Musei instagrammabili: catturare l’attenzione del pubblico con i like

la 3d gallery di Budapest

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I musei instagrammabili sono luoghi dove l’arte si riflette negli obiettivi degli smartphone e l’esperienza non si esaurisce con la visita, ma continua online.

Se vi è mai capitato di perdervi in una stanza piena di specchi, camminare sotto un cielo di palloncini sospesi o tra giochi di luci al neon, probabilmente ci siete già stati, anche se inconsapevolmente.

C’è chi li ama alla follia e chi li guarda con un certo snobismo.

Alcuni li celebrano come nuove forme d’arte partecipativa, mentre altri li liquidano come semplici set fotografici pensati per accumulare like.

Ma, come spesso accade, la realtà è più complessa e ricca di sfumature.

Siamo proprio sicuri che questi spazi effimeri e spettacolari non abbiano proprio nulla da insegnare ai musei istituzionali, quelli che visitavamo durante le gite scolastiche?

Cosa sono i musei instagrammabili

Immaginate di entrare in un museo dove ogni angolo sembra guardarvi negli occhi e implorarvi di scattare una foto.

Questi spazi espositivi, che a prima vista potrebbero sembrare semplici set per selfie, sono progettati per stimolare l’interazione, fin dal primo istante.

Qui l’arte non si osserva da dietro una corda o attraverso un vetro, come nei musei tradizionali: si attraversa, si tocca, si vive.

Siete voi i protagonisti.

Ogni installazione è un invito a mettersi in gioco, esplorare, scoprire e naturalmente, condividere.

L’esperienza infatti, non si esaurisce all’uscita dal museo, ma continua negli scatti che raccontano sui social le vostre emozioni di quel momento.

Ogni foto condivisa è un pezzo della vostra storia, che arriva a qualcun altro e lo incuriosisce fino a portarlo a desiderare di vivere la stessa esperienza.

Attraverso lo schermo di uno smartphone, il museo prende vita perché continua ad esistere e a mostrarsi al pubblico, anche fuori dalle sue quattro mura.

I musei instagrammabili sono o non sono musei

I musei instagrammabili sono davvero musei?
È la prima domanda che ci viene in mente, se siamo cresciuti con l’idea che un museo debba avere stanze silenziose e qualche cartello con scritto Don’t touch, please.

La definizione ufficiale dell’ICOM (International Council of Museums) afferma che un museo è un’istituzione permanente, al servizio della società, che ricerca, conserva, comunica ed espone il patrimonio materiale e immateriale dell’umanità, a scopi di educazione, studio e diletto.

Se prendiamo questa definizione alla lettera, i musei instagrammabili sembrano fuori dai giochi.

Non conservano reperti, non custodiscono capolavori storici, non sono luoghi di ricerca accademica.
Ma se allarghiamo lo sguardo, e ci concentriamo sulla loro funzione sociale, il discorso cambia.

I musei instagrammabili rendono l’esperienza visiva accessibile e partecipata, trasformando ogni visitatore in parte attiva del racconto.

Comunicano attraverso quello che forse oggi è il linguaggio più potente: l’immagine condivisa.

Parlano ai sensi più che alla mente, con l’obiettivo di stimolare emozioni, creatività, curiosità.

Pur senza spiegare com’era la vita nel Medioevo, sono in grado di far vivere un’esperienza talmente immersiva da riuscire ad avvicinare anche i più scettici al mondo della cultura.

Non sostituiscono i musei tradizionali, ma ne propongono una versione nuova e decisamente più interattiva, che non ha paura di mescolare l’arte e la storia con l’intrattenimento.

Musei instagrammabili in Italia e nel mondo: la mia personale esperienza

Durante i miei viaggi, mi sono trovata più di una volta a varcare la soglia di musei cosiddetti instagrammabili.

la vasca delle palline è uno dei momenti più divertenti della Beautiful Gallery di Milano

Inizialmente non avevo grandi aspettative, ma la curiosità mi ha spinto a scoprire cosa ci fosse dietro quei luoghi apparentemente pensati solo per scattare foto.

Ripercorriamo insieme alcuni di questi spazi espositivi e vediamo cosa li rende davvero degni di essere condivisi sui social.

Museo del Selfie di Firenze

Situato nel cuore del capoluogo toscano, il Museo del Selfie è un omaggio all’autoscatto e al modo in cui raccontiamo noi stessi attraverso le fotografie.

Pensato per chi vive tra social e creatività visiva, questo museo va oltre la superficie: ci invita a riflettere sul rapporto che abbiamo con la nostra immagine e su come, ogni giorno, diventiamo sempre più narratori della nostra vita digitale.

Beautiful Gallery a Milano e Bologna

A metà strada tra una galleria d’arte e un set cinematografico, le Beautiful Gallery di Milano e Bologna sono luoghi dove l’immaginazione prende forma.

Ogni ambiente è progettato per stupire. Grazie ad illusioni ottiche e postazioni immersive, le pareti diventano quinte teatrali dove il visitatore è il vero protagonista.

Si entra nelle installazioni e si diventa parte del racconto visivo.
Ogni angolo è studiato per essere fotografato, per il piacere di condividere bellezza e stupore.

Balloon Museum a Roma

Il Balloon Museum di Roma è uno di quei posti che ti fa sentire come se avessi messo piede dentro ad uno di quei sogni che facevi da bambino.

Colori pastello, scenografie pop, ambienti surreali e dettagli curatissimi: ogni stanza ti accoglie in un mondo parallelo, sospeso tra gioco e immaginazione.

I quadri non si osservano in silenzio: si entra, si tocca, si esplora.

Ci si muove tra nuvole, palloncini giganti, piscine di gomma, illusioni ottiche e stanze che ribaltano le prospettive.

È instagrammabile per vocazione!

3D Gallery di Budapest

Nel cuore di Budapest, a pochi minuti dalla Basilica di Santo Stefano, si nasconde una delle esperienze visive più sorprendenti della città: la 3D Gallery.

Qui, le opere non si osservano da lontano ma dall’interno. Letteralmente.

Trompe-l’œil, illusioni prospettiche e scenari surreali trasformano lo spazio in un set, degno delle migliori pellicole hollywoodiane.

Potrete sfidare un T-Rex, volare sulla luna o diventare parte di un dipinto.

È un modo leggero, creativo e accessibile per avvicinare le persone all’arte, anche quelle che di solito entrano nei musei con un po’ di diffidenza.

3D Gallery tra i musei più insoliti di Budapest

Museum of Illusions a Dubai

Al Seef, quartiere storico di Dubai, custodisce il Museum of Illusions, un labirinto giocoso di percezioni capovolte.

Vi basterà entrare per notare che qui nulla è scontato: pareti che si muovono, stanze rovesciate, corridoi che sfidano la gravità e specchi che moltiplicano ogni dettaglio. Non c’è un percorso da seguire, ma una serie di esperienze visive da vivere e da fotografare.

L’interazione è al centro di tutto: ogni installazione è progettata per coinvolgere il corpo e lo sguardo fino a trasformare l’illusione in realtà.

una delle attrazioni più iconiche del Museo delle Illusioni di Dubai

Museo delle Illusioni di Edimburgo

Il Museum of Illusions di Edimburgo vi attende nella Old Town della capitale scozzese.
Qui l’effetto sorpresa è garantito: stanze a vortice, tunnel rotanti, proiezioni 3D e specchi deformanti rendono la visita dinamica e interattiva, perfetta per chi ama osservare (e fotografare) il mondo da un altro punto di vista.

È un’esperienza che diverte adulti e bambini allo stesso modo. È instagrammabile in modo spontaneo e senza forzature: ogni spazio è così visivamente coinvolgente da diventare, quasi naturalmente, un contenuto da condividere.

Testa Mozzata è l'attrazione più divertente del Museo delle Illusioni di Edimburgo

La sfida dei musei tradizionali: diventare instagrammabili per catturare l’attenzione dei visitatori

I musei instagrammabili hanno aperto la strada a nuove forme di fruizione culturale, più immediate, immersive e partecipate.

Ma, cosa possono imparare da questi spazi, i musei tradizionali?
Non si tratta di snaturarsi o inseguire le mode del momento, ma di riflettere su come l’esperienza culturale possa evolversi, senza perdere la propria autenticità.

Del resto, molti musei classici si stanno già muovendo in questa direzione, con piccoli ma significativi cambiamenti: esperienze multisensoriali, percorsi tematici più narrativi, mostre che dialogano con il presente e installazioni che invitano a fotografare e condividere.

L’obiettivo non è diventare virali, ma abbattere quella distanza che spesso separa i musei dalle persone.

Alcuni esempi virtuosi, come l’Opera del Duomo di Firenze o il Museo Archeologico Nazionale di Venezia, mostrano che è possibile valorizzare un patrimonio storico importantissimo e allo stesso tempo rendere l’esperienza più accessibile, visiva e contemporanea.
Vediamo insieme in che modo lo stanno facendo e cosa possiamo imparare da loro.

Il Museo Archeologico Nazionale di Venezia

Il Museo Archeologico di Venezia è riuscito a trasformare la sua presenza su Instagram in un’esperienza culturale immersiva, andando ben oltre le classiche foto di reperti.

Con una strategia di storytelling tematico, ogni settimana propone un tema che cattura l’interesse del pubblico.

Ma non è tutto: il profilo Instagram del museo si distingue anche per altri elementi che rendono l’esperienza virtuale unica e coinvolgente.

Ecco quali sono, secondo me, alcuni dei punti di forza che contribuiscono a questo successo.

  • Non limitarsi a pubblicare foto dei reperti, ma raccontare storie affascinanti dietro ogni pezzo, coinvolgendo emotivamente il pubblico.
  • Le Instagram Stories sono utilizzate per interagire con i follower con quiz interattivi, stimolando la curiosità e la partecipazione diretta degli utenti.
  • Il museo condivide video che mostrano il lavoro dietro la cura, la conservazione e l’allestimento delle opere, creando una connessione autentica con i visitatori.
Il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze

Come il Museo Archeologico di Venezia, anche il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze è un esempio perfetto di come una strategia su Instagram possa trasformare la fruizione del patrimonio culturale.

Ecco quali sono, a mio avviso, alcuni degli elementi che si celano dietro questo successo.

  • Con iniziative periodiche, il museo cerca di coinvolgere attivamente i suoi follower. Si adopera per stimolare la discussione sulle emozioni che un’opera suscita, creando un legame più personale e profondo con il pubblico.
  • Si distingue per la sua capacità di mostrare dettagli spesso invisibili ad occhio nudo, come i disegni incisi sulla cupola o le espressioni dei volti nelle sculture. Questi contenuti esclusivi offrono ai follower una vera e propria scoperta, un invito a osservare più attentamente le opere e a cogliere sfumature che altrimenti potrebbero sfuggire.
  • Riesce a collegare il patrimonio culturale alle festività e agli eventi contemporanei.

Così facendo, il profilo Instagram del Museo dell’Opera del Duomo stimola una curiosità costante, portando il pubblico in un viaggio virtuale che li invita a scoprire e interagire.

L’evoluzione dei musei tra tradizione e innovazione digitale

I musei stanno affrontando una trasformazione profonda.

L’avvento dei social media e la crescente importanza delle esperienze digitali hanno ridefinito il concetto di museo, spingendo alcuni a esplorare nuovi orizzonti e a reinventarsi per attrarre un pubblico più vasto e più giovane.

Non è affatto necessario essere un museo immersivo o interattivo per entrare a far parte di questo mondo digitale: anche i musei tradizionali, possono evolversi in spazi visivamente accattivanti e, al tempo stesso, educativi.

Fotografare e condividere un’opera d’arte può diventare un’opportunità per raccontare storie, per valorizzare i dettagli nascosti delle opere, per creare connessioni emotive tra l’arte e le persone.

Musei tradizionali: come cogliere le opportunità del mondo digitale senza snaturarsi

I musei tradizionali, spesso percepiti come luoghi formali e lontanissimi dalla realtà quotidiana, potrebbero iniziare a esplorare approcci più dinamici e coinvolgenti, con rubriche tematiche o sfide interattive sui social.

Certo, è fondamentale mantenere il giusto equilibrio tra la promozione dell’immagine e la trasmissione di contenuti autentici e culturalmente significativi.

Ma i musei che si impegnano a modernizzare la loro presenza digitale hanno un’enorme opportunità.

Possono scoprire nuove potenzialità, conquistando così un pubblico sempre più vasto, che vede nei social non solo uno strumento di intrattenimento, ma anche un canale per avvicinarsi alla cultura in modo più personale e immediato.

In fin dei conti, essere un museo instagrammabile non significa necessariamente perdere la propria identità o il proprio valore educativo.

Al contrario, vuol dire saper abbracciare le sfide del presente e saper trasformare ogni opera, ogni reperto, ogni installazione in un’esperienza che va oltre la visita, che coinvolge le emozioni e stimola l’interazione.

Il museo del futuro, se saprà evolversi, potrà davvero diventare un ponte tra la tradizione e l’innovazione, accogliendo il pubblico in modo nuovo, più coinvolgente, più accessibile.

I musei tradizionali riusciranno a vincere la sfida e diventare instagrammabili? Raccontatemi la vostra nei commenti.

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Sono Libera Salcuni, consulente di comunicazione turistica e travel designer. Insieme possiamo valorizzare musei, destinazioni e itinerari culturali con strategie di comunicazione mirate, pensate su misura per far emergere la tua unicità e attrarre il pubblico giusto. 

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