Palazzo Pepoli: il museo immersivo della storia di Bologna

museo della storia di Bologna

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Dopo una serie di vicissitudini che lo avevano portato alla chiusura, il 30 Novembre 2024 il Museo della storia di Bologna, all’interno del maestoso Palazzo Pepoli, ha finalmente riaperto le porte a quanti desiderano conoscere più da vicino le origini e l’evoluzione storica, culturale e sociale della città emiliana.

Museo della storia di Bologna: breve storia di Palazzo Pepoli

La famiglia Pepoli giunse a Bologna da Imola alla metà del XII secolo ed in breve tempo riuscì ad accumulare una grande fortuna con l’attività di cambiavalute.

Sul finire del Duecento, quando ormai era uno degli uomini più facoltosi della città, Romeo acquistò l’edificio oggi noto come Palazzo Pepoli Vecchio (da con confondere con il vicino Palazzo Pepoli Nuovo o Campogrande).

Nel 1337, suo figlio Taddeo Pepoli fu incoronato primo signore di Bologna e scelse di stabilirsi tra le mura dell’austera costruzione appartenuta al padre.

Quando la Fondazione Cassa Risparmio di Bologna affidò all’architetto Mario Bellini l’incarico di ridisegnare gli spazi destinati ad accogliere il nuovo Museo della storia, Palazzo Pepoli versava in un grave stato di abbandono.

I lavori, cominciati nel 2003, si protrassero fino al 2012.

Nella corte centrale realizzò la Torre del Tempo, una struttura di vetro e acciaio di 15 metri, attorno alla quale sviluppò la piazza coperta, aperta al pubblico gratuitamente.

Enormi pannelli retroilluminati invece, vennero collocati nelle vetrine delle sale museali, accanto ai numerosi oggetti e reperti esposti.

Visitare il museo immersivo di Palazzo Pepoli: le date e i protagonisti della storia di Bologna

Per vivere al meglio ogni tappa del viaggio che state per intraprendere, vi consiglio di usufruire dell’audioguida, disponibile gratuitamente inquadrando con lo smartphone l’apposito QR code.

Oltre a condurvi da una sala all’altra attraverso una voce registrata, vi permetterà di visionare le foto degli allestimenti e i testi dei pannelli direttamente sul vostro dispositivo mobile.

Dalla Felsina degli Etruschi alla Bononia Romana

Una strada acciottolata, segnata da cippi e lapidi di pietra, vi darà il benvenuto nell’antica Felsina, ovvero la Bologna degli Etruschi.

Seguendola, arriverete dinanzi a due vetrine, che mostrano i corredi funerari di due sepolture rinvenute in città e risalenti rispettivamente al VII e al V secolo a.C.

sezione etrusca al museo della storia di Bologna

Alle circa 3.000 tombe emerse durante gli scavi condotti tra Ottocento e Novecento, si deve gran parte della conoscenza della civiltà etrusca a Bologna.

Oggi, l’immenso patrimonio storico e culturale è visibile presso l’ampia sezione etrusca del Museo Civico Archeologico. Se non avete ancora mai esplorato le sue stupefacenti gallerie, potrebbe essere questa l’occasione giusta per recuperare!

Non poteva mancare una sala dedicata alla romana Bononia (fondata nel 189 a.C.) e alla Via Aemilia, la strada realizzata dal console Marco Emilio Lepido (terminata nel 187 a.C.), per unire Rimini a Piacenza.

I vescovi Ambrogio e Petronio sono invece le figure centrali dell’ambiente successivo.

Il primo giunse da Milano alla fine del IV secolo d.C. per canonizzare i martiri Vitale e Agricola, il cui culto era già molto diffuso in città.

A Petronio invece, si deve la costruzione di una nuova chiesa a pianta ottagonale (simbolo del sepolcro di Gerusalemme) proprio accanto alla basilica dedicata ai due santi bolognesi.

È così che venne a costituirsi il cosiddetto Complesso delle Sette Chiese (ovvero la Basilica di Santo Stefano), a cui i Longobardi aggiunsero la Chiesa del Crocifisso.

Torri e portici nella Bologna nel Medioevo

Dalla nascita delle Corporazioni laiche e delle Confraternite religiose all’innalzamento di porticati e torri: ampio spazio, all’interno del Museo della storia di Palazzo Pepoli, è dedicato alla Bologna d’epoca medioevale.

Nati come prolungamento degli spazi delle attività commerciali e artigianali, a partire dal 1288 gli statuti cittadini obbligarono i bolognesi a dotare ogni nuova abitazione di un porticato.

Le torri invece, costruite dalle famiglie abbienti come strumento di difesa e potere, nel XIII secolo erano più di cento (in larga parte sono andate distrutte).

A questo punto del percorso di visita, si inserisce un interessante excursus dedicato allo sviluppo della città nella storia.

Potrete anche vedere da vicino un tratto originale della Via Aemilia proveniente dalla vicina Via Rizzoli (immagine in evidenza).

L’itinerario culmina al cospetto di una magnifica collezione di quadri, preziose testimonianze dell’organizzazione urbanistica bolognese.

La ricostruzione della Battaglia di Fossalta (26 Maggio 1249) vi riporterà immediatamente in età medioevale. Con la cattura di Re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia, Bologna sigillò la sua vittoria su Modena.

ricostruzione della battaglia di Fossalta

I modenesi tuttavia, il 13 Novembre 1325 ebbero la loro rivincita, sconfiggendo Bologna nella Battaglia di Zappolino.

Tornarono a casa con un trofeo piuttosto anomalo: una secchia rubata in un pozzo in Via San Felice e attualmente custodita all’interno della Torre Ghirlandina, divenuta la protagonista del poema eroicomico La secchia rapita, di Alessandro Tassoni.

I Bentivoglio: gli ultimi signori di Bologna

Prima di salire al piano superiore, vi ritroverete dinanzi a due figure raccolte in preghiera.

Si tratta di Giovanni Bentivoglio, ultimo signore di Bologna, e Ginevra Sforza.

Il loro palazzo, l’acclamata Domus aurea, in età rinascimentale era frequentato da pittori, filosofi e scienziati.

Nel 1506, in seguito alla scomunica ricevuta da Papa Giulio II, i Bentivoglio lasciarono per sempre Bologna.

La residenza di famiglia, che si trovava nel punto esatto in cui oggi si erge il Teatro Comunale, fu completamente distrutta (ne restano solo poche rovine, che nel tempo hanno definito la cosiddetta collinetta del Guasto).

Bologna protagonista nel Cinquecento: dall’incoronazione di Carlo V al Concilio di Trento

Il 24 Febbraio 1530 a Bologna si svolse uno dei principali eventi di portata internazionale dell’epoca: l’incoronazione di Carlo V come nuovo imperatore del Sacro Romano Impero.

Roma era ancora segnata dalle devastazioni messe in atto dai Lanzichenecchi nel 1527 e Papa Clemente VII volle tenere la solenne cerimonia nella secondo centro più importante dello Stato Pontificio.

L’altro grande avvenimento che animò Bologna nel Cinquecento è il trasferimento del Concilio di Trento, disposto da Papa Paolo III, per cercare di sfuggire all’epidemia di peste.

Le sedute si svolsero infatti in città dal 1547 al 1549 presso Palazzo Bevilacqua, ma non produssero alcuna soluzione concreta.

Il sacro ed il profano sono i protagonisti di due sale contigue.

Avrete l’opportunità di ripercorrere la rocambolesca vicenda del Polittico Griffoni (1470-1472), realizzato da Francesco del Cossa ed Ercole de Roberti e posto nella Basilica di San Petronio.

Nel 1725, il nuovo proprietario della cappella in cui si trovava la pala d’altare, Monsignor Aldrovandi, rimosse e smembrò l’opera rinascimentale in 23 quadri da collezione, dispersi in ogni angolo d’Europa.

Sedici dei pannelli originari nel 2020 sono tornati in città nell’ambito di un’esposizione temporanea ed oggi sono visibili in questa stanza del museo, grazie ad una ricostruzione digitale.

Approfondirete quindi alcune delle celebrazioni popolari più diffuse anticamente a Bologna. Dal Carnevale al Teatro dei Burattini, nato come spettacolo di piazza attorno al 1600.

Bolognesi illustri durante l’Età Moderna

Le gallerie che seguono, celebrano alcune delle personalità bolognesi più illustri, nei secoli compresi tra il Cinquecento ed il Settecento.

Nelle arti, non si possono certo non menzionare Annibale, Agostino e Ludovico Carracci, che diedero vita all’Accademia degli Incamminati, dove si formarono il Guercino e Guido Reni.

Per le scienze invece, si annoverano il medico e naturalista Ulisse Aldrovandi e Marcello Malpighi, grande innovatore in ambito anatomico.

Nella musica infine, spicca la figura di Padre Martini, l’illustre maestro di Mozart.

Quest’ultimo era giunto appositamente a Bologna per incontrare il severo docente e tentare di entrare alla prestigiosa Accademia Filarmonica cittadina (due delle prove d’esame sostenute, sono esposte al Museo della musica).

Prestate molta attenzione e procedete adagio lungo la scalinata quasi totalmente buia che vi condurrà nella sala multimediale, che si presenta come la rielaborazione di una galleria sotterranea.

È arrivato il momento di ripercorrere la gloriosa storia di Bologna come antica città dell’acqua e della seta, attraversata da un fitto reticolato di canali, oggi visibili in alcuni punti del tessuto urbano.

rielaborazione del torrente Aposa che scorre a Bologna

Dalla nascita del tricolore all’Aemilia Ars

L’arrivo delle truppe napoleoniche in città il 18 Giugno 1798, è l’evento che introduce il visitatore nella parte dell’esposizione di Palazzo Pepoli dedicata all’Ottocento bolognese.

I soldati furono accolti con molto entusiasmo, poiché visti dai cittadini come i fautori della tanto desiderata liberazione dal governo del Papa.

Le città emiliane della Repubblica Cispadana avevano assunto come segno distintivo una coccarda tricolore, in omaggio alle fasce indossate dai bolognesi Luigi Zamboni e Giovanni De Rolandis, giustiziati nel 1794 per aver organizzato una rivolta contro lo Stato Pontificio.

Al bianco e al rosso, colori di Bologna, i due studenti bolognesi avevano aggiunto il verde, simbolo della speranza ma ignoravano che, qualche anno dopo, le loro fasce tricolori avrebbero ispirato la bandiera d’Italia.

Dopo la caduta di Napoleone ed il Congresso di Vienna (1814-1815), Bologna tornò sotto il controllo dello Stato Pontificio e subì l’azione repressiva delle truppe austro-ungariche.

Nacquero progressivamente movimenti e società segrete a favore dell’indipendenza che, dopo la violenta Battaglia della Montagnola (8 Agosto 1848), riuscirono a scacciare l’esercito imperiale.

Il 1860 non è solo l’anno in cui Bologna entra a far parte del Regno d’Italia ma è anche la data che sancisce l’inizio del legame indissolubile tra la città e Giosuè Carducci, nominato docente presso l’università locale.

La sezione dedicata all’Ottocento si conclude con uno sguardo sulla breve (ma intensa) attività dell’Aemilia Ars, letteralmente: Società protettrice di arti e industrie decorative nella regione emiliana, fondata a Bologna dal conte Francesco Cavazza nel 1898 (cessò la sua attività nel 1902) e dedita alla promozione dell’artigianato (mobili, arredi, ricamo, rilegature, ecc…).

Bologna durante il secolo breve: dal Futurismo alla Sala dello Sport

Non tutti sanno che il Manifesto Futurista di Filippo Tommaso Marinetti, ancora prima di essere pubblicato sul quotidiano francese Le Figaro (20 Febbraio 1909), dove destò enorme curiosità a livello internazionale, era apparso sulla bolognese Gazzetta dell’Emilia, passando del tutto inosservato.

Eppure qualche anno dopo, il 21 Marzo 1914, nella sontuosa cornice dell’hotel Baglioni (oggi Grand Hotel Majestic), Marinetti si rese protagonista di un evento straordinario nel panorama artistico e culturale.

Organizzò infatti una mostra futurista della durata di un solo giorno nei sotterranei dell’albergo, coinvolgendo personalità del calibro di Carrà, Boccioni ed un giovanissimo Giorgio Morandi.

Al pittore e fine incisore di Via Fondazza, è dedicata un’intera sala del museo, a cui si arriva dopo aver ammirato l’installazione dedicata a Guglielmo Marconi, lo scienziato che nel 1874 inventò la comunicazione senza fili (wireless), e attraversato la Sala dello Sport.

Questo corridoio presenta sedici vetrine che celebrano altrettante date nelle quali atleti bolognesi di diverse discipline (tra cui Alberto Tomba e Alex Zanardi), si sono distinti a livello nazionale ed internazionale.

L’area espositiva incentrata sul Novecento ripercorre anche gli anni duri delle due Guerre Mondiali, le fasi della ricostruzione di Bologna, liberata dal Nazifascismo il 21 Aprile del 1945 ed il periodo delle stragi terroristiche.

La Sala della Cultura: dodici donne protagoniste della storia di Bologna

Terminato il percorso di visita, vi ritroverete all’interno della Sala della Cultura, un ambiente riservato ad eventi e cerimonie.

Ai lati, dodici busti seicenteschi in terracotta, provenienti da Palazzo Masetti Calzolari (ex Palazzo Fibbia Fabbri), riproducono altrettante donne protagoniste della storia locale.

Non solo docenti universitarie, come Bettisia Gozzadini (1209-1261) e Giovanna Bianchetti Bonsignori (vissuta ai primi del 1300), ma anche pittrici del calibro di Lavinia Fontana (1552-1614) ed Elisabetta Sirani (1638-1665).

Museo della storia: dove si trova, quanto costa e quando effettuare la visita

Palazzo Pepoli, sede del Museo della storia di Bologna, si trova in Via Castiglione, 8 e dista poco più di 250 metri dalla Torre degli Asinelli.

Palazzo Pepoli con la sua facciata

Se arrivate in treno, il mio consiglio è di spostarsi a piedi oppure usufruire dei mezzi pubblici (le fermate più vicine sono in Via Rizzoli o in Piazza Minghetti: bus 11, 27, A, 30).

L’accesso alle sale espositive è consentito:

  • lunedì, mercoledì, giovedì, dalle ore 10:00 alle ore 19:00;
  • venerdì, sabato e domenica, dalle ore 11:00 alle ore 20:00.

Il biglietto ha un costo di 10 Euro, che si riducono a 7 Euro per gli over 65 e a 5 Euro per i residenti ed i ragazzi tra i 13 ed i 18 anni (muniti di documento di identità).

I possessori di Card Cultura e Bologna Welcome Card entrano gratuitamente.

Se avete particolari esigenze o necessitate di informazioni più dettagliate, consultate il sito internet di Palazzo Pepoli.

Visitare questo museo vi offrirà e la grande opportunità di riscoprire Bologna nel profondo e sono sicura che, dopo questo viaggio indietro nel tempo, non la guarderete più con gli stessi occhi di prima.

Qual è stato l’evento, il personaggio o l’aneddoto che vi ha colpito maggiormente, tra tutti quelli emersi nel percorso di visita all’interno del Museo della storia di Palazzo Pepoli a Bologna?

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Sono Libera Salcuni, consulente di comunicazione turistica e travel designer. Insieme possiamo valorizzare musei, destinazioni e itinerari culturali con strategie di comunicazione mirate, pensate su misura per far emergere la tua unicità e attrarre il pubblico giusto. 

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2 risposte

  1. Visitare Palazzo Pepoli, che io mi ricordo chiuso, è un modo incredibile di ripercorrere la storia di Bologna. Deve essere davvero interessante la parte dedicata alla città d’acqua ma anche la parte del medioevo che ha lasciato tracce visibilissime nell’architettura urbana

  2. Con questo articolo mi sono tornate in mente tante cose che avevo studiato ai tempi del liceo ma che poi avevo rimosso, come l’incoronazione di Carlo V. Penso che se allora avessi avuto la possibilità di studiare la storia attraverso un museo come questo, mi sarebbero rimaste impresse molte più cose perché qui si ha l’impressione di toccare con mano la storia.
    Per rispondere alla tua domanda, l’aneddoto che mi è rimasto più impresso è senza dubbio la mostra futurista di un solo giorno organizzata da Marinetti!

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