Passeggiare lungo il Canale Navile è come fare un viaggio a ritroso nella storia di Bologna.
Dovete sapere che questo corso d’acqua artificiale, fu navigabile per svariati secoli.
Grazie al trasporto delle merci, caricate su imbarcazioni e trainate da cavalli in direzione dei grandi porti della costa adriatica, la città potè infatti espandersi, svilupparsi e prosperare.
Canale Navile: una passeggiata nella storia di Bologna
Realizzato ai primi del 1200, il Canale Navile raccoglie le acque del Reno, del Savena e dell’Aposa, oltre a quelle del Cavaticcio e le trascina per oltre trenta chilometri in direzione nord.
La famiglia dei Bentivoglio, che governò la città a partire dal 1400, comprese ben presto il ruolo strategico del Navile, come importantissima via di comunicazione.
Con un piccolo sforzo d’immaginazione (ma neanche troppo intenso), si potrebbe affermare che all’epoca il canale, costituiva una vera e propria autostrada ante litteram.
Molte grandi personalità erano solite attraversarlo, preferendolo alle consuete vie di comunicazione terrestri.
È il caso di Lucrezia Borgia che, per raggiungere il promesso sposo Alfonso I d’Este, solcò con la sua nobile imbarcazione, proprio le acque del Canale Navile.
Dal Novecento ai giorni nostri: il Canale Navile rivive grazie all’impegno dei volontari
Come una moderna arteria stradale però, richiedeva frequenti lavori di manutenzione e opere di ammodernamento.
Agli albori del 1900 l’italia fu travolta da un progressivo quanto rapido sviluppo industriale. Il Piano Regolatore (1889) ridisegnò l’assetto urbanistico di Bologna, attraverso la demolizione di molti edifici e la cementificazione di lunghi tratti scoperti dei canali.
Nel 1948 fu ufficializzata la fine della navigazione lungo il Navile.
Al suo placido e rassicurante fluire, venne infatti preferito il più dinamico e rumoroso fischio del treno.
Per decenni, nessuno si preoccupò più del canale.
O quasi.
Da alcuni anni infatti, un gruppo di volontari si batte quotidianamente affinché il Navile recuperi il posto che gli spetta, nella memoria collettiva.
Costoro effettuano in prima persona operazioni di recupero di rifiuti e segnalano prontamente la presenza di situazioni potenzialmente pericolose per la fauna e per la popolazione.
Si prodigano affinché, non solo gli abitanti dei quartieri attraversati dal canale, ma tutti i cittadini di Bologna, si riapproprino di un bene comune e fondamentale nella storia della città.
Potete consultare tutte le loro iniziative sulla pagina Facebook: Il Nostro Navile.
Mauro Tolomelli e il Nonno Navile
L’anima di questo folto gruppo di missionari laici è Mauro Tolomelli.
Il suo legame con il canale si perde nelle pagine di Storie nella Storia – Le acque di Bologna (Pendagron, 2022), il volume che ha dedicato a quello che chiama, molto affettuosamente, Nonno Navile.
Mauro è nato e cresciuto lungo le sponde del canale.
Per questo motivo ha avvertito l’esigenza di fare qualcosa di davvero concreto, per salvare il Navile dal degrado.
Da un lato coordina i volontari nelle azioni di vigilanza e pronto intervento e dall’altro, accompagna le scolaresche e le associazioni locali in vere e proprie passeggiate didattiche.
Arricchisce il ricordo dei fatti storici con aneddoti legati alla quotidianità delle famiglie contadine, che hanno popolato a lungo le rive del canale.
Fornisce inoltre dettagli accurati e puntuali sulle specie vegetali ed animali che prosperano in quella che a tutti gli effetti, appare come una vera e propria riserva naturale, seppur nel cuore della città.
Non avrei potuto trovare una guida migliore per il mio nuovo, incredibile, itinerario di viaggio.
Dove nasce il Canale Navile: dal sostegno della Bova al Battiferro
Oltre la vegetazione folta e selvaggia, che sembra essersi impossessata di ogni cosa (inclusa la visuale), è ancora possibile scorgere l’esatto punto in cui nasce il Navile, ovvero il sostegno della Bova.
Pensate: questo luogo, dove confluiscono i corsi d’acqua che attraversano la città, per un breve lasso di tempo assolse anche la funzione di porto cittadino, poi spostato a Corticella.
Purtroppo non si è ancora giunti ad un vero e proprio recupero dell’area, in gran parte in stato di abbandono, nonostante l’importanza storica che ricopre.
Proseguite lungo il corso del canale, passando sotto il ponte ferroviario, in direzione di Parco di Villa Angeletti.
Dell’elegante edificio da cui questo polmone verde prende il nome, oggi non resta che il ricordo. La villa andò distrutta sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Eppure il giardino è incredibilmente rigoglioso e amatissimo dalle famiglie della zona, che lo scelgono per i picnic e le passeggiate.
Il sostegno del Battiferro
Seguendo il percorso pedonale che scorre parallelo al canale, concedetevi una sosta dinanzi ad un altro, importantissimo sostegno, il Battiferro.
Fu realizzato a partire dal 1439 e terminato dal Vignola nel 1548, con l’introduzione delle innovative porte vinciane, progettate da Leonardo.
Deve il suo nome ad un centro di lavorazione dei metalli, collocato nelle sue immediate vicinanze.
Da questo punto in avanti, il canale presenta una biforcazione.
Al corso d’acqua navigabile infatti, si affianca il cosiddetto canalazzo, un canale scolmatore di compensazione.
È ancora ben riconoscibile la casa di manovra, oltre ad una centrale idroelettrica del 1901 (tra le prime d’Italia) ed una vecchia cartiera (ormai un rudere), poi destinata alla produzione di riso, con un oratorio, intitolato alla Madonna delle Grazie.
Mi ero letteralmente incantata ad ammirare la cascata del salto del Battiferro, quando Mauro mi ha fatto notare la presenza di cerchi di metallo, collocati sotto la bitta.
Si trattava di accorgimenti utili ad evitare che le barche sfregassero contro il muro, durante i lunghi viaggi in acqua.
Se volete approfondire la storia dello sviluppo economico di Bologna, vi suggerisco di visitare il Museo del Patrimonio Industriale, realizzato all’interno di una ex fornace, a pochi metri dal sostegno del Battiferro, in Via della Beverara, 123.
Dalla Casetta del Legname al sostegno del Torreggiani
Mentre attraversate il Ponte Navile, una piccola costruzione color giallo canarino non potrà non attirare la vostra attenzione.
Si tratta della Casetta del Legname, un antico deposito che conteneva tutto l’occorrente per la navigazione, incluse le opere di manutenzione.
Prima di rimettervi in cammino, soffermatevi qualche minuto davanti al moderno ristorante del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna.
Anche questo edificio, anticamente era una fornace.
L’originale meccanismo di chiusura infatti, è stato posto a pochi metri dall’ingresso, così che gli studenti possano vederlo, prima di andare a pranzo.
Riprendete dunque la passeggiata, che prosegue per diverse centinaia di metri, tra il canale anticamente navigabile ed il canalazzo.
Superato il ponte della cintura ferroviaria, si ha già quasi l’impressione di trovarsi fuori dalla città. I rumori del traffico sono ormai un lontano ricordo.
Un grappolo di case, anticamente abitate da quanti lavoravano presso il canale, custodisce una delle più antiche trattorie bolognesi (inaugurata nel 1861), Da Sandro al Navile.
Si dice che i suoi tortellini siano i più buoni di tutta la provincia. Potreste fermarvi per scoprire se questa consolidata leggenda metropolitana, corrisponde a verità.
Pochi metri più avanti, ecco che si palesa ai vostri occhi il sostegno del Torreggiani, così chiamato da colui che lo restaurò nel 1700, a poco meno di duecento anni dalla sua costruzione.
Anch’esso fu dotato di porte vinciane (oltre che di chiusure a scomparsa) e di una casa di manovra (ormai in parte diroccata, ma riconoscibile dall’insegna).
Il Ponte della Bionda
Proseguite per alcuni metri, fino ad arrivare all’antico sostegno del Landi. Risale alla metà del 1500 ed ha assunto il nome dell’architetto che ne seguì i lavori di riqualificazione nel 1700.
Una curiosità: sulla sponda opposta, è ancora visibile il muro originale di un’antica cartiera. Oggi l’intero complesso è la sede della Residenza per Anziani Parco del Navile.
Avanzate ancora di qualche passo e raggiungete il punto esatto in cui, superato il sostegno del Grassi (oggi transennato in quanto pericolante), la biforcazione finisce ed il canale torna ad essere uno solo.
Vi trovate al cospetto del Ponte della Bionda.
Ammettetelo: guardandovi attorno, nulla ormai lascia intuire che vi troviate a Bologna!
Accomodatevi su quella pietra fredda, dalla curiosa forma a schiena d’asino ed osservate il Navile.
Noterete la presenza di simpatiche tartarughine, intente a lasciarsi trascinare dall’acqua, nonché di splendide anatre, che solcano elegantemente il canale, senza perdere mai di vista i loro piccoli.
Persino le nutrie, che non sono celebri per essere animali particolarmente piacevoli, vi sembreranno simpaticissime.
La piccola costruzione, realizzata in legno nel 1600 e poi sostituita con una più resistente struttura in muratura, in realtà prende il nome di Ponte Nuovo.
Si narra che fosse presidiato spesso da un’avvenente signora dalla chioma dorata e che costei rallegrasse, con la sua compagnia, le fatiche quotidiane dei barcaioli.
È dunque questo presumibilmente il motivo, per il quale questo punto di transito venne ribattezzato Ponte della Bionda.
Il restauro del ponte e la nascita dell’associazione Ponte della Bionda
Nei primi anni 2000 il Ponte della Bionda è stato interessato da un’intensa opera di riqualificazione.
È proprio nell’ambito del progetto di risanamento di questo tratto del Canale Navile e di uno dei suoi più caratteristici manufatti, che è sorta l’associazione Ponte della Bionda.
Dopo aver restaurato uno dei vecchi ruderi della zona, i volontari hanno dato vita a numerose iniziative volte a promuovere le antiche tradizioni del territorio.
Annualmente infatti, vengono organizzati spettacoli, concerti e persino corsi di dialetto bolognese.
Se volete conoscere i dettagli della programmazione, non esitate a bussare alle porte della sede associativa, in Via dei Terraioli, 9.
Il Pane delle bisce
Proseguite oltre il Ponte della Bionda e raggiungete il cosiddetto Ponte di Traverso, così chiamato perché non attraversa il canale, ma si staglia lungo una delle sue sponde.
Ad un occhio attento non sfuggirà, tra la boscaglia, la presenza di arcate in muratura, oltre che di agucchie, che avevano il compito di evitare che le barche sbattessero contro il muro, così da navigare sempre al centro del corso d’acqua.
Si ipotizza che in origine, qui vi fosse un’area atta allo scarico di merci troppo voluminose per i sostegni del Grassi o del Landi.
Poco più avanti, ecco apparire sulla sponda opposta, lo splendido Castello Pallotti, fatto erigere da Atti (anche noto come l’Americano, poiché aveva fatto fortuna oltreoceano).
L’edificio è stato realizzato secondo il progetto ottocentesco di Alfonso Rubbiani, sui resti una vecchia casa colonica ed è davvero principesco.
Se volete ammirarlo da vicino, vi consiglio di raggiungere l’ingresso principale, sito in Via dell’Arcoveggio, 184.
Approfittando di questa breve sosta, vi racconto volentieri la storia del pane delle bisce, così come mi è stata riferita da Mauro.
Una delle piante tipiche del Navile è l’Arum Italicum, apparentemente simile ad una calla.
I frutti, dal colore rosso intenso, hanno dato vita ad una credenza popolare secondo cui queste bacche, sarebbero il cibo prediletto dei serpenti.
È da qui che si è diffusa l’espressione pane delle bisce, che le nonne adoperavano per intimidire i bambini ed indurli a non avvicinarsi troppo a quei frutti, piuttosto velenosi.
Il sostegno di Corticella
Guardate dritto davanti a voi: siete giunti al sostegno di Corticella, che per lungo tempo fu il porto di Bologna.
Il ponte, collocato nelle vicinanze della struttura idraulica del Vignola, non è quello originario, fatto esplodere dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Superatelo e con uno sforzo di immaginazione, provate a pensare ad un enorme bacino, dove le barche potevano fermarsi per consentire lo scarico delle merci.
Oggi quello specchio d’acqua (detto Pelago, perché ricordava quasi un porto di mare) è interamente occupato da un enorme prato, sorto dopo la formazione di un’isoletta, che si è definita a sua volta con il continuo depositarsi di sedimenti.
È dunque qui che si trovavano anche l’alloggio del sostegnarolo (colui che manovrava il sostegno) e la Casa della Gabella.
Ci doveva essere sicuramente un notevole viavai di passeggeri, mezzi e cavalli. Gli animali, che avevano l’arduo compito di trascinare le imbarcazioni lungo il canale, qui venivano sostituiti e lasciati riposare.
La Madonnina dell’Olmo
Quella che sto per raccontarvi è la storia della Madonnina dell’Olmo, collocata a soli pochi metri dalla vostra posizione attuale.
All’epoca, proprio dinanzi alla statuina, i viaggiatori e i cavalli potevano dissetarsi, grazie alla presenza di una sorgente (ora non più attiva) e rinfrescarsi, approfittando dell’ombra di un vecchio olmo.
Purtroppo la statua originale è andata distrutta ma, grazie all’intervento dei volontari, ne è stata realizzata una copia, attualmente custodita all’interno di una cappellina, opportunamente protetta dall’azione dei vandali.
Ora provate a dare un’occhiata oltre il muro di mattoni che custodisce la Madonnina. Notate anche voi una gobbetta anomala nel terreno?
Sembra quasi una collinetta artificiale, che presenta un’ampia apertura sulla sommità.
In realtà ciò che state guardando, non è altro che un’antica conserva.
Dall’alto veniva introdotta la neve, mentre gli alimenti vi erano inseriti da una porticina, sul lato opposto. Internamente, sono ancora presenti i ganci originali, su cui venivano disposti i cibi.
Nell’intero territorio bolognese ci sono decine e decine di ghiacciaie. Alcune di cui esse, grazie all’interesse di associazioni e volontari, sono diventate visitabili. Ne è un esempio quella di Villa Lambertini-Mattei, a cui ho dedicato un approfondimento nell’articolo: La ghiacciaia del quartiere Barca.
Una curiosità: vi potrà capitare di imbattervi in qualche camminatore professionista che, zaino in spalla, si ferma di tanto in tanto per una rapida bevuta e poi prosegue imperterrito, finché non scompare oltre la vegetazione.
Il Navile infatti, fa parte del Cammino di Sant’Antonio che, partendo da Padova, attraversa l’Appennino tosco-emiliano, fino a raggiungere il Santuario della Verna (in provincia di Arezzo).
Le Fonti di Corticella
Fate una sosta davanti all’ex vivaio Sartoni, un complesso abitativo alquanto curioso dal punto di vista architettonico.
Pare che molti degli elementi decorativi, ben visibili dalla strada, siano infatti stati donati dal conte Mattei.
Quindi proseguite e concentratevi per un attimo sulla vasta costruzione che vedrete sbucare, dall’altra parte del canale, di lì a pochi minuti.
Attualmente è la sede di una palestra ma originariamente, qui c’era il Parco delle Fonti di Corticella, inaugurato da Giovanni Minnelli, che intuì le proprietà benefiche di queste sorgenti.
Nel primo dopoguerra l’area, grazie alle capacità imprenditoriali del nuovo proprietario, Vittorio Borghi, conobbe una nuova vita e divenne uno dei luoghi preferiti dai bolognesi, che amavano trascorrere qui i loro momenti di svago.
L’acqua venne anche imbottigliata e commercializzata a lungo. Tutto ciò che resta dell’antico utilizzo è un’insegna, visibile dall’ingresso di Via delle Fonti, aggiunta in seguito.
Il Ponte del Vignola: il Canale Navile lascia il territorio di Bologna
Il Ponte del Vignola è davvero imponente. Non dovete fare alcuna fatica per cercarlo perché, durante la passeggiata, si staglierà improvvisamente davanti ai vostri occhi, quale ultimo importante manufatto, realizzato lungo il Navile, nel territorio di Bologna.
Siete curiosi di scoprire quali altri edifici sono stati realizzati presso il Canale Navile, oltre i confini del capoluogo emiliano-romagnolo? Se ne avete la possibilità, vi consiglio di raggiungere il territorio una volta noto come Ponte Poledrano e di visitare: il Castello di Bentivoglio e Villa Smeraldi, che custodisce il Museo della civiltà contadina.
Costruito da Jacopo Barozzi, sulla base di una struttura preesistente, si colloca nelle immediate vicinanze dell’antico Palazzo della Dogana.
Presso le Collezioni Genus Bononiae è custodita l’opera Veduta del ponte a Corticella, di Antonio Basoli, risalente alla prima metà del 1800.
Il dipinto illustra la vivacità che animava il Canale Navile, ed in particolare il tratto che scorre nei pressi del Ponte del Vignola.
Consigli pratici per la passeggiata lungo il Canale Navile di Bologna
Nel complesso, il percorso appena delineato misura all’incirca 5 chilometri e copre per intero il tratto scoperto del Canale Navile, all’interno dei confini di Bologna.
Se non avete abbastanza tempo per completare l’itinerario, potreste suddividerlo in tre segmenti, a cui dedicare giornate diverse:
- Sostegno della Bova – Sostegno del Battiferro (poco più di 2 chilometri);
- Sostegno del Battiferro – Ponte della Bionda (circa 2 chilometri);
- Ponte della Bionda – Ponte del Vignola (1,5 chilometri).
Prima di cominciare, dovete tenere bene a mente alcuni aspetti fondamentali per la buona riuscita dell’escursione.
Innanzitutto, indossate scarpe comode (preferibilmente chiuse), quindi ricordate di portare con voi una buona scorta d’acqua e qualche snack, perché lungo il Navile non ci sono fontanelle o punti di ristoro.
Che voi preferiate muovervi a piedi o in bicicletta, fatelo durante le ore di luce, dal momento che il percorso per lunghi tratti non presenta alcuna illuminazione.
Godetevi la vostra gita nel pieno rispetto dell’ambiente circostante e degli esseri viventi che lo popolano, evitando di lasciare rifiuti ed infastidire gli animali.
Bologna città d’acqua: non solo il Canale Navile
Se questa intensa passeggiata lungo il Navile ha stimolato la vostra curiosità e volete saperne di più sulla storia di Bologna, intesa come città d’acqua, vi consiglio di inserire alcuni tour specifici, nel vostro programma di viaggio.
Opificio delle acque. L’edificio realizzato nel punto in cui il Canale di Reno entra a Bologna, opportunamente restaurato, è aperto ai visitatori ed ospita spesso mostre, conferenze ed esposizioni temporanee, che hanno come comune denominatore lo stretto rapporto tra l’acqua e la città.
Chiusa di San Ruffillo. Attraverso questa ingegnosa opera idraulica, accessibile tramite tour guidati, il torrente Savena viene convogliato in una fitta rete di canali, che raggiungono svariati punti del centro abitato.
Chiusa di Casalecchio. Nell’ambito del percorso di visita, oltre ad una Chiusa, in questo caso collocata presso il fiume Reno, è possibile ammirare da vicino i Paraporti e la suggestiva Casa dei Ghiacci.
A questo punto, direi che non mi resta che augurarvi buon cammino.
Evviva il Canale Navile di Bologna!
24 risposte
Stai facendo un bellissimo e importante lavoro di divulgazione su questi progetti che vogliono riportare alla luce luoghi, progetti e attività di un tempo. Ti sto seguendo anche sui social perché apprezzo molto il tuo contributo come blogger, ma senz’altro anche il lavoro dei volontari e delle persone coinvolte.
Grazie Elisa! Spero di portarti quanto prima a conoscere da vicino il Canale Navile ed i volontari. Ti aspetto a Bologna.
Un altro elemento bolognese che ammetto di non conoscere nonostante non passi lontano dalla Bolognina, la zona dove ha abitato il mio compagno durante gli anni universitari. Bologna riesce davvero a sorprendermi sempre!
Una passeggiata didattica davvero degna di nota. Le tue chicche bolognesi sono davvero molto importanti per chi, come me, cerca posti insoliti e storici da esplorare insieme ai bambini. Camminare lungo il canale diventa una piacevole attività fisica, a contatto con la natura, e un grande arricchimento culturale
Grazie di vero cuore, Annalisa.
Mi piace molto quando una blogger si specializza in una meta, e tu cara Libera ci stai facendo conoscere una Bologna unica e fascinosa, una città che vorrei sicuramente visitare insieme a te
Grazie di cuore. Ti aspetto.
Sto scoprendo davvero tante cose nuove su Bologna, ed ogni volta ma ne innamoro un poco di più!
Mi fa molto piacere, grazie.
Amo esplorare le città seguendo i corsi d’acqua che le attraversano, e questa passeggiata lungo Bologna mi sembra davvero interessante, mi piacerebbe riuscire a farla in una prossima visita in città!
Bene, ti aspetto.
Una passeggiata lungo questo canale deve essere molto piacevole, soprattutto nella stagione calda; dalle immagini che vedo nell’articolo da un’impressione di fresco!
Durante l’estate bolognese il concetto di “fresco” è molto relativo, comunque è senza dubbio piacevole, passeggiata consigliatissima.
Che bel personaggio il signor Mauro, coccola il Nonno Navile come solo chi è innamorato può fare. E’ bello sapere che per ogni luogo c’è un suo angelo che lo custodisce.
Penso che Mauro sarà molto felice delle tue parole.
Bellissimo questo articolo! Il turismo lungo le vie d’Acqua sono sempre molto interessanti e forniscono l’occasione di osservare la città da una prospettiva diversa, anche a piedi. Il Canale Navile a Bologna, non lo conoscevo, ma appena ci torno, andrò subito a fare una passeggiata lungo le sue sponde!
Sono contenta di averti dato qualche spunto utile per riscoprire una Bologna insolita.
A parte la curiosità dietro la storia di questo canale, io amo le città con corsi d’acqua o comunque legate in qualche modo all’acqua. Quindi mi piacerebbe sicuramente una passeggiata di questo tipo!
Ti aspettiamo a Bologna.
Meno male che esistono ancora associazioni che vogliono migliorare luoghi abbondonati nel tempo, facendoli conoscere e cercando di rivalutarli. Una bella passeggiata tra i due ponti la farei molto volentieri!
Ti aspetto per un bel tour, così avrò modo di farti conoscere anche il signor Mauro.
Ma che bellezza! Bellezza nel vedere che le persone del posto hanno a cuore luoghi come questo. Sono luoghi bellissimi, che è molto importante recuperare. E tu fai benissimo a dare loro visibilità, perché è anche grazie alla divulgazione che i luoghi rinascono.
Gentile sig. Mauro Tolomelli.
Sono alla ricerca di informazioni relative alle opere idrauliche di Jacopo Barozzi “Il Vignola”.
Per gentilezza ha altre notizie o dettagli sia del ponte sul Navile che altre opere a Bologna di questo architetto? Grazie infinite
Buongiorno, ho inoltrato il suo messaggio al signor Tolomelli, che si metterà direttamente in contatto con lei. Grazie