, il sabato e la domenica dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 17:00.

Avrete modo di ritirare gratuitamente una mappa del cimitero monumentale, che riporta l’elenco e la precisa collocazione delle tombe appartenenti a personaggi illustri.

Saprà rivelarsi una valida alleata per un tour tra le sculture e gli stucchi nel cimitero monumentale bolognese.

mappa del cimitero monumentale della Certosa di Bologna

Visita al cimitero monumentale della Certosa: una galleria d’arte ai piedi dei colli di Bologna

Lo ammetto: per una buona mezz’ora non ho fatto altro che vagare da un chiostro all’altro, attraversando più volte lo stesso porticato, seppur in direzioni opposte.

E pensare che per rendere l’esperienza davvero memorabile, avevo acquistato una guida cartacea (curata da Roberto Martorelli ed edita da Minerva), tra quelle disponibili all’Info Point.

Era da così tanto tempo che desideravo visitare la Certosa di Bologna che, una volta all’interno delle sue mura, sentivo di non dover trascurare nulla di ciò che meritava di essere visto.

Per questo motivo, proprio come accade nelle gallerie d’arte, mi muovevo con cautela e circospezione.

Ai miei occhi quel labirinto silenzioso e decadente, dal gusto spiccatamente neoclassico, appariva l’ambientazione perfetta per una caccia al tesoro.

Chiostro Terzo della Certosa di Bologna: le tombe dipinte e le sculture da non perdere

Il punto più adatto per dare inizio all’esplorazione del cimitero monumentale della Certosa di Bologna è il Chiostro Terzo (anche detto chiostro grande), realizzato nel Cinquecento alle spalle della Chiesa di San Girolamo.

Raggiungete il portico sud e prendetevi tutto il tempo che serve per lasciarsi ammaliare dalle magnifiche tombe dipinte, eseguite tra il 1801 ed il 1815.

Monumento Legnani

Accanto al Monumento realizzato da Petronio Rizzi in onore di Girolamo Legnani (1805), con evidenti richiami all’Antico Egitto, si trova la primissima opera funeraria della Certosa.

Si tratta dell’omaggio a Tarsizio Rivieri Folesani (1801), docente dell’Università di Bologna nonché componente della commissione che scelse l’ex monastero come sede del nuovo cimitero.

Indirizzate quindi la vostra attenzione all’opera eseguita per Teodoro Galitzin, il diplomatico dell’Impero Russo morto a Bologna.

Antonio Cipolla la scolpì a Roma nel 1851, con la collaborazione di Antonio Rossetti e Giuseppe Palombini.

Prima del trasferimento al cimitero bolognese, è stata esposta pubblicamente, riscuotendo un notevole successo di pubblico.

Quindi, fermatevi al cospetto dell’imponente monumento in memoria di Anna Maria Ferreris, vedova di Gaspare De Madis.

Alla personificazione del Tempo, che si staglia con il volto severo e cupo sul lato destro, si contrappone l’Eternità, sul lato sinistro.

In alto, una donna intenta ad asciugarsi le lacrime è seduta su un sarcofago, protetto da due leoni. Rappresenta la pronipote della defunta, che commissionò l’opera a Giovanni Putti nel 1820.

Lo scultore bolognese curò personalmente anche la vicina tomba monumentale, eretta nel 1823 in ricordo di Gertrude Trionfi, scomparsa a soli trent’anni.

Il Genio funebre con le ali spiegate ed il volto triste, rappresenta la giovane età della defunta moglie di Guido Taddeo Pepoli.

Si appoggia allo stemma familiare e ad una fiaccola spenta, simbolo della fine della vita.

La Desolazione: una delle opere più ammirate della Certosa di Bologna

A pochi metri da qui, nel portico ovest, si erge una delle sculture più emblematiche del cimitero monumentale della Certosa di Bologna, nota come Desolazione.

Cappella Gregorini Bingham

Nella Cappella Gregorini Bingham (1875) una figura femminile, seduta su un cippo con il volto tra le mani, è rivolta verso lo spettatore ma ha lo sguardo chiaramente assorto e pensieroso.

L’opera, eseguita da Vincenzo Vela, nel 1851 è stata interpretata come un’allegoria dell’Italia del Risorgimento, colpita con ferocia ma non ancora pronta ad arrendersi dinanzi all’Impero austriaco.

Dal Chiostro Maggiore alla Sala del Colombario: sculture celebrative nella Certosa di Bologna

Procedete in direzione del Chiostro Quinto (anche detto Maggiore), fino alla statua di Giovanni Pallavicini (1870), disposta all’interno della cappella progettata dal già menzionato ingegner Zannoni.

La scultura in marmo del militare a servizio degli Asburgo fu commissionata da Antonio Pallavicini e mostra un’enorme abilità tecnica e precisione nella resa dei dettagli.

Non meno sbalorditiva è la raffigurazione marmorea del generale Giuseppe Grabinski (1861), trasferitosi a Bologna dopo aver combattuto a lungo al fianco di Napoleone.

È stato ritratto con la toga e lo sguardo fiero, mentre brandisce una spada e stringe un’ampia bandiera.

Dirigetevi verso la Sala del Colombario e fermatevi al cospetto del Monumento Malvezzi Angelelli (immagine in evidenza), collocato nel 1854 nel secondo transetto dell’enorme edificio.

Doveva trattarsi di un omaggio a Elisa Bonaparte, deceduta nel 1820.

In seguito alla morte del marito tuttavia, il progetto iniziale affidato a Lorenzo Bertolino fu modificato, così da ricordare entrambi i coniugi.

L’opera, che raffigura la Magnanimità intenta ad abbracciare il Genio della stirpe di Napoleone, fu acquistata dal marchese Malvezzi Angelelli, che decise di porla nella tomba di famiglia.

Cosa ci fa una statua del re di Napoli in alta uniforme all’interno della Certosa di Bologna?

È probabilmente quello che vi chiederete una volta giunti al cospetto della scultura di Gioacchino Murat, realizzata da Vincenzo Vela nel 1864.

La figlia Letizia, moglie del bolognese Guido Taddeo Pepoli, aveva stabilito che alla sua morte si sarebbe dovuta celebrare la figura del padre, privato di una degna sepoltura.

Il sovrano infatti, era stato gettato in una fossa comune dopo essere stato fucilato dai Borbone.

Dalla Galleria delle Tre Navate alla Sala delle Tombe: i monumenti da vedere

Proseguite la passeggiata verso la Galleria delle Tre Navate.

Non vi sarà difficile notare il giovanissimo Enea Cocchi, seduto comodamente su una poltrona con un libro tra le mani, nella scultura di Carlo Monari (1868).

Camminate in direzione del Chiostro Settimo fino al Monumento Montanari (1891).

Monumento Montanari

Non so voi, ma io sono rimasta letteralmente ipnotizzata dalla figura femminile adagiata sul basamento del sepolcro protetto da Mercurio.

La postura tutt’altro che rigida, l’espressione del viso alquanto contrita, i capelli sciolti riversi sulla corona di fiori e le pieghe del lungo abito sono elementi che anticipano chiaramente lo stile Liberty.

Spostatevi alla Galleria degli Angeli e preparatevi ad ammirare i due capolavori di Enrico Barbieri, collocati a poca distanza l’uno dall’altro.

Il primo complesso scultoreo (1891) riproduce una scena decisamente realistica.

Monumento Bisteghi

Si vede Raffaele Bisteghi, moribondo nel suo letto, sotto lo sguardo di un angelo e di sua moglie, inginocchiata e con le mani giunte.

Il secondo (1894), commissionato dalla soprano Erminia Borghi Mamo, mostra invece la personificazione della Fede e dell’Arte, al cospetto di una croce greca.

Vi sfido a non accorgervi del leone ferito, che vi scruta dall’alto con le fauci spalancate nella Sala delle Tombe.

Questo monumento, eseguito da Carlo Monari attorno al 1868, celebra i bolognesi che si sono battuti valorosamente e sono caduti nelle lotte per l’indipendenza durante il Risorgimento.

Il Chiostro Sesto: il Novecento nella Certosa di Bologna

Il 28 Ottobre 1932, nel decennale della Marcia su Roma, il governo fascista inaugurò all’interno del Chiostro Sesto, il Monumento ai Martiri della Rivoluzione.

L’imponente ossario che accoglie le spoglie dei quasi tremila soldati italiani, caduti durante la Prima Guerra Mondiale, risale invece all’anno successivo (4 Novembre 1933).

Mentre vi aggirate negli spazi cimiteriali ricavati nel Novecento, fate in modo di raggiungere la Cella Magnani (opera di Pasquale Rizzoli, 1906), un vero capolavoro del Liberty.

Due statue in bronzo si stagliano davanti ad un mosaico costituito da migliaia di tessere azzurre.

La figura femminile (che simboleggia l’anima del defunto) è scortata da un angelo e sta per staccarsi dal suolo (un prato fiorito) per librarsi verso l’alto.

Campo Carducci: i personaggi illustri sepolti nella Certosa di Bologna

Alcuni tra i bolognesi più illustri sono sepolti all’interno del campo che prende il nome dal primo italiano ad aver vinto il Nobel per la Letteratura, Giosuè Carducci.

Tomba di Giosuè Carducci

Le spoglie del poeta e docente universitario giunsero qui dal cimitero ottocentesco il 9 Novembre 1935, in occasione del centenario della nascita.

L’altare, di granito egiziano, si erge in cima ad una scalinata, delimitata da siepi.

Poco lontano, la tomba del pittore bolognese Giorgio Morandi è un progetto dell’architetto Leone Pancaldi, impreziosito dal busto di Giacomo Manzù (1964).

Sul vicino sarcofago del sindacalista Enio Gnudi (1951), che aveva lottato lungamente per i diritti dei lavoratori, il defunto è raffigurato disteso, mentre viene accompagnato da un corteo funebre di sei persone.

E la sagoma con il cappello, il bastone ed il clarinetto a chi appartiene?

Questa scultura in bronzo di Antonello Paladino (2013) è stata ricavata dalla celebre fotografia di Lucio Dalla alle Isole Tremiti, divenuta la copertina di un album musicale (DallAmericaCaruso, 1986).

Tomba di Lucio Dalla

Sulla lapide spicca un verso del brano Cara (1980):

Buonanotte anima mia

adesso spengo la luce e così sia …

Nonostante siano passati più di dieci anni dalla scomparsa del cantautore bolognese, tantissime persone si fermano ogni giorno dinanzi alla sua tomba, per porgere un saluto.

Chiude simbolicamente il prestigioso elenco Ottorino Respighi (a cui è intitolato lo spiazzo che si apre nei pressi del Teatro Comunale, dove il compositore visse da bambino), tumulato con sua moglie Elsa tra Carducci e Dalla.

Cosa vedere nelle vicinanze del cimitero monumentale di Bologna

Una volta terminata la visita della Certosa, valutate l’idea di esplorare le immediate vicinanze.

Avventuratevi nel Parco Nicholas Green, che confina con il cimitero moderno e proseguite la passeggiata fino alla ghiacciaia di Villa Lambertini-Mattei.

In alternativa, fate due passi sulle sponde del Canale di Reno, nel giardino pubblico intitolato a Giacomo Bulgarelli.

Oppure seguite il lungo portico della Certosa e cimentatevi con il percorso che dall’Arco del Meloncello, sale verso il Santuario di San Luca.

Se desiderate replicare l’itinerario all’interno del cimitero monumentale di Bologna, non dimenticate di taggare Viaggi.Cibo.Emilia nei vostri contenuti social: potreste vederli condivisi nelle stories della pagina.

Dopo aver trascorso circa tre ore tra lapidi, busti commemorativi, marmi e cappelle, sento di aver tralasciato certamente qualcosa.

Ma di questo, credetemi, non sono affatto delusa.

Trovo che sia un ottimo alibi per poter ritornare, non lo pensate anche voi?

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12 risposte

  1. Un luogo imperdibile direi. Non solo per la rinomata architettura, ma anche per le spoglie degli illustri personaggi che qui sono conservate. Non sapevo che ci fosse un cimitero monumentale a Bologna e devo dire che mi hai incuriosita con questo articolo.

  2. La tua narrazione fluida e dettagliata valorizza l’importanza storica e artistica di questo luogo insolito, trasmettendo quasi un senso di meraviglia per un sito spesso trascurato dai percorsi turistici tradizionali. La bellezza di alcune statue è davvero sorprendente

    1. Ti ringrazio molto e spero che il cimitero monumentale di Bologna ti piacerà allo stesso modo, se non di più, del mio racconto.

  3. Non voglio sembrare blasfema, ma trovo che le visite ai cimiteri siano molto affascinanti. In primo luogo per la sensazione di calma e di pace, e poi per le statue che ti fermeresti a guardare per ore. Ne ho ancora in mente tante di quelle viste anni fa al cimitero di Highgate a Londra. E poi per farsi incuriosire dalla storia dei personaggi più o meno noti.

  4. Non avevo idea che anche Bologna avesse un cimitero monumentale così vasto e importante tanto da essere meta di viaggio di grandi personaggi illustri! Non ci sono mai stata quindi la prossima volta che visiterò Bologna sarà la prima cosa che vedrò!

  5. I cimiteri monumentali, con tutto il rispetto, sono luoghi molto interessanti sia dal punto di vista storico che artistico. Un vero museo a cielo aperto!!
    Se mi capita a me piace visitare le parti più antiche anche dei cimiteri “normali”

  6. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, ma nonostante io sia stata a Bologna più di una volta ignoravo l’esistenza di questo cimitero monumentale, addirittura patrimonio UNESCO! Grazie per le informazioni dettagliate, lo inserisco senz’altro nelle cose da vedere quando sarò in zona.

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